18 | Mio fratello è fatto così

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CAPITOLO 18
Mio fratello è fatto così



«Stai con mio fratello?»

Kieran O'Brien pensa bene di potermi rivolgere parola senza rischiare di essere preso a calci. Povero illuso. Se frequento suo fratello ciò non lo rende anche lui parte della mia vita, non lo rende niente e né tantomeno una sorta di detective da strapazzo che finge di essere interessato a me. So che lo sta facendo per Nicholas, perché è un O'Brien. Dietro non c'è altro, nessun vero interessamento.
«Perché me lo chiedi? Nick ha detto che ti ha chiesto di tirarmi fuori dai casini qualora mi ci ficcassi» replico con disgusto al solo pensiero di essere aiutata da lui.
Non voglio Kieran nei paraggi, né sotto veste di idiota col cervello fritto dalle droghe che sfoggia la sua posizione sociale e né, di sicuro, come angelo custode che svolazzando per i Cieli di Nostro Signore è caduto di faccia sull'asfalto, un tir l'ha investito in pieno e ora ha la sanità mentale di un criceto infetto di rabbia e dopato di steroidi. Non ci credo che uno come lui vada in palestra a sollevare pesi, è troppo occupato dall'alcol e dalle puttane egocentriche che vestono Louis Vuitton e profumano di Chanel 5.

«Non è detto che lo farò» dice lui con una smorfia. «Da quando in poi state insieme?»
«Non ti riguarda» taglio corto.

Kieran annuisce con un mezzo sorriso schifato. «Fammici pensare...» fa fintamente pensieroso. «Da quando hai scoperto che è mio fratello? Non hai potuto avere me quindi ti sei preso Nick?»

Rido non potendo farne a me, tanto da scuotere la testa tra il dissenso e l'incredulità.
«Te? E cosa avrei dovuto trovarci in uno come te?» chiedo mollandogli un'occhiata e trattenendomi a stento dal vomitargli davanti.
«I soldi. Quelle come te insignificanti che non hanno niente è questo che piace: i soldi.»

Mi sta dando per caso della arrampicatrice sociale?
«Questa pare più un descrizione che si addice a te. Ci hai fatto caso? Insomma, se solo non facessi di cognome O'Brien, probabilmente adesso saresti sul ciglio di una strada a sniffare l'asfalto pur di provare l'estasi della droga che non ti permetteresti senza la carta di credito del tuo papi» alzo gli angoli della bocca inviperita.

Lui ride e fa un cenno con la testa in basso. Seguo il suo sguardo e noto che sta indicando l'anello.
«Sei mia cognata adesso?» chiede divertito.
Lo guardo inevitabilmente male.

«Certo, se solo tu fossi veramente un fratello per Nick.»

Le mie parole gli tolgono immediatamente via dalla faccia il suo sorrisetto. Mi rifila un'occhiata glaciale.
«Abbiamo lo stesso padre, quindi tecnicamente siamo fratelli.»

Non me ne frega niente se lo sono interamente o per metà, ma è come se quanto gli ho detto gli abbia urtato il sistema nevoso. Magari essere l'O'brien bastardo del suo albero genealogico non gli va molto a genio. E' anche frustrato.
«Non mi interessa quanti geni condividete. Mi ha parlato della sua famiglia, di te» faccio una pausa guardandolo attentamente, «e che sei un cretino. Hai fatto un mucchio di stronzate e lui ha cercato di aiutarti ma tu l'hai allontanato tanto che alla fine è andato a combattere la guerra pur di sentirsi parte di qualcosa. Hai fallito come fratello, Kieran» concludo seccata.
Lui pare stupito, colto tanto di sprovvista che non aggiunge nient'altro.
Oh... finalmente l'ho scalfito questo imbecille presuntuoso con i suoi soldi di merda. Bene.

Torno con lo sguardo sulla piscina muovendo i piedi in acqua.
«E ora lui è di nuovo lì... a dare un senso a quello che gli è successo, a riscattarsi per qualcosa in cui non c'entra niente» mormoro sconsolata passandomi le mani sul viso e portando i capelli dietro le orecchie.

«Come ci sei riuscita?» mi chiede dopo un po' di silenzio. Mi volto quindi e corruccio la fronte.
«A mettere le mani su di lui» aggiunge.
«L'ho stregato» faccio con enfasi muovendo le mani come se fossi sul serio la strega come mi chiama Ethan. Magari lo fossi... così almeno potrei trasformare questo troglodita in una rana e scaricarlo nel cesso del bagno dentro la suite in cui si sta tenendo la festa.

