Capitolo diciannove

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"Rivelazioni"


La cosa peggiore delle persone con una doppia morale è che non hanno morale, ma una doppia faccia. E a volta anche una doppia vita.
-CARAMAGNA


«Ho bisogno che vi sediate e che prima di parlare ascoltiate attentamente.» Era così che Benjamin aveva esordito.
Quella mattina era stata piuttosto dura per lui, soprattutto in vista dei nuovi sviluppi sul caso di Brook. Rientrato dal suo viaggio a New Orleans, il maggiordomo si premurò di avvertire i fratelli Brown; le informazioni emerse da quel sopralluogo erano scioccanti.

«Che succede?» Matthias si sedette di fronte alla scrivania del piccolo ufficio di Benjamin. Una stanza calda e confortevole, con mobili in noce e diversi scaffali per i libri, dove il maggiordomo sbrigava la corrispondenza e controllava i conti della villa.

Ethan si accomodò nella poltrona di fianco, mentre Elijah rimase in piedi, le mani in fondo alle tasche e un'espressione poco rassicurante sul volto. Era una questione piuttosto delicata quella di Brook, nella camera si poteva avvertire la tensione gravare addosso come un dannato macigno.

Elijah cominciò a rimpiangere la sensazione di pace che lo aveva pervaso qualche ora prima: Isabel era stata capace di ravvivarlo, ancora. Straordinariamente, cominciava a diventare un'abitudine. Avrebbe voluto stringerle la mano, si sarebbe sentito meno irrequieto, meno spaventato e vulnerabile ad averla vicino, ne era certo. Ma non se la sentiva di coinvolgerla in faccende così controverse.
La sua fata doveva restare il più lontano possibile dalla parola "sparizione".

Le mancava già, dannazione.
La sua pelle, i suoi occhi, il suo nome che le sfiorava le labbra...
No, cazzo, non era quello il momento di pensarci!

Doveva concentrarsi ora, prestare attenzione e incatenare ogni stupido impulso legato a quella donna: Benjamin era tornato e ogni probabilità aveva delle informazioni su Brooke, non poteva permettere alla sua mente di distrarsi. Dopo un anno di silenzi, di congetture, di piste false, forse si era arrivati a un bivio, a una dannata svolta in quel caso disperato.

Ecco la correzione:

Sentì lo stomaco in subbuglio, una strana agitazione pervadergli le ossa. Era impaziente di scoprire cosa gli fosse accaduto, ma al tempo stesso si augurava che non fosse niente di allarmante. Che la sua vita non fosse in pericolo, o che, nel peggiore dei casi, non fosse già finita.

Non avrebbe sopportato un'altra tragedia, non dopo Lily.

Il maggiordomo li guardò, esitante per un attimo, poi estrasse una busta dalla ventiquattrore in pelle sopra la scrivania. Con cura la posò sul tavolo, scartandola.
«Temo di non avere buone notizie», proseguì.

Merda.

Il suo tono era grave, lo sguardo attento. «Per questo motivo ho bisogno che facciate come vi dico. Limitatevi a seguire le mie istruzioni...» e lì saettò lo sguardo su Elijah, sottolineando il concetto. «Niente di stupido o insensato, siamo intesi?»

L'uomo non rispose, si limitò a ricambiare la sua occhiata con una poco lungimirante. «Arriviamo al punto», mormorò in tono fermo.

«Benjamin, mi stai spaventando», s'intromise Matthias, «cos'è successo a New Orleans?"

Il maggiordomo esitò ancora, poi gli passò la busta. «Non è quello che è successo, ma cos'ho visto, il problema, signore.»

Elijah aggrottò la fronte. L'ansia lo assalì, non fu più in grado di aspettare; le sue mani si mossero veloci ad afferrare la busta, mentre Matthias ed Elijah si sporgevano per osservare il suo contenuto: c'erano delle foto all'interno, dei negativi sviluppati di recente. Benjamin attese che li esaminassero prima di parlare.

Ma ci fu solo silenzio.
Elijah rimase paralizzato, sfogliando una foto dopo l'altra, Ethan sgranò le palpebre, Matthias sbiancò.

