26 | Ho vinto io

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CAPITOLO 26
Ho vinto io

https://www.youtube.com/watch?v=Tf7qp1CwanI


«Se fosse così non mi avresti mai mentito.»
Tolgo le sue mani dal mio viso. «Non mi avresti mai presa in giro guardandomi diritto negli occhi.»
Mi allontano.
«E non avresti lasciato che scoprissi tutto da sola.»

Logan mi guarda stranito. Non era questa la reazione che si aspettava, non lo era affatto.

«Ma... ma di cosa parli?» balbetta con fare spaesato.

Tiro un profondo respiro per scacciare via ogni singola emozione, sentimento, per scacciare via quello che lui ha appena innescato.
«Rodney Jefferson» dico semplicemente. Inutile descrivere la sua espressione. Sbianca.
Sgrana gli occhi.
Diventa pallido come un lenzuolo.

E io sorrido con tristezza. «Non devi dirmi chi sia, perché lo so già. E non devi dirmi nemmeno del tuo amico Kieran, di quello che facevate insieme. Non devi nemmeno dirmi di tua sorella, Elizabeth, della sua tossicodipendenza. E non devi dirmi di quanta droga spacciavi in giro per San Francisco perché non mi interessa, non voglio saperlo, non voglio sapere niente.»
Ad ogni singola parola Logan sembra perdere sempre più colorito.
«Voglio solo sapere come hai fatto a mentirmi, guardandomi negli occhi quando ti ho parlato di Kieran» faccio una pausa e scuoto la testa. «Tu hai detto che mi sono lasciata raggirare dalle sue parole. Mi hai fatto sentire una stupida, una grandissima... stupida» sorrido inevitabilmente con una amarezza che mi toglie il fiato e mi provoca solo un vuoto imparagonabile dentro al petto.

«Perché... perché tutti devono mentirmi?» chiedo improvvisamente con gli occhi che mi bruciano. «Perché tutti devono dirmi cazzate o devono tenermi le cose nascoste di continuo? Perché non potete essere finalmente sinceri con me per una buona volta?» mi tolgo le lacrime rapidamente via dal viso e punto gli occhi nei suoi.
«Tu mi hai mentito» esalo. «Almeno c'era qualcosa di vero nelle uniche cose che mi hai detto della tua vita? O ti sei inventato qualche parte? Hai distorto la realtà per farmi credere che tu fossi un ragazzo come tanti?» chiedo e indietreggio ancora.

«Non...» Logan prova a parlare ma la voce gli si incrina. «N-non ti ho mentito. Quello che sai di me è ver-»
«Quale parte? Quale versione è vera? Logan Price, il motociclista appassionato di astronomia o Francisco, il tizio che lavorava per un trafficante di droga e armi?» lo interrompo.

Lui si blocca di getto. Deglutisce a fatica.
«Quello... quello è solo il mio passato e non volevo che mi conoscessi per quello, perché non lo sono più, io...» si avvicina ma io indietreggio come di conseguenza e lui sembra impallidire ancora di più e si blocca. «Io non sono più quella persona... ero giovane, un ragazzino. Mio padre si era suicidato e... io non lo so... ho iniziato a fare delle cose ma ti giuro, Ronnie, te lo giuro che non ti ho mentito perché volessi farlo, io non potevo lasciare che il mio passato andasse a rovinarmi quello che potevo avere e che... che» si ferma e ispira boccheggiando. «Cosa avrei dovuto dirti quando ci siamo conosciuti? "Ciao, sono Logan Price e ho fatto il corriere di droga per cinque anni?"» ironizza con un mezzo sorriso nervoso.

Sbarro gli occhi e il respiro mi viene completamente a mancare.
«Tu cosa...»
Indietreggio di più e dinanzi al mio comportamento Logan prova ad avvicinarsi.
«Non potevo» solleva le sopracciglia scuotendo la testa. «Non potevo farlo, non con te, non con la figlia di un vice sceriffo per di più» caccia un lieve cenno di risata.
«E allora che... che diavolo pensavi di fare quando mi hai perfino consigliato di prendere in considerazione l'idea di andare alla Accademia di Polizia? Che diavolo ti passava per la testa? Volevi cosa? Che diventassi uno sbirro così da arrestarti?» sbotto veramente confusa.