Lui annuisce per niente divertito.

«Lo conoscevo prima di scoprire chi fosse» confesso così che si tolga dalla testa l'assurda teoria secondo cui io voglia i soldi di Nicholas. «Non me ne frega niente del suo patrimonio, i soldi che ha, della vostra azienda di merda... perché tutto questo l'ha distrutto e lui è andato via pur di sentirsi accettato da un'altra parte e trovare la famiglia che non ha mai avuto. Perciò non farmi la predica. Nicholas sarà tuo fratello, ma tu non sai un bel niente di lui» sibilo avvelenata sollevandomi. Mi tiro in piedi, afferro gli anfibi pronta per andarmene e rientrare dentro, ma la sua voce mi ferma.

«L'ultima ragazza che ha avuto gli ha spezzato il cuore e tu sei troppo giovane per poter capire chi è veramente mio fratello!»

Mi giro a guardarlo e sembra serio.
«Tu sei quella a non sapere un bel niente di lui» scuote la testa con un sorriso. «Te l'ha mai detto com'è finita la sua ultima storia?»

Alzo le sopracciglia. «Ha ucciso la sua ex nel sonno?» ridacchio prendendolo in giro. Kieran ride come di conseguenza.

«Nick non è il tipo da relazioni, alla fine resta un O'Brien. Noi ci fissiamo con qualcosa e poi ci scocciamo. E se non ti ha ancora lasciata, lo farai tu quando lui smetterà di tornare in America perché preferisce stare lì, in quel posto di merda dove la gente si ammazza a vicenda.»

Non dovrebbe, ma rabbrividisco copiosamente fin dentro le ossa.
Lo fisso ammutolita e Kieran, davanti la mia reazione, sorride.
«Ti ha mai parlato di quel incidente in nave? Aveva quindici anni» chiede poi. Mi passo la lingua sul labbro. Il mio silenzio parla per me.

Kieran sembra pensieroso.
«Dopo quel incidente... papà l'ha chiuso in una clinica psichiatrica.»

Cosa ha detto?

Mi si taglia il respiro. Deglutisco continuando a stare in silenzio.
«Nostro padre sa essere uno stronzo molto spesso, ma non è cattivo... insomma, continua a darmi i suoi soldi — ride con un sorriso apparentemente triste, il che trovo strano — Nick... però, non ha mai accettato che gli si venisse detto cosa potesse o o non potesse fare, e nonostante avesse sviluppato tanti strani disturbi papà l'ha sempre considerato il solo a poter ereditare il posto all'azienda di famiglia. Lo fa ancora, vero?» chiede d'un tratto e alza la mano, schioccando le dita con il pollice, e mi manca il fottuto pavimento da sotto i piedi.

«Sì, lo fa ancora...» sospira e si tira in piedi. «E poi si è fissato con l'esercito, ha fatto molte missioni, è salito di grado sempre di più e ma non gli bastava mai. Aveva conosciuto quella Maeve che l'ha lasciato e lui-»

Corruccio le sopracciglia.
«Maeve? Maeve Hartman?» chiedo rapidamente.
«Ti ha parlato di lei?»
Sembra stupito.

Scuoto la testa. «L'ho incontrata prima che lui partisse, sono andati insieme in Iraq.»

Kieran mi fissa in silenzio esattamente per tre secondi prima di scoppiare a ridere, nemmeno gli avessi detto la battuta del secolo. Il suo atteggiamento mi lascia perplessa.
«Nick e Maeve sono insieme in Iraq?» ride ancora gesticolando.
Alzo un sopracciglio. «Cosa credi? Che mi tradirà? So che sono stati insieme e allora?» chiedo scocciata.

Kieran mi rifila un'occhiata che pare di compassione.
«Nick preferirebbe tagliarsi entrambi le mani per poi non saper più come pulirsi il culo che tradire qualcuno. Il suo onore e livello di lealtà sono insopportabili, ma se Maeve Hartman è lì con lui stai pur certa che quello — indica il mio anello — te lo toglierai via più rapidamente di quanto immagini.»

Sorride beffardo e mi si avvicina.

«Lui mi ama» gli ricambio il sorriso. «E tu non sai niente di quello che abbiamo vissuto» aggiungo soddisfatta.

