12 | Avada Kedrava

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CAPITOLO 12
Avada Kedrava

«Bene, ho finito! Se ti serve il bagno è tutto tuo. Aspetto che l'asciugatrice mi asciughi i vestiti e poi me ne vado così non vedo più la tua faccia perché ne ho veramente abbastanza per oggi!» annuncio non appena esco dal bagno con i capelli umidi e un accappatoio bianco intorno. Fortuna che ho preso gli assorbenti interni altrimenti non avrei saputo come fare.
«Nicholas?» aggrotto la fronte tutto d'un tratto. Il soggiorno è completamente vuoto, la cucina lo stesso. Silenzio tombale.
Non si ventava di prepare qualcosa perché la Nutella fa male? Che cretino.

Non che mi importasse, tanto non avrei mangiato niente uscito dalle sue mani. E per cosa esattamente? Per vantarsi e magari pretendere un ringraziamento?

Raggiungo a piedi nudi il dormitorio.
Abbandonati frettolosamente sul letto ci sono i suoi vestiti, ma di lui alcuna traccia. Con una smorfia di confusione mi guardo in giro. Ma dov'è finito?

Beh, meglio così. Ho tempo per stare senza la sua voce fastidiosa finché i vestiti non si asciugano, in questo mi vesto in pace e me ne torno a casa mia dove potrò mangiare i miei cetriolini sott'aceto immersa nell'acqua della vasca da bagno, con tantissima schiuma e quel bellissimo colorante che la rende rosa.

Faccio per andare in cucina, ma torno indietro e poggio gli occhi sul letto. Ci penso, uno, due secondi e la mia parte malefica che ho sviluppato nell'ultimo anno fa breccia nei miei valori etici di cui ormai non dispongo più.
Afferro i suoi pantaloni e la camicia, vado all'armadio a scaffali e prendo una maglietta rossa. Raggiungo il bagno, li ficco nella lavatrice, prendo la candeggina e ne butto dentro metà bottiglia. Premo su avvio.

Così impari a rubarmi le mie fottute patatine.

La lavatrice inizia a girare e io guardo il mio grandissimo operato con le mani sui fianchi. Beccati questa!
Mentre attendo che l'asciugatrice finisca, vado nel soggiorno e apro il frigo. Ho fame. Almeno se posso fare qualcosa prima di andarmene da qui è rubargli il cibo.

Do un'occhiata e la prima cosa che noto è l'ordine esagerato e minuzioso, ogni cosa messa perfettamente diritta in base alla propria tipologia. Ogni singolo ripiano dedicato a qualcosa. Tutto in base a dei colori.
Carne di diversi tipi, latte normale e di soia, formaggi vari, tranci di pesce, vaschette bianche con della roba fatta da lui, yogurt greco, budini proteici, frutta e verdura. Sullo sportello invece le uova, alcune strane bottigliette con... salsa di prugne umeboshi?
In basso acqua di aloe vera, spremuta di arancia e una bottiglia in vetro di uno strano intruglio bianco con pezzi di lime galleggianti.
La apro, la annuso, ne prendo un sorso.
Limonata? Perché ha questa strana consistenza?
Vedo una sorta di barattolino nero. Lo apro e annuso.

Cazzo, ma che diavolo è?
A vista pare grumoso. Ne afferro un po' sull'indice e lo poggio sulla punta della lingua. Amaro con un retrogusto fortissimo di pesce, di oceano e salsedine.
Sopra, dall'altro lato che non avevo visto, leggo: caviale.
Caspita... si vizia non poco questo tipo.
E comunque fa schifo sta cosa.

La rimetto a posto e apro una vaschetta infilate al secondo piano. La apro e... ma è kimchi? Ne infilo un pezzo in bocca.
Niente male però...
Che fastidio, è veramente buono. Sospiro innervosita e lo rimetto a posto.
Vado a controllare un po' le credenze: biscotti integrali, roba senza cioccolato, strani barattoli in vetro con polveri, farine varie, semi di diversa tipologia... che tristezza.
Apro un cassetto e contro ogni mia aspettativa trovo una busta trasparente a sottovuoto con dei muffin dentro che sembrano proprio al cioccolato.
La afferro, la apro e prendo uno annusandolo e sperando che sia veramente cioccolato. Sembra proprio di sì. Gli do un morso e rimango stupita dal fatto che sia buono. Non eccezionale, ma è commestibile, forse un po' secco ma perlomeno è l'unica cosa veramente dolce qui dentro. Quindi con la busta di muffin e quello che ho già in mano mi avvicino al bagno per controllare lo stato dell'asciugatrice.