Lui alza le mani per un istante indicandomi.
«Volevo solo... che tu potessi dare un senso alla tua vita, che avessi un vero futuro, che facessi qualcosa della tua vita. - resto di stucco - Avevi abbandonato l'università, stai facendo la cameriera nonostante i tuoi ottimo voti, eri la prima di qualsiasi corso e ti saresti laureata senza troppe fatiche, ma hai mollato tutto per questo» alza sconfitto una mano e mi indica il Pink Ocean.
«Tuo padre è un poliziotto, tu hai tutte le carte in regola per seguire le sue orme. Sei tenace, caparbia, testarda e di sicuro riusciresti a raggiungere qualcosa che possa darti una soddisfazione prima che sia troppo tard-»

«Ma chi cazzo ti credi di essere?!» gli sbraito contro tutto d'improvviso. «Chi cazzo sei tu - lo indico - per dirmi queste cose? Per sapere cosa sia meglio per me? Chi diavolo sei tu che fino all'altro ieri spacciavi droga? Ma chi ti credi di essere per darmi dei consigli su cosa cazzo fare della mia fottuta vita?!» mi avvicino incazzata a lui e gli mollo uno spintone che lo fa indietreggiare.

«Qualcosa che possa darmi una soddisfazione» ripeto ridendo con nervosismo e ficco le mie pupille nelle sue. «Sai cosa mi darebbe soddisfazione, eh, Cisco? Sai cosa?» mi avvicino pericolosamente puntandogli un dito sul petto. «Che tu ora sparisca immediatamente dal mio viso prima che chiami lo sbirro che mi sto scopando e ti faccia arrestare.»
Sibilo a denti stretti col cuore che mi pulsa a mille e le mani che mi tremano.

Logan rimane di sasso alle mie parole.
«Oh! Quasi dimenticavo...» faccio con aria teatrale allontanandomi. «Lo sapevi che Kieran ha un fratello?» alzo le sopracciglia.
Lui aggrotta le fronte ed esita stranito per qualche istante
«Un... un fratellastro da qualche parte a Richmond... ma perch-»
Annuisco tirando su gli angoli della bocca.
«Può darsi che suo fratello abbia cercato di trovarti per spaccarti la faccia» dico indicandolo. «Sì, proprio la tua» scuoto la testa. «E può darsi anche che suo fratello sia tornato.»

Logan sembra non capire, ma glielo si legge in faccia che è preoccupato.
«E che tu gli hai stretto perfino la mano» sorrido. Lui sbianca ancora di più.
«È entrato poco fa per prendere la bottiglietta d'acqua... ricordi? - gesticolo con la mano - alto uno e ottanta, uniforme da poliziotto. Te lo ricordi?» chiedo veramente curiosa. Lui resta ancora più allo sbando, lo vedo irrigidire la mascella.

«Nicholas...» mormora.
Annuisco.
«Nicholas Bailey Reed, di Richmond, ex Marine. Tempo fa si chiamava Nicholas Bailey O'Brien e tempo fa ti cercava per spezzarti il collo perché avevi trascinato il fratello in un brutto giro di persone così come ci hai trascinato tua sorella a quanto pare» gli dico e mi avvicino a lui di un passo.
«Toglimi una curiosità, Cisco: quando quella volta Elias ti ha sferrato il pugno in faccia l'ha fatto veramente perché geloso di Elizabeth o c'era dell'altro?» ficco le mie pupille nelle sue. Lui esita.
Cazzo, se esita.

«Cosa voleva in realtà da te?» chiedo. «Credo di meritarmi la verità, dopotutto ti ho salvato il culo, no? Ti ho preso le cazzo di difese!» urlo indicandomi ripetutamente con le mani, con la gola in fiamme, le gambe che mi stanno tremando per la rabbia e la delusione.
«Parla, cazzo!» gli ordino quando lo vedo completamente in silenzio. «Dimmelo!»

«I-io...» boccheggia. «Non... non sono più quella persona, non lo sono più. Io ho smesso, te lo giuro, ho smesso e mi dispiace... ti prego, Ronnie... i-io... mi dispiace, mi dispiace tantissimo, - si avvicina a me ma indietreggio - non volevo mentirti ma non potevo dirti quelle cose, ficcarti in robe più di grandi di entrambi, perché non scherzi con quella gente... loro... l-loro sono veramente... n-non puoi capire, sono...»
«Sono cosa, Cisco?!» replico. «Sono cosa?! Dei criminali?! Dei cazzo di criminali? Come lo eri anche tu, no? Tu non lo eri? Che facevi per loro? Eh? Che ti facevano fare oltre che trasportare la droga? Cos'altro hai fatto per loro?!»

Lui resta in silenzio e d'improvviso la mia mente si illumina. Rido con fare isterico indicando.

