20 | È una domanda semplice

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CAPITOLO 20
È una domanda semplice


Tra lezioni, turni serali e Ethan a lamentarsi della sua nuova cotta - un ragazzo stra carino che gli sta dando filo da torcere e credo di non averlo mai visto così preso dopo quel Ryan che gli ha spezzato il cuore -, i giorni passano o meglio dire volano e di quel episodio nella suite con piscina di Carter non ne rimane niente.
L'aggressione subita da Kieran l'ho rimossa com'è giusto che andasse. Lui non avrà alcun potere sulla mia mente o sulla mia fragilità.

Ho affrontato di peggio e Kieran O'Brien non è lontanamente paragonabile a tutto quello che ho vissuto in passato. Non lo è per niente e rimarrà solo in una remota parte del mio cervello dove terrò il ricordo a bada sepolto nelle profondità di un posto in cui non scaverò affatto.

Sono a posto con me stessa, proprio così come sto adesso. Con la sola e piccolissima differenza che Finn Dwayte mi ha salvato la vita, ha preso le mie difese e mi ha trattato come un essere umano e non come la stronza che lui non ha mai smesso di ritenermi. E ora non so esattamente come comportarmi con lui.

Oltre me, lui e Logan, nessun altro sa di quello che è successo. Ho incontrato più di una volta Finn, e puntualmente lo ignoravo e lui faceva lo stesso. L'unica stranezza era il fatto che non mi punzecchiasse più, forse vedermi in quello stato pietoso ha rimesso in moto la sua compassione, sempre che ne avesse mai avuta una, soprattutto nei miei confronti.

Ora però è fine marzo.
Ancora due settimane e mezzo e Nicholas tornerà. Non faccio altro che contare i giorni in una maniera talmente ossessiva che ogni singolo mattino che mi sveglio nel letto di Ethan corro giù in cucina, accendo la TV, faccio il caffè e metto la crocetta sul calendario appeso al frigorifero.
Sembro una bambina che conta i giorni fino allo spacchettamento dei regali natalizi. Ma Natale è passato da un bel po'.

Esco dall'aula non appena la lezione finisce, scendo la scalinata esterna del padiglione e raggiungo il bar. Mi siedo a un tavolo aspettando Kim e Nath che stranamente sono più in ritardo del solito. Corruccio la fronte e mi guardo in giro, faccio una rapida scansione sugli studenti ora nel campus e le noto sedute sull'erba.

Quindi raccolgo il mio caffè, la borsa ed esco.
«Ronnie!» mi saluta Nath non appena mi vede. Di spalle sull'erba, il berretto in testa, accanto a lei c'è Kim seduta in maniera nettamente più elegante sulla felpa della sua ragazza. Sì, chiaramente è da Kim che ricorda le sue origini da alta borghesia.

Sorrido.
«Vi stavo aspettando» indico il bar. Nath sventola una mano.
«Oh, ma dai su, oggi è una giornata soleggiata! Guarda lì che bel sole» alza una mano. Gli do un'occhiata e gli occhi mi lacrimano di conseguenza.
«Sì, beh... è l'unico sole in realtà, non ce ne sono altri» dico divertita e mi stendo accanto a lei che mi afferra e mi spiaccica di getto sull'erba prendendomi di sprovvista.

Rido quando usa la mia borsa a mo' di cuscino e poi mi tira accanto a lei tracciando una forma sul cielo col l'indice.
«Quelle nuvole là sembrano due alligatori che prendono il tè» dice con aria assorta.

Corruccio le sopracciglia cercando di vedere quello che vede lei ma invece ci sono solo delle nuvole.
«Amore, non c'è nessun alligatore. Sono chiaramente armadilli!» esclama Kim esasperata e quella a fissarla con sgomento sono io. Lei abbassa gli occhi da sole sul setto nasale e mi lancia un'occhiata.
«Sono armadilli» fa con una strana voce. Bassa e intimidatoria, e io di certo non oserò contraddirla, ci penserà la sua ragazza.

«Ronnie, dì a Kim che le lenti a contatto colorate le hanno fuso il nervo ottico. Quei due sono alligatori, gli armadilli se li sogna» replica Nathalie scuotendomi il braccio.

Come non detto.
E fu così che partì una lunga e filosofeggiante discussione su nuvole e animali strani.

«No! Te lo sto dicendo che quelle nuvole... Senti! Ma mi ascolti? Come potrebbero essere armadilli? Tu nemmeno sai come sono fatti e quel fumetto italiano che ti leggi non vale!» replica per la milionesima volta Nathalie.
«Che fumetto?» chiedo curiosa.
Nathalie mi sventola la mano davanti al viso. «Uno di un certo Zero e qualcosa, che Kim nemmeno capisce perché non sa l'italiano. Potevi trovarlo in inglese, no?»
«Non c'è inglese e capisco il fumetto perché uso Google Translate!» ribatte Kim offesa.
«Ma ti senti?!» scoppia a ridere Nathalie spingendola via con una mano che di rimando Kim schiaffeggia. Nathalie in tutta tranquillità inizia a strillare come una pazza attirando troppe attenzioni su di noi.

Kim spalanca gli occhi. «Ma sei scema?!» le sibila contro incredula.
Nathalie le molla un sorrisetto di sfida.
«Picchiami ancora e torno a urlare, e ti farò fare la figura della molestatrice lesbica!»
La sua ragazza la guarda male, Nathalie sghignazza soddisfatta, Kim si lamenta della mora qui accanto e le pizzica la coscia. Nathalie strappa l'erba e la lancia tra i capelli perfettamente stirati di Kim la quale si ribella iniziando a gridare nemmeno la stessero uccidendo. Poi si incazza, lascia perdere la sua chioma, afferra Nathalie e la spiaccica a terra, quella inizia a scalciare, io guardo tutto scioccata. Provo sul serio a non scoppiare a ridere e un istante dopo tutto si gela di colpo.

Una mano mi afferra da dietro il collo, mi obbliga ad alzare il viso e un paio di labbra si poggiano sulle mie.
Sbarro gli occhi, il respiro mi si mozza e ogni centimetro di carne si immobilizza. Quando il tizio si allontana, il mio schiaffo parte in quarta, tanto è forte e istintivo che gli fa girare il viso. Viso che vedo, analizzo con ogni neurone che mi si inceppa e si spegne gradualmente.

Fisso la sua barba abbastanza accennata, i suoi occhi azzurri, la piccola macchia marrone nella iride destra. Fisso ancora e ancora il suo volto, a ripetizione. Cerco di metabolizzare l'immagine ma non ci riesco. Riprovo ancora a farlo col cuore che mi batte talmente forte da sentirlo rimbombare fin dentro le tempie.