Ancora quindici minuti.
D'accordo.
Raggiungo il suo dormitorio e do un'occhiata in giro. Passo il dito sulla scrivania e lo trovo senza un filo di polvere. Raggiungo il suo armadio, con una smorfia in viso tiro fuori qualche camicia, alcune in cotone, altre in flanella e altre in lino come quella che indossava oggi.
Prendo una di quest'ultimo è vado davanti allo specchio mettendomela davanti. Sembra un gonna. Fa ridere.

Do un altro morso al muffin e l'occhio mi sfugge verso la scrivania a qualcosa che non avevo notato prima.
Non ci credo...

«Alexa, metti la canzone Baby di Justin Bieber!» dico ad alta voce e aspetto qualche istante dubbiosa.
«Ecco la canzone Baby di Justin Bieber su Spotify

Scoppio a ridere quando la canzone parte a tutto volume in delle casse infilate nelle pareti della casa che non credevo ci fossero nemmeno.
Questa cosa è pazzesca! Ho sempre voluto un affare tecnologico di questo tipo.

«Alexa spegni di luci della casa!» chiedo e sprofondo nel buio.
«Alexa puoi accendere le luci della casa?» le luci si riaccendono e io mi guardo in giro incredula.

Oh, mio dio. Ma io adoro alla follia questo posto! Ma come ha fatto quel troglodita a trovarlo e perché non l'ho trovato io per averlo tutto per me?
La canzone di Justin Bieber intanto continua. Do un altro morso al muffin e mi avvicino all'armadio di Nicholas.
Finisco il muffin e mi infilo una camicia bianca togliendomi l'accappatoio perché sto iniziando a sentire caldo. Che strano, perché il condizionatore è acceso. Magari ci sarà aperta una finestra da qualche parte.

Prendo un altro muffin e a passi di danza raggiungo il frigo, prendo una bottiglietta di aloe vera, la stappo e ne bevo un lungo sorso andando a controllare dov'è che c'è quella finestra. Raggiungo quelle del soggiorno, le tasto e non trovo alcun modo di aprirle. Sono delle vetrate. Torno in stanza da letto ed è lo stesso, vado nel bagno e l'unica finestra che sta vicino al box della doccia è troppo in alto ed è chiusa anch'essa.
Ballando raggiungo il frigo, tiro fuori della limonata, la mando giù insieme al restante del secondo muffin e passo tutto l'altro tempo a dare comandi idioti ad Alexa.

D'un tratto inciampo contro lo spigolo del divano cadendo su di esso. Alzo un dito all'aria.
«Alexa... metti Circus di Brl... Britney Spears!» chiedo mentre mi alzo a fatica, ma finisco sul pavimento. Merda...
Sbatto le ciglia con forza tra di loro, mi guardo in giro. Perché quel quadro astratto sulla parete si muove?
Mi avvicino stranita, lo tocco, passo le dita su di esso e non smette di muovere le forme geometriche.
Uhm...
Che strano.

Riprendo a ballare con mosse confuse, la testa leggera e la mente offuscata, ma non sembra così male. Forse sono solo gli effetti dell'antidolorifico. Si, deve essere questo.

Guardo le vetrate. È notte.
Perché è notte?
Guardo le mie mani e la busta con i muffin è vuota, nell'altra ho il barattolo di cetriolini. Mhm... quand'è che l'ho preso? Mollo la busta vuota per terra, apro a fatica il barattolo, prendo un cetriolo e con esso in mano, il barattolo contro la camicia lo mangio mentre continuo a ballare sotto i versi di Britney Spears a ripetizione.

«All eyes on me in the center of the ring just like a circus... When I crack that whip everybody gon' trip just like a circus... Don't stand there watching me, follow me, show me what you can do... Everybody let go, we can make a dance floor just like a circus» canto, mi giro su me stessa e quando finisco con gli occhi sulla porta d'ingresso noto un poliziotto.

