22 | Leprotto

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

CAPITOLO 22
Leprotto


Una voce. Il sogno finisce. La mia coscienza smette di torturarmi con i sensi di colpa per quello che ho appena fatto. Vengo strappata via con una tale violenza che mi paralizzo.
Apro di getto gli occhi, Logan si ferma e si tira su. Aggrotto la fronte alla sua vista e realizzo cos'è successo. Oh, merda...

Il battito cardiaco aumenta ancora di più quando i suoi occhi scuri finiscono nei miei e io sprofondo nel completo stato di imbarazzo. Voglio scomparire a trenta fottutissimi metri sotto terra. Immediatamente.

Alza il viso e lo gira alla mia destra, faccio lo stesso e sopra la collina c'è Finn che alza le mani per attirare la nostra attenzione.
«Tutto okay?!» urla di nuovo.

Le possibilità sono due. Finn ha mezzo cervello fritto dall'alcol che ingurgita alle feste oppure si sta chiaramente prendono gioco di entrambi perché anche se in lontananza, di può vedere senza problemi quello che... Mio Dio.

«Lasciami subito!» sibilo verso Logan e con una gamba gli mollo un calcio per spostarlo, il più possibile. Merda.

Stordita, mi tiro su in piedi e per poco mi pare di perdere l'equilibrio perché ogni fottuta centimetro del mio corpo trema copiosamente. Merda.

Mi volto verso lui, il tizio che non dovrebbe affatto toccarmi in quel modo, e lo guardo di traverso.
«Ti spacco la faccia!» gli punto un dito contro alterata tra la rabbia, la vergogna, il senso di colpa e l'effetto degli spasmi di piacere che non sono passati.
«Non mi guardare così!» ordino e gli schiaffeggio il braccio.

«Cioè?» scuote la testa fintamente confuso.
Come qualcuno che ha pomiciato con me, come se fossimo due quattordicenni alle prese dei primi ormoni che schizzano le fantasie sessuali alle stelle. Ecco come.

Sento le guance andare a fuoco. Non è  divertente, niente di tutto questo è divertente, maledizione. Questo non doveva succedere e io mi sto comportando da stupida perché mi sto sentendo come se il mio sangue andasse a fuoco e mi carbonizzasse ogni organo interno. Logan non può farmi questo effetto. Mi rifiuto di accettarlo. Lui non può.

Inietto le mie pupille nelle sue, serro con forza i denti e deglutisco perché gli occhi scendono sulle sue labbra, le stesse che solo pochi secondi fa erano su di me.

«Vattene al diavolo!» ringhio avvilita e mi incammino verso la salita della pianura mentre mi sistemo frettolosamente i capelli. Logan mi affianca, mi volto, lo guardo male e prendo la destra per allontanarmi. Non lo voglio vicino, per niente. La mia intimità pulsa ancora, con violenza, per il momento consumato solo pochi istanti fa e se solo Finn non ci avesse fermati quel momento si sarebbe dilungato, lo so con certezza, e so che avrei fatto un enorme sbaglio che non avrei potuto cancellare. Odio Finn?
Sì. Ma adesso gli vorrei dare un i miei marshmallow e le mie patatine preferite all'jalapeno per aver interrotto quello che stava succedendo.

«Dove stai andando?» sento Logan da lontano. Mi giro innervosita.
«Per i fottutissimi cazzi miei!»
Lui indica la salita. «È da questa parte che devi venire, di là c'è un dirupo.»

Gli alzo felicemente entrambe le dita medie, inciampo, caccio un urlo e cado di lato. Mi aggrappo appena in tempo alla parte bassa di un tronco d'albero verso cui stavo per sbattere di faccia, cosa che fortunatamente evito con la stessa grazia di una acrobata da circo professionale, nel mio caso un pagliaccio.
Mio Dio, che cosa ho fatto? Non doveva succedere, non con Logan, non con lui.

«Lo sai, Ronnie... la verità è che tu scappi da me. Lo fai sempre» sento d'improvviso.

Alzo il viso e cerco di riprendere equilibrio, aggrapparmi a qualcosa che non sia solo questo albero che mi blocca la mia triste caduta nel nulla assoluto, ma la sua presenza non mi è per niente d'aiuto.
«E spostati via dalle palle!» gli mollo una sberla alla gamba perché si è messo davanti al ramo della quercia che potrei usare per farmi da slancio e tirarmi su.

