Danza Acida: Atto 3

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David era piuttosto incazzato quando Nadia si presentò in ritardo alla sala prove. Mai in quasi dieci anni la donna aveva osato dormire un paio d'ore in più senza avvertire nessuno, perciò era ridicolo che il suo primo ritardo fosse capitato la mattina delle prove con il più grande regista mai passato di lì. Nadia era entrata barcollando, come se si fosse sbronzata di brutto la sera, gli occhi bruni che riflettevano uno stordimento e un barlume d'allucinazione che David non aveva mai visto in lei. Era sicura e controllata come sempre, eppure si guardava intorno in modo differente, e le sue movenze erano più naturali e fluide. E questo senza parlare di passi di danza, ma della normale camminata che adottava di consueto, equilibrata e controllata per non apparire ridicola con quei piedi palmati. David non riuscì a fare a meno di notare il copione stretto tra le sue mani, nonché lo sguardo che lei diresse a John Boyle. Solitamente lei preferiva dirigersi da David, magari per un saluto o per una breve conversazione, ma questa volta non lo aveva neanche guardato negli occhi. Invece, si era diretta con sicurezza verso il regista, che subito si era girato a fissarla compiaciuto. D'accordo, forse lei non aveva come priorità il parlare con lui, e quel "solitamente" significava una o due volte alla settimana, ma quell'inconsueto portamento fece innervosire David.
«L'hai letto?» domandò John Boyle non appena Nadia fu abbastanza vicina. David riusciva a sentire bene le loro parole, in piedi di fianco al sipario e con il bloc-notes stretto in mano. Quella mattina Boyle aveva richiesto di stampare delle scenografie "artistiche" richieste da lui. E anche se David gli aveva spiegato che questo era compito del teatro, e non della compagnia di danza, lui aveva insistito. Aveva inoltre ordinato di incontrare il tecnico delle luci per spiegargli la "sua arte", e consegnargli un foglio scarabocchiato con delle istruzioni su come disporre i riflettori ed eseguire i giochi di luce che desiderava nel suo spettacolo. Boyle non sapeva lasciar fare il proprio lavoro alle persone, Nadia aveva ragione. Aveva ripensato alle parole della donna quella sera e forse sì, forse aveva sbagliato a chiamare lì quel megalomane regista. D'altronde quella notte aveva pensato non solo al suo delicato rimprovero, ma anche al suo corpo. Gli mancava la dormita della notte precedente, il poterle accarezzare le piume sotto le coperte calde, il percorrerle la schiena nuda fino alle cosce bollenti e lo sfiorarle il becco sensibile. E quella mattina nemmeno sembrava ricordarsi che lui fosse lì. Sentì un pizzicorìo sulla punta delle dita mentre queste ricordavano il soffice tocco delle piume, vide Nadia sorridere al compiaciuto regista e si riscosse dai suoi pensieri, cercando di riafferrare le parole che aveva appena perso.
«Lo sapevo che sareste stata voi la prima a capire» Boyle fece un'espressione soddisfatta, sollevando l'angolo della bocca. Nonostante il regista parlasse ad alta voce, quasi entusiasticamente, David non comprendeva il nucleo della conversazione e dovette tendere le orecchie per afferrare il punto della situazione. Lo sguardo con cui lui stava guardando Nadia, però, era chiarissimo anche da quella distanza. Era lo sguardo di un uomo che fissava la propria preda con bramosia, finalmente catturata dopo anni di ricerca, compiaciuto dell'ammirazione che era riuscito ad ottenere.
«È da tutta la mattina che cerco di far comprendere il mio metodo alle vostre compagne. Purtroppo non riescono a lasciarsi andare, chiedono l'ordinata rigidità di una coreografia, ma la loro confusione è colpa delle nostre istituzioni e non le biasimo affatto. Vi ringrazio dei complimenti, ma questo copione è solo un tramite, un ricettacolo che da solo non vale niente. La vera opera memorabile sarà lo spettacolo» rispose Boyle.
«Solo alle mie compagne? E i ballerini?» domandò quindi lei. Sembrò essersi riscossa un po', dato che ora appariva meno timida, più controllata e più severa come consueto.