«Oh, mio Dio...» dico chiudendo per un istante gli occhi e mi passo le mani sul viso e poi tra i capelli. «Ora si spiega come mai avevi così tanti soldi e non ti facevi alcun scrupolo a spenderli inutilmente. Il biglietto aereo che non hai usato, la bottiglia di vino da quattrocento dollari, quella stanza a Seattle che hai preso in un cazzo di hotel a cinque stelle! Cazzo... ma come ho fatto a non capirlo? Che stupita che sono stata, mio Dio... Ero così distratta dai miei problemi personali e talmente infatuata di te - lo indico con le mani - da non farmi due domande e chiedermi come mai un ragazzo che non ha un lavoro fa a permettersi tutta quella spesa con una casa così piccola, un solo genitore, tre sorelle e una fantomatica azienda di vini o quel cazzo che era...» mi fermo per qualche istante e mi viene a mancare il fiato.
«Come fai a permetterti tutto questo?» gli chiedo seria in viso.

Lui ancora una volta resta in silenzio.
Abbasso gli occhi per terra. Sono esausta.

«Tu chi diavolo sei?» gli chiedo dopo qualche istante guardandolo dalla testa ai piedi.

«Sono solo qualcuno che ha fatto degli errori e... me ne pento ogni volta che ci penso» finalmente parla. «E... sono quello che ti è rimasto accanto nei tuoi momenti peggiori, che si è fatto tremila chilometri per te nel periodo di feste natalizie, che è venuto a cercarti anche dopo che non volevo più vederti perché mi avevi spezzato il cuore, ma sono corso comunque da te.» Sorride con tristezza. «Ho lasciato la mia famiglia per te, non una ma due volte» me lo conta sulle dita della mano.
«Quello che hai conosciuto... sono veramente io mentre quello che...» si ferma e ispira profondamente. «Quello che tu mi accusi di essere è solo una parte di me della cui non vado fiero ma ero un ragazzino... e mi sentivo perso. Mio padre... sono stato io quello a trovarlo impiccato nel ripostiglio degli attrezzi...»

Rabbrividisco di colpo.
Lui sorride lievemente. «Ho fatto degli errori, lo so... ma ne sono uscito» alza le mani e le lascia ricadere lungo i fianchi. «Ma se vuoi farmi arrestare, avanti» si avvicina e mi porge i polsi. «Fallo.»

Resto ammutolita, scossa fin dentro le viscere. «Ma io non ti ho mai mentito, non ti ho parlato di alcune cose perché tu eri già presa dai tuoi problemi... non potevo farti questo, volevo solo tenerti lontana da altre cose a cui pensare. Elias...» fa una breve pausa, «... mi voleva ricattare. Voleva darmi in pasto alla polizia se non gli avessi dato mia sorella.»

Ispiro a fatica.

«Ma io non ti ho mai mentito. Mai
Abbassa i polsi e si avvicina a me ancora di più. Alza le mani e titubante afferra le mie. Rabbrividisco ancora.
«Non ti ho mai mentito» ripete con gli occhi iniettati nei miei. Solleva la mia mano sinistra e la porta vicino alle sue labbra. Ne bacia il dorso e io sento un tuffo al cuore.
«Mai» dice.
Si avvicina ancora finché non avvolge le braccia attorno al mio corpo. Il mio cuore batte vicino al suo... e tutto intorno scompare.

«I soldi che ho speso quella volta... il viaggio, la bottiglia di vino e tutto il resto... erano gli ultimi che mi erano rimasti dopo tutto quello che ho fatto anni fa. Non li ho mai toccati, non volevo, ma quando tu sei scomparsa e nessuno riusciva a contattarti, io... non sapevo che fare e li ho presi» mi stringe al suo petto. «Ho un lavoro part-time, l'università me la pago con la borsa di studio e l'assicurazione della morte di mio padre, e mia madre ha veramente quella enoteca e vende solo liquori, nient'altro, lei non sa nemmeno quello che ho fatto, pensa che andassi a fare graffiti in giro per la città... ma ti giuro, almeno questo voglio che tu lo sappia, che non ho fatto niente a mia sorella. Lei frequentava Kieran prima ancora della morte di papà, se l'ho conosciuto è solo per mezzo di mia sorella. La sua tossicodipendenza... l'ha iniziata perché frequentava Kieran. Quando finalmente ho capito come stesse e che non si trattava solo di uno spinello di troppo, mi sono allontanato da Rodney Jefferson, ho preso mia sorella e ho cercato di salvarla e ce l'ho fatta...»

Si allontana di poco e mi guarda in viso.
«Ogni altra cosa che sai di me è vera. Quello che hai conosciuto... quello sono io. Sono la stessa persona che ti ha portata a quel parco acquatico, - sorride lievemente - la stessa che ti svuotava perennemente la borsa dalle carte degli snacks che ti dimenticavi di buttare via, la stessa che ti teneva per la mano quando provavi ad andare sullo skateboard e cadevi sempre» caccia una piccola risata. «Io... sono questo e né il mio passato, né quello che sono stato può decidere la persona che sono oggi. Perché oggi io sono solo qualcuno che è venuto da te, per portarti fuori a pranzo, perché... io ti amo Ronnie» conclude con gli occhi nei miei.

Il mio cuore batte flebile, il respiro lento e pesante.

«Ti amo così tanto che... non ho mai smesso di pensarti, di volerti, ho sentito la tua mancanza tanto da sentirmi mancare il fiato. Mi manchi in giro per il campus, mi manchi in cucina con mia madre mentre lei ti insegna a parlare spagnolo, - caccia una piccola risata con gli occhi che gli brillano - mi manchi ogni volta che apro gli occhi il mattino e so che non posso parlarti, che non posso vederti, che sei talmente vicina a me ma così lontana che mi è impossibile raggiungerti. Ho provato ad andare avanti, ma nessuna è riuscita a farmi dimenticare di te, le mettevo sempre a paragone con quello che facevi tu e non trovavo qualcuna capace di rimpiazzarti... e mi manchi quando sto seduto con gli altri, in loro compagnia io mi sento solo, perché tu non ci sei al mio fianco, non ci sei...»

Una lacrima gli scende lungo il viso.
«Quando ti ho vista a quella festa in barca ho pensato che fosse... non so, un segno, qualcosa del genere nonostante io non creda minimamente a queste cose perché siamo solo briciole in un universo in continua espansione, ma quando ti ho vista è stato come non averti mai persa, come se tutto fosse successo solo nella mia testa, come un brutto sogno.»

Guarda per alcuni secondi le nostre mani. Stringe di più le sue nelle mie e poi solleva gli occhi. Si avvicina lentamente al mio viso e poggia la fronte contro la mia. Ispiro profondamente aria nei polmoni.

«Questo... non cambia le cose» dico a fatica ma lo faccio, riesco a farlo.
Stacco la fronte e mi allontano. Logan invece corruccia la sopracciglia confuso.
Sposto per un attimo lo sguardo altrove.

«Non cambia niente, Cisco» punto gli occhi nei suoi. «Tu devi andare avanti e devi dimenticarmi una volta per tutte» gli dico col cuore che mi trema violentemente.
Lui resta spiazzato, glielo si legge in faccia.

«Ma...»
«Niente ma» lo interrompo con un tono di voce così piatto da far paura anche a me. «Non c'è nessun ma, non questa volta.»

Logan resta a fissarmi in silenzio e io caccio un sospiro. Sono stanca. Stanca di tutto questo. Sono stanca del mio passato che sembra tornare sempre, sono stanca di provare cose che non voglio più e sono stanca di lui, lui che piomba di nuovo nella mia vita quando finalmente ero riuscita a scacciare via il dolore e la sofferenza, a combattere la mia depressione, la mia dipendenza da erba e da alcol. E se lui torna adesso... non potrà far altro che spingermi di nuovo in quella zona buia che non voglio più rivivere.

«Devi andare avanti come ho fatto io» riprendo a parlare. «Pensa solo a te, alla tua vita, alla tua famiglia, al tuo futuro... io ormai non faccio più parte di niente, non sono più niente, sono solo quello che tu ricordi di me... ma molte cose sono cambiate, io sono cambiata e in tua assenza ho dovuto affrontare un vero inferno» sorrido con tristezza. «Ma ne sono uscita. Da sola questa volta, completamente da sola. Non ho dovuto fare affidamento su nessuno, io... non ho avuto bisogno di nessuno e non ho intenzione di ricascare nel solito circolo vizioso, né di trascinarti a fondo con me perché nonostante tu mi veda che sto bene... non è così» caccio un lieve sbuffo di risata e scuoto la testa. «Ho solo accettato finalmente la persona di merda che sono» punto le mie pupille nelle sue che mi guardano spaesate.

«Non puoi amarmi, Cisco» confesso lasciandolo ancora più intontito. «Non puoi amare qualcuno che non esiste più e che non vuole assolutamente e in nessun modo lasciarsi amare. Ho smesso con queste stronzate. Ho smesso con l'amore, i sentimenti... le paranoie e le notti in bianco. Ora a volte...» tiro un profondo respiro. «Mi porto a letto Nicholas» alzo le mani in aria per fargli capire la situazione e lui mi rivolge un'occhiata che non so nemmeno come identificare, forse stupore, forse delusione.
«Non ho mentito. Tra me e lui non c'è niente, ma solo sesso e basta. Non voglio niente, né con lui, né con te, né con chiunque altro.»

Mi fermo per qualche secondo e lo guardo in silenzio. «Puoi giudicarmi adesso» gli sorrido e lui aggrotta di conseguenza la fronte. «La mia promessa... l'anello, tutte quelle cazzate... non ci sono più, non c'è più niente.»

«Io... non ti sto giudicando» ribatte con voce pacata ma sta mentendo. Glielo leggo negli occhi che lo sta facendo, eccome se lo sta facendo.
«Perché... tu mi ami» sorrido con tristezza. Lui non risponde questa volta.
«Ti ho amato anche io, Cisco» confesso col cuore che mi si stringe in una morsa violenta. I suoi occhi scattano nei miei ma da parte mia questa volta non ci sono più lacrime.

«Quando mi hai rifiutato, quando ti sei allontanato da me dicendo che fossi cambiata, quando abbiamo chiuso e ti vedevo in giro con le altre ragazze. Ti ho amato anche quando stavi con quella Meredith. Ti ho amato ogni volta che guardavo le tue foto sul cellulare, quando mi addormentavo ubriaca nel letto con al petto la tua felpa, quando fumavo erba e crollavo per le strade e quando sono stata così alcolizzata da finire al pronto soccorso rischiando non solo il coma etilico ma anche di tagliarmi le vene...» rido lievemente al solo ricordo di quello che ho combinata. Quante cazzate... mi sono distrutta la vita per l'amore. Che stupida.

Logan sgrana gli occhi, invece.

«Ho perso te, la mia vecchia vita, la mia famiglia, i miei amici e ho incolpato te - lo indico - perché quando più avevo bisogno che mi fossi accanto tu mi hai lasciata indietro e te ne sei andato dicendo che non sono più la tua piccola Ronnie. Te lo ricordi?» gli chiedo. «Ma... forse mi serviva» ammetto alzando le spalle. «Mi serviva toccare il fondo fino a perdermi così tanto da smettere di vivere per qualche frangente di secondo per capire che io - mi indico con un dito - sono l'artefice di tutti i miei problemi, non gli altri. Sono io ad essere sbagliata, io a non riuscire a fare affidamento su qualcuno altro perché l'idea di dovermi appoggiare a lui per essere felice mi fa paura e schifo. Io devo avere il controllo perché se non ho il controllo, se lo perdo, non sono niente
Gesticolo con una mano e mi allontano ancora di qualche passo.

«Mentre tu... tu sei scappato via quando hai visto la vera me» rido lievemente scuotendo la testa. «Io non sono la ragazzina indifesa che pensavi, tu hai solo cercato disperatamente di tenermi alla larga dalla mia vera versione. Avevo diciott'anni, per te ero una brava ragazza ma non lo ero affatto. In Texas ho combinato tante stronzate, ho picchiato una ragazza tanto da farla finire in coma... Te l'ho mai detto?» chiedo sovrappensiero. Logan spalanca gli occhi.
«No... certo che no» tiro gli angoli della bocca su e poi mi mordo il labbro strappando la pelle secca.

«Con te affianco ho solo dimenticato la brutta stronza quale sono. Ho giocato bene secondo le tue fantasie e poi... - schiocco le dita - dopo Seattle sono tornata in me e tu non mi hai più voluto. Ho perso te, Cisco» gli dico guardandolo diritto negli occhi. «Ho perso te, ma perdendoti ho riscoperto me stessa, perciò...» mi fermo. «Ho vinto io» sorrido inevitabilmente.

Gli rivolgo un'ultima occhiata e giro le spalle una volta per tutte. Niente più alcun addio. Non serve questa volta.
Non serve.

Ma mi volto, per qualche secondo.
«Ah! Cisco» lo chiamo a me. Lui punta di nuovo lo sguardo nel mio. «Quella volta...» dico e tiro il labbro tra i denti per un istante. «... che ti avevo detto di scoparmi» gli ricordo, «avresti dovuto farlo» sollevo gli angoli della bocca. «Almeno avrei perso la verginità con chi amavo, non con un O'Brien che mi sta anche sulle palle.»

Gli faccio un cenno di testa e rientro nel Pink Ocean, lasciandolo in piedi, tramortito dalle mie parole, senza possibilità di ribattere in alcun modo.

***
Angolo autrice

Mhm intenso. Che dire. 👀
Si vede finalmente, vero? Cioè la vera Ronnie. Credo di sì.

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