Le immagini ritraevano una donna alta, dai capelli ramati, che passeggiava per le strade affollate di New Orleans in compagnia di un uomo. Indossava un cappotto bianco, fine ed elegante, dei collant, una gonna di cui si intravedeva l'orlo da sotto il montone e dei guanti da neve. La sua espressione era serena, anzi gioiosa: sembrava ridere alle battute del suo interlocutore, che si trovava abbastanza vicino da far pensare che fossero intimi. In una foto le cingeva il fianco, in un'altra erano fermi a parlare difronte a un palo, nell'altra sembravano guardare in direzione dell'obbiettivo. La loro espressione, però, era sempre la stessa. Gioiosa serenità.

Non c'era dubbio, quella era Brook. Ma il particolare che scatenò in Elijah una rabbia quasi animalesca, viscerale, era un altro: l'uomo in compagnia di sua sorella era Rick.
Rick de la Cruà. L'uomo che avrebbero dovuto fronteggiare l'indomani. L'uomo che aveva sparato a Isabel.
Che aveva quasi provato a ucciderlo.
Quel pensiero lo distrusse.

Uno strano fischio che andava e veniva echeggiò nella sua testa. Avvertì un odore acre nel naso, e tutto intorno a lui prese a girare. Un senso di svenimento lo colse alla sprovvista, sentì le gambe molli, le mani tremare.
Caldo e freddo.
Poi caldo e ancora freddo.

Non riusciva a distogliere gli occhi da quelle dannate fotografie!

«No, non è possibile...» Ethan scattò in piedi.
«Perché cazzo...no, no, non è possibile!»

Matthias era immobile, paralizzato, bianco come un lenzuolo. Poche cose nella sua vita gli avevano arrecato dolore come quel momento.

«È una doccia fredda, me ne rendo conto», sospirò Benjamin, «ma temo di non avere risposte da darvi. Ho ritenuto saggio parlare con voi prima di agire, non mi sembrava il caso di attirare l'attenzione: se Brooke è con Rick ci sarà un motivo, una spiegazione che non riusciremmo a scoprire se lui sapesse che l'abbiamo trovata. Magari tiene sotto scacco anche lei, non possiamo saperlo, non ho scoperto il motivo che li lega, ma di una cosa sono certo, o meglio, ho ragione di crederlo: stanno collaborando.»

A quella frase, Elijah scoppiò a ridere. Una risata carica di astio e rabbia, la rabbia peggiore che avesse mai provato nella sua vita. «Stanno...collaborando?»

Benjamin annuì lentamente, impassibile persino in un momento come quello. «Sì. Come vi dicevo, ho seguito alcune piste riguardo alla sua scomparsa, le tracce di Brooke si perdono a New Orleans, così ho provato a investigare nella zona, di nuovo. La squadra che se ne è occupata ha perlustrato alcune aree di spaccio, molte delle quali governate da Rick. Non ci ho messo molto a scoprire la sua posizione: Brooke frequenta persino i suoi locali, l'ho vista uscire dal Mon Rouge e poi salire in auto con lui. Non c'è alcun dubbio, signore...»

«Ma noi avevamo già indagato a New Orleans», osservò Matthias, con voce flebile. «Non abbiamo mai trovato nulla. Perché? Perché comparire solo adesso?»

Benjamin scosse il capo. «A questo non so rispondere, temo...»

«Aspettate un attimo!» esclamò Ethan, confuso. «Come facevate a sapere che le tracce di Brooke si perdevano a New Orleans?»

«Dai tabulati telefonici», spiegò Matthias, «all'inizio temevamo un rapimento così abbiamo fatto rintracciare il suo telefono, ma non è servito a niente.»

«Merda...»

«Perché ci sei tornato? A New Orleans?» Matthias si alzò dalla poltrona, sparpagliando le foto sul tavolo. Sembrava scosso e ancora piuttosto pallido, ma in qualche modo immerso nelle sue riflessioni.

