6 | Ti voglio bene, ma sei stupita

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CAPITOLO 6
Ti voglio bene, ma sei stupita


«Sta facendo il giro di internet questa roba.» Lo sento mormorare. «Ma insomma... Perché fai sempre a botte? Non puoi comportarti come una ragazza? Hai mai pensato che magari sei ermafrodita e accanto alle ovaie hai dei testicoli che producono troppo testosterone ed è questa la causa della tua impulsività e violenza brutale da pazza scatenata?» chiede guardando per la milionesima volta il video.

Stravaccato sul suo divano, l'albero di Natale accanto al caminetto in vetro con il pellet che brucia, sorseggia il suo gin tonic con il plaid a coprirgli le gambe.

Sospiro pesantemente dalla cucina, dove sono seduta su uno sgabello a bere la cioccolata calda.
Sono passati esattamente sette giorni da quello che è successo tra le mura della Untold Sparks. Credevo che così avrei messo fine alla faccenda dell'articolo da giornale, Ryan e il suo pedinamento per conto di Elijah Minnick, invece qualcuno tra i suoi dipendenti ha avuto la strabiliante idea di tirare fuori il cellulare e registrare ogni cosa. A partire dallo stendere le guardie di sicurezza fino a spaccare la vetrata dell'ufficio del loro capo.

Minnick ha però fatto una sola cosa buona: ha smesso di ficcare il naso nella mia vita, oltre che ovviamente evitare di chiamare la polizia e farmi arrestare.
Se pensavo che fermare Minnick mi avrebbe ridato la mia vita tranquilla, mi sbagliavo di grosso. Sapevo che i miei piani sono molto spesso fallimentari ma questa volta credevo sul serio che avrei raggiunto il mio obiettivo ed è successo, con la sola eccezione che ora al posto della Untold Sparks a starmi col fiato sul collo, sono finita nell'occhio del ciclone mediatico.

«Nicholas che ne pensa?» chiede poi, sporgendosi sul bracciolo per guardarmi meglio.
«Oh, lui non lo sa» dico con un gesto di mano. Ethan aggrotta la fronte.
«Non capisce niente di social network o comunque... di internet» mi spiego meglio ridendo lievemente.

Se prima lo prendevo in giro per questa cosa, adesso la sua quasi completa ignoranza in fatto di tecnologia è il mio unico punto a favore. Sinceramente non so cosa potrebbe pensare a riguardo... cioè sapeva fossi fuori di testa, no? Non dovrebbe affatto sorprenderlo vedermi dare di matto.

Quando gli avevo parlato di quel articolo, lui era troppo tranquillo e penso se ne sia del tutto dimenticato. Aveva detto di fidarmi di lui, che se qualcuno mi avrebbe dato fastidio lui avrebbe sistemato ogni cosa e io ho annuito, ma poi mi sono ricordata che io sono Veronica Francesca Kyle, non ho bisogno di nessuno, i problemi io li risolvo da sola, non mi serve di certo un uomo, in questo caso Nicholas.

Ma forse avrei dovuto lasciarmi aiutare da un uomo questa volta, uno nettamente più pacato e diplomatico di me, se ignorata la parte in cui Nicholas ha riempito di botte O'Donnell... e non è finito in un video su Internet. Ma come avrà fatto? Mhm...

La porta dell'entrata si sente aprire, io mi volto come di conseguenza stranita e parlando del diavolo...

I suoi occhi azzurri finiscono su di me, mi guarda, la porta ancora aperta alle sue spalle da cui viene freddo.
Stasera veste i soliti vestiti, con solo l'aggiunta della giacca pesante della polizia che gli dona questa affascinante aria da sbirro. Molto affascinante...

«Chi è?» chiede Ethan.
Sotto il mio sguardo, Nicholas finalmente si sblocca, chiude la porta, avanza silenziosamente finché non è abbastanza vicino da sentire di nuovo Ethan.
«Ah, ciao Nick!» lo saluta tutto esaltato e io lo guardo male. Ethan ha un debole per Nicholas che non capirò mai a fondo.

Nicholas, invece, si gira verso di me e mi viene incontro. Si ferma, tira fuori il suo cellulare e sblocca semplicemente lo schermo mostrandomi una schermata.

Merda.
Sullo schermo luminoso c'è un video, il frame su cui è stoppato è quello in cui afferro la sedia e la scaravento contro la vetrata dell'ufficio di Minnick.

«Vorrei solo sapere come mai lunedì non ti ho trovata alla Centrale ammanettata e sbattuta in una cella» dice solo e non saprei come ben descrivere il suo tono di voce.
In tutta risposta bevo un sorso della mia cioccolata calda e gli rivolgo un sorriso.

