21 | Le tue ultime parole

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CAPITOLO 21
Le tue ultime parole


La lezione è terminata. Prendo le mie cose, abbandono l'aula dieci minuti prima ed esco fuori.
Tiro fuori il cellulare nuovo di zecca, che sinceramente non ho idea di quanto mi potrà durare visto che finisco sempre col distruggerlo nei modi più disparati, e scrivo a Kim dicendole se le va di passare del tempo a casa sua. Questa è la quarta volta che me ne esco con questa proposta. Mi sento quasi di violare me stessa. Le prime tre sono state fallimentari perché di Kieran non ho visto nemmeno l'ombra, ma magari questa è la volta buona, me lo sento. Oggi è la mia giornata fortunata.

Adoro Kim e sì, forse la sto usando per raggiungere un mio scopo non tanto benevolo, ora che ci penso, ma delle cose vanno aggiustate e lo farò solo quando troverò il mio adorabile cognato.

La sua risposta non tarda ad arrivare.
"Pigiama party con sushi e Joe Jonas ai tempi di Camp Rock?"
Sorrido.
"Andata!" Scrivo e invio.

Sistemo meglio la borsa in spalla e metto gli auricolari alle orecchie. Con la musica sparata al massimo e inizio a incamminarmi verso il bar del campus. Prendo una bottiglietta d'acqua, pago ed esco mentre attendo Kim. Cerco tra i contatti Ethan e gli mando rapidamente un messaggio.
"Mi appello alle mie ore extra d'estate non pagate e chiedo questa serata libera. Chiama la nuova cameriera in prova. Ave, Cesare 👑."
Inviato.

Ethan mi risponde dopo due minuti.
"Cesare approva. Ave, a te plebea🤴."
Mi strappa un cenno di risata.
Lo amo follemente.

«Ehi!»
Sollevo lo sguardo. Kim mi sventola la mano da lontano mentre si avvicina sui suoi tacchi rosa cercando di non far cadere i libri che ha tra le mani.
Nathalie appare subito dopo, corre dietro la sua ragazza, la afferra bruscamente e cerca di sollevarla ma cade e con lei anche Kim.

«Nathalie!» ringhia come una bestia Kim mollandole una sberla sul braccio. «Ma che cavolo fai? Mi stavi per spaccare la spina dorsale e rendermi tetraplegica!»

Nathalie non le presta attenzione, si rimette in piedi e si allontana quando nota qualcuno. I miei occhi la seguono finché non la vedo mollare uno spintone a... Logan che quasi non rotola sull'erba. Lui si gira confuso, la vede e lei gli dice qualcosa sventolando le mani all'aria e poi indica... me. Ma che cazzo...

L'ultima volta che abbiamo scambiato due parole è stato quando mi ha fatto quella domanda assurda di lavoro e di lui al Pink Ocean non avuto ancora notizia da Ethan. Forse stava solo bleffando, voleva prendersi gioco di me, o forse è stato impegnato con gli esami e suo figlio, e non è riuscito a trovare del tempo da ritagliarsi per fare quello che vuole: fottermi anche il lavoro come se non mi avesse già fottuto abbastanza la vita, in tutti i modi possibili e immaginabili.

«Pigiama party!» urla Nath euforica tornando da noi. Kim intanto mi raggiunge e le scocca un'occhiata di traverso.
«Devi smetterla di bere tutte quelle Monster Energy!» la riprende proprio quando Nathalie ne fa apparire magicamente una dalla sua borsa e sta per stapparla, ma Kim gliela strappa con violenza mollandole un'altra sberla.
«Finiscila o ti verrà un infarto!»

Logan nel frattempo si è avvicinato, mi guarda in silenzio e io faccio altrettanto.
«Oh... Sì! Gli ho detto del pigiama party!» fa Nathalie lasciando basite sia me che la sua ragazza. Si accozza al braccio di Logan e se lo poggia sulle spalle mimando una strana mossa di ballo che non capisco ma non credo sia importante. Voglio darle una sberla. Sì, proprio a Nathalie.

Kim, invece, si limita a fissare Logan con una faccia nettamente più fredda e distaccata. Ah, già... non lo sopporta perché Meredith stava per convertire Nathalie in ragazza etero. Il punto è che a Nath non sembra minimamente fregare di niente, lei continua la sua vita e la sua felicità.
«Vuoi davvero venire a una festa tra ragazze?» gli chiede Kim sbattendo le ciglia stupita.

