5 - Bacio di sangue

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"- Ehi, tesoro, come va?-

- Ti ho detto mille volte di non chiamarmi così Katherine.-

- Eddai, ti abbiamo accolto più di trent'anni fa, ormai sei come nostra figlia.-

"La cosa non è reciproca" pensò lei.

- Vado a fare un giro.-

La ragazza uscì senza permettere alla donna che era al suo fianco di lamentarsi e opporsi, lasciandola con l'amaro in bocca, come sempre. Si diresse così verso il bosco ma avrebbe dovuto attraversare il villaggio e vedere tutti quei vampiri che la guardavano come la cosa più preziosa dell'universo la faceva arrabbiare ogni volta, e quella non fu da meno.

Tutti la osservavano e le sorridevano e lei continuava ad ignorarli spudoratamente. Non era come tutti gli altri vampiri, questo la rendeva in un certo senso famosa. La pelle cadaverica, i capelli nerissimi e i canini affilati ingannavano ciò che si celava dietro quella ragazza dagli occhi inquietanti. Lei era più forte di tutti quelli che erano lì, ma nessuno di loro sapeva la sua vera identità, sentivano solo la sua aura potentissima. Era nata con uno scopo ben preciso assieme ad altri come lei e tutti avevano una missione che avrebbero portato a termine ad ogni costo.

- Eccoti, ti stavamo aspettando.- disse una voce femminile. Era calda e rassicurante nonostante avesse sentito un velo di odio in essa.

- Tranquilla, finché non ti sterminerò continuerò a vivere.- rispose lei malignamente, guardando l'angelo dalle ali bianche che aveva di fronte facendola aggrottare la fronte già pronta per ribattere.

- Calma ragazze. Allora, pronte?- si aggiunse un ragazzo interrompendole con accanto un'altra ragazza simile a lui.

- Ovvio.- dissero le tre, e furono avvolti da una nube violacea, sparendo nel nulla."

 

Amara si stiracchiò per la sesta volta quella mattina, sentiva il bisogno di muoversi e usare la magia dopo anni di inutilizzo ma ignorò quello che il suo corpo le diceva come da routine e prese il bicchiere di vetro colmo di vino, il Black Blood, l'unica cosa che i vampiri riuscivano a bere a parte il sangue e lo bevve tutto d'un sorso.

La luna blu si avvicinava e cominciava già a sentirne l'effetto, quella noiosa maledizione. Si trattava di un'aura azzurrognola intorno alla luna che destabilizzava l'energia e le emozioni alla maggior parte dei vampiri, anche se lei ne sentiva l'effetto qualche giorno prima.

Guardò l'orario attraverso la posizione del sole e uscì dalla sua stanza, dirigendosi in classe. Poteva benissimo evitare le lezioni ma voleva vedere come Selene avrebbe fatto la prova di quel giorno e assicurarsi che non avrebbe creato casini. Doveva farlo, lo sentiva dentro, anche se la rabbia in lei non smetteva di ribollire. D'altronde ho promesso di controllarla, se non lo faccio quello mi ammazzerà!

Attraversò tutti i corridoi con il solito silenzio tombale unito a quegli sguardi intimoriti ed entrò in classe senza dire nulla e guardare nessuno, sempre che quella potesse essere definita un'aula scolastica. All'esterno sembrava solo un muro con una porta da dove entrare, ma una volta varcata la soglia ci si trovava in una specie di infinito prato verde con qualche quercia sparsa qua e là e un piccolo stagno vicino, tutto creato con la magia, un luogo dove allenarsi con la magia senza fare danni o ferire.

Non le piaceva molto, era dell'idea che le cose si imparassero sul campo, le esperienze che portavano ad una crescita. Ma evidentemente non tutti la pensavano così, tra cui il preside. Non aveva tentato di dissuaderlo nonostante si sarebbe divertita più che volentieri a vedere smorfie di dolore in giro tra i ragazzi, aveva altro a cui pensare.

L'insegnante cominciò a chiamare i ragazzi in ordine sparso nel frattempo, uno dopo l'altro. Tutti dovevano cercare di muovere e controllare gli elementi che riuscivano, anche quelli che non rappresentavano il proprio elemento, in modo tale da scoprire se si possedeva la capacità di controllare uno o più elementi.

Cominciò una ragazzina minuta, la stessa che aveva cominciato il test di canto e cominciò a far sbocciare dei fiori e alberi intorno a sé e subito dopo fece volteggiare in aria una sfera d'acqua grande quanto una palla da calcio, e la fece volare in cielo e trasformarla in tante piccole gocce d'acqua. Era un incantesimo semplice, di livello due, ma eseguito perfettamente.