«Faccio le magie come Trilly...» rispondo e afferro la polverina dorata che Ethan ha usato per cospargere l'albero di Natale e che ha lasciato dietro di me sul banco della cucina assieme a tutte le altre tremila decorazioni natalizie.
Aveva detto di essere stanco e di meritare un po' di relax, e che avrebbe ripreso a decorare casa più tardi, ora però lo vedo metà sbronzo col suo terzo gin tonic.

«Ecco, proprio così!» esclamo poggiandone un po' sul palmo e soffiandoci sopra. La polverina finisce in faccia a Nicholas e sulla giacca da poliziotto e oserei dire che adesso è...
«Abracadabra!» alzo le sopracciglia con enfasi. Lui sbatte le ciglia per niente impressionato, io invece gli afferro il viso obbligandolo a piegarsi fino al mio e gli rubo un bacio tanto da lasciarlo senz'aria.

«Aspetta...» corruccio d'improvviso la fronte non appena i miei occhi si abbassano sul colletto della giacca. Tiro giù la zip e sollevo di getto gli occhi.
«Perché non indossi quel maglione che ti ho regalato?»
«Perché è terribile» mi risponde con quel suo modo di fare onesto che adesso non dovrebbe affatto usare. Lo guardo in automatico di traverso e lui si tira su la zip, che io abbasso di nuovo.
«Fa freddo e tu devi smetterla di andare in giro in camicia!» gli schiaffeggio la mano quando fa per tirarsi nuovamente su la zip come a coprire la camicia fingendo che io non l'abbia vista.

Mi becco in automatico un'occhiataccia.
«Domani ti metti quel maglione perché ci saranno meno di cinque gradi e hanno detto ci sono alte probabilità di neve» ordino e gli sfilo via la giacca, la poggio sullo sgabello accanto e gli afferro le mani cercando di scaldarle tra le mie.

«Non mi piace il tuo maglione» ribatte ancora. Lo guardo in automatico e vorrei schiaffeggiarlo a due a due finché non diventa dispari tanto da togliergli via quell'espressione da "non puoi farmi cambiare idea".

«Il mio maglione è stupendo» replico contrariata.
«Il tuo maglione ha le renne.»
«È un maglione natalizio» rispondo con fare ovvio.
«Non voglio girare con delle renne per la Centrale di Polizia.»

Alzo gli occhi al cielo.
«Da quando in poi ti importa del giudizio degli altri?»
«Non mi importa infatti, ma il tuo maglione non mi piace.»

Ma che stronzo.

«Tiene caldo ed è carino, e ti rende carino» termino alzando gli angoli della bocca magari così se lo infila. Sì, è diabolico, ma lui è un imbecille che cede davanti a questi complimenti.
Nicholas, con la sua stupida faccia da poliziotto, finalmente sorride. Un po', ma lo fa.
«So che stai provando a manipolarmi» dice alzando le sopracciglia, beffardo.

Che gran pezzo di merda.

Lo attiro come di conseguenza tra le mie gambe e avvolgo le braccia intorno al suo torso poggiando il viso contro la sua camicia che ora detesto.
«Mi spieghi perché vai in giro a terrorizzare le persone?» riprende d'un tratto il discorso di prima.

«Non vuoi dirmi altro? Tipo buonasera?» Lui posa il suo cellulare sul banco, mi alza il mento e così i miei occhi finiscono nei suoi.

«Buonasera, Veronica» sussurra sulle mie labbra per poi baciarmi.
«Buonasera anche a te» ricambio.
«Sei stata sexy da morire» confessa senza alcun ritegno e io rabbrividisco copiosamente. Scariche elettriche mi percuotono ogni centimetro di carne da cima a fondo fino a provocarmi un sussulto tra le cosce.

«Cosa? La tua ragazza è una matta! Psicopatica! Delinquente! È pericolosa! Va sedata! Tira fuori la pistola e sparale a una gamba! Ma tu da che parte stai? Sei la polizia!» esclama Ethan indignato. Con la coda dell'occhio lo scorgo scendere dal divano e spalancare sconvolto le braccia all'aria.

So solo che il mio sguardo è ancora ficcato in quello di Nicholas che non fa per niente caso al mio miglior amico, anzi mi incendia ogni cellula del corpo, divorandomi silenziosamente solo con gli occhi.

«Ethan ha ragione.»

Aspetta, che ha detto?

Corruccio la fronte. L'attrazione sessuale è svanita e i miei neuroni si sono inceppati di punto in bianco.
«Cosa?»
Nicholas annuisce.
«Veronica, non puoi andare e distruggere la sede di una redazione giornalistica. Sei stata fortunata che fai paura.»