Logan mi rivolge uno sguardo, sembra sul punto di dirmi qualcosa ma poi lascia perdere e torna da Kim.
«Devo studiare» risponde abbozzando un un rapido sorriso. Ci fa un cenno di testa, guarda me e indietreggia di alcuni passi, si ferma, sembra voler tornare indietro  ma ci ripensa e continua per i fatti suoi.

«Studiamo insieme, no?» propone quella matta di Nathalie che adoro, sono sincera, la adoro, ma adesso vorrei tanto darle un pugno in faccia così da farla svenire e Kim, che mi guarda di sfuggita, sembra della mia stessa opinione. Logan si ferma e si volta.

«Di sicuro dovrà badare ad Alec» replica Kim.

«È dalla famiglia di Meredith per stasera e i prossimi due giorni» risponde lui.
Merda.

Finn appare dal nulla cosmico, molla una pacca sulla spalla a Logan che lo fa sussultare.
«Cos'è questo raduno satanico? Che piani state architettando?» domanda divertito. È l'unico ad essere di buon umore, oltre Nathalie.
Kim fa una smorfia di repulsione e io quasi rido ma mi fermo quando Finn mi lancia un'occhiata, fa cenno verso Logan al suo fianco e alza le sopracciglia con aria criptica ed equivoca.

Mio Dio... Mi ci mancava solo Finn Dwayte a spingermi tra le braccia del suo amico. Non mi piace questa nuova versione della nostra non-amicizia. Lo preferivo di più quando mi dava della stronza ingrata e mi punzecchiava solo per farmi incazzare.

«Che diavolo stai facendo?» gli chiede d'un tratto Kim fermando così Nath che sta implorando Logan di venire al pigiama party e ora si trova attaccata alle sue gambe e lo tiene fermo impedendogli di scappare via. Mi sembra di essere finita di un gruppo di pazzi, onestamente. Forse stavo meglio quando mi limitavo ad essere la cameriera del Pink Ocean e avere un solo amico, ovvero Ethan. Non sono biologicamente fatta per tutte queste altre interazioni sociali.

«Cosa?» sbatte gli occhi Finn fintamente confuso. Kim guarda lui e poi me, corruccia la fronte e sembra pensarci per esattamente tre secondi prima di riaprire bocca.

«Avete scopato?»

Il mio cervello si spegne tutto d'improvviso.
«Eh...?» ride Finn sistemandosi il solito berretto che porta all'indietro. «Ma sei matta?» le chiede. «Quella non la sfiorerei nemmeno con la punta del cazzo» aggiunge con tutta la sua galanteria invidiabile che quasi mi verrebbe voglia di incorniciare e appendere al muro tanto la sua frase è una ricolma di filosofia e punti d'ispirazione per le generazioni future.

Poggio gli occhi su Kim che sta ancora indagando a suon di occhiate molto insistenti, poi li sposto su Logan che trovo con le sopracciglia corrucciate.
Tranquillo, non mi sono scopato il tuo amico, gli vorrei direi ma sto zitta.

«È fidanzata. Smettila di guardarla in quel modo o ti castro con un il mio tacco dodici» sibila infastidita Kim verso Finn. Mi afferra per il braccio e fa per allontanarsi con me.

«Se è fidanzata nessuno può più guardarla?»
Logan.
Mi fermo di colpo e Kim con me. I nostri occhi gli si posano addosso. Lo fisso incenerendolo con un'occhiata. Cosa cazzo pensa di fare?

«Posso venire anche io al vostro pigiama party?» chiede nel frattempo Finn ignorando tutto. «So intrecciare i capelli, giocare con i cuscini e ho visto l'ultimo film di Barbie

Gli rivolgo una smorfia confusa e torno da Logan che mi guarda in un modo che non dovrebbe affatto, soprattutto non in presenza degli altri. I suoi occhi scuri mi attraversano a momenti la carne. Magari è semplicemente frustrato perché non fa sesso con nessuna, parole di Finn.

Magari se lo scopo una volta si mette l'anima in pace e se ne va a fanculo dov'è il suo posto.

«Scusa, Price, ma tu che diavolo vuoi?» sbotta incavolata nera Kim come non l'ho mai vista e gli va incontro, ignorando completamente Finn. Sembra quasi sul punto di dargli una sberla e io non ho la minima intenzione di fermarla. Se vuole farlo, che lo faccia pure. Nathalie però la ferma giusto in tempo.
«Non sto capendo... Che succede?» chiede confusa.

