Capitolo XVII - Pezzi di dolore

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Alma



La vita, a volte, ti pone di fronte a bivi che sembrano senza via d'uscita, obblighi che stringono il cuore e limitano le tue scelte.

L'ingresso della scuola oggi sembra diverso, quasi surreale. Guardo il cielo, eppure anche il sole sembra splendere in modo diverso, una luce cupa che mi stringe il petto come una morsa. Cerco di allentare la maglietta, ma il fiato mi manca, come se un peso invisibile mi schiacciasse. Le gambe tremano mentre avanzo, la mente urla di voltarmi indietro, ma dove potrei tornare? Non c'è più un posto sicuro per me: in casa mia ci sono estranei che mi hanno mentito per anni; la scuola è popolata da volti che non riconosco più, da sguardi che sembrano penetrare nell'anima, come se tutti sapessero qualcosa su di me, qualcosa che neanche io so; la mia migliore amica si è rivelata complice di menzogne che hanno avvelenato ogni aspetto della mia vita, e Roan... Roan, di cui credevo di essere innamorata, ma ora mi chiedo se sia mai stato amore o solo un'illusione indotta. E mio padre, là fuori da qualche parte, ha abbandonato me e il peso del dolore che mi ha tolto ogni cosa, dall'infanzia all'amore, dai genitori alla felicità. La solitudine non è un male quando la compagnia fa più male della solitudine stessa.

Entro nella scuola e la porta si chiude dietro di me come un macigno, facendomi sentire intrappolata in un luogo infernale. Cammino a passo incerto, fino a intravedere il mio armadietto, ma la presenza di Dax e Margot mi spinge a cercare rifugio.

Scappo in bagno, lasciando che lo zaino cada a terra mentre mi lascio cadere sul pavimento freddo, la schiena contro il muro. Il cuore batte all'impazzata, le mani tremano e la fronte è bagnata di sudore, come se avessi appena corso una maratona. La bocca è secca, gli occhi si chiudono involontariamente, ma il rumore della porta sbattuta mi fa sobbalzare.

Agnes si china su di me, implorandomi di entrare. La porta sbatte di nuovo, e Lucien si unisce a lei. «Lucien, ti prego, entra.» La disperazione nella sua voce è palpabile. Lucien si avvicina e mi accarezza il viso, chiedendomi se sto bene. Annuiamo con la testa, ma è solo un tentativo di nascondere la tempesta che si scatena dentro di me.

«Ti prendo in braccio e ti porto in infermeria, va bene?» La sua voce è calda e rassicurante, ma io scuoto la testa con forza. «No... portami fuori, ho bisogno d'aria.» Agnes e Lucien si guardano per un istante prima di acconsentire alla mia richiesta. L'aria fresca mi accarezza la pelle, e mi accascio sull'erba umida, stringendo la gonna con le mani tremanti. Voglio nascondermi, lontano da occhi indiscreti, da domande inopportune.

«Chiama Margot e Dax!» Ordina Agnes, ma io protesto debolmente. «No! Restate voi.» Le mie mani cominciano a tremare di nuovo, mentre il terrore mi stringe la gola. «Chi vuoi che chiami?» Insiste Lucien. Chiudo gli occhi, ripensando a tutte le bugie, a tutte le menzogne che mi hanno avvolto. «Restate voi.» Ripeto con voce flebile. Agnes si siede accanto a me, mentre Lucien si allontana per fumare una sigaretta. La sua presenza mi conforta, mi fa sentire meno sola in questo mondo di menzogne e inganni.

Lucien torna, passandosi una mano tra i capelli, e mi chiede come sto. Le sue parole sono come un balsamo per l'anima tormentata, ma io non riesco a trovare la forza di rispondergli. Mi prende per le spalle, guardandomi negli occhi con intensità. «Non voglio raccoglierti un'altra volta da terra.» Mi dice con fermezza, e io annuisco, incapace di pronunciare una parola.
«Vieni, ti porto a mangiare qualcosa al bar della scuola.» Mi incalza, ma io scuoto la testa con decisione. «Non ho fame, grazie.» Lucien mi guarda con occhi preoccupati, ma io non voglio essere una zavorra per lui, non voglio trascinarlo nei miei guai. «Non voglio disturbarti.» Balbetto, ma lui mi porge un cornetto con un sorriso gentile. «Dio, come sei pallida.» Commenta, e io sorrido debolmente, prendendo il cibo tra le mani tremanti.

«Perché tutta questa premura nei miei confronti?» Gli chiedo mentre addento il croissant. Lui sorride, ma c'è tristezza nei suoi occhi. "Potevo vedere anche un gatto svenire e avrei comunque cercato di aiutarlo," risponde, e io sorrido malinconicamente. Lucien è diverso dagli altri, mi accetta per quella che sono, senza giudicare. «E in più... per un qualche motivo, sembra che Dax si preoccupi per te.» Le sue parole mi fanno sobbalzare, e le briciole mi vanno di traverso, ma lui è lì, pronto a darmi dei colpetti sulla schiena finché la tosse non si placa. «Sei strano.» Commento ridendo, ma lui scuote la testa con un sorriso triste. «Non ti ho mai detto che sono normale.» Risponde con sarcasmo. La sua sincerità mi tocca, e io continuo a mangiare in silenzio.