«Io faccio paura?» chiedo incerta.
«L'hai visto quel video?» chiede lui a sua volta.
«Certo che sì.»
«Sembravi un assassino sotto commissione» caccia un cenno di risata nonostante tutto.

«Non faccio paura a nessuno» ribatto invece.

Nicholas prende un profondo respiro.
«Hai picchiato tre guardie di sicurezza, a una le hai sparato il peperoncino in faccia, l'altra l'hai atterrata con il teaser, poi hai preso e spaccato una vetrata con una sedia e come se niente fosse ti sei seduta e hai fatto cenno al redattore di prendere posto e lui l'ha fatto. Ti ha anche fatto portare un bicchiere d'acqua.»

«Ho pagato i danni. Gli ho dato duecento dollari.»

«Prima di fare le tue mosse da piccolo ninja hai chiesto all'uomo della sicurezza: "ti pagano abbastanza? Per i danni sul lavoro, dico"» fa con enfasi.
«Sì, e allora? Era una piccola curiosità e non faccio paura» replico. «Ho solo beccato il loro redattore a fare un reato e quindi l'ho ricattato» aggiungo semplicemente.

Silenzio.
Lui alza le sopracciglia abbastanza sbigottito.
Ma che ho detto di così sconvolgente?

«Sono profondamente pazzo di te, ma tu sei fuori di testa» confessa lasciandomi spaesata.

«Finalmente!» esclama Ethan e io lo guardo male.

«Però mi è piaciuto il modo in cui hai combattuto» sento dire poi e corruccio la fronte.

«Cosa?!» esclama Ethan.

Torno con gli occhi su Nicholas beccandolo con un sorriso.
«Soprattutto quella cosa che hai fatto quando sei saltata addosso alla terza guardia e gli sei...» si ferma per un istante pensandoci, «... non ho capito come l'hai fatto ma è stato molto fico. Tyler è rimasto stupito» ride.

Alzo le sopracciglia. «Tyler ha visto il filmato?»
Lui annuisce. «È stato lui a farmelo vedere. E mi ha consigliato di non farti mai arrabbiare sul serio» dice riducendo gli occhi in due fessure. «Però io lo vorrei eccome... prendimi così, con quella stessa violenza e scopami sul pavimento...» abbassa le pupille sulle mie labbra e il mio cuore prende a battere più rapidamente.

«E allora fai qualcosa che non dovresti» ammicco maliziosa.
Le sue mani scivolano sui miei fianchi, si spinge tra le mie gambe e mi attira a lui.
«Non ti preparerò il kimchi per un mese intero» dice provocatorio.
Faccio una smorfia. «Aspetta... che?»
Lui pare confuso. «Beh, quello nel frigo è quasi finito. Se non te lo preparo, non ti farà arrabbiare?»
«Sì, certo, ma no... cioè io volevo dire che dovresti provare a mettermi le mani addosso.»

Lui rimane ancora più spaesato.
«Vuoi che ti dia... una sberla?»
Ci penso per esattamente tre secondi.
«No, quello lo fai già a letto e mi piace» dico facendolo ridere. «Ma io intendevo qualcosa di più brutale. Tipo ti avvicini a me e cerchi di prendermi completamente di sprovvista. Mettimi le mani addosso come le metteresti a una criminale di una gang che spaccia cose molto illegali» lo sfido alla fine guardandolo dal basso con un sorriso di pura provocazione.

Lui sorride scuotendo la testa divertito.

«Potreste cortesemente smetterla? Andate in stanza da letto, non fate queste cose qui davanti ai miei occhi. Siete disdicevoli!» esclama Ethan avvicinandosi. Mi spinge la faccia di lato, si protende verso di me e raccoglie le decorazioni natalizie alle mie spalle.
«Queste le sposto altrimenti me le infetterete con i vostri ormoni e... aura etero - sventola una mano verso di noi - incredibilmente sessuale e animalesca.»
Prende le ghirlande, le ficca nella scatola di cartone e si allontana.

Nicholas mi rivolge un'occhiata, io lo stesso e poi mi afferra e mi solleva dallo sgabello, in automatico allaccio le braccia dietro il suo collo.
«Ho freddo, quindi ora tu ed io andiamo di sopra e mi aiuti a scaldarmi» mormora facendomi sorridere.
«Suona molto bene.»
«Lo so» alza le sopracciglia con fare ovvio e si incammina verso le scale.

«Ma dove vai? Io non intendevo di andare ora in stanza da letto! Ronnie! Avevi detto che mi avresti aiutato con le decorazioni! Ronnie, piccola streghetta assetata di sesso torna qui!» sento urlare Ethan con dissenso ma né io e né Nicholas gli prestiamo più attenzione.
D'improvviso però aggrotto la fronte quando una parola risale su in superficie.