Gli punto un cetriolino contro.
«Avada Kedrava, Lucius Malfoy!» esclamo con enfasi. Lui, la mano sulla maniglia, mi fissa. Ficco il cetriolino in bocca e gli do un morso.
«Vuoi vederla la mia bacchetta magica di sambuco?» gli chiedo avvicinandomi. Il barattolo mi scivola sul pavimento e si spacca in mille pezzi. Mi fermo di stucco.
Lo guardo, guardo il poliziotto e poi mangio il restante cetriolino.

«Ho distrutto l'Horcrux!» alzo i pugni all'aria vittoriosa. «Morte a Voldemort e ai suoi seguaci!» esulto e improvvisamente mi si annebbia la vista.
Merda, ma che diavolo è...
Sbatto le palpebre per riprendermi e rido finalmente capendo.
«Un incantesimo di Confundus!» la mia mente si illumina di colpo. Raggiungo il divano, mi ci butto sul plaid, lo afferro, rotolo e cado per terra. Mi rialzo, mi ci copro.
«Mantello dell'invisibilità, attivati!» esclamo e faccio alcuni passi per scappare dal pericolo di un attacco magico da nemici che non vedo, ma sbatto violentemente contro qualcosa, credo sia un muro e cado di spalle.

«Cazzo, ci hanno tracciati...» bofonchio con la coperta sul viso. Rimango stecchita sul campo di battaglia.

La coperta mi viene afferrata e tirata via. Davanti al viso, a fissarmi dall'alto ci sono due occhi azzurri, le sopracciglia aggrottate e una smorfia confusa in viso.
«Abbiamo perso, ci ha massacrato. Informa Albus Silente» alzo una mano di scatto afferrandolo per il colletto e tirandolo a me. «Hogwarts è stato distrutto... tutto è andato perso.... I Grifondoro non ce l'hanno fatta questa volta...» prendo la coperta, me la ficco di nuovo in testa e mi giro d'un lato per nascondere il mio imbarazzante insuccesso.

«Ronnie?» sento una voce.
«Mhm?»
«È una qualche crisi di doppia personalità per via del ciclo?»
«Il mio nome è Harry Potter» rispondo offesa e mi giro verso di lui, metto la coperta in testa e lo guardo.
«Cosa?» alza un sopracciglio lui. Gli metto un indice sulla bocca. Strabuzza gli occhi.
«Shh... se parli, attiri la sua attenzione, shh» sussurro vicino al suo viso.
Lui corruccia la fronte.
«L'attenzione di chi?»
«Del basilisco... Shh» sussurro ancora tappandogli di più la bocca, ma lui se la toglie via.
«Perché hai la pupille così dilatate?» chiede e mi afferra il viso tra le mani, dando un'occhiata ai miei occhi più da vicino.
Resto in silenzio per alcuni, troppi istanti.
«Usa la tua pistola e sparagli» mi sblocco d'un tratto.
Lui aggrotta la fronte.
«Come?»
«Spara al basilisco. È alle tue spalle ma shh» gli premo di nuovo l'indice sulle labbra. «Devi fare piano e prenderlo di sprovvista...» guardo dietro di lui e aggrotto la fronte.
«Mhm... non c'è, che strano, era qui.»
Lascio perdere il poliziotto e con la coperta sulle spalle mi trascino carponi fino alla busta dei muffin, la raccolgo e la gonfio. A pancia in giù, muovo il palmo della mano sopra di essa.

«Palla di cristallo, ti invoco...»
Delle scarpe si materializzano davanti al mio viso. Alzo il mento e gli do un'occhiata. Lui invece dà un'occhiata alla mia palla magica e prova ad afferrarla ma lo fermo di scatto.
«No! Che stai facendo?! Sei dalla parte dei nemici! Come osi venire qui e-» la palla mi viene strappata dalle mani nonostante me la tenessi al petto con forza. Non appena lui la prende la plastica si sgonfia.
Se la gira davanti al viso e poggia di scatto gli occhi su di me.

«Dove l'hai presa?»
Indico senza esitazione la cucina e mi abbraccio nella coperta con la tempia sul pavimento. «Erano al cioccolato. Voglio la mia Nutella. Voglio La fabbrica di cioccolato... Willy Wonka... e gli scoiattoli... voglio gli scoiattoli» strizzo gli occhi pensierosa. «Scoiattoli che fanno il tip-tap con Neil Armstrong sulla luna» sorrido.
«C'erano dei muffin qui. Dove sono?» sento chiedere. Mi metto di faccia al soffitto.
«Li ho messi in bocca» rispondo annuendo.

