7 - Il test d'ammissione

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Tutti i ragazzi nuovi erano in fermento e Selene poteva sentire la loro eccitazione e paura al tempo stesso. Lei non era preoccupata, più che altro si sentiva come se non fosse veramente lei. Si sentiva vuota e priva di energia in corpo a differenza di chi le stava intorno.

Il passo di tutti i ragazzi si univano al suo, tutti diretti in un unico punto: l'arena, uno spazio grandissimo con degli spalti per gli spettatori e, ai posti più bassi e vicini al suolo polveroso, c'erano i professori e il preside con dei fogli e una penna davanti a loro. Era una struttura nuova a differenza del castello, affiancandolo.

La ragazza continuava a sentire i vari ragazzi bisbigliare nel mentre che si guardava intorno e si sentì ancora più oppressa. Tutti all'improvviso si disposero in cerchio e una polverina dorata spuntata dal nulla cadde dal cielo, posandosi sulla pelle dei ragazzi, andando anche sulle divise che subito cominciarono a brillare e cambiare, lasciando posto a una tenuta da combattimento totalmente nera, o così veniva definita.

Selene così si ritrovò con indosso dei pantaloncini di materiale leggero, un top senza maniche, scarponcini, calze grigie trasparenti che arrivavano al ginocchio e i capelli sistemati in un ordinatissima treccia, anche se le ciocche più corte le andavano un po' davanti agli occhi con il vento ma non ci diede molta importanza.

Guardò un po' intorno a sé e vide che tutti i ragazzi indossavano uniformi del genere ed erano tutti estasiati. Eppure lei li sentiva scomodi su di sè, le davano un senso di disagio costante, come se non fossero adatti a ciò che sapeva fare, alla sua energia. Nel frattempo le gradinate si erano riempite di ragazzi e lei notò i suoi amici sorriderle e incoraggiarla. Il preside poi, dopo aver alzato il braccio facendo calare un silenzio tombale, parlò.

- Benvenuti a tutti. Come ho già spiegato il test finale e quello di combattimento sono stati accorpati. Ci saranno quindi minimo due livelli da superare e chi non riesce verrà espulso dalla scuola. Le regole sono tre e vanno rispettate, altrimenti non parteciperete ai test. Primo, non si usa la magia per nessun motivo dato che li abbiamo già valutati. Servono solo i vostri sensi, la vostra forza e la vostra bravura. Secondo, non si deve ricevere alcun aiuto da parte dei ragazzi che non partecipano e terzo, usate solo le armi che vi vengono proposte nell'arena. Detto questo, cominciamo con il primo di voi.-

L'uomo lesse un nome su un foglio e un ragazzo alto e piuttosto muscoloso si fece avanti, mentre tutti gli altri andarono a mettersi in un angolino ben riparato. Selene li seguì non sapendo molto cosa fare essendo arrivata da poco lì e non avendo avuto una preparazione come gli altri a tutto quello.

Un uomo con una maschera sul viso avanzò verso il centro dove si trovava il ragazzo. Il preside fischiò e l'uomo sfoderò subito una spada e fece per colpire il ragazzo che riuscì a schivarlo in tempo, mentre prese anche lui una spada da terra. Solo allora la ragazza notò che lì, sparse per tutta l'arena, c'erano delle armi di ogni genere.

Un rumore metallico le fece alzare lo sguardo e notò che l'arma dell'uomo era ormai a terra. Il ragazzo sorrise vittorioso di aver passato la prima prova, ma la sua felicità si sgretolò quando una nube nera lo avvolse, chiudendolo in una specie di palla di vapore nero che non lasciava intravvedere nulla al suo interno.

All'improvviso una specie di luce violastra circondò la sfera, ma Selene si rese conto che la vedeva solo lei quando chiese al ragazzo accanto a lei cosa servisse e lui rimase confuso non vedendola. E nella sua mente una risposta non tardò ad arrivare. L'aura viola, l'aura della paura... È un test per superare la propria paura più grande.

La sfera nera esplose tutto d'un tratto dopo svariati minuti e il ragazzo fu di nuovo libero. Il suo volto era leggermente provato ma non riportava ferite di alcun genere. Il preside e gli altri professori, che per tutto il tempo avevano continuato a scrivere, annuirono e il ragazzo sorrise.

- Ammesso.- disse il preside generando così un applauso di massa.

Anche per gli altri la prova fu uguale, cambiava solo l'uomo che dovevano battere in base alla forza che possedevano. Infatti, la postazione in cui i ragazzi si posizionavano aveva una piccola pietra gialla incastonata nel terreno che valutava la forza, l'agilità e la struttura fisica del ragazzo. Uno ad uno venivano chiamati, combattevano e gli veniva dato il loro giudizio. Fino a quel momento erano stati ammessi tutti, chi un po' ferito e chi meno, e Selene si ritrovò ad essere l'ultima a fare il test essendo stata iscritta da poco.

Sentì il suo nome pronunciato dal preside e si diresse verso il centro di quel cerchio di terra come visto dagli altri. Si sentì troppo osservata e questo le dette fastidio. Mentre aspettava che la pietra rilevasse i suoi valori, viaggiò con lo sguardo fra tutti quei ragazzi e si fermò su degli occhi particolari, quel viola misto al rosso che la fissavano. Amara e Selene si guardarono per qualche secondo e la ragazza dai capelli bianchi trovò nei suoi occhi come delle emozioni contrastanti, delle onde che si scontrano sugli scogli per poi disperdersi e ricominciare e non ne capì il motivo. Perché provi queste cose nei miei confronti?

Furono dei passi a distrarla e a posare il suo sguardo davanti a sé. Quello che aveva davanti non era un uomo come gli altri, sembrava più forte ed era il doppio di lei. Dei bisbigli si alzarono da quel luogo e, anche se un po' scettico, il preside diede il via allo scontro.