- Flora Greenson, legata al potere della Terra e dell'Acqua.- annunciò l'insegnante, chiamando subito dopo un altro ragazzo. Continuò così a chiamare e ad annunciare i vari legami. Nel mentre, Amara notò che i ragazzi Puri, chiamati così poiché erano legati solamente ad un elemento, erano diminuiti nel corso degli anni e secoli ed erano anche i più forti a volte. A differenza dei Nonpuri non perdevano spesso il controllo dei propri poteri avendo solo un elemento da usare. Ma non tutti avevano questa debolezza, tra cui lei, anche se era un'eccezione alla regola. Lei non era nessuno dei due. Sta diventando un supplizio questo!

Per tutto il tempo guardò lo spettacolo di magia di tutti con noia, dato che tutti usavano una magia di livello due o tre e non c'era niente con cui divertirsi, fin quando non toccò a Selene e subito si fece sull'attenti. I suoi trucchi non sarebbero stati come quelli degli altri dove ci voleva impegno e concentrazione. A lei bastava solo pensare ad un qualcosa e quella accadeva.

La ragazza dai capelli bianchi si posizionò nello stesso punto degli altri e fissò l'acqua che si sollevò tutta, prosciugando lo stagno e creando un albero d'acqua nei minimi dettagli, trasformandolo in ghiaccio. La terra tremò leggermente e dell'edera sbucò dal terreno, cominciando ad avvolgere l'albero di ghiaccio. Successivamente, un leggero vento tolse dall'albero l'edera e creò un piccolo tornado che lasciò le foglie della pianta depositarsi sul terreno, mentre dalla mano di Selene si accese una scintilla che si trasformò in fuoco che cominciò ad ingrandirsi sempre di più.

Amara capì al volo le sue intenzioni e di nascosto usò la magia per far tornare il fuoco più piccolo e a mandarlo in direzione dell'albero di ghiaccio che si sciolse e subito spense le fiamme, lasciando il resto a Selene che portò l'acqua nello stagno come prima, lasciando l'insegnante alquanto perplessa. Non sembrava minimamente affaticata a differenza dei ragazzi precedenti.

- Selene Moon, legata al potere della Terra, dell'Acqua, dell'Aria e del Fuoco.-

 

Sentiva il solito rumore della penna che scriveva sul foglio e che le dava fastidio nonostante cercasse di non pensarci, e come se non bastasse tutti i ragazzi che parlavano e creavano casino nella mensa le fecero venire un leggero mal di testa. Aveva notato che i suoi sensi erano abbastanza sensibili, specialmente quando era rilassata. Non aveva idea del perché ma non era un bene in quel momento.

- Ehi Selene, stai bene?- le chiese Eliana sedendosi affianco a lei con il suo vassoio. Sentì preoccupazione nella sua voce e le sorrise appena tranquillizzandola.

- Sì, sono solo un po' stanca e scombussolata.- le disse passandosi una mano tra i capelli chiari.

- È capibile, tutto questo è nuovo per te. Comunque ho sentito che Madame Rose è molto stupita e contenta per te. Non fa che parlare di te agli altri insegnanti!-

- Come mai?-

Selene la guardò curiosa, non capiva cosa avesse di così speciale da affascinare una donna ritenuta severa, una che entrava nella mente essendo un suo potere.

- Pare che tu sia una di quei pochi ragazzi che è perfetto nel portamento e tutto il resto. E si vede, basta guardarti ora mentre mangi o anche quando cammini, sembri sempre elegante, perfetta. Come Amara...-

Eliana sussurrò l'ultima frase ma Selene la sentì comunque e subito ripensò a quella ragazza. Era da due giorni ormai che non la vedeva, da quando aveva fatto quegli incantesimi con i quattro elementi. Nei giorni precedenti poi, quando la guardava, la vampira prendeva un'altra strada. È come se cercasse di evitarmi... Voleva una risposta, cercare di capire tale comportamento. D'altronde non si conoscevano, cosa le aveva fatto? Forse ce l'aveva ancora per l'averle risposto il primo giorno in quell'istituto?

- Scusa, devo andare.- disse ad Eliana alzandosi e andandosene stanca e un po' cupa, cominciando a girovagare per i corridoi ma poco dopo si fermò e chiuse gli occhi. Sentì un'aura negativa, forte e familiare nell'aria e riaprì gli occhi, dirigendosi nella direzione da cui proveniva. Percorse vari corridoi silenziosi dalle porte chiuse e bui, arrivando davanti ad un muro senza nulla. Ma non tornò indietro.

Si avvicinò alla parete e poggiò la mano su qualcosa che assomigliava ad una maniglia invisibile e solo allora comparì una porta. Sembrava diversa dalle altre, più alta e pesante, ma non come quella del preside e non aveva nessun intaglio. Selene entrò senza timore e una volta dentro chiuse la porta dietro di sé.