Lui sembra rimanere di sbieco.
«Oh...» mormora e si passa una mano sul viso, guardandomi sconsolato. «Ora si spiega perché sei così paranoica» mi indica con il dito.
Si abbassa, mi mette due dita accanto alla gola, controllando qualcosa mentre io lo fisso stranita.
«Nicholas... Ciao!» sorrido improvvisamente quando lo vedo davanti a me.
«Non sei ancora in overdose, è un buon punto di partenza...»
«Overdose?» chiedo confusa sbattendo le ciglia.
«Erano dei muffin alla marijuana.»

Scoppio a ridere.
«Nah...» faccio contrariata. «Tu... tu sei alla marijuana» replico.
Nicholas alza un sopracciglio.
«Io sono Marijuana. Tutti noi siamo Marijuana» mi tiro in sedere. «Marijuana...» lo guardo e gli premo un dito sul naso. «Nick, vecchio volpone... cucini i muffin con la droga» rido di nuovo. «"Assaggia la mia buona cucina"... Uh, uh, sì... lavori per Walter White?» chiedo d'un tratto incredula.
«Chi?» mi chiede lui.
«O per Los Polos Hermanos? Uh... ti diverti, eh?» allungo le mani e gli faccio il solletico, lui si scosta e mi afferra i polsi. Avvicino il viso al suo.
«Ti vesti... ti vesti in quel modo da aristocratico perché fai affari con Pablo Picasso?» chiedo e faccio una smorfia confusa. «Escobar. Escobar. Pablo Escobar.» Mi correggo sbattendo le ciglia.

«Questa dose avrebbe dovuto stenderti, perché non è successo?» mi fa lui serio in viso. Poggio un mano sulla bocca e mi avvicino di più al suo viso, ridendo. «Perché... ho fumato altre cose. Uh, uh. Prima, mesi e mesi e mesi e mesi fa. Io fumavo cose» annuisco.
«Cosa?» mi rivolge un'occhiata accigliata. Annuisco.
«Ho bevuto t... tanto alcol e fumato molte cose» sbatto le ciglia quando la vista mi si appanna. «Cose. Che io ho fumato e loro fumavano me, ci fumavamo, orgia di fumo!» sorrido e alzo le braccia in aria di scatto.
«Mi arresti?» chiedo dubbiosa e gli porgo i polsi. «Arrestami» rido e cado di faccia contro il suo petto. Sto per scivolare di lato, ma vengo afferrata dalle sue braccia.

Faccio una breve pausa di silenzio e alzo il viso. Nicholas abbassa il suo e mi guarda, lo trovo a un soffio dal mio.
«Lo sapevi che non puoi punire qua...qualcuno che non ha fatto niente?» gli chiedo tutto d'un tratto.
Nicholas aggrotta la fronte.
«Allora io non ho messo in lavatrice i tuoi vestiti con la maglietta rossa e la... la candeggina, li ha messi qualcun altro» annuisco con la testa, poi corruccio con fronte quando mi rendo conto di star sbagliando e scuoto la testa subito.

«Non l'ho fatto» sorrido e i miei occhi scivolano a destra sul suo braccio lasciato libero dalla camicia senza maniche della divisa. Glielo tocco e poi lo guardo.
«Uuh... qualcuno qui fa palestra.... notevole» gli rifilo un sorrisetto malizioso per poi fargli l'occhiolino.
«Mi fai un fischio? Un fischio che attira la fauna femminile?»

Nicholas mi guarda in silenzio per alcuni istanti, poi ride leggermente e scuote la testa.
«Avanti, ti porto a dormire» dice e mi sento sollevata da terra. Improvvisamente mi trovo tra le sue braccia contro il suo petto.
Alzo il viso.
«Ehi, Nick...» lo richiamo a me. Lui fa dei passi e abbassa il viso.
«Ma tu lo sapevi che in An... Antartide ci sono circa 12 milioni di pinguini... Gli abitanti totali di Malta sono in... invece 502653. Se i pinguini decidessero di invadere Malta, o-ogni abitante dovrebbe almeno combattere contro 24 pinguini» spiego.
Nicholas alza gli angoli della bocca e annuisce.
«Uno scontro efferato.»
«Tu... tu useresti una spada laser, l'armatura di Ironman o... dei frisbee?» chiedo pensierosa. «Frisbee a sospensione magnetica» aggiungo. «Tu che useresti?»
Nicholas fa una smorfia divertita.
«L'armatura di Ironman» risponde trattenendo una risata.
«La spada laser è più divertente. Fai tipo... squish - muovo una mano - come in Star Wars e... e poi hai anche la Morte Nera come gadget aggiuntivo. Potresti annientarli a distanza» dico con fare ovvio mentre vengo appoggiata sul letto, testa contro il cuscino.