«La vuoi una mano d'aiuto?» chiede con aria calma.
Vorrei sputargli sulle scarpe per fargli capire il mio livello di repulsione, ma mi è difficile e se lo facessi lo sputo mi tornerebbe indietro stile boomerang per via della forza di gravità.
«Va' via da lì!» gli ordino.
Lui alza le mani in segno di resa e si sposta. Quindi afferro il ramo e abbandono la presa al tronco. Ma la mia fortuna non è mai esistita, pertanto il ramo si spezza, io sbarro gli occhi e una mano mi afferra per la felpa prima che vada nel precipizio.

«Mi stai toccando le tette. Non mi toccare le fottute tette!» ordino.
Logan alza le sopracciglia.
«Me le hai già fatto toccare e non sono un granché. Ora fa' silenzio e abbracciami» mi fa un sorrisetto da imbecille.

Sbianco incredula. Io lo ammazzo. Lo tiro con me giù per il dirupo anche a rischio di ammazzarmi da sola come una stupida.

«Preferisco scoprire quanto fa male un cranio spaccato. Lasciami!» mi dimeno per strappargli via la mano dalla mia felpa ben consapevole che rotolerò giù finché non porteranno una ruspa per raccogliere i resti del mio corpo.

«Devi aggrapparti a me per risalire. Fallo e basta» lo sento dire di nuovo abbastanza scocciato dalla situazione. Lui è scocciato? Davvero? Lui? Lui che mi ha messo le mani addosso in quel modo e non mi ha chiesto nemmeno scusa?

Ispiro come un bue inferocito.
Suo padre ha rubato la moglie di un altro e ci ha fatto Yuri, non mi sorprende affatto che Logan ci stia provando con una ragazza fidanzata. Mi ha già rovinato la relazione con Adrien (anche se quella relazione era uno schifo ed Adrien era un bipolare sempre e perennemente geloso senza una traccia di carattere), ma non succederà di nuovo. Non questa fottutissima volta.

«No» sbuffo e allungo una mano verso un altro ramo per appendermi e fargli mollare la presa sulla mia felpa.
«Ho detto che devi lasciarmi!» ringhio di nuovo. Lui tira un sospiro e d'improvviso molla la presa, o meglio finge di farlo ma nel frattempo il mio istinto di sopravvivenza agisce prima del mio orgoglio e gli avvolge le braccia dietro il collo.
«Ciao, Ronnie. Come ti va la vita?» ridacchia talmente divertito che mi sale l'infrenabile desiderio di fare un passo indietro e trascinarlo con me a morire di sotto. Alzo il viso verso il suo solo per guardarlo nel peggior modo possibile ma così facendo me lo ritrovo a un soffio. Merda di nuovo.

«A me? Abbastanza bene, dai... si va avanti» si risponde da solo con fare teatrale che mi fa serrare i denti al massimo per non mollargli un morso e strappargli via la giugulare.

«In che senso le mie tette non sono un granché?» chiedo nonostante tutto perché adesso devo veramente capire se è vero.

Logan che mi tiene stretta a lui mi molla un'occhiata. «Parliamo proprio ora della lotteria genetica che evidentemente non ha funzionato in alcune parti del tuo corpo?» replica per niente convinto.

Lo guardo di traverso. «Con te evidentemente non ha funzionato là dove dovrebbe esserci il cervello, non trovi?»
Lui sbatte le ciglia.
«Alle elementari spiegavo le equazioni di terzo grado alla mia maestra.»
Tiro le labbra in una linea diritta.
«Come sei spocchioso...» mormoro staccandomi e cerco di andare fuori dalla zona degli alberi e dalle rocce, quindi verso dove c'è la salita di prima tutta meravigliosamente ricoperta in erba verde.
Mi aggrappo a terra e a fatica riesco a tornare sul tragitto di partenza prima che cadessi.

«Non sono spocchioso e... Ma ti vuoi fermare un istante?»
Alzo una mano senza girarmi. «Non ti voglio più vedere! Hai capito? Stammi alla larga!» esclamo e continuo a camminare e salire su per la salita.
«Per questo mi dai le spalle?»
«Sì» sibilo incazzata e corro su per salita, quantomeno ci provo, ma inciampo e cado con le mani per terra.

«Dicevi che io non so niente perché sono un ragazzo di città e che il campeggio non può essere messo a paragone con la riserva naturale del tuo ranch-»
«Il ranch non esiste più e quindi nemmeno la riserva» replico rialzandomi e riprendendo a salire. Mi pulisco i palmi sui pantaloncini sbuffando annerrita dalla rabbia.