«Ahia... questo ha fatto male» mormora divertito, afferrandosi il viso con una mano e strizzando gli occhi mentre i miei lo stanno divorando perché non so fare altro. Le corde vocali mi sono strette a tal punto che è già sufficiente che io riesca a respirare il necessario.
«Pensavo di sorprenderti, ma evidentemente ho sottovalutato la situazione» commenta.
Guardo i suoi vestiti, la divisa mimetica verde, il nome Marines cucito sopra e le lacrime mi annebbiano di getto gli occhi.

«N-Nicholas...» esalo solo, incredula. Alzo le mani sul suo viso, lo sfioro quasi terrorizzata che possa essere un sogno, uno tra i tanti che mi sono fatta nelle ultime settimane, e quando i polpastrelli finiscono su di lui e lo sento, sento che è reale, non ci penso due volte prima di attirarlo a me con una forza tale che gli faccio perdere l'equilibrio nonostante fosse in ginocchio. Lui mi cade addosso.

«Oh... Dio, sei qui... S-sei qui, tu sei qui» farnetico stritolandolo a me, ignorando chiunque passi affianco e ci possa vedere. Non mi importa.
«Oh, sì...» mormora accanto al mio orecchio mentre gli sto letteralmente sopra e non ho alcuna intenzione di spostarmi. Sul suo petto io mi ci sciolgo diventando poltiglia allo stato puro. Le sue braccia mi circondano e si tira in sedere con me a cavalcioni. Lo trovo sorridente mentre squadro ogni particella del suo volto ancora incapace di accettare che sia vero.

«Ma... avevi detto che saresti tornato per aprile» prendo parola confusa.
«Sì, ma sono successe delle cose, niente di-»
Sbarro gli occhi. «Ti sei fatto male? Ti hanno... ti hanno fatto del male?» chiedo. Frettolosamente gli tasto il torso alla ricerca di qualcosa che non voglio assolutamente trovare. Le mani di Nicholas mi fermano.
«No» dice con aria calma avvicinando la fronte alla mia.
«Sono successe solo delle cose e basta» dice ancora e sfiora il suo naso al mio strappandomi un piccolo sorriso.
«Sei qui» ripeto chiudendo gli occhi. Le braccia si sollevano, gli circondano il collo e ogni cosa scompare. Ogni persona, ogni suono, il mondo intero smette di girare e ci siamo solo noi due.

«Sono qui» sussurra e strofina le sue labbra alle mie. Mi avvicino di più finché non entrano in contatto e sento di nuovo il suo sapore. E potrei annegarci nei suoi baci.
«Non mi schiaffeggiare anche questa volta» ridacchia facendomi ridere. Gli afferro il viso e spingo la mia bocca sulla sua d'improvviso per poi mordergli un labbro tanto da farlo gemere e mi allontano.
Nicholas mi guarda stordito, poi alza una mano e si tocca il labbro fissando incredulo la piccola goccia di sangue.

«Te lo sei meritato» dico in mia difesa. «Non puoi venire e afferrarmi in quel modo. Ma sei impazzito? Mi hai fatto male e ti sei meritato sia la sberla che quest-» non faccio in tempo a terminare che mi prende e mi sbatte di spalle sull'erba.

«Nicholas!» strillo in un lamento che dura ben poco perché poggia la bocca sulla mia, mi bacia con così tanta foga che rimango senza fiato.
Quando si stacca, mi molla un'occhiata soddisfatta.
«Nicholas!» scimmiotta ridendo.
Lo guardo male e lui mi stampa un altro bacio.
«Ora ti porto a casa, ti levo i vestiti e faremo l'amore per le prossime dieci ore. Su, alzati» mi fa l'occhiolino e si tira su afferrandomi per i fianchi. Mi guardo in giro e noto Nath e Kim fissarci in silenzio.
Quando si rendono conto che le ho viste, Nathalie si gira verso Kim e apre bocca.

«E.. sì, beh sai com'è... il mio imene si è rotto ed è così che, già, che ho perso la verginità c-con... con quel palestrato dell'ultimo anno e quando insomma abbiamo fatto sesso sì, io mi son detta: cavolo, lui è così figo, cosa c'è che non va in me? E da lì ho capito che mi piacciono i tunnel, le forbici e l'erba.»

Cosa?

«Cosa?» le chiede Kim confusa evidentemente come me. Nicholas davanti a me, ginocchia sull'erba, fissa le mie amiche, poi me e aggrotta la fronte.
«Gatta!» esclama Nathalie d'improvviso. «Erba gatta! Sì, proprio così... Ho sempre voluto i gatti, gatti ovunque, non ovunque, cioè non tra le mie gambe, n-non...» sbarra gli occhi, corruccia la sopracciglia probabilmente stranita quanto tutti noi che la fissiamo. Poi lei guarda Nicholas.

«Sei ancora un poliziotto?» gli chiede. Lui scuote la testa in segno negativo.
Nathalie smette di essere bianca come un lenzuolo e ride.
«No, era erba, quella che si fuma e ne ho fumata tanta, uff! È un miracolo che i miei polmoni non siano carbonizzati» annuisce orgogliosa e si rimette stesa sull'erba.

«Io non la conosco» dice Kim dissociandosi dai crimini appena confessati di Nathalie. Si alza, prende la sua borsa e corre via.
La sua ragazza sbuffa e si tira in piedi.
«Amore! Ma non è più uno sbirro, torna qui! Kim! Torna qui! Kim?!» le urla per poi cacciare un gridolino esasperato e correrle dietro nel tentativo di fermarla dalla sua strana corsetta su quei tacchi rosa da dodici centimetri con cui rischia di slogarsi entrambe le caviglie.

«Hai delle amiche molto strane...» commenta Nicholas e torna con gli occhi su di me. Sì, immagino abbia ragione, dopotutto un grande saggio una volta disse che per conoscere qualcuno basta dare un'occhiata a che amici questo ha intorno a sé e i miei amici parlano per me.

«Andiamo?» mi fa poi.
Aggrotto le sopracciglia.
«E dove? Ho ancora due lezioni per oggi» ammetto con un sospiro.
Lui resta a fissarmi a lungo tanto che scuoto la testa non capendo che stia succedendo. Si è imbambolato?
«Mi sei mancata.»

Il mio cuore sussulta con prepotenza nel petto e mi finisce in gola. Mi perdo nei suoi occhi azzurri che trovo meravigliosi come sempre.
«Hai detto veramente "facciamo l'amore"?» chiedo d'improvviso con una smorfia divertita non appena me ne ricordo, prima che le mie due amiche dessero di matto l'una più dell'altra.
Nicholas si spiega in un sorrisetto veramente troppo equivoco, qualcosa che non dovrebbe affatto mostrare in pubblico, con in giro così tanti studenti e non con quella divisa da militare addosso che dovrebbe renderlo l'emblema della morale umana ma invece adesso l'unica cosa che faccio è deglutire perché lo sguardo che ha in viso è talmente rovente da farmi pulsare ogni centimetro di corpo.