Kieran non sembra per niente scalfito.
«Nick amava anche Maeve, sono stati insieme quattro anni, poi le ha chiesto di sposarlo e lei ha detto di no. Il tuo fidanzato è andato in Iraq con il suo primo grande amore e tu sei solo una ragazzina.»

Cosa? Resto ammutolita, colpita e affondata dalle sue parole come non è mai successo.
Lui si china verso di me, avvicinandosi al mio viso. «Una stupida ragazzina e non vali un cazzo. Per lui sei la sua ennesima ossessione, nient'altro» fa compiaciuto. «Maeve era come te, sai?» ride. Aggrotto istintivamente la fronte.
«Usciva dal suo controllo. A Nick piacciono le sfide, quello che è nuovo e tu sei qualcosa di nuovo. Quando risolverà il suo rompicapo  mentale — mi punta un dito sulla fronte — tu... puff!» schiocca le dita. «Non avrai più niente in cui lui potrà scavare. Mio fratello è fatto così. Non mi credi? Va bene, ma ti voglio fare una domanda: dov'è il tuo miglior amico, Cisco, ora?»

Rabbrividisco copiosamente fin dentro le guance e la mia faccia parla per me perché lui riapre bocca.
«Oh... non siete più amichetti?» caccia un cenno di risata affilando gli occhi.

«Non voglio più ascoltare le tue puttanate» sibilo d'un tratto serrando i denti e gli volto le spalle rientrando dentro proprio quando inizia a piovigginare.
«Dovresti, Ronnie! Perché io non ho tempo da sprecare per inventarmi le puttanate che tu credi. È più comodo sputarti la verità così che tu ti possa levare dalla testa che sei speciale! Sei solo una ragazzina! »

Mi urla dietro ma non gli presto più attenzione.
Cosa sono io? Il rimpiazzo di Meave?
Kieran ha detto che le assomiglio e ora che ci penso... il suo essere schietta, parlare senza filtri e dire ogni cosa le passi per la testa, perfino in aspetto fisico non siamo poi così lontane.

È per questo che Nicholas non faceva altro che provarci con me? Gli ricordavo la sua ex? La stessa che gli ha rifiutato la proposta di matrimonio?

Merda... lui si voleva sposare. Io ci ho sempre riso su e l'ho preso in giro, ma lui parlava seriamente come di qualunque altra cosa.
Ho bisogno del mio miglior amico per sfogarmi e chiedergli se è vero. Se Meave e io siamo simili perché il dubbio si è infilato nel mio cervello e non fa altro che ronzarmi come un fastidioso insetto che non so come scacciare via.

Non posso nemmeno chiederlo direttamente a Nicholas e molto sicuramente se avessi il modo per contattarlo non lo farei comunque... per fare cosa? Buttargli le mie insicurezze? Lui ha altro a cui pensare, come l'Iraq, restare vivo e proteggere la sua squadra. Credevo andasse tutto bene e ora scopro che potrei non essere che la seconda scelta, quella che Nicholas usa perché la donna che ama veramente non l'ha voluto e fa schifo, fa fottutamente schifo sentirsi così.
Gli occhi bruciano, vorrei piangere e urlare per la rabbia, spaccare qualcosa ma mi trattengo con forza. Serro i denti e con essi chiudo a chiave il mio cuore così da sopprimere qualunque emozione.

Quel pezzo di merda di Kieran non avrebbe motivo per mentirmi. Quando mi aveva parlato di Logan aveva avuto ragione alla fine, e ora mi ha parlato di suo fratello e qualcosa mi dice che ha fottutamente ragione anche questa volta e mi spaventa, perché con Nicholas avevo una certezza, mi sentivo finalmente al sicuro insieme ai miei sentimenti, sentivo che fosse giusto per me e che stessimo insieme.

Che stronzata...
L'amore. Che grandissima stronzata.
Io non sono fatta per queste cose, l'ho sempre saputo e ho vissuto perenni fallimenti. Ma che diavolo mi è passato per la testa? Lasciarmi di nuovo andare e rischiare come una stupida...
Sono stata una stupida.