«Dicevo...» riprende parola. «Che sei tu quella che sembra una ragazza di città. Prima di tutto non sai camminare dove non c'è l'asfalto e cadi da qualunque posto-»
«Io non cado» lo interrompo di nuovo. «Sono scivolata e basta. Ora chiudi la bocca» ordino senza guardarlo.

«E la volta che ti sei arrampicata sul tetto della villetta dei Cooper? O quella volta che hai avuto la geniale idea di salire sul albero nel cortile di casa perché dicevi di voler salvare un gatto? I gatti si arrampicano e poi scendono da soli. Sono gatti!»

Ispiro molto profondamente. Vorrei tanto girarmi e mollargli un calcio. Se avessi detto a Nicholas di chiudere la bocca, lui l'avrebbe fatto perché sa bene che non deve mettere a dura prova la mia pazienza. Ma Logan, no, lui deve continuare a blaterare ancora e ancora.

«Ho visto gatti soffrire di vertigini» dico e tiro un sospiro di sollievo quando finalmente esco nella stradina asfaltata. Era ora! Poggio le mani sulle ginocchia per riprendere un po' il fiato e probabilmente Finn aveva ragione: devo smettere di fumare. Ho il fiatone.

«Comunque il campeggio non è male, dovresti provarlo almeno una volta.»
Ispiro ancora e raddrizzo la schiena. Mi volto verso di lui.
«E con chi? Con te?» ironizzo e faccio una smorfia riprendendo a camminare verso il cancello questa volta che vedo aperto. La mia moto è ferma di lato alla strada, degli altri non vedo alcuna traccia, probabilmente sono dentro la villa.

«Se quella volta allo Yosemite National Park non fosse andata male perché tu eri invaghita del tuo Adrien, sicuramente saresti finita nella mia tenda.»

Arresto il passo, mi giro molto lentamente come una bestia di Satana e gli rifilo un'occhiata di puro e primordiale istinto omicida.

Logan invece sorride come un imbecille.
«Che c'è? È vero.»

«No, non lo è» replico e torno a camminare.
«Avremmo solo dormito insieme e forse ci saremmo fatti le coccole, e magari ci saremmo dati il primo bacio... ma tu hai dato di matto e hai distrutto i miei sogni. Avevo un gran bel programma per noi due, tipo sorprenderti con le mie abilità da Scout e farti vedere che non sono un semplice ragazzo di città. Avevo portato anche una candela profumata...  le caramelle gommose e il laser per mostrarti alcune costellazioni.»

Lo fisso incredula per parecchi istanti, non ne sono certa quanti. Non sapevo di tutte queste cose, non me ne aveva mai parlato. Ma sì, è da lui pensare a questa roba sdolcinata. Dovrei vomitare, ma scoppio a ridere come una squilibrata tanto che poggio una mano sul viso e mormoro un "Oh, mio Dio..." tra me e me, sconsolata.
«Le coccole» ripeto scuotendo la testa con dissenso. «Ma quanti anni hai? Dodici? Cresci un po'. E la candela profumata per cos'era? In mezzo alla natura non devi tipo sentire l'odore di erba e così via dicendo?»

«Sono romantico. Che c'è di male in questo?» chiede affiancandomi. C'è tutto male in questo. Il romanticismo mi schifa, forse è per questo che tra noi due non ha mai funzionato. Perdeva tempo dietro quelle puttanate che faceva per sorprendermi anziché afferrarmi e scoparmi. Di brutto. Come quando gli avevo chiesto due anni fa nella mia stanza al campus.
Avrebbe dovuto scoparmi.

«E la candela era per fare atmosfera, come nei film. E poi era al profumo di ribes rossi e vaniglia» continua lui.

Lo preferivo quando se ne stava alle mie spalle a sparare le sue parole senza vederlo. E invece adesso è qui. Gli mollo un'occhiata di sfuggita.

«Odio la vaniglia e ti avrei dato fuoco con la tua candela, e poi avrei dato fuoco alla tua tenda e sarei scappata in Messico» biascico con sconforto.