Logan alza le sopracciglia. «Niente, Nath» dice beccandosi un'occhiataccia da Kim.
«Perché non te ne torni dalla tua rossa sul pisello?» gli sibila contro quest'ultima. «Dove l'hai lasciata a proposito? Su uno scaffale della credenza come una bambola di pezza quale è? Usala come strofinaccio, almeno diventa utile in un qualche modo oltre che convertire la gente al potere di Dio.»

«Oh, ma dai... Calma!» la riprende Nathalie sbuffando scocciata da questo battibecco. «Sorridi, amore, e lascia il rancore da parte. Guarda...» le afferra il viso tra le mani. «Ti rende brutta» fa tutta sincera e Kim la guarda male, sospira e abbandona l'ascia di guerra.
«Dai, siamo amici. Basta litigare» le stampa un bacio sulla bocca e sorride.
No, Nath, non siamo amici.
Kim molla un'altra occhiata a Logan apre bocca.

«Va bene» cede alla fine tanto da lasciarmi sbigottita. Ora mi domando seriamente che cavolo di stregoneria ha usato Nath su di lei. Deve essere quello schifo d'amore...

«Se vuoi puoi venire, basta che tu tenga le distanze da lei» mi indica lasciandomi perplessa e mi afferra di nuovo trascinandomi via.

Per un istante mi ricorda vagamente l'atteggiamento di Ethan su quella festa sulla barca.
E nonostante il mio miglior amico abbia cercato di tenermi lontana da Logan, alla fine è andata tutto nel verso opposto, ma questa volta non capiterà lo stesso errore. Quando mi sono lasciata andare è stato solo perché non conoscevo tutte le cose che Logan mi aveva tenuto nascoste, ora però le so.

Raggiungiamo il parcheggio, Kim si allontana con Nath verso la solita auto che ha rubato al fratello maggiore, mentre io vado verso la mia moto e nel farlo Logan mi affianca. Serro i denti.

«E se non tenessi le distanze da te?» chiede probabilmente troppo vicino al mio viso. Alzo lo sguardo ritrovandomelo a un soffio. Finn invece guarda un albero facendo finta di niente e onestamente vorrei che la piantasse, venisse qui e portasse il suo amico lontano prima che perda il controllo sulle mie azioni e gli stacchi via la testa.

«Vuoi per caso una sberla in faccia da Kim?» ironizzo salendo in sella alla moto.
Logan abbozza un sorriso, si allontana verso la sua moto, prende uno dei due caschi che porta sempre con sé e torna da me, lanciando un mazzo di chiavi a Finn che le afferra al volo, mollandoci un'occhiata stranita.

«Che fai?» gli chiedo confusa.
Lui in tutta risposta si infila il casco e sale dietro di me.

Ma è uno scherzo?

«Cisco, vuoi per caso morire?» chiedo quindi senza scompormi nonostante ce l'abbia alle spalle. Serro la mascella cercando di controllare il nervosismo che presto si insedia in ogni fibra del corpo e indosso il casco ignorandolo finché non devo accendere il motore.

«Tu sai solo minacciare a morte.»
Sì, perché l'omicidio è illegale.

«Scendi» dico spazientita.
Lui non si muove minimamente. Non ci posso credere.
«Scendi, ho detto» ripeto provando a preservare la calma. Non succede niente nemmeno questa volta. Dio Santo, questo ragazzo è...

«La tua moto non parte? Se ti serve un passaggio, prendi un taxi» dico togliendo il cavalletto.
«Ah, sì... è guasta.»
«Ma se è nuova di zecca.»
«Anche le cose nuove si guastano a volte» replica tranquillo.
Tiro un profondo respiro, do un'occhiata a Finn che mi fissa con un sorrisetto. Scuoto la testa fulminandolo con lo sguardo.

«Non vuoi scendere?» chiedo di nuovo.

«Sto bene qui.»

Al diavolo. Vuole venire con me? Bene. Gli farò passare la voglia di rifarlo.