«Quando mio fratello ti metterà da parte fammi un fischio così ti offro da bere e ti fai scopare come mi pregavi tempo fa!»
Mi fermo di getto e il sangue mi sale tutto nel cervello. Poggio lentamente gli occhi su di lui che trovo con un sorriso beffardo in faccia. Torno indietro sui miei passi in procinto a tirargli una sberla quando lui però mi schiva, tirandosi indietro e un secondo dopo mi trovo l'acqua a infilarsi nelle orecchie.

Presa completamente di sprovvista muovo le mani tornando in superficie, tossendo e strizzando gli occhi che finiscono su Kieran. Mi fissa da bordo piscina, un'aria divertita in netto contrasto con i suoi occhi gelidi con cui mi sta trafiggendo.

Mi ha spinta.
Quello stronzo mi ha spinta.

«Tuo fratello ti ammazzerà» dico a denti stretti mentre il tepore dell'acqua mi tiene al caldo il corpo e il freddo dell'esterno mi si infila tra i capelli bagnati facendomi starnutire.
Kieran però non sembra della stessa opinione.
«Per aver scherzato con la sua fidanzata? Oh, maddai... Come sei drammatica. Dai, fatti una risata e togliti quel broncio. Ti fa le rughe e poi Nicholas ti mollerà per mettersi con una più giovane» ride come il gran figlio di puttana quale è.

Gli rivolgo un'occhiata storta e mi avvicino al bordo piscina per uscire dall'acqua e prenderlo a calci, quando lui allunga una mano, mi afferra il viso e mi tira  bruscamente tanto da trovarmi a qualche centimetro dal suo. Sbarro di conseguenza gli occhi.
«Sei una tosta, eh?» domanda ficcando le sue iridi azzurre nelle mie e rifilandomi un'occhiata gelida.
«Mollami subito» ordino.
Lui ci pensa teatralmente su.
«Potrei» risponde.
Quando realizzo che ha citato la mia risposta di poco fa provo ad allontanarmi ma non faccio in tempo perché mi spinge di testa sott'acqua.

Cazzo.

Con le vie respiratorie che mi bruciano, cerco di dimenarmi e uscire fuori ma lui continua a tenermi bloccata. Fanculo Kim e la questa festa di merda. Sapevo che sarebbe successo qualcosa perché puntualmente la vita mi fa lo sgambetto, e questa non poteva essere di certo una semplice festa dove io sarei stata per i fatti miei a non combinare stronzate. Non serve, perché quando non cerco i guai, sono i guai a trovare me e adesso sono fottuta, nel vero senso del termine.

Smetto di colpo di divincolarmi quando mi rendo conto di qualcosa. Questo stronzo mi sta spingendo la testa, quindi devo solo lasciarmi andare di più a fondo e lo faccio. Scappo così dalla sua stramaledetta mano. Riemergo in superficie per la secondo volta. Tossisco con violenza e cerco di riprendere fiato mentre i polmoni mi bruciano. Punto lo sguardo in lontananza. A due metri di distanza il bordo piscina, piegato nel ginocchio c'è Kieran O'Brien.

«Una mossa intelligente...» mormora stupito e sorride nell'angolo della bocca. «Sei una ragazza piena di sorprese, Ronnie... Lo ammetto, il che è piuttosto raro perché in genere le mocciose come te le zittisco facilmente, ma non tu. Magari sarà quelle tue origini da texana, ma questo non è il Texas, questa è la mia città.»

Silenzio. Mi analizza per qualche secondo per poi mettersi in piedi, tirarsi su le maniche della camicia e ficcare le mani nelle tasche dei suoi pantaloni neri.
«Puoi uscire se vuoi.»

Le lucine esterne che illuminano la piscina di blu si riflettono sul suo viso. E da questa prospettiva Kieran sembra un cazzo di demonio con quei suoi occhi chiari, quasi spiritati.

Accenno una risata ricolma di veleno.
«Ah, ma davvero?»

Col cavolo che esco con lui là ad aspettarmi pronto probabilmente a rimettermi la testa sott'acqua.
Kieran annuisce. «Certo, avvicinati» mi fa segno col dito. «Non ti farò niente» abbozza un tenero sorriso. Che stronzo.

In tutta risposta gli alzo un dito medio davanti a chi lui ride divertito.
Non mi serve il suo consenso dopo che mi ha affogata in acqua - che ho fatto anche io, ma era diverso, almeno credo. Quindi raggiungo l'altro spigolo della piscina.
Con la coda dell'occhio gli vedo i suoi mocassini di merda picchiettare sulle piastrelle azzurre finché non si fermano davanti a me.