«Non è vero che non ti piace la vaniglia, sniffavi sempre gli asciugamani di casa mia come se fossero cristalli di anfetamine. È l'ammorbidente che usa sempre mamma, annusa.»
Mi tende il braccio sotto il naso che schiaffeggio via.
«Oh... Piccola Ronnie, vuoi toccarli?» scimmiotto con enfasi. Lui corruccia le sopracciglia.
«I tuoi tatuaggi» lo illumino. «Quella volta che sei venuto all'appartamento di Adrien con la pizza, mi hai letteralmente chiesto se volessi accarezzare i tuoi tatuaggi. Ma che problemi gravi ti affliggevano? Che sono?» indico con un cenno gli avambracci scoperti dalle maniche della felpa tirate su. «Cuccioli di randagi che trovi per strada e dici loro "adesso vi porto a casa e vi do cibo e tanto amore"?»

Logan sembra cercare di ricordarsi quel fatto accaduto anni fa.
«Non volevo che accarezzassi i miei tatuaggi, sarebbe molto strano, ma tutto il resto sì. Tu hai rifiutato. Un'altra avrebbe detto di sì.»

«E allora perché non sei andato da "un'altra"? Te la sei cavato dopotutto. Dopo che siamo tornati da Seattle e tu ficcavi la lingua in gola a tutte le smorfiose del cazzo del campus» sibilo incazzata. «Sei venuto da me e poi potevi perlomeno svegliarmi e dirmi "Ehi, vai nella tua stanza da letto, cretina di una texana!" perché mi sono addormentata sul divano e nel cuore della notte sono andata a letto ma poi il giorno dopo mi sono svegliata in quello di Adrien e non mi è affatto piaciuto.»

Lui scoppia a ridere proprio quando salgo sulla moto per farla entrare nella proprietà di Kim.
«Che cazzo hai da ridere?» scuoto la testa guardandolo male.  «Sei patetico e fai tristezza, e ora levati dal cazzo perché devo spostare la moto. Sciò!» lo scaccio via con le mani dalla mia traiettoria.

Accendo il motore, tolgo il cavalletto e attraverso il cancello, lui fa lo stesso a piedi. Parcheggio di lato senza portare la moto fin davanti alla zona garage della villa.

«Hai dormito con Adrien e non te ne sei nemmeno accorta?» lo sento ridacchiare divertito come poche volte. Sospiro e cerco di non vomitare io questa volta. Quindi scendo dalla sella e mi indirizzo verso la villa.

«Questo deve significare qualcosa... tipo che la sua presenza è obsoleta.»
«La tua presenza è obsoleta» lo correggo innervosita.
«Punti di vista» dice semplicemente. «Sei scappata anche da lui come fai con me?»

Aggrotto la fronte e mi giro come un serpente a sonagli pronto per morderlo e iniettargli cinquanta grammi di veleno così da vederlo schiattare per terra ma prima in pieno stato di convulsioni. Ci faccio anche un fottuto filmino col cellulare tanto per guardarlo in loop nel mio letto quando passo la notte in bianco.

«Io non scappo da nessuno» sibilo.
Logan fa una smorfia per niente convinto della cosa.
«Non scappi dalle persone, ma da quello che potrebbe capitare con quelle persone.»
Sbatto le ciglia guardandolo di traverso.
«Ah, ma davvero? Da quando sei diventato così perspicace? Fino all'altro ieri dicevi di essere Batman e che "Io devo salvare Gotham city, non ho tempo per l'amore" e ora guardati» scimmiotto con la tipica voce di Batman e gli mollo un'occhiata dalla testa ai piedi. «Sei qui e non so nemmeno perché. Perché sei qui?» scuoto la testa seriamente curiosa di ascoltare le sue puttanate.

«Non ci avevo mai pensato a quella roba... l'amore e tutto il resto» spiega gesticolando con una mano. «Tutte le ragazze mi sembravano alla fin fine uguali tra di loro. A volte non distinguo nemmeno Kim da Nathalie...»

Mi domando quindi se abbia qualche danno cerebrale. Kim è l'asiatica che veste i suoi outfit stravaganti su quei tacchi da quindici centimetri che affondano perennemente nel terreno del campus. Nathalie, invece, è pallida come un lenzuolo, ha i capelli neri e talmente lunghi che le arrivano fino al culo a momenti, e che si mette vestiti sempre neri anche se fuori si schiatta di caldo.
Quindi unica spiegazione: Logan è scemo.

«Ti sei fissato con me come un maniaco e hai finto di essere il mio miglior amico. È stato immorale» mormoro incazzata ripensando alla discussione che ha avuto con Adrien a quel tavolo dove per poco non stava per essere preso a pizze in faccia.