Durò un secondo, forse anche meno. L'uomo aveva fatto comparire un enorme martello con delle punte affilate in metallo e per un soffio Selene riuscì ad evitare di venirne schiacciata. Lui continuò per parecchie volte a colpirla, o almeno a provarci, mentre lei continuava ad evitare i colpi senza prendere alcuna arma. Sentiva che nessuna di quelle era adatta a lei.

L'uomo mascherato si avvicinò di nuovo e lei si preparò a schivare però non la colpì con l'arma, ma facendola cadere a terra con una pedata nello stomaco. Cazzo! Il dolore le passò in breve tempo e si rimise in piedi subito anche se una lama affilata le fece un taglio sulla spalla che cominciò a bruciare. Lo sfidante ora aveva una spada in mano e continuò a darle dei colpi che cercava sempre di evitare. È veloce... Nel frattempo, Arlena vedeva tutto ed era estremamente preoccupata per Selene.

- Ehi Arlena, vedrai che c'e la farà.- la rassicurò Eliana seduta accanto a lei, poggiandole una mano sulla spalla.

- È che non ha fatto nessun corso di preparazione e per ora non ha fatto niente, non ha assestato nemmeno un colpo...-

- Quello è lo sfidante più forte e agile di tutti qui in questa scuola e la pietra ha scelto lui basandosi sulle potenzialità di Selene e...-

Eliana fu interrotta da alcuni ragazzi che gridarono preoccupati e guardò al centro dell'arena. Selene era in ginocchio a terra con delle ferite che si stavano guarendo da sole, l'altro di fronte con la sua spada tenuta saldamente e pronta per sferrare un altro colpo. Anche il preside si preoccupò e fece per alzarsi e interrompere il combattimento ma qualcosa glielo impedì, o meglio qualcuno che gli lanciò un incantesimo di immobilità. Non faccia niente, si fidi.

La voce di Amara rimbombò nella sua testa e lui non ne capì il motivo e, soprattutto, come poteva chiedergli una cosa del genere, con una ragazza indifesa? O almeno questo pensavano tutti. L'uomo alzò la spada pronto a colpire nuovamente mentre Selene teneva lo sguardo basso, la mente priva di pensieri, il corpo abbandonato.

Sentì qualcosa di caldo scorrere dal suo labbro inferiore e si rese conto di esserselo morso a tal punto da farlo sanguinare. Istintivamente leccò il sangue che ne fuoriusciva e sentì qualcosa dentro di lei cambiare, una forza negativa che l'avvolgeva e chiuse gli occhi. Obscuria... Il vento che cantava, la terra sotto di sé, il fuoco scoppiettante, l'acqua corrente, li sentiva dentro di sé assieme ad una forza smisurata.

- Selene!-

La voce, il grido di Arlena le fece aprire gli occhi e alzò il braccio destro, fermando con la mano la lama poco prima che le toccasse la testa e poco dopo essa si frantumò in mille pezzi che caddero sul terreno. L'uomo la guardò confuso ma non si fermò e fece apparire un'altra arma, un'ascia dalla lama affilatissima e lucente che cominciò a far volteggiare e la abbassò sulla ragazza che con un'estrema velocità si alzò e si scansò.

Selene poi lo prese per un braccio poco prima che questo riuscisse ad alzare l'ascia da terra e gli assestò un colpo con il ginocchio al torace, facendolo piegare e poi dandogli una spinta, facendolo cadere a terra definitivamente. La ragazza rimase a guardare l'uomo per qualche secondo, prima che una nube nera l'avvolse.

Scosse la testa per un paio di volte e si sentì come prima, nessuna energia negativa era in lei. Cercò di guardarsi attorno ma era tutto completamente nero. Poi, davanti a lei apparve come un rettangolo di luce che le fece vedere delle immagini che le sembravano familiari. Degli alberi dalle foglie rosse erano sopra di lei, così grandi e maestosi, cincondati da una leggera brezza. Poi il luogo cambiò completamente e riconobbe subito quell'immagine, quella del suo sogno. La ragazza era sempre lì, circondata dalle fiamme rosse ma che non la sfioravano minimamente, sembrava che le controllasse lei.

- È colpa tua.- le disse con voce rabbiosa. Selene si stupì e fece un passo indietro.

- È colpa tua se siamo ridotti così.- continuò lei.

- I-io... Non ho fatto niente...-

- Niente? Te ne sei andata senza dire una parola, ci hai abbandonato quando avevamo bisogno di te. Questo è niente!?-

- Non ricordo nulla, ma non avrei mai fatto una cosa del genere.-

- E invece sì, ti interessa solo di te stessa. Da oggi noi non ci saremo più, sarai sola, sappilo.-

Quelle parole colpirono in pieno Selene che fissò il pavimento di nube nera che aveva sotto i piedi. Noi? Noi chi? Chi conoscevo e che ho abbandonato? Non voglio stare sola vi prego! Perché non ricordo niente, perché!? Voleva solo andarsene da lì. Poi si ricordò della seconda prova, quella di paura. Guardò di nuovo la ragazza, una semplice illusione. Gli altri ragazzi avevano sconfitto la loro paura lì dentro grazie ad essa ma lei sentì in sé che poteva dar fine a quell'incantesimo e istintivamente schioccò le dita. La nube subito cominciò a dissolversi, fino a scomparire definitivamente e la ragazza ci mise un po' a riabituarsi alla luce solare anche se la luce al tramonto era poca. Vide davanti a sé il preside con un sorriso in volto e sorrise anche lei, tutti erano ignari del suo trucchetto.

- Ammessa.-

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