«So essere dolce quando voglio» dice con una faccia che non trasuda affatto dolcezza. Mi afferra e mi trascina con un gesto secco su di lui, con le gambe intorno i suoi fianchi.
Alzo lievemente gli angoli della bocca.
«Quando vuoi.»
Lui annuisce e senza la minima difficoltà si alza in piedi. In automatico allaccio le braccia intorno al suo collo.

Dio, quando mi era mancato...

«Non potevo di certo dirti "vieni a casa con me perché ho un voglia matta di scoparti". Non con le tue amiche affianco. Ho un pudore in fin dei conti.»

Sbatto le ciglia credendoci a stento.
«Sei qui solo per il sesso?» alzo un sopracciglio fingendomi offesa ma in realtà l'unica cosa che voglio adesso più di qualsiasi altra è noi due, il suo appartamento e il resto lo conosco bene.

Scivolo via dal suo corpo e ritorno con i piedi per terra.
Nicholas mi afferra per i fianchi, mi tira a sé schiacciandomi al suo petto.
«Anche» risponde.
«Perché? Che altro volevi?» chiedo curiosa.
«Fare questo» risponde e mi afferra tra le braccia con un gesto improvviso tanto che caccio un gridolino di spavento per poi ridere.
«Tu non stai bene... e ora dovresti lasciarmi. Ho ancora due lezioni» dico a malincuore. Due lezioni che non posso saltare, nemmeno per lui. «E dovresti andare, fare una doccia e toglierti questa divisa perché non la voglio più vedere su di te» aggiungo e sono dannatamente seria.

Basta con l'Afghanistan, il cazzo di Iraq e tutte le altre puttanate sulla guerra. Quella roba lui non la indosserà più. È stata l'ultima volta. Non lascerò che vada mai più in quel posto di merda. Io lo voglio qui, accanto a me, perché questi tre mesi sono stati difficili senza di lui.

«D'accordo» sorride e mi ruba un bacio. «Tutto quello che vuoi.»
Mi stringo a lui nascondendo il viso nell'incavo del suo collo e ispiro profondamente.
È tornato. Lui è qui. È tornato da me come aveva detto.
«Se mi lasci un'altra volta giuro che ti uccido.»
Dico forte e chiaro.
«Oh, no... credo di aver sviluppato una forte astinenza da te. Lo sai che quando non c'era nessuno nei paraggi guardavo una tua foto e-»

«Non voglio sapere quello che facevi con le mie foto» lo fermo tutto d'un tratto mentre lui mi rimette giù e mi guarda confuso.
«E... ti immaginavo accanto a me» completa la frase lasciandomi immobile come una perfetta cretina.
Oh, merda.
Mi rifila una smorfia divertita. «Aspetta... ma tu che credevi facessi con le tue foto?» allude e ride come un deficiente tanto che gli mollo una sberla sul braccio.

«E smettila, cazzo...»

Lui sembra non finirla affatto, invece mi scocca un'occhiata peccaminosa come poche.
«Posso toccarmi anche senza avere una tua foto davanti e l'ho fatto. Un paio di volte ad essere onesto, ma non è stato molto soddisfacente, anzi... non lo so, forse preferisco di più quando a toccarmi sei tu, e non solo con la mano ma anche con la boc-»
Sbianco pericolosamente.
«Nicholas!» gli tappo la bocca rapida come un fulmine. «Smettila» ripeto e sento le guance andare in fiamme, lava allo stato puro che attraversa ogni vena e capillare fino a farmi andare in autocombustione a momenti. Lui ride e mi lecca il palmo della mano che stacco, guardandolo male.

«Ti prego ora vai a casa, io devo tornare a lezione» dico e raccolgo la borsa da terra e anche la felpa di Nathalie che ha dimenticato qui.
«Ehi» mi chiama. Alzo il viso quindi e lui mi trascina a sé rubandomi un bacio da mozzare il fiato.
«Ti amo e resterò qui. Ho smesso con quelle cose. Voglio stare qui con te per sempre» confessa sulle mie labbra. Sorrido inevitabilmente chiudendo gli occhi e godendomi questo piccolo momento fin quando i miei muscoli non si irrigidiscono di colpo.

Sbarro gli occhi. Alzo entrambe le mani sulla sua che è intorno al mio collo, che stringe in una morsa violenta.
«M-ma che... che stai facendo, lasciami. L-lasciami, lasciami subito!» cerco di strattonarmi, di allontanarlo e alzo gli occhi che mi lacrimano per la mancanza d'aria.
«N... Nick, cosa... c-cosa stai facendo... non respiro, non-»
Rimango di sasso quando davanti lo sguardo mi ritrovo d'improvviso Kieran.

Ma che diavolo...

«Ronnie» una mano mi scuote il braccio. Corruccio la fronte.

«Ehi! Su andiamo, sveglia!»
Apro di scatto le palpebre. La prima cosa che vedo è il cielo azzurro, la seconda Kim che mi fissa dall'alto. La mano si muove come per istinto al mio collo. Lo controlla. È libero.
Sbatto le ciglia stranita e mi guardo in giro cercando di capire dove mi trovi. Vedo il campus.
«Abbiamo ancora lezione per oggi. Dai, altrimenti faremo tardi» dice Kim. «Ti sei addormentata» mi fa notare divertita quando nota il mio palese stato confusionale.

Un solo secondo e realizzo che è stato un sogno. Cristo...
Ho il battito a mille, le orecchie mi fischiano. È stato solo un sogno. Un sogno e nient'altro. Un sogno così reale... era reale. Troppo reale.
Mi tiro subito in piedi, afferro la borsa e mi stropiccio un occhio mentre lei al mio fianco mi sistema i capelli e indica qualcosa in lontananza. Il bar.
«Ti vado a prendere un caffè? Magari ti sveglia un po'.»
Scuoto la testa. «No, no...» do un'altra occhiata in giro quasi controllando che il mio sogno non concretizzi e che Kieran O'Brien possa apparire magicamente da dietro qualche albero. Mi devo calmare.
Sì, mi devo calmare. Era solo un sogno e niente era reale. Anche se lo sembrava, non lo era e non capiterà niente. Non un'altra volta, non a me.

«Andiamo» dico semplicemente e mi avvio verso il padiglione.

«Tutto bene?» mi chiede ad un certo punto. Mi giro frettolosamente.
«Uh? Sì, sì... Perché lo chiedi?»
Kim pare indugiare.
«Niente... sei un po' strana, tutto qui.»

Corruccio le sopracciglia.
«Cosa?» sforzo un sorriso per scacciarle via questa assurda osservazione che penso sia in verità molto azzeccata. Sono molto assente, è un dato di fatto. Vivo tra lavoro e università, il restante del tempo lo passo con la testa fra le nuvole anche quando sono in compagnia di altri.

Davanti a me passa d'improvviso Finn, mi scorge, rallenta il passo e io invece spero che si levi di turno perché non mi piace affatto il modo in cui mi sta guardando.
«Come va?» chiede avvicinandosi e i suoi occhi celesti si poggiano su di me e non si spostano più. Merda.