«Sono stato sul serio il tuo miglior amico e mi è piaciuto. Sei divertente e fai un sacco di cavolate, se solo fossi stata di Sacramento e non del Texas, saremmo stati amici da molto prima. Ci siamo incontrati un po' tardi, ma fa niente, recuperiamo. - Aggrotto la fronte - E pensavo davvero che fossi solo una delle tante cotte che mi prendevo, fin quando non ti ho vista spalmata da Adrien alla parete come un toast al burro di arachidi e mi è venuta una voglia matta di afferrare il tuo ragazzo e lanciarlo dentro a uno dei tanti vulcani attivi del Giappone.»

Mi fermo di getto, gli mollo una lunga occhiata, faccio una smorfia e ci penso davvero alle sue parole. A stento riesco a non ridere. Perfino quando deve parlare di cose serie dice un sacco di stronzate.

«Ma se ti nascondi sempre dietro le mie spalle» lo sfotto senza poterlo evitare. Lui che fa a botte. Sì, certo. L'ho visto una sola volta, davanti a quel ristorante quando ha pestato Adrien per aver nominato suo padre, e dopo nella sua stanza al campus è scoppiato a piangere in un modo talmente isterico che non sapevo nemmeno che fare o cosa dire per calmarlo. Logan Price non è assolutamente il tipo dai cazzotti facili, anzi non lo è per niente e basta.

Logan sbatte teatralmente le palpebre.
«Sei tu quella che mi spunta come un fungo davanti quando sto per essere picchiato. E' come se fossi un Power Ranger, - aggrotta la fronte d'un tratto - uno a volte terrificante... ma sei bella quando ti incazzi» replica con un piccolo sorriso come se avesse vinto a qualche gioco d'azzardo e fosse diventato multimiliardario. Alzo gli occhi al cielo sbuffando.

«Tu non mi hai mai vista incazzata sul serio e non te lo auguro» dico con una voce talmente piatta e profonda che sembra essere uscita dalle fauci dell'inferno, ed è vero. Lui non mi ha mai vista perdere del tutto ogni grammo di autocontrollo. Se mi vedesse, smetterebbe di confessarmi il suo cavolo di amore ogni tre per due. Mi ha già lasciata una volta perché bevevo e mi drogavo, e a detta sua non mi riconosceva più, ma non mi ha mai vista senza la minima sfumatura di umanità. Se lo vedesse, lui scapperebbe via in meno di due secondi.

«Tengo a Sofia e non voglio che suo figlio, tra parentesi idiota, si faccia spaccare la faccia da gente a caso che importuna perché parla troppo e fa quella roba da secchione della classe che alza sempre la mano per dire la sua quando perfino la maestra prega giorno e notte che non so... faccia la valigie e si trasferisca in un altro continente siccome è un rompipalle.»

Lui ride mordendosi il labbro inferiore. Gli brillano gli occhi tutto d'un tratto in uno strano e fastidioso modo. Qualcosa mi dice che non ci crede alla mia giustificazione, e qualcosa mi dice che si pensa di essere importante per me. Ma non è affatto così. Ho sangue di sbirro nelle vene, è nel mio codice genetico salvare la pelle agli idioti come Logan Price.

«Rompipalle» ripeto scocciata e riprendo a camminare. «E comunque, che diavolo ci fai qui? Kim nemmeno ti sopporta. Sei venuto nella tana del lupo.»

«Mi stai dando del coniglio?» ride di nuovo e ne ho abbastanza della sua sfacciataggine. Mi giro di scatto ficcando le mie pupille nelle sue.

«Sei un piccolo leprotto al quale spezzerei molto volentieri io stessa il collo. Per poi scuoiare e metterlo al forno a 180 gradi con patate e rosmarino» alzo diabolicamente gli angoli della bocca per poi abbassarli di getto e rifilargli un'occhiata glaciale.

«Ammetto che leprotto mi piace di più» inizia a blaterare con fare malizioso. Sta flirtando con me?
Davvero lo sta facendo? Dio... mandami una scarica elettrica dal cielo e fulminami.

«Ma ci tengo a tutto questo» indica con le mani il suo corpo provocandomi una smorfia.

«Il tuo fisico da scappato di galera?» ironizzo riferendomi al suo un metro e ottanta, i muscoli che ha senza fare palestra e i tatuaggi che gli coprono anche i dorsi delle mani. Nuoto. Ecco perché ha i muscoli. Pratica il nuoto, era anche un bagnino. Peccato che quei muscoli siano del tutto inutili. A cosa servono se non sai usarli per difenderti dai cazzoni come Adrien Monroe?