Benjamin indicò le fotografie «ho riflettuto attentamente in questi ultimi giorni, e facendolo ho ripensato a una frase che Rick disse a Elijah quando si trovavano a casa di Isabel. Sosteneva che fosse Brooke la talpa e che in qualche modo riuscisse a reperire informazioni sensibili riguardo ai suoi affari. La cosa mi ha fatto insospettire, perciò...» allargò le braccia, «eccoci qui» fece lui, in tono conciliante.
«Mi dispiace, signore. Non ho altro al momento.»

Matthias annuì con aria rassegnata.
Non poteva crederci.
Non era possibile!

Aveva trascorso mesi a cercare di consolare Thómas, a convincerlo del fatto che sua madre non lo avesse abbandonato, a rincuorarlo, a infondergli speranza e fiducia. Lui per primo era convinto che sarebbe tornata, che non avrebbe mai permesso a Thómas di crescesse come un orfano. E invece si era sbagliato. Tornava tutto, tornava la soffiata, l'informazione del finanziamento.
Brooke aveva assistito a quella riunione, lo sapeva.

Ma...come poteva sapere di Isabel?
Della visita di Elijah a casa sua?

Su quei pensieri si voltò verso il fratello; lui più di tutti soffriva la scomparsa di Brooke. Il loro legame era sempre stato forte, fin da bambini in realtà.

«Elijah? Stai bene?» chiese vedendolo stranamente assorto.
Ma lui non rispose.

Non avrebbe potuto senza urlare.
Senza tirare fuori tutta la rabbia che lo consumava.
Per un anno non aveva fatto che pensare a lei, a cercarla in ogni dannato buco della terra, a scatenare la sua rabbia contro Thomas. Quel giovane, fragile, orfanello. Si sentiva in colpa ad averlo trattato come la personificazione dei suoi fallimenti, a rigettare su di lui le colpe delle madre.
Delle sue colpe!

Non aveva mai saputo spiegare il perché lo odiasse tanto fino a quel momento: Thomas le ricordava lei.
Le ricordava Brooke. Il dolore legato alla sua scomparsa, il senso di impotenza che lo aveva sopraffatto quando di lei non erano rimasti che ricordi. I suoi occhi azzurri, quegli occhi dolci e senza colpe che lo guardavano smarriti, non facevano che addolorarlo, che riportarlo indietro di un anno. A quel giorno maledetto, in cui l'aveva vista scomparire. Non aveva notato niente, nulla che potesse presagire o motivare la sua decisione sconsiderata.

Si odiava, la odiava, non riusciva a spiegare quelle foto, non capiva, non ci trovava un senso. Si rifiutava di accettare quell'insulsa realtà, di accettare che sua sorella collaborasse con il male. Con quel dannato parassita!

Cosa l'aveva spinta a unirsi a lui?
Ad abbandonare suo figlio?
Ad abbandonare loro, la sua famiglia?
Cazzo!

Avrebbe voluto uscire dalla stanza e andare a cercarla, uccidere quel figlio di puttana e riportarla a casa.
Ma non sarebbe servito a placare la sua rabbia, il suo odio, il suo rancore, quel dolore che gli bruciava nel petto.
Si sentiva sopraffatto, incapace persino di ragionare tant'era la rabbia che gli scorreva nelle vene. Barcollò leggermente, aggrappandosi al bordo del tavolo.

Ora gli era tutto più chiaro e incredibilmente folle.
Sua sorella non era scomparsa.
Non era neanche stata rapita.
Se ne era andata.

Come avrebbero fatto a dirlo a Thomas?

Elijah cominciò ad aprire e a chiudere le mani nervosamente. Aveva bisogno di uscire da quel dannato ufficio, immediatamente!

«Quindi, cosa facciamo adesso?» chiese Ethan, abbandonando il peso alla poltrona. La tensione nella stanza era così affilata che una lama sembrava penzolare sulle loro teste.

«Niente, nel modo più assoluto» Benjamin si alzò dal suo posto, raggruppando le foto in un mazzo ordinato.
«Come ho detto, il nostro vantaggio è conoscere la loro posizione, la faccenda si complicherebbe se scoprissero ciò che sappiamo.»

«Quindi la lasciamo lì?» inveì Matthias, a braccia conserte.
«Stiamo giungendo a conclusioni affrettate! E se l'avesse rapita?»