«Finn, sparisci» lo scaccia Kim spostandolo con una mano dalla nostra traiettoria. Finn, invece, mi affianca e la sua presenza aumenta notevolmente la temperatura del mio corpo. Mi ha visto in un modo che mai avrebbe dovuto. Mi ha visto debole, fragile e indifesa, e ora penserà che sono sul serio così facile da spezzare quando non è assolutamente vero.
Io non sono una ragazzina che si rifugia nelle braccia di nessuno, io mi rialzo da sola e di certo non ho bisogno di Finn Dwayte che mi ha semplicemente beccata in un momento che non ho saputo controllare, tutto qui, niente di più o di meno. Ho sottovalutato Kieran e ho subito le conseguenze della mia stupidità. Ma non accadrà un'altra volta. Perché io non mi bloccherò mai più. E' successo solo una volta ed è successo perché io negli occhi di Kieran ho visto Nicholas. E il mio cervello è andato in cortocircuito. Non capivo perché Nick mi volesse fare del male in quel modo, ma non era lui, era suo fratello. Che stupida che sono stata.

«Cosa vuoi?» gli chiede Kim guardandolo con la coda dell'occhio.
Finn alza le spalle sorridendo. «Niente. Andiamo nella stessa direzione» risponde indicando il corridoio.
Kim si trattiene dallo sbuffare sonoramente. Alza gli occhi al cielo, mi saluta, manda al diavolo Finn e imbocca la destra sparendo e lasciandomi da sola con lui al mio fianco.

Il silenzio cala proprio come dovrebbe perché noi due non siamo amici. Ancora un paio di passi e lui sfortunatamente apre bocca.

«Come sta-»
«Che stai pensando di fare?» lo interrompo prima che finisca la sua domanda sulla mia salute mentale di cui ne faccio felicemente a meno. Fermo il passo e lo guardo in attesa che mi illumini.
«Conversazione.»
Sbatto le ciglia inclinando la testa, pronta per avvicinarmi e staccargli via la testa con un solo movimento di mano. Oggi non è giornata. Non per svolazzarmi in giro e né tantomeno per fare conversazione con me, non per lui.
«Non voglio parlare con te e non chiedermi mai più come sto» dico con voce ferma e glaciale, e ritorno a camminare. Finn mi regge il passo senza demordere e qualcosa mi dice che non ha la mia stessa lezione perché non ce l'ho mai visto eppure entra nell'aula, si siede alla mia destra e io trattengo uno sbuffo di pura esasperazione. Prendo la sana decisione di ignorarlo mentre il docente inizia a spiegare in basso alla scalinata.

«Che sia chiaro, non mi piaci» lo sento dire tutto d'un tratto accanto al mio viso. Aggrotto la fronte e gli mollo un'occhiata.
«Che?»
«Non mi piaci, mi sei sempre stata sul cazzo ma... quello che è successo-»
«Proprio perché ti sto sul cazzo non mi dovresti parlare» dico con fare brusco e torno a seguire la lezione. «E non è successo niente» aggiungo con gli occhi sul docente.

«Lo conoscevi?» mi chiede invece. Tiro un profondo respiro.
«Non sono affari che ti riguardano, Finn
«Nessun uomo dovrebbe mai fare quello-»
«Ah... ma davvero? Ora sei femminista, uh? E quella volta che mi ha afferrata e mi hai strattonata per il polso?» sibilo iniziando sul serio a incazzarmi. Non voglio parlare di quello che è accaduto alla festa di Carter, lo voglio solo dimenticare e non funziona se Finn me lo riporta a galla quindi deve chiudere subito quella fogna della sua bocca, maledizione.

«Nessuno dovrebbe mai fare quello a una donna» completa la frase.
Mi volto e lo trovo a fissarmi.
«Non ti avrei fatto del male, volevo solo intimidirti ma chiaramente non ha funzionato. Quando sono tornato da Vienna ho trovato te e i miei amici che si odiavano per colpa tua. Loro erano l'unica cosa normale che avevo qui e tu me l'hai distrutta. Non prendertela se mi sono un po' incazzato...» confessa con una smorfia e una lunga occhiata. Corruccio le sopracciglia soffermandomi sulla parola "normale". Che significa? Mi astengo nonostante la curiosità di fare domande. Non voglio impicciarmi nella vita di Finn, anzi il contrario. Lui non aggiunge più niente, guarda il docente e mi lascia perdere.

«Era il fratello del mio fidanzato» mi esce, non so nemmeno per quale ragione.
Finn mi molla un'occhiata stupita.
«Mi odia e non mi vuole tra i piedi» aggiungo con un sospiro. «E mi ha preso di sprovvista... quello non sarebbe mai dovuto capitare.»
Lo dico con una amarezza tale che mi fa salire il sangue nel cervello. Kieran, quel figlio di papà, mi ha messo le mani addosso e io gliel'ho permesso. Che scenario pietoso... Ho voglia di prendermi a sberle solo per essere stata così debole.

«Beh, puoi sempre andare da lui e spaccargli la faccia» fa come se niente fosse.
Aggrotto la fronte, lo guardo con una smorfia stupita per poi farmi scappare un tenue sorriso che scaccio rapidamente via dalla faccia.
«Logan dice che è stato strano che tu sia stata aggredita perché di solito sei tu a strangolare la gente...» lo sento commentare al mio fianco e rimango per un attimo presa di sprovvista dalle sue parole.

«Il tuo amico ti parla di me?» scherzo, prendendolo per il culo. Finn ride lievemente.
«Ha fatto delle domande, voleva sapere chi fosse il tizio della festa. Gli ho detto un ragazzo qualunque. Logan ha un figlio, è già sufficientemente incasinato, gli manca solo essere arrestato perché è innamorato di te come un povero idiota.»

Rabbrividisco fin dentro le guance. Gli scocco un'occhiata di sfuggita.

«Dovrebbe pensare alla madre di suo figlio» replico contrariata smontando queste parole inutili.
Lui si lascia andare di spalle alla sedia, porta le braccia conserte e mi guarda per alcuni lunghi istanti, sembra sovrappensiero cosa strana per il suo cervello che non immaginavo avesse abbastanza neuroni.

«Tu lo ami?»
Per diversi secondi è il mio di cervello che ora perde ogni funzionalità.
Rido istintivamente. «Come, scusami?»
Finn pare serio. «Sei sorda? Tu lo ami? È una domanda semplice. Rispondi.»
«Ma chi sei? Cupido?» scuoto la testa con sdegno e lo ignoro.
«Sì o no. Non ci vuole tanto» insiste. Mi volto in sua direzione fulminandolo con lo sguardo.
«Se lo ami, smettete di fare quelle scenate da dodicenni e mettetevi insieme. La vita è breve e le cose belle non durano per sempre.»

L'alcol che si scola alle feste gli ha dato alla testa?