Boyle ebbe un fremito alla mano, mentre divorava con gli occhi la donna davanti a lui «Basta solo un ballerino per interpretare Golia. Io interpreterò Marco...» rispose. In quel momento David vide la postura di Nadia raddrizzarsi e le piume della sua coda essere scosse da un tremito. Stava indugiando anche lei, finalmente. A un tratto tutta quella sghemba ammirazione da scolaretta svanì, rimpiazzata da una più naturale titubanza. Anche David ebbe un momento di esitazione e si domandò se avesse udito bene quelle parole. Davvero il regista pensava di apparire come ballerino sul palco? Eppure quel sorriso immoto stampato sul volto di Boyle e quell'improvvisa perplessità che aveva colto Nadia non facevano presumere altro...
«Ha frequentato la scuola di danza anche lei? Dove?» chiese quindi Nadia, il tono lievemente incrinato dall'imbarazzo.
Boyle si chinò in avanti «Ho frequentato la Royal Ballet School di Londra quando ero giovane. Purtroppo una lesione inaspettata del crociato anteriore mi ha impedito di concludere il mio percorso, ma me la cavavo piuttosto bene. Non mi ha impedito, però, di studiare per essere regista e coreografo. Nell'ultimo anno ho ripreso le lezioni di danza in preparazione a questo ruolo» mormorò, tentando di allargare il sorriso già ampio «Sono un po' arrugginito, ma scommetto che non appena troverò la partner di ballo giusta non avrò problemi a sciogliermi di nuovo...»
Nadia esitò, aprendo lievemente il becco per l'incertezza, poi si riscosse e tentò di controllarsi fermamente come era solita fare. Irrigidì le spalle e lo sguardo e sfoggiò una smorfia di cinismo.
«E chi farà Golia?» chiese, soppesando le parole per non sembrare indiscreta.
Boyle annuì studiando lo sguardo della donna «Cominciate a preoccuparvi troppo, Minkova, non ho ancora programmato tutto lo spettacolo,» rispose «prenderemo uno dei ballerini, magari chi avrà compreso meglio il copione. L'arte è anche improvvisazione. È il lampo di genio all'ultimo secondo che sconvolge tutto, il raptus di illuminazione che fa traboccare lo spettacolo d'emozione pura e sincera. Nel mentre vi chiedo di andare sul palco e mostrarmi come Gisella danza sui tappeti di casa. Rileggete pure qualche passo dal copione prima di iniziare. Ho aspettato a lungo questo momento...»
David riusciva a scorgere il conflitto che imperversava dentro Nadia anche da quella considerevole distanza. Una parte di lei era incuriosita dal bizzarro carisma del regista mentre la sua natura più profonda e matura ancora titubava all'idea di mostrarsi collaborativa con un tale narcisista. Il segreto del suo successo, del suo talento, era sempre stato l'approccio metodico e rigoroso che lei adottava nella danza, perciò questo era un territorio inesplorato anche per lei. Spesso Nadia ripeteva di essere consapevole che la sua arte non era altro che movimenti del corpo eseguiti seguendo una precisa logica, un ritmo e un'intensa ma artificiale emotività. La danza era una delle poche cose in cui si poteva raggiungere la perfezione, gli aveva detto una volta. Forse durante una delle loro discussioni sfregiate da lunghi silenzi, sdraiati sui divani in pelle del suo appartamento o sul suo letto matrimoniale che stonava con la ristrettezza della stanza. Lei aveva sempre la frase perfetta, meditata con cautela e detta piano e con riservata indifferenza... Ora invece le pietre che componevano il carattere della sua Nadia stavano vacillando sotto lo sguardo seducente di quel megalomane.
David osservò il cigno dirigersi verso i gradini dietro le quinte mentre Boyle si sedeva su una delle poltrone del teatro carezzandone i braccioli. Nadia camminava in modo differente dal consueto, con meno naturalezza e spontaneità, e il braccio con cui reggeva il copione era rigido come un tronco d'albero. Le altre ballerine si erano ritirate dietro le quinte, forse intente a sparlare di Boyle e delle sue richieste assurde. Almeno così sembrava dalle loro facce imbarazzate e dagli sguardi da rettile con cui sgridavano il regista da lontano. Non appena Nadia sparì dietro i teli neri delle quinte, David espirò e si accorse di avere a malapena respirato tutto quel tempo, immerso com'era nei suoi pensieri. Provò a rilassarsi e tornare a rendersi spettatore. Lui era lì per accontentare Boyle e per preparare uno spettacolo degno di guadagnare abbastanza da far spargere la voce. Se quella giornata si fosse rivelata improduttiva, aveva tutto il diritto di fare un bel discorso a quel campione di egocentrismo con le gambe accavallate sulla poltrona.