Metto in moto, accelero in quarta e inevitabilmente lui si stringe al mio torso con fare brusco.
Esco dal parcheggio con un slittata che quasi non ribalta la moto e mi infilo nel traffico pomeridiano. Macchine ovunque, pedoni che attraversano, biciclette e dei ragazzi con lo skateboard.
Sorpasso ognuno, passandogli quanto il più vicino possibile così da far prendere un infarto allo stronzo che mi sta dietro.
Quando usciamo dalla zona più trafficata di San Francisco e finiamo sulla statale a tre corsie che porta alla villa di Kim aumento ancora i chilometri orari, spingendo la mano sul manubrio destro. La moto sferza l'aria, il motore ruggisce tra le auto che sorpassa come una furia e poi imbocco la strada che ricordo bene e che porta su una corsia privata.

Non appena davanti al cancello in ferro, la casa a tre piani oltre questa, metto il cavalletto e con la coda dell'occhio scorgo Logan scendere, guardarsi in giro spaesato e togliersi il casco.
La prima cosa che fa non è spararmi una delle sue battutine di merda, bensì piegarsi e vomitare, dei conati abbastanza inutili. Magari era a stomaco vuoto. Che palle.

«Tutto okay, amore?» gli chiedo sfilando il casco e lasciando così i capelli ricadere sulle spalle, che scuoto sistemandoli.
«Vuoi dell'acqua? Un fazzoletto forse?» alzo le sopracciglia fintamente preoccupata.
Lui a fatica annuisce.
Sfilo il pacchetto dalla borsa e glielo porgo. Logan fa per afferrarlo ma io lo tiro indietro di getto.

«Otto centesimi

Adesso mi diverto un po' mentre aspetto che anche gli altri arrivino.
Lui mi guarda per alcuni istanti confuso per poi realizzare di cosa sto parlando.
«Pacchetto intero, ottanta centesimi» aggiungo beffarda.

Logan sorride per niente divertito. «Ti stai vendicando?»
Alzo un sopracciglio. «Chi, io? E perché dovrei?» corruccio la fronte.
«Me lo dai un fazzoletto e basta?»
Gli allungo il pacchetto. «Certo. Ecco, prendi.»

Lui fa per afferrarlo e io ritiro di nuovo la mano. Non riesco a non ridere guardando l'espressione che ha in viso.
Batte le ciglia, scuote la testa e dà un'occhiata alla strada forse aspettando il suo amico idiota, Finn. Probabilmente verrà con la sua moto guasta dal momento che gli aveva lanciato le chiavi.
Poi si gira e succede tutto in un solo secondo.
Fa due passi, mi afferra il viso tra le mani e poggia le sue labbra sulle mie.

Ma che cazzo...
Provo a staccarmelo di dosso nel minor tempo possibile ma lo fa lui, che guardo incredula. Con le orecchie che mi fischiano, non so come ribattere perché ogni muscolo semplicemente ha smesso di funzionare.

«Grazie» fa afferrando il pacchetto di fazzoletti dalla mia mano. Ne prende uno, sputa la saliva per terra e si pulisce. Solo dopo mi ricordo lo schifo che aveva in bocca e alzo di getto la mano sulle labbra strofinandole.

«Ma... Dio che schifo» sibilo disgustata e gli riservo un'occhiata di puro fuoco, lo stesso in cui vorrei che morisse carbonizzato nelle peggior delle agonie.
«Mio Dio... che schifo» mormoro provando a pulirmi ancora e ancora. «Che schifo, Cisco... Dio.... che schifo! Ma che cazzo hai che non va in quella testa?!» mi lamento cercando di non vomitare a mia volta.
Nemmeno ci bado al suo bacio perché il mio cervello è troppo preso dal senso di disgusto che ora sento appiccicato fin dentro la bocca.

Lui mi rifila un sorriso. Ed è allora che scendo dalla moto per prenderlo a schiaffi in faccia, ma scappa via e io quasi non inciampo.
«Torna subito qui!» ringhio a denti stretti puntando l'indice sull'asfalto. Logan, da persona matura quale è, mi alza il dito medio.

«Cisco!» gli urlo dietro afferrando un ramoscello per terra accanto alla zona dove c'è l'erba e gli alberi e glielo lancio contro mancando però quella gran testa di cazzo che si sposta a destra.

«Ma sei imbecille?!» spalanco le braccia all'aria. «Torna qui così posso spezzarti il collo!» urlo con le mani all'aria e gli vado incontro a passo felpato come quello di un fottuto sicario che sta per renderlo briciole che butterò al vento sopra le onde dell'oceano citando dei versi di magia nera.