«Ti ha mandato lui?» chiedo sul serio curiosa. Insomma, potrebbe essere. Con lui non ci parlo, quindi ovviamente manda Finn Dwayte a chiedermi prima come sto e poi a farmi queste altre assurde domande.

Finn sbuffa divertito.
«Pff! Certo... come no! Ti sembro forse il messaggero di Logan? Se mi pagasse, lo sarei ma non me ne frega niente delle vostre stronzate, solo che siete ridicoli e mi date fastidio.»
«Meraviglioso, grazie per l'informazione» gli faccio un cenno con la testa.
«È andato da te in quel ranch abbandonato in mezzo al nulla nonostante gli abbia detto che fosse un'idea del cazzo, ma non mi ha dato ascolto. Poi ti ha fatta stare a casa sua, e vi ho visti litigare ancora e ancora e... Cristo, ancora. Siete pallosi. Tu sei pallosa. Eppure quando ti vede diventa tutto rigido nemmeno gli avessero infilato una scopa su per il culo. Che hai di così speciale?» chiede e sembra sul serio curioso tanto che mi squadra da cima a fondo come alla ricerca della mio incredibile superpotere.

«Non ho niente di speciale e piantala di parlarmi del tuo amico» replico seccata.
«Fingi che lui non ti interessi, ma gli hai preso le difese con Adrien.»
Ispiro profondamente. «Sono una persona gentile, tutto qui.»
«"Sfioralo e io ti spezzo il collo". Da quando in poi le persone gentili fanno quello che fai tu? Se Adrien non ti avesse dato ascolto, tu che avresti fatto? Te lo dico io — si china verso il mio viso — tu gli avresti staccato entrambe le braccia da corpo. Tu sei... una grande bastarda, Ronnie, così tanto che il detto il cane che ringhia non morde non vale con te. Tu ringhi e poi strappi via la faccia alla tua preda e qualcosa mi dice che ti piace...»

Brividi mi corrono come schegge sulla schiena.
Mi sta dando della persona violenta e sadica? Io non lo sono. Intervengo solo se c'è bisogno, ma non ci godo a fare del male alle persone. Non sono una pazza psicopatica come Kieran mi ha etichettata l'ultima volta quando l'ho affogato in piscina. Non faccio del male agli altri per gusto personale, per soddisfare un mio qualche oscuro bisogno.

«Domanda» fa tutto d'un tratto con un sorrisetto strano. «Se ora dovessi vedere Logan con un'altra non ti darebbe fastidio?» 
La sua domanda mi lascia di stucco, tanto è ridicola che sorrido freddamente.
«No.»
«Sei seria?»
Ispiro ancora. «Sì, perché sono fidanzata.»
«E questo che c'entra?»

Mi volto per le milionesima volta.
«Vuoi tacere?» chiedo cortesemente. «Sto cercando di seguire la lezione.»
Finn annuisce, sorride beffardo e se ne torna al suo posto in silenzio.
«Perché hai quella faccia?» chiedo dopo un po'.
Lui alza teatralmente le sopracciglia.
«Che faccia?»
Gliela indico. «Quella. Come se ti divertisse qualcosa che ho detto.»
«Niente, solo che dici un mucchio di cavolate, tutto qui» fa con aria divertita.
Alzo un sopracciglio, curiosa di capire quali cavolate ho pronunciato senza rendermene conto.
«Sei una acida testa di cazzo con le ovaie sempre girate.»

Aggrotto la fronte. «È un complimento?» domando incerta.
«No, ma se vuoi il mio amico prenditelo ora che puoi perché dopo se ne andrà.»

Caccio uno sbuffo d'aria divertita.
«Metterà incinta un'altra e la sposerà?»
Finn ride come se gli avessi detto la cosa più esilarante del mondo.
«Questo fine anno se ne andrà a New York per il suo dottorato» confessa lasciandomi... di sasso. Aspetta, cosa?

Sento il cuore rallentarmi nel petto a poco a poco, tanto che la pelle mi diventa d'oca.
La mia faccia deve parlare per me perché Finn alza gli angoli della bocca soddisfatto della mia reazione.

«E che vuoi da me? Che lo aiuti a fare la valigia?» sdrammatizzo spostando gli occhi sul docente.
«Divertente» mormora ficcando in bocca una gomma da masticare e ridendo. Scatta sulla sedia verso di me, poggia i gomiti sul banco e mi lancia un'occhiata che non identifico.

«Ecco, tieni» mi molla una cartina con dentro una striscia di chewing-gum. «Ti rinfreschi un po' e magari dopo vai da Logan e gli dai un appassionato bacio texano» mi strizza l'occhio lasciandomi basita. «Sempre che esista. Che usate? La lingua e la violenza? O le pistole? Le infilate in zone particolari a mo' di sex toys?» ride.
«Mi hai appena detto che ho l'alito pesante?» sbatto le ciglia incredula.

Finn fa una smorfia. «Dovresti smetterla di fumare.»
Rido istintivamente non potendo credere alle mie orecchie.

Finn Dwayte che mi parla di sentimenti, amore e mi rende pronta per un incontro col suo amico. Ma che gli è successo? Ha sbattuto per caso di testa da qualche parte e questo cambio improvviso di personalità è dovuto a un trauma cranico?

«Logan è qui oggi, deve dare un esame quindi metti questo in bocca — mi sbatte la chewing-gum sul naso — e poi ficcagli la lingua in gola, puoi anche sbatterlo contro una o due pareti, sono certo che gli piacerà dopotutto tu sei tu, gli piaci come sei, magari gli insegni qualche nuova pratica sessuale e gli abbassi la frustrazione. Non scopa da chissà quanto. Dopo che gli si è rotto il preservativo con quella rossa e l'ha lasciata incinta sembra aver sviluppato una fobia per le donne. Cerca di fargliela passare, uh? Usa il tuo fascino da cattiva ragazza. Bene, io ora vado! Ciao, piccola stronzetta!» sventola la mano e se ne va. Resto a guardarlo da lontano stordita come poche volte.

Fascino da cattiva ragazza?

Ma che cavolo è appena successo? E perché esattamente proprio con Finn Dwayte?
Scuoto la testa per scacciare via la sensazione che mi ha lasciato questa insolita situazione. Molto insolita...
Anche se le sue ultime parole mi si ficcano in fondo nel cervello e non si levano più. Dopo aver scoperto della gravidanza di Meredith, Logan non si è più frequentato con nessuna?
Corruccio le sopracciglia. No, non mi interessa.

La mia mente lascia perdere Finn e i suoi discorsi deliranti su Logan del quale non me ne frega un accidente e torna indietro nella parte in cui ha detto qualcosa sul serio intelligente. E quel qualcosa riguarda il mio caro e quasi cognato Kieran O'Brien.

Giocherello con la matita, mordendola sovrappensiero, quando ricordo che Kieran è solo un idiota.
Già... mi ha minacciata e strangolata, è vero, ed è per questo che probabilmente dovrei ricambiargli il favore e il solo modo per trovarlo è Kim.
Kitty, per Kieran, è così che lui la chiama.
Quando l'avevo incontrato a casa sua, Kim aveva detto che erano cresciuti un po' insieme perché il padre di lei fa da avvocato all'azienda degli O'Brien.