«Sì, quello che erediteranno i nostri figli.»

Quasi non inciampo nel pavimento di pietra. Ad occhi sbarrati mi volto verso di lui domandandogli solo con un'occhiata di che diavolo sta pensando di parlare e lo trovo con una faccia tremendamente calma e rilassata, come se non avesse appena sparato la bomba più distruttiva di sempre, la stessa che anticipa il mio pugno alle sue palle.

«Alec non ti basta? Ti sei stufato di lui e dei suoi biscottini di merda?» chiedo cercando di smorzare immediatamente le sue assurde parole che quasi non mi hanno fatto schiantare di testa contro la pietra e morire stecchita. Gli rifilo un sorrisetto compiaciuta e salgo le scale, spingo la porta d'ingresso ed entro nella immensa sala che fa da open space in marmo alta tre metri, con la scalinata biforcuta che termina al piano superiore.

«Li ha comprato mia madre quei biscotti» replica alle mie spalle dove deve stare. Non lo voglio più vedere.

«Alec è troppo piccolo per dirti "papà, perché non ti ficchi quei biscottini di merda da qualche parte?"» scimmiotto e lo sento ridere alle mie spalle. Scocciata, raggiungo le scale per andare nella stanza da letto di Kim dove sicuramente sarà adesso... con Finn. Mio dio che strana giornata.

«Ma se gli piacciono... e tu glieli hai rubati.»

«Non li ho rubati! Te l'ho già detto: avevo paura che tuo figlio morisse per soffocamento!» esclamo irritata.

«Ad Halloween che farai? Gli ruberai i dolcetti perché la cioccolata fa male?»

Aggrotto la fronte e mi giro seccata verso di lui. «Se tua madre ti becca a far festeggiare ad Alec quella roba pagana ti caccia davvero fuori di casa. È la dias de los muertos, non Halloween. Svegliati. E perché mi metti in questa strana domanda? Ad Halloween mi travestirò da vampiro, farò sesso sfrenato con Nick e gli morderò le palle» alzo le sopracciglia compiaciuta.

Arrivo nel corridoio, vado verso la stanza di Kim pronta per aprire la porta.
«Al tuo fidanzato piacciono queste cose?»

Mi giro. «Considerato che una volta me lo sono scopato che aveva la febbre, oh... Sì, certo che gli piace. Ricordi quando ti ho strangolato a letto e tu sei rimasto terrorizzato? Nella stessa notte sono andata da Nicholas e me lo sono scopato allo stesso modo non perché volessi, ma perché è stato lui a chiedermelo. E non mi ha dato della pazza, sai che ha fatto?» mi avvicino al suo viso compiaciuta fino a sentire a tratti un orgasmo per l'espressione stupita che ha in faccia. «Ha detto che sono bellissima.»

Logan rimane in silenzio per diversi secondi, colpito e affondato dalle mie parole mentre sento le fiamme divampare a tutto spiano sottopelle, ma dura poco.
China il viso vicino al mio e mi guarda in un modo strano.

«Ho affrontato il tuo gran miglior amico d'infanzia, Adrien Monroe, il freddo del Texas, un cerbiatto che ho messo sotto il suv e ho avuto i sensi di colpa per settimane, una spalla slogata, la tua famiglia e tu che scappi sempre quando mi vedi nemmeno fossi una sorta di Dio della Morte. Ho fatto degli errori, diversi, ma affronterò anche il tuo Nicholas e non me ne frega di quanto perfetto lui sia, ti quanto bravo sia a letto, di che complimenti del cavolo ti faccia, e non me ne frega del suo anello che ha messo a quel dito. Te lo farò togliere e tu sarai mia così come saresti dovuta essere dall'inizio.»

La sua mano si poggia sulla maniglia della porta prima della mia rimasta a mezz'aria, bloccata come il resto di ogni altro atomo che mi compone. Sento solo un irruento terremoto dentro, con epicentro il mio cuore.

«Farai il vichingo alla ribalta con quei capelli? Tagliateli così ci vedi qualcosa e non inciampi nella tua battaglia da sfigato» dico rimettendo in moto i miei neuroni. Logan mi rifila un sorrisetto avvicinandosi ancora di più al mio viso, troppo per i mie gusti, tanto che trattengo il respiro.