Presto Nadia fece capolino da dietro le quinte e si mosse con leggiadria verso il centro del palco. Boyle agitò bruscamente il braccio per fare cenno al tecnico di accendere la musica, poi sfoggiò un sorriso di plastica e si sgranchì le gambe in modo da sedersi più comodamente.
Le casse del teatro iniziarono improvvisamente a vomitare rancida musica elettronica e David trasalì, colto alla sprovvista dai bassi che facevano vibrare i vetri delle finestre. Guardandosi attorno notò che in quel momento egli non era l'unico ad aver reagito così. Anche le danzatrici dietro le quinte, infatti, erano sobbalzate per la sorpresa di quell'inconsueta scelta musicale. Era la prima volta che da quelle casse stava fuoriuscendo qualcosa che non fosse musica classica o da balletto moderno, e non appena Nadia udì la traccia che era stata scelta per la prima parte dello spettacolo corrugò la fronte piumata. Come diavolo avrebbe fatto a danzare su un ritmo ripetitivo ed estraneo come quello? Forse i ballerini avanguardistici di danza moderna erano preparati nel muovere il corpo secondo quei ritmi confusionali e scialbi, ma lei non aveva mai sentito niente del genere. Boyle però era lì e la fissava dalla sua poltrona rossa con gli occhi che brillavano dall'aspettativa. David sobbalzò non appena qualcosa gli sfiorò la manica. Si voltò di scatto, scombussolato dall'improvviso squarcio nell'aria che quella fastidiosa musica aveva prodotto in quei pochi istanti, e subito si rasserenò vedendo il paffuto viso di Melissa.
«Che c'è?» esclamò, cercando di sovrastare il frastuono con la voce. La ragazza lo fissò con gli occhi gonfi di stanchezza.
«Quel regista ci ha fatto provare una volta e poi ci ha lasciate là sopra per un'ora senza dirci una parola. Le altre vogliono andare via se non ci spiega cosa dobbiamo fare» rispose lei, la sua voce timida e seccata. Socchiuse le palpebre al prorompere di un rumore elettronico piuttosto distorto e assordante.
«Adesso ci penso io, Melissa» David annuì di fronte alla ragazzina imbarazzata. Non appena si voltò di nuovo verso il palco, però, si trovò di fronte agli occhi Nadia nel bel mezzo del suo tentativo di danza.
Il cigno stava incredibilmente riuscendo a seguire il grottesco ritmo della canzone, come se il suo corpo pulsasse a tempo con la musica. Danzava percorrendo cerchi sinuosi, come una pattinatrice, e muoveva le braccia in modo inspiegabilmente fluido, quasi come le lasciasse libere per inerzia eppure controllandole minuziosamente. Solo allora a David parve di udire la registrazione di delle gocce di pioggia sotto i distorti bassi elettronici, e non fu sicuro se effettivamente queste fossero state aggiunta dal tecnico del suono o fosse solo una sua impressione ingiustificata. Nadia danzava lentamente, cadenzando i bassi che ora parevano più tristi, quasi stessero dipingendo un lento e psichico climax che solo la danza poteva svelare. I passi di danza classici erano accompagnati da mosse inattese e improvvisate, che provocarono un brivido lungo la schiena di David misti ai cambi di tonalità e volume della traccia elettronica. Le gocce di pioggia erano ora accompagnate da suoni meno distorti e piatti, e più vacui ed armonici, e Nadia danzava fluendo e fondendosi con l'atmosfera che ora si respirava. Tutto divenne più confuso, e cresceva, e il ballo era sempre più veloce e leggero, ma con un amaro gusto metallico, e la donna danzò per altri dieci secondi anche dopo che la musica si era interrotta. Alzò il capo con gli occhi straniati e le braccia tremanti. David era a bocca aperta, così come Melissa. Il ritorno al mondo di sempre fu un pugno all'encefalo, il risveglio da un sogno allucinato. Boyle sorrideva entusiasta, intento ad applaudire un applauso offuscato mentre le danzatrici dietro le quinte parlottavano tra loro. E fu allora che, nonostante il mondo ballonzolasse ancora distorto, David comprese il bramoso sguardo del regista e partorì l'embrione del suo primo odio.

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