I miei sogni di Nicholas sono sempre stati belli... un po' spinti, insomma, eravamo prevalentemente senza vestiti a fare cose poco ortodosse, ma in quest'ultimo c'è stato suo fratello e a pensarci sembra una scena direttamente presa in prestito da Vampire's Diaries, con i fratelli Salvatore, con la sola differenza che io non ho la minima intenzione di farmeli entrambi. Nicholas è l'unica persona che voglio e nessuno, né Kieran e né tantomeno quella Maeve Hartman me lo porterà via.

Non ho mai lottato davvero per qualcuno, ma non questa volta. Io voglio finalmente quello che la vita e le mie cattive scelte mi hanno negato. E Kieran ha decisamente sbagliato la persona da prendere di mira.

***

Il sangue mi si gela nelle vene, gli occhi si sbarrano, e la mia mano si alza come per istinto afferrandolo da dietro la giacca.
Un minuto prima ero a pranzo con Kim e Nath nel solito posto accanto all'università e ora sono qui, nel traffico pomeridiano di San Francisco a salvare la vita a un imbecille.

Lo tiro a me con uno strattone mentre il cellulare mi scivola dalla mano, io perdo l'equilibrio, lui con me e ben presto mi trovo a gemere per il dolore quando colpisco con violenza il marciapiede. L'autista a bordo della macchine, invece, che era in procinto di tirarlo sotto sfreccia sulle strisce pedonali a tutta velocità senza guardarsi minimamente in indietro. Che gran pezzo di merda.

Biascico una mezza imprecazione, mi tiro in sedere e accanto trovo il mio cellulare. Lo raccolgo a fatica ignorando il bruciore al gomito che di sicuro mi sarò sbucciata.
Merda... lo schermo si è spaccato.

«Che palle...» mormoro sconsolata. Caccio un sospiro e mi giro verso destra, notandolo finalmente. Lui, stordito, si guarda in giro finché i suoi occhi scuri non finiscono nei miei.

«Ma dove diavolo stavi andando?!» sbraito prima ancora di attivare le sinapsi e metabolizzare appieno quello che è appena accaduto e che poteva succedere.
Ho il sangue completamente ghiacciato nelle vene, il cuore che mi si è pietrificato come non mai. Logan non realizza ancora il pericolo che gli ho fatto schivare. Se non ci fossi stata, adesso lui non sarebbe qui a guardarmi come se fossi un qualche animale in via di estinzione.
Forse dovrei dargli uno schiaffo per fargli riprendere i sensi e riattivargli le sinapsi.

Stavo andando al parcheggio del campus quando mi sono fermata davanti le strisce pedonali aspettando il semaforo verde per passare e l'ho visto arrivare con la coda dell'occhio. Il viso rivolto in alto a destra preso a leggere una stramaledetta insegna come se fosse la sua prima volta in un centro urbano e fino ad ieri aveva vissuto nella giungla come un eremita.

«Tu sei... un fottutissimo idiota del cazzo» scuoto la testa scioccata con i brividi a fior di pelle e mi tiro su seccata. «Per una buona volta vuoi stare attento per dove metti i piedi? Tu non guardi mai niente! Fai sempre così! Ma cosa stracazzo ti frulla in quella testa?!» continuo senza riuscire a controllare l'adrenalina che mi scorre come fuoco nelle vene.

La sberla gliela mollo eccome, sul braccio, con tutta la forza che ho in corpo perché mi ha spaventata a morte e non avrebbe dovuto osare.
Raccolgo la borsa, la rimetto in spalla e poi riduco gli occhi in due fessure mentre cerco di leggere il nuovo messaggio di Ethan, ma è impossibile. Ci sono crepe ovunque sul display del cellulare. Maledizione...

«Stavi per essere messo sotto a una macchina» lo illumino a denti stretti nello stesso istante in cui si rimette in piedi e si spolvera i pantaloni ancora confuso. Do un'occhiata di striscio al semaforo, lo trovo verde, quindi attraverso le strisce pedonali bestemmiando in tutte le lingue possibili di questo universo del cavolo.

Eccolo! Il brutto presentimento.
È da questo mattino che mi sono svegliata con questa sensazione allo stomaco che mi contorceva le budella su se stesse. Sapevo che sarebbe successo qualcosa, ed è successo. Incredibile! Magari dovrei fare la veggente o qualcosa del genere. Ameno riuscirò a fare più soldi...

«... e così riuscirò ad anticipare tutte le fottute volte in cui distruggo i miei dannati cellulari! Ma perché?! Perché a me? Dio, ma con cosa ti ho avrò mai sbagliato così tanto? Sì! Ho rotto una promessa di castità ma di certo non sarà questa la causa! Ti prendevi gioco di me anche quando non mi aveva mai toccato un pene e il mio imene era intatto come quello di una suora di clausura!»

Aggrotto la fronte di scatto e guardo stranita la signora che mi sta fissando dall'altro capo del marciapiede.
Oh...
«Stavo pensando ad alta voce...» mormoro.
«Già.»

Mi volto come di conseguenza e vedo niente meno che Logan Price passarmi di fianco. Trattengo a forza un urlo di genuino istinto omicida e riprendo a camminare.

«Mi stai seguendo?» lo sento chiedere non appena lo affianco.
«Per salvarti quando ti vorrai buttare sotto la prossima auto?» ironizzo e affretto il passo per sorpassarlo e tenere così le distanze.
«È stato molto romantico, come negli anime giapponesi.»

Corruccio la fronte e mi volto beccandolo ad affrettare il passo allo stesso modo per affiancarmi. Gli mollo un'occhiata, lui fa lo stesso e mi rivolge un piccolo sorriso. Che cazzo ha da sorridere?

«Oh, ma tu guarda...» gli indico il muro di un edificio accanto a lui. «Se prendi la rincorsa, lo attraversi e ti ritrovi ad Hogwarts» alzo gli angoli della bocca beffarda e mi allontano ancora una volta.

«Perché mi stai seguendo?» chiedo cortesemente trattenendo uno sbuffo quando lo sento camminare dietro di me.
«È la mia stessa domanda.»

Mi fermo di scatto e lui per poco non mi viene addosso tanto che lo guardo male.
«Non ti sto seguendo. Sto andando al campus, ho lasciato la moto lì» sibilo inviperita come una iena e riprendo a camminare ignorando completamente la sua presenza.

«Siamo in due allora.»

«No, non mettermi in una stessa frase con te. Non lo voglio.»

«Allora... Tu vai a prendere la tua moto, punto, fine frase, lettera maiuscola, io vado a prendere la mia moto, punto di nuovo, fine seconda frase.»

Mi giro come di conseguenza e lo fulmino con lo sguardo.
«La smetti?» sbatto le ciglia.
«Non ti ho messa in una stessa frase con me, non era ciò che volevi?»

