Capitolo 6

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"Mamma...No. Torna,ti prego" Si alza di scatto,facendomi sobbalzare.

-E'...Tutto okay. Mi avvicino cautamente. -Era solo un sogno,tranquilla. Sussurro andando ad abbracciarla.

"Io voglio la mia mamma!" Strilla prima di scoppiare a piangere.

-Ascoltami...Non sempre le cose vanno come vorremmo. Non possiamo avere accanto chi ci manca, se se n'è andato.

Tu non sei sola:ci siamo io,mamma,papà...Siamo tutti qui per te. Tutti. Va bene? Annuisce timidamente. -Vieni qui... La stringo forte.

"Non mi lasci sola,vero?"

-Certo che no,piccola mia.

"Ti voglio bene,Clara." Singhiozza. "Grazie" Ci stacchiamo.

-Non dirlo neanche per scherzo. E' un mio dovere,nanerottola! Sorride. -Vuoi dormire? Annuisce. -Vieni,dai. La sistemo sotto le lenzuola e,dopo una ventina di minuti,finalmente si riaddormenta. Guardo l'orologio:sono le dieci e mezza. Mi alzo e faccio lo zaino, poi vado in cucina a lavare i piatti.

Torno in camera,prendo piano Virgy e la porto in sala,sul divano. La copro,poi mi siedo sulla poltrona dove,dopo qualche istante,cado tra le braccia di Morfeo.

Mi sveglio a causa di un rumore:sono tornati i miei. Guardo l'orologio,che segna le due del mattino e ricomincio a dormire fino a quando,quattro ore e mezza dopo,suona la sveglia del cellulare.

Mi alzo piano,porgo la coperta interamente alla nana e vado a prendere gli abiti,per poi andare in bagno.

Esco dopo una ventina di minuti e torno giù,dove mamma fissa il divano perplessa.

-Ero preoccupata. Erano le dieci e mezza e voi non eravate ancora tornati. Spiego,facendola spaventare. -Scusami.

"Tranquilla,tesoro." Sorride avvicinandosi. "Scusate voi,non avremmo dovuto lasciarvi sole...Scusaci soprattutto tu.Ti abbiamo lasciata da sola con tua sorella,che non stava bene.."

-Non importa. Mostro un sorriso tirato andando a tavola. -Papà?

"Eccomi!" Tuona una voce alle mie spalle. "Buongiorno!"

-Buongiorno. Gli sorrido. Facciamo colazione,poi vado a prendere lo zaino e lui saluta mamma. Fa per uscire,quando Virginia si sveglia urlando

"No!"

-Nana! Lascio cadere lo zaino e corro in salotto,sedendomi ai piedi del divano:-Come stai?Cos'hai sognato?

"Io...Non lo so,non mi ricordo" Mi guarda confusa. "Ho mal di testa..."

-E' tutto okay,ci siamo noi. L'abbraccio mentre i miei accorrono spaventati. -Ascoltami,io adesso devo andare a scuola,ma qui resta mamma. Ci sarà lei con te,non ti succederà niente. Va bene?

"Me..Me lo prometti?" Fa intimorita.

-Te lo giuro. Dico decisa guardandola dritto negli occhi. Annuisce e cede,quindi le lascio un ultimo bacio sulla fronte e poi esco di casa.

Una volta in macchina,papà mi chiede di ieri.

-Io non lo so cosa sia successo,so solo che da quando siamo qui quella bambina non è più la stessa!Perché?!

"Non lo so,può darsi che le si siano risvegliati dei ricordi..." Mi guarda:"Tu però non ti preoccupare,hai già fatto anche troppo. Grazie"

-E' mia sorella,glie lo devo!  Mi limito a rispondere e lui mette in moto. Per tutto il tragitto restiamo in silenzio e una volta arrivati a scuola scendo rapidamente per poi raggiungere le mie compagne.

Ricorda di sorridere,i problemi vanno tenuti fuori da qui,Clara Mi ripeto,per poi sfoggiare uno dei più falsi sorrisi che abbia mai fatto.

-Ciao,ragazze.

"Ciao!" Sorride una ragazza bionda. "Sono Martina,comunque" Mi tende la mano,dando inizio alla serie delle presentazioni che si concludono qualche minuto dopo,quando suona la campana e noi ci facciamo largo tra la folla per entrare. 

Ridiamo e scherziamo fino all'inizio della prima ora e una ragazza resta a guardarmi in disparte. Liliana,mi pare si chiami. E' bassa,non troppo snella e capelli arancioni con qualche meches nere e occhi azzurri,contornati da una spessa linea di eyeliner che continua anche sulla congiuntiva e un rossetto viola ematoma.

Oggi alla prima ora c'è palestra...Come si dice,il buongiorno si vede dal mattino!

"Buongiorno" Entra la professoressa. E' alta,mora,giovane e magra. Ha lunghi capelli biondi, raccolti in una metà coda piuttosto alta,senza alcuna imperfezione o forcina. Indossa una tuta blu e bianca dell'Adidas e scarpe da ginnastica nere.

Si siede e comincia a fare un breve appello,ma una volta arrivata al mio cognome si ferma:"Sei tu Marini,giusto?" Domanda guardandomi.

-Sì. Rispondo sforzandomi di rimanere cortese,conoscendone già il motivo.

"Dopo parliamo" Annuisco debolmente. Ecco,ogni volta la stessa storia:vengono a sapere del mio problema, mi prendono da parte illustrandomi il programma e mi impongono i loro stupidi limiti...Ma non potevo nascere normale?!

Ci alziamo e seguiamo la prof fino alla palestra,dove,una volta entrati,mi ferma.

"Tu come sei abituata a fare ginnastica?"

-Non mi danno limiti. Mento,spiazzandola.

Dopo un attimo di silenzio,risponde:"Be' ,allora temo di dover passare dalla parte della cattiva..." 

-Mi scusi?! Domando,divertita e scioccata allo stesso tempo. "Tu farai la metà degli esercizi che darò da fare.Intesi?"   Certo,non si preoccupi!  Annuisco.

"Tutti sulla linea gialla!Venite qui,forza!" Gli altri ci raggiungono. "Cominciamo con una corsa di tre minuti con una pausa da uno.Forza!" Si parte.

Dopo dieci giri cominciano a cedermi le gambe,ma proseguo. Devo arrivare a venti. Dodici..Quattordici... Posso farcela.

Spack!

"Clara!" Mi corre in contro

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