«Se mi affoghi di nuovo, esco da questa piscina del cazzo e ti spezzo la mano» minaccio seccata. Kieran sorprendentemente, ma vero, mi porge proprio ciò che ho minacciato di staccargli via dal corpo con cui poi prenderlo a sberle. Alzo il mento e gli rifilo un'occhiata per niente convinta della sua spontanea gentilezza.
Gli schiaffeggio la mano spostandola via dal mio campo visivo e poggio i palmi sul bordo piscina, tirandomi su. Il freddo mi colpisce come schegge di vetro.

Merda.
Rabbrividisco in ogni singolo particella di carne, il gelo si infila fin dentro le ossa tanto che serro i denti con forza per non farli tremare.

Gli occhi si poggiano su di lui che raggiunge una sdraio dove c'è del cotone bianco ripiegato su se stesso. Lo afferra, scoprendo in realtà un accappatoio e torna da me.
Abbassa gli occhi sul mio petto, cosa che faccio anche io. Il dolcevita è appiccicato su di me come se fosse una seconda pelle.
«Mi stai guardando le tette?» chiedo disgustata.

Lui alza gli angoli della bocca.
«Togliti la maglia così potrò guardarle meglio.»

Rimango sempre più basita dalla sua volgare lingua. Sicuramente ha qualcosa in comune con Nicholas, ma lui è diverso. Kieran invece mi fa solo vomitare e nient'altro.
Mi sfilo il dolcevita rimanendo in canottiera che tolgo altrettanto. Indico il reggiseno.
«Ti piace?» chiedo inviperita sbattendo le ciglia.

Kieran mi fa una rapida analisi.
«Se ti togli anche quello magari potrei risponderti...» ridacchia malizioso.
Scuoto la testa con dissapore.
«Vai a farti fottere» sibilo e gli strappo via l'accappatoio indossandolo in un battibaleno perché sto crepando di freddo. Sotto i suoi occhi che mi analizzano sfilo via i pantaloni.
«Va bene» risponde avvicinandosi a me più di quanto dovrebbe perché gli sto per mollare una testata. Sussulto quando la sua mano sfiora il mio polpaccio nudo.

«Ma che cazzo fai?!» mi tiro frettolosamente indietro, ma mi afferra per il fianco e gli sbatto contro. Spalanco gli occhi.

«Sei la puttana di mio fratello e sei mezza nuda. Cosa pensi che ti farò?»

Deglutisco pesantemente e cerco di frenare ogni impulso. Preservare la calma. Io non mi farò scalfire da Kieran O'Brien.

«Lasciami o giuro su Dio che ti stacco le palle in un nanosecondo» ordino a denti stretti col sangue che mi sale tutto nelle guance. Attendo che si levi di dosso prima di alzare le mani e spaccargli quella faccia da ricco figlio di papà di merda.
Questo dovrebbe essere il bastardo che arriverà in mio soccorso dovesse accadermi qualcosa? Davvero? Nicholas evidentemente non conosce abbastanza bene suo fratello.

La sua mano sotto il mio mento mi obbliga a guardarlo negli occhi mentre la presa sul mio fianco si rafforza.
«Se mio fratello si rimette con quella soldatessa che mi sta enormemente sul cazzo di sicuro starà lontano da San Francisco e non gli verrà mai in testa di mettere piede in azienda. Ma se resta con te, potresti fargli cambiare idea. Ti ho già vista con lui su quei articoli. Era una festicciola con gente anonima per i miei gusti, eppure tu hai attirato l'attenzione così come quando hai fatto irruzione a quella redazione giornalistica. Tu, Veronica Kyle, sei un problema. La O'Brien Atlantic sarà mia quando quel pazzo di mio padre creperà di qualche infarto. Quindi o ti togli di mezzo o ti toglierò io e stai pur certa che non sarò per niente gentile» la mano scende sul mio collo che stringe di getto togliendomi il respiro. Strabuzzo gli occhi e d'istinto poggio le mani sul suo petto per allontanarlo via da me, ma gli occhi mi lacrimano per l'assenza d'aria.

«Quella azienda sarà mia. Le azioni di mio padre saranno mie. E quando Nick si rimetterà con Maeve, anche quelle che restano a lui saranno sempre mie. Io avrò tutto, ogni cosa e tu non ti dovrai trovare sulla mia strada perché ti spezzerò in tanti minuscoli e insignificanti pezzetti e poi ci camminerò sopra fregandomi della tua lingua biforcuta, del tuo carattere da stronza che pensa di poter fare quello che vuole senza conseguenze.»