«Ma dove scappi?!» grido perché lui riprende a correre. A debita distanza si ferma e fa dei passi in retromarcia. Sembra piuttosto divertito.
«Io non voglio essere picchiato!» urla da lontano. Ispiro profondamente.
«Se vieni adesso non ti farò niente, ma se ti becco dopo sono guai!»
«Lo diceva anche mamma e quando andavo da lei, e mi fidavo, lei mi faceva perdere la fiducia nelle persone come quando ho scoperto che il suo vero nome non era mamma, ma Sofia. E chi è Sofia? Ho i problemi esistenziali da allora!»

Rimango basita non poco dinanzi le sue parole.
«Se vieni ora ti prometto che non farò niente.»
Mi avvicino lentamente e lui sorprendentemente resta fermo.
«Sembri proprio lei.»
Faccio una smorfia. «Ma chi?!»
Logan alza le mani al cielo. «Mamma!» urla di rimando ed è allora che scatto d'improvviso e corro verso di lui che spalanca gli occhi e fa lo stesso, però lungo tutto il tratto di erba di fianco alla strada che porta verso una ripida discesa.

Una macchina ci passa affianco, la machina con Kim e Nathalie. E si aggiunge anche Finn che rallenta in sella alla moto fissandoci mentre mi lancio su Logan, lo afferro per il torso e lo butto per terra cadendo entrambi e rotolando nella valle della pianura.
Cazzo. Non era così che immaginavo tutto questo nella mia testa, ma piuttosto una mossa molto cinematografica.

Quando finalmente la discesa termina e i nostri corpi si fermano io sento male in ogni zona del corpo. Su di un fianco, apro gli occhi, li strizzo stordita e do un'occhiata in giro. Logan è poco più distante da me, a faccia in su. Si tira dolorante in sedere, mi vede e probabilmente scorge anche la mia faccia da demone perché pianta le mani nell'erba, le scarpe da ginnastica slittano mentre cerca di tirarsi in piedi e riprendere a correre.

Lo anticipo. Lo afferro proprio come doveva andare al primo tentativo e lo schianto a terra, proprio dove deve stare per il verme bastardo che è. Gli salgo a cavalcioni e gli stringo i polsi sopra la testa.

«Dove cazzo credi di scappare ora, eh?» chiedo col fiato pesante, il cuore che mi martella nel petto. «Ora sei un uomo morto, Cisco» dico a un soffio dal suo viso che sta per essere trucidato come nelle battaglie vichinghe.

«Posso esprimere le mie ultime parole?»

Il mio cervello si impalla. Sbatto le ciglia, gli guardo gli occhi color pece, i capelli scompigliati e sparsi sull'erba che gli finiscono anche sul naso tanto sono maledettamente lunghi.
«Che?»
«Le mie ultime parole come quando il mio esercito perde e tu decimi i superstiti.»
«Ti stai prendendo gioco di me?» chiedo seria attendendo una risposta che sia negativa. Lo spero per lui. «Ed è il tuo ultimo desiderio, non le tue ultime parole
Lo correggo subito dopo con una smorfia.

«No, non è vero. Tipo disarmi il tuo avversario e prima di sferrargli un ultimo colpo con la spada gli dici "le tue ultime parole?"»
«Cisco tu stai per morire adesso» gli dici fottutamente seria.

Logan sorride di sbieco.
«Pietà» risponde e si guarda a destra per poi tornare con lo sguardo su di me. «Bene, adesso è sufficiente.»

Non ho tempo di chiedergli cosa sia sufficiente perché si libera dalla presa delle mie mani, mi afferra e rotola facendomi finire di spalle sull'erba.
Il sole mi acceca di colpo tanto che socchiudo gli occhi ma non riesco ad evitare le lacrime che scappano. Lui si passa una mano tra i capelli, li porta all'indietro e mi rifila un sorrisetto.

«Lo sai che posso liberarmi e quando succederà tu dovrai cambiare sistema solare, vero?» gli dico con aria calma mentre le mie mani sono tenute ferme da una sola sua.
«Che esagerata...» fa una smorfia divertita.

«Ti spezzerò entrambe le mani.»

«Sì, okay» risponde tranquillo. Non mi sta prendendo sul serio, meraviglioso. «Poi che mi farai?» alza un angolo della bocca.

La sua domanda mi lascia di stucco. Riduco gli occhi in due lame taglienti.
«Francisco, levati o sono guai» cerco di trovare il tono piu serio possibile perché sono fottutamente seria. Lui non può fare niente di quello che ha fatto fino ad ora. Le mie parole sembrano però compiacerlo in un modo che non capisco.