Non rispondo, continuo a camminare mentre lui mi affianca.
«Grazie per avermi salvato la vita» dice avvicinandosi al mio viso. Lo guardo per un istante, scruto il suo tenue sorriso, poggio la mano sulla sua faccia e gliela spingo via.
«È stato il mio sesto senso civico a salvarti, non io. Io ti avrei guardato volentieri volare via, oltrepassare l'atmosfera finché non ti avrebbe colpito un meteorite.»

«Asteroide» dice. Alzo un sopracciglio.
Logan alza un indice. «Tecnicamente è un asteroide, se nello spazio. Meteora quando oltrepassa l'atmosfera e l'attrito la fa bruciare, e meteorite quando tocca terra e in genere non accade mai perché durante la caduta la meteora si consuma per via della forza d'attrito e si spacca in più parti che a loro volta si consumano e-»

Mi fermo di scatto per la seconda volta, lui confuso mi imita.
«Ti sto per dare un pugno in faccia» lo avviso.
Logan aggrotta la fronte.
«Perché ti ho corretta? Ma era sbagliato e se vuoi dire certe cose sui corpi celesti almeno dovresti sapere come si chiamano.»

Lo fisso per alcuni secondi in perfetto silenzio.
«Ora capisco perché i bulli ti picchiavano, e facevano bene» mormoro e riprendo a camminare per la milionesima volta.

«Ero intelligente!» urla alle mie spalle. Gli alzo un dito medio come di conseguenza. «E mi maltrattavano! Non puoi dire che facessero bene!» aggiunge indignato.

«Sì, invece! Se fossi stata lì ti avrei tolto i pantaloni e appeso a un albero in mutande, che sicuramente saranno state di Spider-Man

«Erano di Lanterna Verde!» replica con fare orgoglioso e mi affianca di nuovo.
Giro il viso rifilandogli un'occhiata storta quando me lo ritrovo troppo vicino, tanto che prendo le distanze e nel farlo sbatto di spalla contro un palo della luce a sinistra.

Ma che palle.

«Sparisci!» lo scaccio via con la mano e ritorno a camminare come se niente fosse, ignorando il dolore.
«Ma se devo andare nella stessa direzione...» sbuffa. Sospiro non potendo farne a meno.

«Lanterna Verde... l'eroe più sfigato dell'intero universo» commento dopo un paio di secondi completamente in silenzio. Mi giro verso di lui che trattiene un smorfia divertita.
«Lo dici solo perché hai visto il film con Ryan Reynolds. I fumetti sono molto meglio.»
«No, non è vero» replico contrariata.
«Sì, invece. Hal Jordan è molto figo. E' attraente, carismatico, divertente ed le donne cadono ai suoi piedi, nel tempo libero fa il supereroe in giro per lo spazio conosciuto e sconosciuto e poi hai visto i suoi addominali?» fa sicuro di sé annuendo da solo come un cretino. Gli mollo un'occhiata silenziosa, assassina. Logan mi guarda, il sorriso che aveva in viso gli muore di getto e tira le labbra in una linea diritta tutto d'un colpo pensieroso.

«Farà sollevamenti di nane bianche...» mormora corrucciando le sopracciglia e passandosi la lingua sul labbro inferiore con fare assorto.
A volte mi domando sinceramente se abbia davvero ventiquattro anni perché non li dimostra affatto. Quando non mente e non fa il doppiogiochista, sembra un bambino nel corpo di un ragazzo tatuato che a vederlo per la prima volta potrebbe intimidire, ma se gli tolgo quello di Logan Price non rimane più niente di particolarmente affascinante, soprattutto se nel frattempo inizia a parlare di fumetti, della sua collezione di LEGO e di tutte le altre cose che ha a casa sua, come quella ridicola tutina di Deadpool che una volta ha indossato per farmela vedere, poi è inciampato ed è caduto giù per le scale. Diceva che lo rendeva sexy, ma quel scivolone non è stato per niente sexy, non con sua madre che l'ha guardato dalla cucina, ha scosso la testa con dissapore ignorando completamente suo figlio, il quale poteva benissimo avere qualcosa di rotto. Ma no, Logan si è tirato in piedi come se niente fosse, si è appoggiato al mobiletto dove c'è la TV con una posa seducente dicendomi "Vuoi vedere la mia spada?".

«Dovresti smetterla di parlarmi, noi due non siamo amici» gli ricordo nel caso se ne fosse dimenticato.
«Va bene.»
È stato facile. Più del previsto, molto strano ma non mi lamento.
Raggiungo alla fine il parcheggio, Logan con me e mi allontano finalmente salendo in sella alla mia moto pronta per infilare i guanti quando nientemeno che lui si avvicina a me in moto, spegne il motore, alza la visiera del casco e mi guarda.

«Ti posso fare una domanda?» se ne esce così, come se niente fosse. Per un momento sembra uno di quei bambini Scout che si avvicinano a te per chiederti indicazioni su dove sia il nord perché si sono persi e non sanno più come orientarsi tra i boschi.

«No» rispondo attendendo così che riprenda a guidare e sparisca a fanculo.

«Non fa niente, te la farò lo stesso» replica lasciandomi sbigottita. Ma è serio oppure oggi è talmente masochista da voler a tutti i costi un cazzotto in faccia? Magari è per questo che non fa altro che ronzarmi intorno come un fastidioso moscerino che non riesco a sterminare.

«Sto cercando un nuovo lavoro part-time e mi domandavo che se al Pink Ocean ci fosse qualche posto libero.»

Il mio cervello si disconnette questa volta del tutto. Lo guardo ammutolita per diversi, troppi secondi tanto che lui corruccia le sopracciglia. Probabilmente perché sembro una che si è imbambolata.
«Non faccio più il bagnino, sai... dovrò aspettare fino al periodo estivo. Ho provato a farmi assumere in due centri di nuoto ma il personale era al completo» continua come se niente fosse lasciandomi ancora più confusa. «Quindi c'è qualche posto libero?»

Sbatto le ciglia, una, due, tre volte. Mi riprendo, rimetto in moto i miei neuroni e lo guardo per altro paio di secondi.
«Ma stai scherzando?» chiedo.
Lui scuote la testa.
«No.»
«Tu vuoi davvero venire a lavorare dove lavoro io, nel posto di merda che tu stesso hai detto che fa schifo?»
«Mi servono i soldi.»
«Vuoi per caso morire in circostanze misteriose?» alzo un sopracciglio.
«No, ho un figlio» risponde lui di nuovo tutto tranquillo. Oh, adesso lo ammette senza battere ciglio, ma mesi fa sembrava un agente 007 acquistato su AliExpress che cercava di dividere la sua vita segreta da padre da quella in cui si fingeva il mio ragazzo.
Logan Price, il mio ragazzo. Il solo ricordo mi crea un effetto strano, tanto che sento le budella sottosopra. Questo tizio è stato il mio ragazzo. Per un breve e caotico periodo in cui ho scoperto cose su di lui, in cui abbiamo litigato come due matti e in cui mi ha portata a quel appuntamento al Luna Park. Che mi era piaciuto. Davvero molto...