«L-lasciami su... subito, s-stronzo» ringhio a fatica con le mani intorno al suo polso mentre la vista mi si annebbia gradualmente.
Kieran sbatte le ciglia completamente insensibile a quello che sta facendo e le mie gambe cedono.

«Chiedimelo di nuovo, ma questa volta aggiungici "ti prego".»

«Vai all... all'inferno» rispondo a tono.

«Corri, piccolo ninja, corri» sussurra a un soffio dal mio viso con un sorrisetto glaciale che mi fa rabbrividire. «Ora che sei ancora in tempo e dimenticati di mio fratello. Nick mi ha chiesto di prendermi cura di te...» conclude poi ridendo. Le mie ginocchia cedono e sbattono contro il pavimento.

«Ma non mi ha detto come» alza le sopracciglia sorridente. «Avrebbe dovuto  essere più preciso.»
Le lacrime scivolano lungo le tempie. Cerco di dimenarmi, cosa che avrei dovuto fare prima quando ne avevo le forze, non adesso. L'ossigeno non arriva e i miei muscoli tremano. Alzo le mani, cerco di spingerlo via ma non ci riesco.

La sua bocca si poggia sulla mia e sento freddo. Fin dentro ogni atomo del corpo. Gelo puro.
Tutti sono dentro, la musica è ad alto volume e nessuno pare voglia uscire perché si muore di freddo qui fuori. Nessuno arriverà.

Non immaginavo che avrebbe fatto questo. Sapevo che adora importunare gli altri, specialmente me, ma non avrei mai pensato che avrebbe fatto questo. E mi fa rabbia, paura, disgusto non averlo pensato.
Poggio la mano sul suo viso, cerco di spingerlo via mentre l'altra prova a infilarsi tra le sue dita e il mio collo. Ma non ci riesco.

La sua lingua si infila nella mia bocca con violenza. Ringhio contro la sua bocca, lo spingo e cerco di liberarmi.
Non ci riesco.
Io non ci riesco.

«Cosa? Così non ti piace?» mi stringe di più per la gola e annaspo aria. Gli occhi bruciano e le lacrime scivolano rapide.
Di spalle contro le mattonelle della piscina a qualche metro di distanza, lui su di me, tra le mie gambe e la sua mano che mi solleva la testa sbattendomi poi con un gesto secco sul pavimento. Cazzo. La vista si annebbia del tutto.
«Mio fratello era più... Come? Dolce?» ride nello stesso istante in cui le orecchie mi fischiano tanto, le mani non hanno più la forza di combatterlo e io non ci vedo più niente.

Un istante.
Qualcuno arriva, scaraventa via la mano di Kieran dal mio collo e inizio a tossire violentemente cercando di riprendere fiato mentre le lacrime mi rigano il viso, i polmoni mi vanno in fiamme per lo sforzo e la quantità spropositata di ossigeno che adesso mi provoca mille scosse lungo ogni terminale nervoso.

«Ma che diavolo credi di fare?!» urla una voce che non identifico, sono troppo presa dallo tossire e allo stesso tempo respirare aria per non morire.
Provo a riprendermi intanto e vedo solo delle scarpe da ginnastica. «Se non te ne vai subito chiamo la cazzo di polizia!»

Una mano si poggia sul mio braccio. Sento la risata di Kieran.
«Buona fortuna» lo deride per niente scalfito e si sentono i suoi mocassini di merda allontanarsi.

«Ehi? Tutto okay? Stai bene? Chiamo... chiamo qualcuno?»
Mi afferra tirandomi in sedere. Mi porto d'istinto una mano al collo mentre alzo lo sguardo a fatica e trovo l'ultima persona che avrei mai pensato che mi avrebbe salvato la vita da quel pazzo di Kieran.

Finn mi sta guardando preoccupato e poi si guarda in giro, dando un'occhiata probabilmente ai miei vestiti.
«Ti... Oh, mio dio... Ti ha toccata? Ti ha fatto qualcosa? Ronnie, rispondi. Ehi, ehi, guardami» mi schiocca le dita davanti.
Sono paralizzata. Che cazzo mi sta succedendo?
Ogni impulso è anestetizzato. Non riesco a muovermi, a parlare. Non riesco a fare niente, so solo che sto piangendo. Sì, sto piangendo. Quando ho iniziato a piangere? Non lo ricordo.