«Sei l'unica persona che mi chiama così...»

Corruccio la fronte. «Che?»

«Francisco.»

Gli rifilo un sorrisetto inviperito. «E' il tuo nome da coglione. Ora levati» sbuffo innervosita e caccio dell'aria per spostare la ciocca di capelli che ho sul viso e mi pizzica il naso.
Mi fermo di getto e sollevo le pupille nelle sue. Logan Price sta giocando un gioco molto pericoloso in questo momento e finirà per bruciarsi oppure per essere pestato per la sua insolenza.

«Levati. Voglio alzarmi» sollevo gli angoli della bocca per poi guardarlo male.

«Dillo un'altra volta.»

Il mio cervello si inceppa.
«Come?» chiedo confusa.

«Il mio nome» afilla lo sguardo in un modo che mi taglia il respiro. Caccio una breve risatina.

«Ti ecciti con così poco?» rido, sfottendolo.

Ma chi diavolo si crede di essere? Se sta cercando di flirtare con me come faceva anni fa, beh, non funziona. Non mi ammalia con le sue battute di merda.

«Beh... che vuoi fare adesso? Ti sposti o ti sposto io? Perché lo farò alla fine e per te finirà molto male.»

Lui ci pensa su. «Quanto male?» Mi guarda dall'alto attentamente, una mano mi afferra il fianco e rabbrividisco d'improvviso. Merda.

«Cisco. Togliti. Subito.» Scandisco ogni singola parola tenendo ferma la voce.

Sembra stupito dal mio ordine, o forse... Aggrotta la fronte, mi fissa per diversi istanti in un modo strano, quasi sovrappensiero.
«No.»

Cosa? Il sangue mi bolle tutto d'un colpo nelle vene e va a finire tutto tra le gambe. Lo fisso ammutolita, mentre i suoi occhi pece mi analizzano dall'alto, il sole che gli illumina i contorni dei capelli scompigliati, le ciocche che ricadono nel vuoto e le sue mani che tengono ferme le mie sopra la mia testa. Il cuore prende a battermi all'impazzata e l'intimità freme quando mi trascina di più a sé. Le gambe gli circondano i fianchi e mi trovo paralizzata sotto il suo corpo, a stretto contatto col suo.

«Che d-diavolo stai facen...» biascico e balbetto come una stupida. Le corde vocali mi si stringono così tanto che perdo ogni briciola di controllo. Sussulto quando mi solleva il bacino e mi attira di più a lui. Vado in escandescenza come ogni volta che si è trovato troppo vicino a me, come l'ultima volta che eravamo così, a casa di Kim, la stessa a una distanza di una cinquantina di metri. Deve essere fottutamente maledetta quella casa, altrimenti non mi so spiegare del perché succedano tutte a me quando gli sono vicino.

Logan si china ancora di più finché il suo viso non sfiora il mio collo. Merda.

«S... sono fidanzata. Sono fottutamente fidanzat-»

«Non mi interessa.»
Sbarro gli occhi e il battito aumenta al passo di un cavallo impazzito che cavalca la velocità della luce. Le sue labbra si attaccano alla mia pelle e un brivido mi scuote ogni piccola molecola del corpo.

Chiudo gli occhi per un istante, uno soltanto, dimenticandomi di ogni cosa che non sia solo questo che sta succedendo adesso, a cui mi lascio trasportare, mi ci abbandono e so che è sbagliato, che non dovrei affatto ma non riesco a fermarlo. La sua mano stringe il mio fianco e mi tiene stretta a sé. Il mio corpo funziona tutto da solo, e non riesco a dire di no. Alzo le gambe e così facendo mi aggrappo ai suoi fianchi maggiormente, l'intimità mi pulsa, il suo corpo aderisce del tutto contro lo spazio tra le cosce che tremano per l'eccitazione che mi sale e mi provoca migliaia di brividi lungo ogni terminale nervoso.

Ansimo inevitabilmente dinanzi la scia di baci che attraversa la mia pelle e le gambe lo attirano ancora di più, lo incollano a me  più che non posso, spingono la sua erezione sotto i pantaloni proprio lì dove l'incendio divampa e attende qualcosa che non sento da tempo. È l'astinenza.

Alzo il bacino contro il suo, le gambe lo spingono contro di me a ritmo, i tessuti che ci dividono i corpi si sfregano tra di loro, la mia voce si incrina gradualmente, mentre mi divora, mi bacia e succhia la mia pelle tanto da farmi contorcere tra il dolore e il piacere, mentre la sua mano intorno ai miei polsi stringe di più e la mia bocca si schiude. Gemo quando raggiunge il mio orecchio, il solletico è talmente improvviso che mi contorco sotto di lui che muove il suo bacino contro il mio e massaggia in automatico la mia zona più sensibile, che bolle come una pentola a pressione. Dove cazzo è finito il Logan Price gentile, carino e gentiluomo? Lui non fa queste cose. Non le fa, giusto?

La verità è forse che si comportava in quel modo per com'ero, ci si era abituato, ma adesso non sono più la ragazza che ha conosciuto e lui non è affatto il ragazzo che mi prendeva in giro con le sue battutine a doppio senso solo per mettermi a disagio. L'ho visto quella volta nella stanza da letto di Kim, quando abbiamo fatto sesso e si spinto tra le mie gambe con una tale violenza da farmi lamentare dal piacere.

«Cazzo, f-fermati... fermati sub-» cerco di riprendere lucidità e spostarlo via perché tutto questo è estremamente sbagliato. «Dio...» la voce mi si blocca quando un gemito si sovrappone alle parole. La sua lingua che risale fino al lobo del mio orecchio mi spegne ogni piccolo impulso che non sia solo quello che giace tra le mie cosce, che pulsa e piange per averne di piu. La sua erezione spinge sul mio clitoride, gli si sfrega sopra, lo stuzzica nonostante i vestiti che abbiamo addosso.

«N...no, no, no... fermati, Francisco, fermati... ti devi ferm...» biascico ma la voce mi si spegne ancora. Cazzo. Non va bene, non va affatto bene. La sua mano affonda ancora nel mio fianco e le sue labbra strisciano lentamente dal mio collo lungo la linea della mia mascella, sale ancora finché non si poggiano sulle mie.
Merda, merda, merda.

Il cuore ha un sussulto così forte che mi rimbalza contro la cassa toracica fino a farmi male, fino a mozzarmi il fiato. Ed è in quel preciso istante che la sua mano scivola via dai miei polsi, l'altra dal mio fianco ed entrambe raggiungono il mio viso che regge fermo mentre si avventa sulla mia bocca con un tale fremito e passione da rendermi brace che va a fuoco lento e letale.

Le mie labbra si muovono sulle sue in maniera del tutto automatica. Non so come fermarmi, trovare il pulsante rosso e interrompere ogni cosa stia succedendo. La sua lingua si infila con prepotenza nella mia bocca, incontra la mia che sfiora e accarezza ad ogni bacio che spezza il mio respiro ancora e ancora. Le mie mani scendono guidate da qualcosa che sfugge al mio controllo. Raggiungono la sua schiena, il lembo della sua giacca, e si infilano sotto la sua maglietta. La pelle delle mie dita scottano a contatto di quella del suo corpo. Salgono su per la sua schiena, gliela percorrono mentre lo attiro di più a me tra le gambe.

Nella testa si materializza d'improvviso il viso di Nicholas. I suoi occhi azzurri, la piccola macchiolina marrone all'occhio destro. Il suo sorriso, lo stesso che fa quando gli dico qualcosa di appositamente sdolcinato e lui si imbarazza tanto da chinare lo sguardo e chiudere un attimo gli occhi. Poi lo sguardo gli si ripone su di me e le sue guance sono tinte di rosso nonostante la sua corazza da soldato, il suo atteggiamento da uomo, quella sicurezza che si porta addosso come un profumo.

Le sue labbra che si poggiano poi sulle mie.
Le labbra di Logan sulle mie. Ora. La mia mente che invece immagina quelle di Nicholas, proprio adesso, qui. Immagina lui.
Lui che mi bacia, le sue mani che finiscono nei miei capelli, gli stessi che lava con quello shampoo alle mele per cui vado matta, e la sua bocca sulla mia spalla mentre nella doccia si sente lo scrosciare dell'acqua, il vetro del box è appannato, e il suo petto aderisce contro la mia schiena. La sua mano che scivola poi lungo il mio ventre, accarezza la mia intimità lentamente con movimenti circolari che mi fanno ansimare. Mentre bacia la spalla, le sue dita percorrono le mie pieghe, le massaggia, si infilano dentro di me e le muove. I gemiti abbandonano la mia bocca, la mia carne trema di piacere e scariche elettriche mi attraversano da cima a fondo fino alla punta dei piedi.
«Ti piace, Veronica?» sussurra al mio orecchio.
Ad ogni chiusi gemo e cerco di annuire con un mugugno. Le sue dita escono e affondano di getto tra le mie gambe. Sussulto per la sorpresa e il piacere che mi annebbiano la testa.
«Rispondi» ordina mentre il brivido corre lungo ogni mio terminale nervoso. «Ti piace così?» chiede di nuovo.
Cerco di schiarirmi le corde vocali. «S-sì.»
«Ora girati.»
Il diaframma mi fa su e giù, trepidante, in attesa di quello che so che verrà dopo. Faccio come dice e quando succede i miei occhi si sollevano in quelli suoi. Sfila le dita dalla mia intimità, le porta alla bocca, le assaggia, le succhia sotto le mie pupille ardenti e mi spinge lentamente contro le mattonelle della doccia. Indietreggio al suo stesso passo. Con la mia nuca contro la parete, alza una mano intorno al mio collo, mi alza il viso finché non può guardarmi a fondo fin dentro l'anima.

«Sei bellissima» mormora con aria assorta come se mi stesse contemplando, divorandomi con gli occhi ancor prima della sua bocca che sfiora la mia.
«L'hai già detto» gli ricordo. «Parecchie volte.»
Lui abbozza un sorriso. «Con te non sarà mai sufficiente» confessa e il mio cuore fa una capriola talmente infantile che quasi me ne vergogno. Mi vergogno di quello che lui mi fa provare più di quanto dovrei vergognarmi di essere nuda davanti a lui, vergognarmi di quello che le sue dita mi hanno fatto, di come mi hanno toccata, fatta gemere.

«Vorrei solo che tu ne fossi consapevole e che te lo ricordi ogni giorno. Che ti piacessi così come piaci a me. Vorrei che quando ti guardi allo specchio sappia quanto bella tu sia. Sei... così bella da togliermi il fiato. In ogni momento della giornata io ti potrei guardare senza mai stancarmi. Quando ti svegli con i capelli tutti scompigliati o la sera quando torni a casa e sei stanca. Anche quando sei stanca... Dio, io ti scoperei con tutto che dovresti fare la doccia prima» ride lievemente e la sua risata così bassa e vibrante mi fa vacillare fin dentro le ossa tanto è dannatamente bella.

Deglutisco e rimango ammutolita ad ammirarlo. I capelli bagnati, l'acqua che gli gocciola sulla pelle, i suoi occhi che mi fissano fin dentro l'anima e me la attraversano da parte a parte, irradiandola di un calore tale da bruciarmi in ogni angolo e minuscolo brandello di carne.
«Stiamo facendo la doccia» gli faccio ben notare con un sorriso imbarazzato.
Nicholas annuisce.
«E ora te lo spingerò così a fondo da farti urlare» mormora con un sorrisetto intriso di una lussuria che mi accende come un fiammifero.

Senza darmi modo di replicare poggia le labbra sulle mie con una tale forza da sentire la pressione della testa contro la mattonelle che ho alle spalle, soffoco  una piccola risata sulla sua bocca. Afferra le mie gambe, le porta intorno ai suoi fianchi e mi aggrappo al suo collo di conseguenza. Il suo membro scivola sulla mia pelle pulsante, bagnata non solo dall'acqua. Se lo afferra in mano, facendolo strisciare tra le mie pieghe e affonda dentro di me lentamente, talmente da farmi sentire ogni singolo centimetro che mi penetra, mi mozza il fiato e gemo nella sua bocca.
«Anche tu sei bellissimo» confesso con la voce che mi incrina.
«Oh... grazie, tesoro» sussurra sorridente. Esce e rientra dentro di me a tutto spiano. Un gemito mi viene strappato dalla gola e raschia il box della doccia, lo stesso che lui mi ruba zittendomi con la sua bocca.

«Ehi! Tutto okay? State bene di là?!»
Una voce.
Apro di getto gli occhi.

***

Angolo autrice

Coff coff.
Mhm... Vediamo un po'. Non so esattamente che commentare questa volta, insomma... Mhm cioè ecco, vediamo mhmm beh beh beh.

Avete presente quando comprate la Nutella del discount? E la mangiate? Beh... quando la mangiate fingete in realtà che quella sia vera Nutella.

Bene. Mi sono spiegata. Nel peggior dei modi ma l'ho fatto.

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