«No, perché a te piacciono. Sono erotici. Avevi detto così, vero?» ghigna guardandomi con una tale intensità che mi tremano le gambe per la rabbia, la frustrazione e poi quell'altra strana e disgustosa emozione che si infila con prepotenza tra le mie gambe. Eccitazione

«Ci ho sempre girato attorno. La prima volta mi hai rifiutato, ma questa volta andrà diversamente. Ti voglio, ti ho sempre voluta e in tutta franchezza sono stanco di stare alle tue regole, di fare il bravo ragazzo, di aspettare. La mia famiglia mi ha insegnato di essere sempre un gentiluomo, di come va trattata una donna ma tu non sei una donna qualsiasi. Ti prenderò in un modo o nell'altro e il tuo Nicholas si farà da parte» ficca gli occhi pece nei miei senza battere ciglio. «Hai capito, piccola Ronnie?»

Tremo. Dinanzi quel suo stupido nomignolo ogni particella di me viene pervasa da una miriade di scariche elettriche. Questa è una versione di Logan Price che non credo di aver mai visto e che mi lascia spiazzata. Vorrei ribattere con una battutina cattiva e geniale così da abbassargli questo insolito coraggio e determinazione, ridergli in faccia e spostarlo lontano come uno scarafaggio, ma non mi dà il tempo necessario. Apre la porta e la spinge.

I miei occhi si spostano dalle sue spalle all'interno della stanza.
Due ragazze sono sul letto a guardare qualcosa su uno smartphone, Finn invece è in balconata a parlare al cellulare con qualcuno. Quando ci nota, riattacca e mette il cellulare rapidamente via.

«Siete arrivati finalmente!» ci fa Kim scoccandoci un'occhiata. Sospiro, mi tolgo le scarpe e lascio la borsa sul pavimento per poi buttare il mio corpo tramortito sulla poltrona in cui sprofondo.
Fanculo questa giornata... e Logan Price.

«Avete finito di rotolare sui prati come in quel film... o era un cartone animato?» fa Finn pensieroso.
Gli alzo un dito medio e torno nella mia posa da zombie. Logan intanto chiude la porta, mette per terra lo zaino e si toglie la felpa rimanendo in t-shirt. I miei occhi cadono proprio sulle sue braccia coperte dai quei ridicolo tatuaggi che gli dà quell'aria da figo stellare, ma senza sarebbe un sempliciotto e nient'altro.

«Ma dove eravate finiti?» chiede Kim stranita.
«Sono caduta nel dirupo vicino cui c'è la tua casa. Hai presente?» ironizzo.
Lei ci pensa su ma la mia risposta non le dice niente. Probabilmente non è mai caduta giù per la collina. Molto sensato, insomma... È Kim, perché mai dovrebbe cadere?

«Nei dirupi ti fai anche i succhiotti sul collo?» sussurra Finn accanto a fingendo di dover prendere qualcosa dal suo zaino lasciato accanto ai miei piedi.

Sbianco. Mi volto di getto verso Finn che mi fissa divertito.
Ma di che cazzo sta parlando?
Stranita mi tocco il collo da una parte e dall'altra, lui indica quella sinistra e poi ricordo che è esattamente il punto in cui Logan mi ha... merda. Merda!

«È un livido. Capita quando cadi, sai» sibilo a bassa voce cercando di liquidare la cosa con una giustificazione plausibile e lo sguardo mi sfugge niente meno che sul mio ex. Sulle labbra ha un sorriso che a stento riesce a trattenere, si schiarisce la voce e poi afferra il suo zaino tirando fuori il portatile.

«Ti sei limonato Ronnie?»
Kim riprende parola. Poggio gli occhi su di lei di getto, fulminea e poi su Logan che mi guarda a sua volta. Voglio una bacchetta magica, fare abracadabra e sparire via da qui immediatamente.
«Cosa?» sbarro gli occhi.
«Cosa?» fa lui nello all'unisono con una smorfia divertita e si siede sul tappeto, accendendo il portatile come se niente fosse.
Kim invece prende un cuscino e glielo lancia addosso.

«Che pezzo di merda» borbotta Kim e gli lancia un altro cuscino.
«La smetti?» chiede bloccandolo e glielo rilancia indietro beccandola diritto in faccia. Nathalie scoppia a ridere.
«Mio Dio... siete incredibili voi due» commenta Kim scuotendo la testa e questa volta il cuscino arriva addosso a me.
«Ma di che parli?» replico e glielo lancio indietro indietro.
Che diavolo significa che siamo incredibili?