«Aspetta... ragazza?» chiedo confusa mollando d'istinto un'occhiata a Ethan prima di scomparire entrambi al piano superiore.
«Cosa?» mi chiede Nicholas non capendo.
«Sono la tua ragazza? Da quando?»
Lui intanto apre la porta della camera degli ospiti dove dormiamo quando rimaniamo per la notte e mi lascia cadere sul letto.

«Sei la mia ragazza?» chiede a sua volta, un sorrisetto stampato sulle labbra mentre si sbottona la camicia e i miei occhi scendono proprio lì, sulla sua pelle e non si staccano più. A distanza di mesi l'effetto che mi fa è il medesimo.

«Lo sono?» corruccio le sopracciglia.
Lui con la camicia aperta, il torso in bella mostra, si china sul letto, le mani sul materasso, le sue labbra a sfiorare le mie.
«Tu vuoi esserlo?» spinge la sua bocca sulla mia e cado di spalle sul letto, lui invece su di me. Alzo una gamba, avvinghiandomi a lui e lo attiro di più a contatto col mio corpo.

«Tu?» chiedo a mia volta tra un bacio e l'altro.
«Oh... Veronica, lo voglio eccome» mormora scendendo con la lingua sul mio collo. Le mie mani invece sono tra i suoi capelli, gli occhi chiusi ad ansimare mentre mi divora la pelle.
«E allora indossa il mio maglione» replico con l'intimità che mi pulsa, famelica in attesa che lui mi sfiori proprio lì.

Nicholas si ferma di getto e io come di conseguenza schiudo le palpebre.
I suoi occhi azzurri mi fissano.
«Cosa?»
La magia del sesso, le scintille di lussuria tutto è scomparso.
«Sì, indossa il mio maglione.» Dico con fare ovvio.
«Ma non mi piace» fa completamente contrario. Lo guardo male.
«Indossa quel cavolo di maglione» sibilo autoritaria.
Lui sospira passandosi una mano sul viso sconsolato.
«Nicholas» lo richiamo a me. Si toglie la mano e attende in silenzio che continui. «Indossa il mio maglione.»
Ordino senza battere ciglio.

Lui indugia per qualche istante.
«Va bene» cede per poi stranamente sorridere. «Quindi ora sei la mia ragazza?» fa tutto felice.
«Solo quando ti vedrò con quel maglione addosso» rispondo e lui caccia uno sbuffo d'aria, alza gli occhi al cielo e si lascia cadere sconfitto di faccia sul letto, accanto la mia testa.

«Nicholas...?» lo richiamo dopo diversi secondi.
«Mhm?» mugugna.
«Vuoi ancora fare sesso?» chiedo dubbiosa. In tutta risposta si solleva, si rimette in piedi e sotto il mio sguardo, ancora stesso tra le coperte, si abbottona la camicia.
«Ma che fai?» faccio con una smorfia confusa.

Nicholas alza lievemente gli angoli della bocca in su.
«Ti mancherò alla fine» dice come se le sue parole avessero qualche vero significato intrinseco.
«Che?» alzo un sopracciglio e mi tiro in sedere.
Annuisce tutto soddisfatto per poi mollarmi uno sguardo di sfida. «Mi vorrai scopare, e tanto, ma io rifiuterò finché non dirai di sì, senza che dovrò vestire il tuo maglione con le renne.»

Brutto figlio di puttana.

Lo guardo sbigottita sotto ogni punto di vista possibile e immaginabile.
«Ma che stronzo» mi esce senza poterlo evitare. Lui inclina lievemente la testa e alza le sopracciglia.

«No, tesoro mio...» pianta gli occhi nei miei afferrandomi il viso da sotto il mento. «Che dura astinenza dovrai affrontare, fidati: sarà molto difficile considerando che io adesso andrò a farmi un bel bagno caldo e tu non potrai entrare nella vasca con me» mormora facendomi rabbrividire copiosamente.

«Peccato, Veronica, perché ti avrei fatto tante cose in quella schiuma che sa di mela verde, tra l'altro il tuo bagnoschiuma preferito... vero?» sorride.

«Quello di mela verde con la cannella?» chiedo ipnotizzata dai suoi occhi azzurri da vipera quale ora non è altro.

«Proprio quello» risponde beffardo accarezzandomi dolcemente il labbro inferiore.
«Beh, io ora vado!» esclama e toglie la mano uscendo dalla stanza. «Goditi l'astinenza!»

Rimango seduta sul letto, gli occhi sulla porta spalancata, con una faccia probabilmente da pesce lesso.

«Nicholas!» lo richiamo ma non ricevo alcuna risposta.
«Nicholas Stronzo Reed!»
Silenzio.