«Stai bene? Ti porto in ospedale? A-aspetta, aspetta... io...» farnetica d'improvviso e tira fuori il cellulare, pigia qualcosa e se lo porta all'orecchio.
«Dove cazzo sei?!» urla a qualcuno. «Torna subito qui! No! Non me ne frega niente... no! Senti, fai inversione e torna qui, c'è la tua ragazza e... e c'era un tizio che le ha messo le mani addosso, credo, non lo so, senti... Senti, amico, ma che cazzo ne so io? È mezza morta. Quel folle del cavolo forse le ha tolto i vestiti... Che devo fare? Chiamo gli sbirri? La porto via? Cosa? No... no, Kim e la sua tipa non so dove siano finite e c'era quel suo amico... Manager, Ethan, che è andato via poco fa, ha... ha detto qualcosa su del lavoro che deve sbrigare e mi aveva chiesto di dirlo alla tua ragazza... e l'ho cercata ed era qui fuori... Senti io non so che fare. Se tu non vieni subito io chiamo gli sbirri!» riattacca.

Silenzio.
Il mio cervello è spento e non riesco a metabolizzare niente di quello che sta succedendo. Continuo a piangere in un modo incontrollato e non riesco a trovare il pulsante per smettere. Sto tremando. Sì, sto tremando come una foglia, per il freddo, la paura e la sensazione di soffocamento che non è andata via.
L'ultima volta che mi era successa una situazione del genere è stato a quel bar quando O'Donnell, il fidanzato ossessivo di quella ragazza, mi ha afferrata per la gola e spiaccicata su uno dei tavoli.

E ho reagito alla fine. Mi sono liberata, ma non questa volta.
Kieran è il fratello di Nicholas. Sapevo che non gli stessi simpatica, ma non... io non ho previsto questo. Avrei dovuto reagire anche questa volta, avrei dovuto mollargli un calcio quando mi ha sfiorata la coscia in un modo che non avrebbe mai dovuto osare, io avrei dovuto farlo.
Ma perché? Perché non l'ho fatto?
Perché in fin dei conti è il fratello di Nicholas, e non immaginavo mi avrebbe alzato le mani addosso in quel modo. Non immaginavo che mi avrebbe minacciata. Non immaginavo niente di tutto questo e mi sono persa. Ho sbagliato perché in un certo senso mi sono fidata che non avrebbe mai oltrepassato certi limiti, ma lui invece l'ha fatto. L'ha fatto eccome. E mi ha fatto cose che non avrebbe dovuto. Lui non...

«Ronnie.»
Sbatto le ciglia e trasalisco quando una mano si poggia sulla guancia. La mano di Finn, il quale mi tiene stretta al suo petto. Solo adesso mi rendo conto della sua giacca che mi copre le gambe e cerca di tenerle al caldo.
Mi asciuga il viso dalle lacrime e mi culla a sé.
«Va tutto bene adesso» sussurra tra i miei capelli ancora umidi, no... un cappellino, sì, me li copre. Mi copre la testa. Forse era suo, forse ce l'avevo addosso.
«Va tutto bene, okay?» mi lancia un'occhiata. Lo fisso in silenzio, gli occhi annebbiati dalle altre lacrime che corrono senza alcuna tregua. «Qualunque cosa andrà bene, mhm? Andrà bene» mi stringe di più tra le sue braccia, contro la maglia che indossa e mi raggomitolo a lui ignorando del tutto la nostra storia di battute taglienti e odio reciproco.
Non c'è più niente di tutto quello adesso.

Stesi sul pavimento, il muro esterno dietro le spalle di Finn e sopra di noi la tettoia passano un paio di minuti o forse di più, non lo so.

Qualcuno apre la porta, la spinge ed esce. Una voce spezza il silenzio.
«Se questo è uno dei tuoi scherzi di merda per trascinarmi alle feste, mi incazzo. Ti ho già detto che mia madre è fuori città e la baby-sitter è ha avuto un contrattempo e francamente, Finn, non ho tempo per i tuoi giochett-»

Il cuore mi sussulta nel petto non appena riconosco quella voce.
Metto il pianto in standby così come il mio respiro. Sollevo lo sguardo e trovo i suoi occhi scuri a fissarmi dall'alto.
È ammutolito.
Gli stessi occhi che scivolano sui vestiti accanto a me e poi puntano Finn.