«Tuo figlio può sopravvivere con un solo genitore, io l'ho fatto e guardami — spalanco le braccia — respiro, cammino e una volta ogni due giorni annaffio la piantina di pomodori che cresco in un vaso dentro l'armadio.»

Logan riduce gli occhi in due fessure con fare pensieroso.
«Perché coltivi dei pomodori dentro a un armadio?»
«Perché voglio impressionare Nicholas.»
«Con dei pomodori» continua lui per niente convinto.
«Che hai contro i miei pomodori, scusa?»

Lui alza le spalle.
«Che ci vuoi fare? Il guacamole biologico? Gli avocadi, invece, dove li cresci? Nella vasca da bagno?» ride divertito.

Sbatto le ciglia guardandolo male.
«Io ho un ragazzo» gli ricordo.
«E io non sono gay fortunatamente.»
Che ha detto?

«Non te lo ruberò. Nicholas, l'essere perfetto e infallibile resterà tuo, promesso. Parola da Scout» aggiunge subito dopo sollevando teatralmente una mano a mo' di giuramento.

«Tu non sei un ragazzo Scout» scuoto la testa con una smorfia.
«Sì, invece, ma solo per un paio di settimane finché Riley Gordon non mi ha attaccato con una corda a un albero e mi ha abbandonato in mezzo ai boschi per più di metà giornata. Mia madre è andata a casa di Riley, l'ha affettato per l'orecchio davanti ai suoi genitori e dopodiché tutti del mio gruppo mi trattavano come un condannato a morte. Quindi ho smesso.»

Lo guardo con sconcerto. «Che vita di merda» commento.
«Più della tua che ti lanciavi giù dai fienili pensando che la forza gravitazionale è una strana leggenda urbana?»

Lo guardo di traverso.

«Io ho un ragazzo — riprendo parola — che passa di lì, cioè lo faceva, ma lo rifarà quando tornerà a casa. E tu non puoi lavorare nel mio stesso posto di lavoro e io... Io non ti voglio nei paraggi o ti picchio! Sì, ti picchio! Giuro che se ti becco ti picchio!» mi lamento in un modo abbastanza da pazza schizzata.

Ma che diavolo gli passa per la testa? È caduto?
Sì, è caduto poco fa quando ho evitato che crepasse sotto una macchina.
Forse avrei dovuto lasciare che il destino facesse il suo corso così adesso non starei affrontando questa discussione a dir poco assurda.

«È geloso?» chiede invece.
Sbatto le palpebre. «Solo se mi tocchi.»
Lui allunga una mano e fa letteralmente bip con l'indice sul mio braccio. Guardo il suo dito, i suoi occhi e faccio una smorfia confusa.
«Così?» chiede incerto.
«Sì» rispondo a denti stretti.
«Va bene. Non ti toccherò» fa spallucce. «È per questo che non volevi dormire con me l'altra volta?»

Mi libero in un sorriso freddo.
«Se ti vedo mettere piede al Pink Ocean sarai morto in un nanosecondo» dico spegnendo immediatamente l'argomento che stava riaprendo. Non parlerò di quel fatto, né di essere stata a casa sua, né di averlo visto con suo figlio e né tantomeno di quello è successo dopo. La mia vita e la sua non devono intrecciarsi.

«Beh... allora chiederò i turni quando tu non ci sei così non mi vedrai e io non morirò. Vedi? Problema risolto» replica con fare ovvio.

«Tu non puoi venire a lavorare dove lavoro io. Ethan è il manager ed è il mio miglior amico. Non ti farò mai assumere» gli sibilo contro sfoggiando la carta Pokémon di Sua Altezza Imperale Nuovo Manager Ethan che mai avrei pensato mi sarebbe stata utile come adesso.

«Ronnie» mi richiama ad un certo punto. Alzo un sopracciglio in attesa che continui.
Logan si sporge leggermente verso di me, quanto gli è possibile dato che è sulla moto. Si toglie il casco, i capelli sono tutti scompigliati. Mi rifila un sorriso a labbra chiuse.

«Ti avrò anche detto che ti amo e che sei l'amore della mia vita, ed è vero — il cuore mi va tutto di getto a tremila chilometri orari — ma il mondo non gira tutto intorno a te, bensì sul proprio asse di rotazione e lo fa in senso antiorario a una velocità pari di circa 1.700 chilometri all'ora» dice gesticolando con una mano, la stessa che schiaffeggio cosicché me la levi da sotto lo sguardo insieme alle sue spiegazioni che adesso troppo saccenti e per niente illuminanti.

«Perché non vai a cercarti un altro posto? Ci sono tremila coffeeshop in giro per San Francisco» sputo incazzata.

«Perché è abbastanza vicino all'università, posso prendere la metro senza problemi e non ho tempo per andare e fare tremila colloqui in giro per San Francisco, me ne basterà uno.»

«Cosa ti fa pensare che verrai assunto?» mi porto le braccia conserte.

Lui si indica teatralmente con le mani.
«Sono figo» risponde come se fosse la risposta più plausibile e quasi non scoppio a ridere. È scemo, non può essere serio.

«E il locale guadagnerà tanta clientela, aumentando l'incasso. Quel posto è frequentato prevalentemente da adolescenti...»
«Suona molto equivoco. Vuoi attirare le ragazzine minorenni?» osservo.
«Anche ragazzini» mi corregge beffardo. «E no... io direi che questo è piuttosto ingegnoso» picchietta il dito contro la tempia e rimette il casco. «Prendi esempio da me anziché minacciare di picchiarmi. Non farai bella figura col tuo nuovo collega, ovvero il sottoscritto, e se tu mi minacci io allora dovrò riferirlo al titolare dicendogli che temo per la mia incolumità e la mia vita, e io ci tengo alla mia vita. Devo fare ancora tante cose, quindi no, non puoi uccidermi. E se non erro il titolare non è  affatto Ethan, vero?»
Immagino stia sorridendo sotto il casco. Certo che sta sorridendo. Che stronzo.

Trattengo uno sbuffo da toro inferocito.
Lui riaccende il motore e se ne va. Inutile dire che rimango come una perfetta cretina a fissarlo scomparire.

Adesso che ci penso, credo fosse questo il brutto presentimento, non Logan tirato sotto a una macchina.
Se dovesse venire a lavorare al Pink Ocean giuro che darò fuoco all'interno locale pur a rischio di andare in galera.

***

Angolo autrice

Stommale. Palese che adori Ronnie e Logan, vabbè, mi fanno morire dalle risate.

Ad ogni modo adoro Finn che ci sta regalando perle.

Nath e Kim, invece, sono la mia seconda coppia preferita in questo libro. Sono meravigliose insieme.

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