Beh, valeva la pena provarci... magari si sarebbe eccitato con una frase molto cattiva e mi avrebbe raccolta tra le braccia e portata in bagno.

Mi abbandono di spalle contro il letto e con le mani sul petto finisco col guardare il soffitto.

Ma che gran figlio di puttana.
E il mio maglione è bellissimo. Quelle renne sono bellissime. Sì, sono un po' strabiche ma sono carine. Credo.

«Dammi questa cavolo di ghirlanda» ringhio verso Ethan strappandogliela dalla mano. Alla fine sono scesa in salotto dove l'ho trovato ad attaccare le altre decorazioni in giro per la casa.

Lui mi rivolge un'occhiata. «Sesso rapido tipo entra, esci e scappa?» chiede ridendo come un imbecille.
Lo guardo di traverso con la coda dell'occhio.
«Mi sta ricattando.»
«Nicholas, il tuo poliziotto?» alza un sopracciglio confuso.
Sbuffo sonoramente e attorciglio la ghirlanda sul corrimano della scala che porta al piano superiore.

«Non vuole il mio maglione con le renne! E ora si è chiuso in bagno e mi ha detto di non entrare! Quando mai è capitata una cosa del genere? Mai!» esclamo incredula. «Insomma, il mio maglione è bellissimo e tiene caldo! Perché non lo vuole?!»

«Perché è veramente brutto come la fame» risponde lasciandomi di sasso. Mi giro e lo guardo male.

«Se c'è qualcosa che il tuo ragazzo e io abbiamo in comune è il buon gusto d'abbigliamento. Siamo eleganti e meravigliosi. Tu, invece, fai schifo in fatto di abbinamento colori e quel maglione è da usare come giubbotto antiproiettile barra arma biologica verso i rapinatori.»

Inarco un sopracciglio.
«I rapinatori si spaventano, hanno un attacco ischemico, crollano e schiattano per terra» aggiunge.
Sbatto le palpebre indignata.
«Nicholas non è il mio ragazzo!» esclamo poi innervosita.
«Oh, piantala...» mi scompiglia i capelli. «Sei la mia streghetta del cuore e ti voglio bene, ma sei stupita» conclude lasciandomi sbigottita.

Lui sorride.
«Tu quel tipo alla fine te lo porterai davanti a un altare e io farò volare petali di rose ovunque» ridacchia divertito con un'espressione talmente sognante da farmi salire la nausea.
«Ma che schifo» faccio una smorfia disgustata.

«Ti conosco» dice d'un tratto. «E tu sei insopportabile, testarda, rompipalle, fastidiosamente drammatica, sei violenta, impulsiva e glaciale, ma quando c'è Nicholas in giro ti comporti come una bambina strafatta di zuccheri, arcobaleni e stelline che non vuole altro che cavalcare un pony, con la sola differenza che il tuo pony si trova tra le gambe di Nick.»

Gli rivolgo una smorfia contrariata.
«Non è vero» borbotto disgustata da questa strana descrizione e riprendo ad arrotolare la ghirlanda sul corrimano.
«Quindi l'appuntamento che tu hai organizzato e a cui l'hai portato?»
Mi giro di nuovo.

«Mi sono solo comportata da persona civile. E quindi? Ho sbagliato anche così?»

«Avevi una paura tremenda che lo potessi deludere, non ti avevo mai vista così in ansia, credevo che ad un certo punto mi avresti vomitato addosso. Ti importava, e sai che significa?»

Alzo un sopracciglio.
«Che devi lasciar perdere quel orribile maglione e andare da lui. Faccio io qui» dice spostandomi dal corrimano e mi fa segno verso le scale.

«Sciò, sciò, sparisci prima che cambi idea e ti obblighi ad appendermi le lucine esterne.»

Al diavolo...
Salgo le scale, raggiungo il bagno e apro la porta trovando un Nicholas di spalle che non appena mi sente entrare si volta e i suoi occhi finiscono su di me.
Lui seduto sul bordo della vasca in attesa che si riempia di acqua.

Gli punto un dito contro.
«Invocherò Odino e dirò di aspettarti nel Valhalla quando scivolerai, sbatterai contro la vasca e morirai nudo e...» mi fermo per un istante cercando di aggiungere altro. «... e finirai nudo nel Valhalla! Okay? Sarà una morte veramente vergognosa ed è questo che ti meriti per non volere il mio maglione che tra parentesi è molto bello perché l'ha fatto la mia cara nonnina! Perciò... sai cosa, Nick?» alzo le sopracciglia rifilandogli un'occhiataccia. «Io senza il tuo pene ci vivo comunque! Tu non sei un pony! Non il mio perlomeno!» e giro i tacchi, ma poi mi fermo e torno indietro di qualche passo.