«Non si fa toccare, e qualcuno deve infilarle quelli addosso» indica con un cenno un cambio di vestiti puliti sulla sdraio che non so come siano finiti lì e né da chi. Non me lo ricordo, non credo di averlo visto o forse non gli ho prestato attenzione, io non me lo ricordo.
«Quindi ora mi aiuti e poi la porti via da questo posto» aggiunge Finn.

Logan rimane a guardarci per un altro paio di istanti finché non si riprende. Sbatte le ciglia e si guarda frettolosamente in giro come alla ricerca di qualcosa prima di chinarsi sul pavimento.
«Ehi...»
Mi rivolge un tenue sorriso prima di allungare lentamente la mano. Raggiunge la mia che stringe con una dolcezza tale che le lacrime riprendono a correre sul mio viso e scoppio in un pianto tanto isterico da soffocare nei miei stessi sospiri e singhiozzi.
«Tu ed io ora ce ne andiamo... Che ne dici? Uh? Andiamo via, okay?»

Tiro su col naso e annuisco scuotendo la testa quasi istericamente.
Lui mi asciuga le lacrime per poi tirarmi a sé. Chiudo istintivamente gli occhi stringendomi al suo torso e ogni cosa si ferma. Si congela. Il mio pianto, i postumi del terrore che non credevo avrei mai sperimentato, non quel tipo di spavento.
Sprofondo nella felpa sotto la giacca in pelle, la stessa che sa di ammorbidente, il suo profumo in cui mi ci inebrio, nel quale mi rifugio staccando la spina a tutto il resto. Quello che sta succedendo, che è successo.
Voglio solo non pensarci più.

Logan mi raccoglie tra le braccia e si tira in piedi mentre mi stringo di più a lui, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo e rimango ad occhi chiusi.

«Ci sono questi... ecco, così, puoi usarli per-» la voce di Finn si ferma proprio il freddo ai piedi scompare d'improvviso perché mi mi sento infilare frettolosamente dei calzini. «La porti via così? O... e se provassi a infilarle quei vestiti?»

Silenzio.

«Va bene... allora, ecco almeno tieni questa.» Dice di nuovo Finn e mi poggia sopra la sua giacca.

«Ti porto al campus?» gli chiede Logan.
«Cosa...? No, no, amico. Scherzi? Mi faccio dare un passaggio. Porta lei via da qua e basta.»

Logan ispira profondamente.
«Grazie» dice e lo sento riprendere il passo. La musica si infila di getto nelle orecchie, rimbomba fin dentro il cervello tanto è alta per poi scomparire. Siamo fuori. Sento le porte dell'ascensore e poi mi trovo seduta sul sedile del passeggero, i riscaldamenti accesi al massimo. Con addosso solo un accappatoio bianco e il cappellino di Finn, ho le ginocchia piegate al petto.

Logan si sporge leggermente su di me, tira la cintura di sicurezza e la incastra. Una mano poi si poggia poi sul mio viso. Punto di scatto gli occhi in quelli suoi che mi scrutano per alcuni istanti in perfetto silenzio.

«Sei con me adesso» dice, per poi fare una breve pausa. «E nessuno potrà farti niente, non succederà. Okay?» corruccia le sopracciglia in attesa di una risposta che non arriva.

Lui tira un sospiro, posa un bacio sulla mia fronte che mi scalda ogni centimetro di carne e si tira indietro. Raccoglie dai sedili posteriori un plaid e lo stende su di me per poi mettere in moto l'auto e infilarsi nel traffico notturno di San Francisco. Percorre una strada che riconosco solo dopo un paio di chilometri.

Sacramento. Casa sua.

***

Angolo autrice

Ripetiamo all'unisono: Nicholas lo ammazza.

Oh, sì. Quando becca Kieran gli staccherà via la testa dal collo. Temo veramente quello che farà perché Nick è una persona estremamente calma e composta e non l'abbiamo mai visto perdere completamente il controllo. Certo, ci sono stati i suoi momenti di panico, ma era diverso.

Finn mi ha stupita XD insomma chi se lo sarebbe mai aspettato ❣️
Logan che è venuto per Ronnie: piango.
Piccolo cucciolo AAAAA

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