Non era una comune camera, ma una specie di appartamento dalle pareti grigio scuro e il pavimento di un bianco opaco. Davanti a sé aveva un piccolo salotto con un divano da tre posti nero e un tavolino sul quale era poggiato un bicchiere di vetro e una bottiglia di vino ma ci impiegò molto a capire cosa fosse e anche ad ambientarsi in quel luogo, dato che la luce cominciava a scarseggiare al tramontare del sole.

Alla sua destra si trovava una piccola cucina, mentre a sinistra c'era una scala a chiocciola che doveva portare ad una camera da letto ipotizzò. Salì le scale in silenzio e quando arrivò rimase lì in piedi. Davanti a lei c'era un letto matrimoniale dalle lenzuola nere, un armadio alto e massiccio in legno scuro, così come la scrivania, la sedia e il comodino, tutto illuminato dai raggi del sole che passavano attraverso un'enorme vetrata.

Selene si avvicinò al letto e toccò le lenzuola con la mano, sentendo la morbidezza del tessuto e per un momento le sembrò di aver ricordato qualcosa, un'immagine le attraversò la mente. Ma svanì nel nulla quando si ritrovò la schiena sul materasso e un coltello alla gola, che svanì nel nulla qualche secondo dopo.

- Cosa fai qui?-

Amara era davanti a lei, i capelli leggermente umidi e una maglia nera di qualche taglia più grande addosso. Nella sua voce tagliente c'era rabbia e noia ma le sembrava anche dolce, non sapendo perché. Selene la guardò meglio e notò che i suoi occhi erano un po' lucidi e alzò il busto osservandoli meglio, per poi poggiare velocemente e istintivamente la mano sulla fronte della corvina che si ritrasse subito urlando irata.

- Che stai facendo!?-

- Sei bollente, non è normale per un vampiro.-

- Fatti gli affari tuoi.- le ringhiò contro l'altra minacciosa ma non ebbe molto effetto su di lei.

- Voglio solo aiutarti.-

- Non mi serve aiuto quindi puoi andartene.-

Amara fece per girarsi e andarsene ma Selene non voleva dargliela vinta. Si stava innervosendo anche lei, sempre più domande le giravano per la testa.

- Si può sapere perché fai così?-

- Faccio quello che mi pare.-

- Perché ti comporti in modo aggressivo con tutti, li guardi con superficialità?-

- Ti ho detto che non sono affari tuoi.-

- Almeno dimmi perché mi eviti ogni volta che ti vedo ma ti trovo comunque a guardarmi con rabbia, non ti ho fatto niente.-

Amara non rispose ma cominciò a stringere le mani a pugno, le nocche le diventarono bianche, mentre a Selene passò una strana ipotesi per la testa.

- Sei stata tu a fermare il mio incantesimo del fuoco, non è così? Perché l'hai fatto?-

Il silenzio che regnava le diede un senso di agitazione. Non le avrebbe mai risposto, non sembrava una che mollava facilmente.

- Perché mi hai chiamata Kilena?- disse ancora mentre il cuore le batteva all'impazzata.

- Ti prego dì qualcosa!- gridò alla fine sentendo gli occhi farsi umidi senza sapere nemmeno il perché, sentendosi come tradita. All'improvviso Amara si voltò di scatto e la vide avvicinarsi pericolosamente a sé. Sentì la sua schiena toccare di nuovo il materasso per cercare di allontanarsi e d'istinto chiuse gli occhi pensando a qualche pugno o roba del genere che le colpiva il viso. Arlena le aveva detto che era una persona violenta.

Ma ciò non accade. Sentì solo le labbra calde della corvina sulle sue e il suo cuore cominciò a battere sempre più velocemente. Sapevano di sangue quindi doveva essersi sfamata da poco eppure non le dispiaceva quel sapore ferroso ma che le parve anche dolce, intrigante. La mano di Amara sfiorava il suo mento, quel lieve tocco sembrava bruciarle la pelle. La corvina si staccò da lei poco dopo e si rimise in piedi, dando le spalle all'altra e fissando il vuoto.

- Vattene.- disse di nuovo, con voce ferma e senza lasciar trasparire alcuna emozione. Selene scattò in piedi e se ne andò di corsa, il cuore a mille, la testa che le doleva e lasciando la corvina sola, in completo silenzio, il buio della notte che iniziò ad avvolgerla.

Delle lacrime di rabbia dal riflesso dorato caddero lentamente sul pavimento, bagnando il volto della ragazza dai capelli neri, sentendo il volere di tutta la sua energia magica sprigionarsi ma non avrebbe potuto farlo, avrebbe creato solo altri problemi.

Si appoggiò alla parete e si lasciò cadere a terra, le gambe incrociate, le braccia abbandonate lungo i fianchi, il volto verso l'alto e gli occhi chiusi, sentendo nella mente rimbombare parole sentite troppi anni addietro: tutti hanno una debolezza e per voi, sarete voi stessi.

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