Lo guardo.
Lui a braccia conserte, quella stupida camicia addosso, la sua stupida faccia che mi guarda in perfetto silenzio con i suoi stupidi occhi strani e meravigliosi e... che stronzo!

«E sei ridicolo con il tuo ricatto!» esclamo ridendo come una che sta per appiccare un incendio con del kerosene. «Sì, ridicolo. Credi che io abbia bisogno di te? No! Non è così! Hai sentito? E perché poi dovrei andare in astinenza? Cosa sei, cocaina? Ossicodone? Cristalli di Metanfetamina? Ti credi in una puntata di Breaking Bad? Io non credo e non...»

Le corde vocali mi si stringono d'improvviso quando davanti a me lui intanto si sfila via la camicia rimanendo a torso nudo e... deglutisco pesantemente, ancora di più quando si alza, slaccia la cintura dei pantaloni, fa saltare il bottone, li tira giù e tira giù anche i boxer.

E le mie pupille si abbassano e non si rialzano più, per diversi, lunghi secondi.
Ho uno strano déjà-vu...

«Odino sta vedendo e... e che roba sta vedendo» mormoro schiarendomi la voce e mi do una sberla mentale. Al diavolo!

Con un coraggio impressionante alzo le pupille sul suo viso che mi fissa con un'espressione a dir poco da stronzo.
«... e sta ascoltando le mie preghiere!»

Me ne vado sbattendo la porta e mi rifugio nella stanza degli ospiti a giocare a Candy crush Saga.
La porta dopo un bel po' di minuti si riapre. Lui entra, la richiude alle sue spalle. Lo guardo nella penombra, le vetrate a illuminare i pochi contorni degli oggetti, si infila sotto le coperte, mi afferra e mi tira di spalle contro il suo petto.

«Buonanotte» sussurra lasciandomi un piccolo bacio sul collo, vicino ai capelli.

«Non lo voglio il tuo buonanotte... e sparisci!» mi trascino lontano recuperando il mio cellulare caduto sul materasso. Mi tiro la coperta in testa e a pancia in giù continuo a giocare ignorandolo.

«Veronica, torna qui» dice ma non mi muovo, piuttosto continuo a badare allo schermo del cellulare. Lui mi strappa via la coperta, mi ruba il cellulare e io di conseguenza mi volto per guardarlo male.

«Avanti, torna qui da me.»
«No.»
«Hai paura che tu mi possa sniffare involontariamente? Tranquilla, non ho mai causato arresti cardiaci per overdose» mi afferra di nuovo.
«La vuoi smettere?» chiedo cortesemente.
«Va bene.»

Silenzio per esattamente cinque secondi finché non scoppia a ridere accanto al mio orecchio tanto che mi giro e lo schiaffeggio pur di farlo tacere.
Riprendo la coperta, la tiro su con un movimento secco tanto da farlo rimanere senza e mi butto di testa contro il cuscino.

«Ma fai sul serio?» lo sento lamentarsi alle mie spalle.
«Sì.»
«Non è colpa mia se dici tante cose strane e non sempre con un vero senso logico. E poi che significa che non sono il tuo pony?»

«Taci» ordino offesa.

«Se non mi dai la coperta, ti mordo.»

«Fottiti» gli dico in tutta risposta. Spalanco di getto gli occhi trattenendo a stento un urlo che ricaccio indietro a forza.
Mi ha morsa. Sul serio l'ha fatto.
Mi giro incredula e gli lancio un'occhiata assassina.

«Ma sei completamente fuori di testa? Ma che cazzo di problemi hai?! Non te la do la coperta. È mia. Solo mia. Perché non te ne vai a cercarne un'altra? Questa è piccola e non è sufficiente per due persone e tu sei un tirannosauro, torna alla tua Era del Cretacico e lasciami in pace con la mia fottutissima coperta perché ho sonno e giuro che ti-»

Mi afferra.
Dopo avermi morsa sulla spalla lui mi afferra come un pezzo di polistirolo e mi trascina di nuovo suo petto, coprendo entrambi.
«Dormi» ordina. «E quello te lo meritavi dopo che mi hai urlato dietro Nicholas Stronzo Reed

«Oh... quindi per tutte le volte che ti chiamo scarafaggio che cosa mi merito? Che mi spacchi una costola?» ironizzo scocciata.

Nicholas ride lievemente.
«Scherzi? Non sono un animale» dice facendomi vomitare a tratti. «Ti darei come minimo cinque secondi di vantaggio e poi sì, ti colpirei. Tu sei un piccolo ninja, no?»

Che ha detto?

«Ora cosa credi di fare?» chiedo.
Silenzio.
«Ho fame. Vai in cucina e fammi un panino» ordino.
«Ma ho fatto il bagno» replica contrariato.
«Peggio per te. Io non ho mangiato niente, quindi vai e preparami da mangiare.»
«Proprio ora?»
«Sì» sibilo. «Non eri tu quello che adorava cucinare?»

Lo sento sospirare pesantemente.
«Nicholas?» lo richiamo.
«Mhm?»
«Muoviti.»
«Non sono il tuo ragazzo, vai e preparati il panino da sola.»

Mi giro come di conseguenza, alzandomi sul gomito e gli mollo un'occhiataccia.
«Ma ti stai vendicando?» chiedo stizzita.
«Sei tu quella col sesso vendicativo, non io. Parla per te. E ora lasciami dormire» replica ad occhi chiusi di faccia sul cuscino.

Ma che stronzo.
Mi sono innamorata di uno stronzo. Ma che palle! Dio... che palle! Ora lo strangolo.

«Non ti voglio come mio ragazzo» dico ormai esasperata e mi trascino via dal letto per andare a farmi il mio benedetto panino.

Scendo in cucina che trovo desertica come il soggiorno. Ethan sarà in bagno probabilmente oppure nella sua stanza.
Raggiungo il frigo, tiro fuori due wurstel, maionese, butto tutto tra due fette di pane e faccio per mangiare se non fosse che il panino mi viene strappato via.

«Grottesco» commenta.

«Ma che palle!» esclamo con le mani al cielo in perfetta posa drammatica e mi lascio cadere teatralmente sul bancone finché non scivolo contro di esso fino al pavimento dove tiro su le ginocchia, le stringo al petto e guardo male Nicholas che mi rifila un'occhiata silenziosa.

«Che fai?» chiede quindi mentre si mette a fare le sue magie culinarie.
«Sei insopportabile» mormoro ormai in procinto di morire per la troppa esasperazione.
«E tu puzzi» dice lasciandomi di sasso. Sbarro gli occhi inevitabilmente.
«Che hai detto? Non è vero!» esclamo indignata. «Non è vero... non...» giro il viso, appiccicando il naso alla maglietta annusandola per sicurezza, faccio una smorfia. Sì, ho un cattivo odore. È fumo. Perché odoro di fumo?
Ah... la grigliata che Ethan ha improvvisato in veranda accanto la piscina, rischiando quasi di dare fuoco al pavimento in legno e bruciando quasi i tre terzi delle bistecche. Ecco perché ho fame. Non ho mangiato niente.

«E volevi dormire con me così?» chiedo incredula.
«Riesco ad addormentarmi in fretta» risponde semplicemente.
«Ti odio» mormoro.
«Sì, certo... sei molto credibile» sorride beffardo passando sotto la piastra il pane.

Lo fisso in silenzio, finisce, poggia il panino sul piatto sul banco della cucina e se ne va.

«Ti ho manipolato!» gli dico dietro tutta soddisfatta. «Sapevo che se fossi scesa a farmi qualcosa di veramente disgustoso, tu col tuo vizio di controllare ogni cosa non saresti riuscito ad accettare un panino come il mio e mi avresti preparato qualcosa di buono! E tu ci sei cascato! Ah-ha! Beccati questa!»

Lui fermo davanti alle scale, si gira e mi becca con le mani in alto a simulare la mia posa da super cattivo dei fumetti supereroistici.
Torna indietro, si avvicina. Dà un morso al panino, lo ripone sul piatto che afferra e se lo porta via.

Oh, maddai!

«Ma stai scherzando?» urlo alle sue spalle e corro su per le scale.
«Nicholas! Dammi subito il mio panino! Ho fame! Nick! Nicholas! Mi ascolti?!» mi lamento ancora e ancora.
«Stavo scherzando! Nick! Dai, dammi il mio panino! Ti prego... ho fame! Dai, Nick» lo raggiungo fino in stanza da letto dove lui, con i suoi tremila metri di altezza, mette il piatto su uno scaffale attaccato alla parete dove io alzo subito una mano, mi sollevo anche sulle punte dei piedi ma non ci arrivo.

Non ci credo, io lo ammazzo.

«Anche a me va di scherzare. Ecco, dimmi quanto lo trovi divertente. Io molto.»
Sorride.

Va bene.
Annuisco, gli restituisco il sorriso prima di mollargli un calcio al ginocchio che lo fa spalancare gli occhi.
«Questo lo trovo divertente.»

Lui mi guarda incredulo per esattamente tre secondi, prima di afferrarmi, io mi dimeno, ma mi carica su una spalla, riesco a scivolare via, mi arrampico sulle sue spalle per strozzarlo, ma non so come mi afferra e mi butta contro il materasso.

«Sciocco da parte tua» dico con una faccia da demone che ora non sono altro. Afferro la coperta, gliela giro intorno al collo e rotolo finché non cadiamo contro il pavimento.
Di spalle su di esso, le mie gambe strette intorno al suo torso, e lui bloccato e strozzato dalla coperta.
«Dicevi che sono come tuo padre. Ora chi è il tuo papino? Eh, Nick?» gli sussurro ammiccante.
Silenzio.
Altro silenzio.

Lui scoppia a ridere tanto da contagiarmi, finché la stretta non allenta ed entrambi non rimaniamo sul pavimento.

«Dovresti farti una doccia» mi consiglia dopo svariati secondi quando ci diamo un contegno.
Sì, ha ragione.

«Poi farai sesso con me?» tento ora che ce l'ho in pugno e di buon umore.
«Devo ancora indossare il tuo maglione?»
«Sì.»
«Allora no» risponde di getto.
«Oh, maddai!» mi lamento sconfitta ricadendo con la nuca contro il pavimento. Lui si alza, mi guarda dall'alto e solleva gli angoli della bocca.
«Astinenza...» dice con enfasi muovendo le mani e indietreggiando.

Faccio una smorfia.
Sembra il fantasma Casper a tratti. Però la sua versione più cretina del solito.

Dio mio, Nicholas è un cretino.

***

Tra tre giorni è Natale e io sono al campus dell'università. Non perché debba fare qualche altra strana scenata in cui devo bermi le puttanate di qualcuno, come ho fatto l'ultima volta che sono stata qui, ma perché Kim mi ha chiesto di darle una mano d'aiuto per prendere alcune sue cose e riportarle a casa sua, come un bel po' di libri, vestiti e oggetti di vario tipo.
E siccome lei non ha ancora intenzione di prendere una macchina tutta sua e quella di suo fratello non è disponibile, ho chiesto un passaggio da Nicholas. Avrei raccolto un po' di roba assieme a Kim e il tempo di metterla in scatole, mangiare qualcosa, sarebbe arrivato Nick con la sua auto per infilare tutto dentro e portarlo alla villa.

Perciò ora mi trovo ad avanzare verso l'edificio dei dormitori studenteschi femminili, le cuffie alle orecchie mentre ascolto la musica e il cappotto che ho potuto indossare perché non sono qui in moto.

Passo affianco a qualcuno, lui passa affianco a me, io aggrotto la fronte dopo esattamente due secondi e mi giro stranita.

Rallento il passo finché non mi fermo completamente e i miei occhi finiscono in quelli suoi. Verdi. I capelli biondo cenere sono più lunghi di quanto li ha mai avuti e sono scompigliati dal lieve venticello che sta tirando per il campus.

La musica sta continuando a suonare dentro le orecchie mentre ci fissiamo a vicenda e nessuno dei due pare aver intenzione di dire qualcosa.
Sono passati due anni da quando non lo vedevo e né lo sentivo, e a stento riesco a ricordare la sua voce, credo di averla in gran parte rimossa dalla memoria.

Una figura alle due spalle si avvicina, lo sorpassa e viene in mia direzione.
Muove la bocca sotto i miei occhi confusi e le note di Rasputin di Boney M. a fracassarmi i timpani.

Ad un certo punto si ferma, mi guarda per alcuni istanti e cerca di contenere una risata.
«Veronica» mi fa togliendomi gli auricolari.
«Uhm?»
«Le chiavi della moto, ti sono scivolate» me le porge.

Aggrotto la fronte stranita perché tanto non mi servono, ma mi limito solo a prenderle e infilarle nella tasca del cappotto.
«Ma che stai ascoltando?» sorride curioso e prende un auricolare, lo avvicina all'orecchio, punta gli occhi nei miei e ride mentre io lo fisso d'improvviso ipnotizzata da lui. Dalla sua faccia, il naso infreddolito, la divisa blu scura da poliziotto verso cui allungo d'istinto la mano sinistra gli tiro d'istinto su la zip della giacca facendolo sorridere.

«Ora vado, sono già in ritardo. Ci vediamo dopo» mi afferra il viso alzandomi il mento e strappandomi un bacio frettoloso, per poi rivolgermi un'altra occhiata e andarsene verso l'uscita del campus.

Con la borsa in spalla, gli fisso le spalle mentre si allontanano sempre di più, poi sposto le pupille a destra dove c'è... Adrien.

Il mio miglior amico d'infanzia.
Il mio primo amore.
Il mio fratellastro acquisito.

***

Angolo autrice

Sì, mi piacciono i colpi di scena 👀

Comunque posso dire una cosa? Ronnie e Nicholas insieme sono fuoco puro. Cioè non lo so c'è una chimica incredibile e non serve nemmeno che facciano o meno sesso AHAHAHA sono matti da legare entrambi

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