Lo guardo dal basso.
«Tu guardi troppi film» mi fa notare improvvisamente, seduto sul bordo del letto. «E lascia in pace i pinguini.»

Mi metto d'un fianco. Anti-hero di Taylor Swift inizia a disperdersi nella casa mentre lo fisso in silenzio aspettando una risposta.
«Il tuo kimchi è buono» confesso d'un tratto. Nicholas alza le sopracciglia sorpreso.
«Grazie» sorride a labbra chiuse.
«L'ho mangiato.»
«Sì, lo immaginavo» ride lievemente.
«Domani mi aiuti a sconfiggere Voldemort? O forse... forse gli dai un po' del tuo kimchi e lui non vorrà più conquistare il mondo.»
Nicholas mi guarda in silenzio per alcuni istanti. Mi rivolge una smorfia divertita.
«Dormi, adesso» fa, afferra la coperta e mi copre.
«Lo farai?» istinto volendo una risposta.
Lui sospira, annuisce e mi sorride.
«Lo farò.»

Mi stringo nella coperta e chiudo gli occhi, sprofondando di viso nel cuscino.
«Buona notte, Nick dell'Afghanistan» mormoro.
«'Notte, Ronnie.»
È l'ultima cosa se che sento prima di addormentarmi.

***

«Cazzo! Il lavoro!» sbarro gli occhi di scatto, lancio la coperta, mi alzo, scivolo e sbatto contro il pavimento. Mi rimetto in piedi e poi mi blocco di scatto.
Oh, no.
No, no, no, no...

Mi giro a sinistra e trovo lo specchio attaccato al muro vicino all'armadio. Capelli arruffati, viso pallido, occhi rossi e una sola camicia bianca a coprirmi il corpo.
Merda, è successo di nuovo.
Fanculo.
Fanculo, Ronnie. Fanculo.

Avanzo rapidamente in soggiorno. Devo andare immediatamente al bagno.
Faccio la destra, e pronta per afferrare la maniglia e spingere, i miei neuroni sono talmente inceppati che mi dimentico di spingere e ci sbatto violentemente contro.
«Cazzo...» mi lamento, portando una mano sulla faccia. Poggio la spalla contro la porta, abbasso la maniglia ed entro, chiudendola alle mie spalle.
Afferro la scatola degli assorbenti, mi cambio rapidamente e indosso i vestiti che prendo dalla asciugatrice.
«Cazzo, cazzo, cazzo...» mormoro tra i denti. Sono in ritardo al lavoro.
Infilo rapidamente un calzino dirigendomi verso la porta, la apro e indosso anche l'altro rischiando di cadere per terra.
Punto gli occhi sul divano, mi avvicino in fretta e furia, prendo le scarpe da ginnastica e le infilo senza nemmeno badare ai lacci. Li legherò strada strada facendo verso il Pink Ocean.

Cerco con lo sguardo il mio cellulare.
Dove diavolo l'ho messo?
«Cazzo...» biascico e controllo il divano alzando i cuscini frettolosamente. «Ma dov'è?!» impreco tra i denti e mi passo sconsolata le mani sul viso.

«Cerchi questo?»
Alzo gli occhi di scatto.
Seduto tutto tranquillo al tavolo da pranzo, col caffè davanti e dei biscotti, in mano ha il mio cellulare. Vestito con la sua solita camicia da ricco figlio di papà sullo Yacht in viaggio lungo i Caraibi e pantaloni chiari.

***

Angolo autrice
Allora. Questo capitolo è stato un po' weird ma da sempre volevo scrivere una roba del genere AHAHA
E niente. Se Ronnie con uno spinello ti vuole portare a letto, con i muffin alla marijuana perde completamente la testa e si dimentica del sesso e di tutto.

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