«Non mi hai risposto.» Insiste Lucien dopo un po'.
«No, non abbiamo litigato.» Rispondo infine, ma le parole mi si incagliano in gola.

«Allora? Perché non hai voluto che venisse? Almeno Margot...» chiede Lucien, la sua voce è carica di preoccupazione. «Ho preso una pausa.» Rispondo, cercando di controllare l'agitazione che mi assale. «E loro lo sanno?» Domanda ancora, la sua mano che accarezza la mia schiena con dolcezza. Ma in quel momento, una voce rauca interrompe il momento di calma. La mano di Lucien si ritira bruscamente, mentre lo sguardo di Dax oscilla tra preoccupazione e rabbia. L'istinto mi spinge a alzarmi dalla sedia e ad indietreggiare.

Si avvicina a me con delicatezza, afferrandomi il braccio. «Che ti è successo?» Chiede con voce ansiosa, mentre Lucien rimane immobile dietro di lui, osservandomi attentamente. Ma io tolgo il braccio con rabbia e mi dirigo verso l'uscita, desiderosa di scappare da quell'atmosfera opprimente. Tuttavia, con una rapidità sorprendente, Dax mi blocca il passo. «Perché ti comporti così, Alma? Stai bene? Mi sono preoccupato, non vedendo né te, né Lucien ho chiesto di voi e Agnes mi ha raccontato tutto. Dimmi, come ti senti?» Il tono della sua voce è carico di ansia e preoccupazione, ma io chiudo gli occhi cercando di ignorare tutto ciò.

«Dax, se avessi voluto vederti, avrei chiesto di te. Non l'ho fatto. Sono qui con Lucien e gradirei rimanere con lui.» Rispondo, sentendo una fitta di dolore nel mio petto. Dax fulmina Lucien con lo sguardo e alza le mani. «Vattene.» Gli ordina con voce dura. Ma io lo contraddico con fermezza. «No.» Rispondo con lo stesso tono deciso. Lucien mi guarda con occhi delusi, poi rivolge lo sguardo a Dax, come se implorasse di poter rimanere. Ma Dax è irremovibile. «Ti ho detto di andartene, Lucien. Ci penso io, è in buone mani.» Aggiunge, e Lucien, abbassando la testa, esce senza fare alcun rumore.

Dax mi avvolge tra le sue braccia e in un istante siamo fuori dalla scuola. Ansimo mentre mi distraggo da lui, rifiutando di nascondere la mia vera natura.
«Mi dispiace, per averti nascosto la verità, ma era giusto che fosse la tua famiglia a dirtelo.» Dice con sincerità nella voce. Ma io non provo alcun bisogno di scuse.

«Non sei tu che ti devi dispiacere, in fondo nemmeno ci conosciamo. Eravamo due bambini e ora siamo due adulti con due caratteri e con le loro esperienze. Io non ti conosco e tu non mi conosci. Perciò non c'è nulla di cui scusarsi. Il fatto è questo, voglio stare lontana da te e da tutta la tua famiglia, inclusa Margot che è stata "mia amica" per tutti questi anni tenendomi nascosta tutta le verità. Lei, che mi abbracciava mentre piangevo per i miei genitori e lei sapeva che forse mio padre è ancora lì fuori da qualche parte, per Derek, quando non potevo dormire per colpa degli incubi, quando il mare inghiottiva ogni centimetro del mio corpo e non combattevo più, lei era lì, consapevole delle bugie, mi teneva stretta al suo cuore sporco. Non voglio più vedervi, sentirvi, avervi vicino. Voglio che mi stiate lontani, come se non ci fossimo mai incontrati. Siete colpevoli di tutto, della morte di ogni mio familiare e della mia sofferenza. Voglio solo che la vostra famiglia sparisca dalla mia vita.»

Vedo Margot avvicinarsi, gli occhi colmi di lacrime. «Alma...» La sua voce mi irrita, il suo tentativo di toccarmi il viso mi fa fremere di rabbia. Mi scanso bruscamente, sentendo la mia furia bollire dentro di me. Lei, così dolce e unica all'apparenza, ma dentro di sé custodisce il cuore di una traditrice. «Non provare ad avvicinarti mai più a me. Da oggi sei morta, insieme a tutti quelli che mi hanno mentito.» Le mie parole escono con ferocia, il mio sguardo è un turbine di disprezzo. Il dolore che provo è come un'ascia che spacca il mio cuore, proprio come lei ha ridotto me in piccoli pezzi. Dax la tira via con sé, e le sue ultime parole restano sospese nell'aria, mentre loro se ne vanno portando via con sé il male che ci siamo inflitti l'un l'altro.

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