Kim si alza dal letto e in tutta risposta esce fuori dalla stanza borbottando qualcosa a bassa voce. Poi torna indietro e ci punta un dito contro.
«Non vi azzardate a fare sesso anche questa volta in casa mia!» sibila. «Non fate quelle facce, quando sono entrata qui dentro c'era odore di sesso ovunque. Sesso violento e vorace. Sesso etero e tu hai dimenticato il tuo reggiseno» aggiunge verso di me per poi sparire.
Sbianco.
Ripongo gli occhi su Logan che mi fissa dal basso. Le gambe incrociate e le spalle contro il letto, regge il portatile e finge di scrivere qualcosa.

Nathalie invece ridacchia divertita, le spalle sul materasso con i piedi sul muro.
Non mi piace per niente questa giornata.

«Il sushi è arrivato!» esclama Kim tornando dentro la camera da letto. Poggia la busta in carta vicino Nathalie che si mette subito seduta, va alla TV, mette play su Camp Rock e spartisce a tutti la propria porzione di cibo.

Mi alzo dalla poltrona, raggiungo il letto e Finn tira le tende per fare un po' di ombra e va a sedersi accanto a Logan.
Mangiamo in silenzio con in sottofondo le voci del film e d'improvviso ho una sorta di strano déjà-vu.

Capodanno a Seattle, camera d'albergo, i fuochi d'artificio oltre le vetrate, Logan e io sul letto a mangiare il sushi e svuotare la bottiglia di vino da quattrocento dollari, i nostri calici vuoti sul pavimento ed entrambi brilli a ridere di... non ricordo cosa.

Con il California Roll in bocca mastico lentamente cercando di ricordare.
Perché non ho ricordi di quello che è successo dopo? Ho un vuoto devastante.
Non ci avevo mai pensato in realtà, so solo che il mattino successivo avevamo entrambi delle facce terrificanti per il post sbornia. Io con un mal di testa assurdo e lui si lamentava del braccio dove non aveva la fascia di quando si era slogato la spalla in Texas.
Ed era svestito.
Diceva di aver avuto caldo e poi di non ricordare niente altro.

Un flashback mi passa davanti agli occhi a velocità luce.
Io a cavalcioni su di lui mentre gli sbottono la camicia nera, poi cado di faccia nell'incavo del suo collo.
Logan che ride brillo come non mai, si lamenta del dolore alla spalla e io mi riprendo, torno su e gli slaccio la cintura del pantaloni dicendogli qualcosa che non ricordo.

*

«N... no, non possiamo... aspetta, as... aspetta» farnetica a fatica alzando il braccio sano.
«Shh... non lo saprà nessuno» dico ridendo e mi chino su di lui, tiro giù pantaloni e le labbra si poggiano sul suo petto e tracciano una scia di baci verso il basso. La lingua gli lecca la pelle, lui sussulta e la sua mano si poggia tra i miei capelli.
«S... siamo ubriachi, Ronnie no... no, no... non va... non deve essere così, aspetta un po', n-noi... siamo amici e t-tu sei...» alzo il viso puntando lo sguardo nel suo che ha gli occhi socchiusi. Corruccia la fronte.
«N-no... non è così che voglio e... e nemmeno tu, non v-vuoi questo e-» la sua voce di ferma d'improvviso quando le dita si infilano nell'elastico dei suoi boxer e glielo tirano fuori.
Resto per un istante a fissarlo ammutolita, gli occhi corrono su tutta la lunghezza, deglutisco per poi avvicinare le labbra a lui. Sussulta.
«Oh, dio... f-fermati, non...» gli si incrina la voce non appena lo accarezzo con le labbra, baciandolo lentamente.
La lingua lo cerca e lo incontra. Scivola sulla zona più sensibile del suo corpo, la sua mano è sulla mia testa, le dita si infilano tra i capelli quando lo accolgo nella mia bocca fino a fondo.
«Dio...» un gemito gutturale invade la stanza e le sue dita si stringono nei miei capelli.

*

Sbarro gli occhi.
«Porca la puttana...» mormoro con il riso ancora da masticare e mandare giù. Sposto gli occhi su nientemeno che Logan Price che guarda la TV mangiando. Si sente osservato, alza lo sguardo verso di me e prende un nigiri al salmone con le bacchette, lo mette sulla mia vaschetta in plastica e abbozza un sorriso illuminato dalla luce della televisione.

Porca la puttana.
Che cazzo è successo a Seattle?

***

Angolo autrice

Mhm... beh che dire, mi piace.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro