Capitolo XXVI - Gente nuova in città

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Alma

Sono passati alcuni giorni dal nostro incontro nel giardino di amareni, e la mia vita sembra oscillare tra una frenesia di eventi e un caos di emozioni. Sono tornata a casa e ho raccontato ogni dettaglio a mia zia, e il risultato è stato quasi miracoloso. La sua condizione è migliorata notevolmente, come se le mie parole avessero in qualche modo innescato una guarigione straordinaria.

Le giornate ora si dividono tra vari fronti, e ogni aspetto della mia vita sembra richiedere una dedizione totale. La scuola, purtroppo, non sta andando molto bene. Non riesco a concentrarmi come vorrei, e i voti stanno calando. È difficile mantenere la concentrazione quando ci sono così tante cose che mi tormentano e distraggono.

Le visite a Roan sono diventate una routine. Continuo a vederlo, sempre più spesso, ormai la visita è giornaliera.

Poi c'è la psicologa imposta dal preside. Sono obbligata a partecipare a queste sedute, ma non dico nulla riguardo ai veri problemi che sto affrontando. Dax ha promesso che farà di tutto per disorientarla, e mi sento come se fossi in un gioco di scacchi, cercando di mantenere la mia strategia segreta mentre cerco di capire cosa sta facendo Dax. Le sedute sembrano essere solo un'altra faccenda da affrontare, un ulteriore peso sulla mia mente già sovraccarica.

Il mio tempo viene anche dedicato agli allenamenti con i maghi e i vampiri, un'altra parte importante della mia vita che ha preso piede grazie a mia zia. Lei guida gli allenamenti, e io mi trovo nel bel mezzo di una formazione intensa. Ogni sessione è un mix di sfide e scoperte, un modo per prepararmi a quello che potrebbe accadere. Gli allenamenti sono fisicamente e mentalmente estenuanti, ma sanno di essere essenziali per affrontare le incertezze che ci attendono. Lucien mi sta aiutando come nessun altro ed è proprio fondamentale in ogni mia decisione che riguarda la magia. 

Margot viene spesso a trovarci nella baita fuori città in cui i vampiri hanno deciso di allenarci. È un luogo cupo e abbastanza buio, ricoperto da alberi altissimi. Alcuni di loro non possono far fronte alla luce del sole e per potersi allenare anche durante il giorno, questo è il posto adatto.

Tra tutte queste attività, cerco di mantenere un equilibrio, anche se è difficile. La mia vita è diventata una serie di impegni e responsabilità che si sovrappongono. Mi sento come se stessi camminando su una corda sottile, cercando di mantenere l'armonia tra le mie responsabilità e i miei sentimenti, mentre il peso della situazione continua a opprimermi.

Ogni giorno che passo accanto a Roan è un misto di speranza e angoscia. Sono tornata a trovarlo ieri e, purtroppo, le sue condizioni non mostrano segni di miglioramento. Rimane disteso nel letto, immobile, e ogni visita sembra confermare solo che nulla è cambiato. Questa immobilità, da un lato, mi dà una sorta di tranquillità: significa che c'è più tempo per prepararsi, per fare ciò che è necessario. Ma, dall'altro lato, la paura che non si risvegli mai più mi assale costantemente. L'idea di perderlo senza aver mai sentito la verità da lui mi tormenta.

Nel frattempo, mi ritrovo a riflettere su una speranza che avevo messo da parte: trovare mio padre. Ho smesso di cercarlo da un po' di tempo, non per mancanza di volontà, ma per paura di nuove delusioni. Ogni tentativo di ricerca sembrava portare solo a impasse e a falsi speranze, e avevo preferito ritirarmi per non rischiare di farmi ancora del male.

Mia zia ha detto che è meglio così. Mi ha spiegato che i miei genitori mi hanno amata profondamente e che hanno fatto tutto ciò che era nelle loro possibilità per il mio bene. Mi ha rassicurata che, anche se non posso sapere tutto, le scelte che hanno fatto erano le migliori per me. Nonostante queste parole di conforto, c'è una parte di me che si sente incompleta, un angolo del cuore che brama conoscere la verità, che desidera capire di più su chi ero e su chi sono diventata.

La sua spiegazione mi ha aiutata a accettare una parte di ciò che ho perso, ma la ricerca di mio padre resta una ferita aperta. È come se una parte di me avesse bisogno di concludere questo capitolo, di trovare un senso alla mia storia familiare.

Sono appena uscita da scuola con Margot, e abbiamo deciso di dirigerci insieme all'ospedale per visitare Roan. Mentre camminiamo verso l'uscita, vedo Lucien e Agnes avvicinarsi a noi. Lei ci saluta con la mano. Ho imparato a rivalutarla, è davvero carina e sembra far felice lui. 

Lucien e Agnes sembrano sempre più affiatati. Ogni giorno che li vedo, mi sembra che la loro storia d'amore si evolva e si approfondisca. Nonostante Agnes sia umana, proprio come Margot, e non sappia nulla della nostra vera natura, sembra che la loro connessione sia genuina e forte. Si scambiano un bacio dolce e, mentre si staccano l'uno dall'altra, Lucien si avvicina a noi con un sorriso.

«Ciao ragazze.» Dice Lucien, il suo tono è allegro e rilassato. «Ci sarete agli allenamenti di questa sera e alla cena dopo?»
Sorrido e alzo le spalle con una certa leggerezza. «Non potrei mai saltare un allenamento.» Rispondo con un pizzico di ironia. «Dopotutto, è mia zia che ci allena, quindi è più che altro un obbligo familiare.»

Margot ride accanto a me, e il suono della sua risata mi solleva leggermente l'umore. Anche se le cose sono complicate, questi momenti di leggerezza e il sostegno degli amici aiutano a mantenere alta la mia resilienza.

«Allora, ci vediamo stasera!» dice Lucien con un cenno della mano, prima di tornare verso Agnes. La sua voce ha un tono di attesa e di entusiasmo, e l'aria tra di noi è decisamente più leggera di quanto non fosse solo un attimo fa.

Mentre io e Margot ci avviciniamo all'ospedale, il tragitto si trasforma in una parentesi di sincerità e confidenza che mi era mancata. È passato un po' di tempo da quando abbiamo avuto una conversazione così profonda.

Margot inizia a parlare di Bernard, e non posso fare a meno di notare quanto i suoi occhi brillino quando ne parla. «Sai, Alma,» dice, il suo tono è pieno di entusiasmo e affetto, «Bernard è davvero fantastico. Mi ha aiutata così tanto a superare quel brutto periodo in cui non parlavamo. È stato come una luce nei giorni bui.»

La sua voce è carica di emozione mentre continua. «Mi fa sentire unica e speciale, come se fossi l'unica persona che esiste per lui. Quando mi bacia, provo quelle farfalle nello stomaco, come se tutto intorno a noi svanisse e ci fossimo solo noi.»

Poi, Margot racconta di una sera in particolare, e il suo volto si illumina di un'emozione mista a un po' di imbarazzo. «C'era una sera in cui Bernard mi ha portata in spiaggia.» Dice, il suo tono si fa più riflessivo. «Eravamo soli, e tutto era così tranquillo e romantico. Ma eravamo così vicini, e ho cominciato a temere che volesse fare sesso con me. Mi sentivo un po' sopraffatta e agitata. Ma poi, ha notato subito quanto fossi nervosa. Non mi ha fatto pressione, non ha forzato niente. È stato così comprensivo e gentile. Mi ha semplicemente abbracciata e abbiamo continuato a parlare e a goderci la serata. A dire il vero ho paura di fare l'amore con lui. Non so cosa potrei provare, e questo mi spaventa. Cosa succede se non è come me lo aspetto, se non è come lo immagino? E se lui si stancasse di aspettare?»

«Parlarne apertamente con lui, come stai facendo ora, è già un grande passo. La comunicazione e la fiducia sono essenziali in una relazione.»

Poi, improvvisamente, Margot cambia argomento e mi chiede qualcosa che mi colpisce. «Alma, c'è qualcosa che devo chiederti.» Mi avvisa, guardandomi con curiosità. «Tra te e Dax, è successo qualcosa?»

Sono sorpresa dalla sua domanda, e la mia curiosità viene stimolata. «Perché me lo chiedi?»

Margot sospira e mi guarda con uno sguardo indagatore. «Ho notato come vi guardate durante gli allenamenti. Non si può negare che c'è qualcosa tra voi, qualcosa che non volete dire.»

l suo commento mi colpisce, e io nega immediatamente. «Non è come pensi.» Affermo, cercando di essere sincera. «Non c'è niente di speciale tra noi. Sembra essere tornato tutto come prima.»

«Non ci credo, è troppo evidente come vi mangiate con gli occhi. Avete solo paura. So che la situazione non lo permette e che le vostre... nostre famiglie, lo sai. Ma io percepisco l'attrazione tra voi due.»

Cerco di negare con tutta la mia forza. Non so se Dax sia attratto da me, ma sicuramente quando  lo guardo e quando i nostri occhi si incrociano,  desidero che ci sia qualcosa di più tra noi. Quando le sue mani mi sfiorano, i brividi mi assalgono. Abbiamo inoltre scoperto che quelle scosse che ci urtano quando ci tocchiamo è dovuto alla nostra diversa natura, ma stiamo imparando a controllarle. 

«Non è vero! Poi tuo fratello si scopa la psicologa, Lavinia! Quindi direi che non c'è proprio niente tra noi.» 
«Ma lo sai come è fatto, può scoparsene mille, ma non gli piacciono.» Ribatte velocemente lei. 
«Beh, comunque siamo solo amici.» Le faccio sapere decisa. 
«Sì... "amici"...» 

Margot anche se non accetta la mia risposta, cambia discorso. Il suo sguardo si fa più morbido e mi chiede un'altra domanda. «E Roan? Ami ancora Roan?»

Mi sento un nodo alla gola mentre rifletto sulla sua domanda. «Non credo di averlo mai amato come si potrebbe pensare. Forse ciò che provavo era più una speranza o un'idea di cosa avrebbe potuto essere, piuttosto che un vero amore.»

Quando arriviamo in ospedale, la scena che si presenta davanti a me è completamente diversa da quella che mi aspettavo. Una ragazza è seduta accanto al letto di Roan, e la mia reazione è immediata e inquietante: ho la sensazione di conoscerla, come se l'avessi già vista prima, ma non riesco a collocare esattamente dove.

La ragazza è davvero straordinaria. La sua bellezza è quasi surreale, una purezza rara che sembra quasi fuori dal tempo. La sua pelle è di un candore quasi etereo, e i suoi capelli ricci, che le scendono fino al sedere, sono così folti e lucenti da farla sembrare una principessa. La vedo piegata su Roan, tenendogli la mano e lasciando cadere alcune lacrime, che sembrano scorrere lentamente come perla su una superficie di vetro.

Mi giro verso Margot, il cuore che batte un po' più veloce, e le chiedo: «Sai chi è questa ragazza?»
Scuote la testa con un'espressione confusa. «No, non l'ho mai vista prima, non credo nemmeno che frequenti la nostra stessa scuola. Non so chi sia.»

La sensazione di familiarità è intensa, ma non riesco a mettere a fuoco da dove potrebbe venire.

Non appena ci vede, la ragazza si alza e si avvicina all'uscita della camera. Passa davanti a noi, e il suo sorriso, anche se dolce e pieno di comprensione, mi lascia con una sensazione di inquietudine. C'è qualcosa nel suo sguardo, un'espressione di riconoscimento o forse di accettazione, che mi fa riflettere.

In quel momento, come un lampo improvviso, mi ricordo di una foto che ho visto nella camera di Lucien. 

Mi giro di nuovo per cercarla, ma la sua sagoma è già sparita tra le mura dell'ospedale. Oggi non me la sento di entrare in quella camera, ora ho bisogno di vedere Dax. 




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