Benjamin incarico un sopracciglio «le è sembrata una donna in ostaggio, signore?»

«No, ma...»

«Non c'è altro da dire» Benjamin scosse la testa «è una situazione infelice, incredibilmente dolorosa, me ne rendo conto, ma la invito a riflettere. Non lasci che il dispiacere intacchi il suo acume. Lei è un uomo brillante, perspicace, saprà meglio di me che agire nella posizione in cui ci troviamo adesso, non sarebbe che un buco nell'acqua. È evidente che Brooke non vuole farsi trovare, scopriamo prima il perché, cosa l'ha spinta a stringere un'alleanza con Rick e poi potremo agire con astuzia. Fino ad allora manterremo un profilo basso, domani soprattutto.»

Matthias lo scrutò in cagnesco «mantenere un...profilo basso? Direi che per questo è tardi, Benjamin, io non abbandonerò mia sorella!» insistette.

«Perché no? Lei l'ha fatto!» ringhiò Elijah, serrando i pugni.
«Quindi ora la ripagheremo con la stessa moneta! Niente missione di recupero, Matthias» e mentre lo diceva, poteva sentire tutto il dolore, la rabbia, la disperazione che cresceva fino a esplodergli nel petto. Non gli importava di apparire un mostro, se ne infischiava in quel momento. Abbandonare Brooke non era mai stata un opzione, si sarebbe ucciso piuttosto. Ma quelle foto cambiavano tutto.

Sapeva quante notti aveva passato a cercarla?
Quanto dolore aveva causato a suo figlio?
Ai suoi fratelli?
A lui?

Evidentemente no.
E allora che se ne andasse pure al diavolo!

«Stai scherzando spero?!» Matthias si portò le mani sui fianchi, assumendo una posa di rimprovero.
«E anche tu, vero?» domandò, facendo cenno a Benjamin.
«È la nostra occasione, possiamo riportarla a casa, perché temporeggiare? Potremmo perderla ancora e questo non è un rischio che sono disposto a correre!»

«È proprio quello che faremo, invece» Elijah si avvicinò a lui, minaccioso.
«Non riporto a casa una traditrice del cazzo!»

«Come ti permetti!» Matthias avvampò dalla rabbia. «È di Brooke che stai parlando, dovresti vergognarti, quelle foto non provano niente!»

«Oh sì, invece...» Elijah fece un passo, poi un altro e un altro ancora, lentamente, fino a ritrovarsi a pochi centimetri da Matthias. Voleva che lui leggesse l'odio e il risentimento che si annidavano nei suoi occhi, tutto il dolore che lei gli aveva provocato e che non lo avrebbe fatto vacillare.

Sarebbe stato irremovibile, rigido come una roccia.

«Quelle maledette fotografie sono la prova che Brooke è proprio come nostro padre, oh!» lui indicò il cielo oltre la finestra, «che riposi in pace quel figlio di puttana...» il suo tono era basso, gelido, ma vagamente incalzante.
«Un'egoista, una traditrice, una bugiarda del cazzo! La sua scomparsa non è altro che una messa in scena, un sotterfugio patetico e insignificante per non farsi trovare. E io la odio, Matthias, la odio» scandì, parola per parola, esaltando la malignità celata dietro ogni sillaba.
«Per quel che mi riguarda può restarsene a marcire con quel coglione di Rick, non m'interessa più.»

«Elijah, ma che cazzo dici!» Matthias lo riscosse per le braccia. Era sconvolto.
«Facciamo un sopralluogo, parliamo con gli uomini di Rick posso corromperli, scoprire quello che sanno. Lasciami tentare, ti prego!»

Elijah aguzzò la vista «no, ho detto. E se ti azzardi a contraddirmi ti spedisco a farle compagnia!» tuonò, barcollando un passo indietro.
«Anzi, sai che ti dico? Perché non lo dici tu a Thomas che fine ha fatto sua madre? Starà cenando ormai, perché non lo porti qui e gli mostri le fotografie? Forse smetterebbe di soffrire se vedesse che razza di parassita lo ha messo al mondo!»

«D'accordo, ora basta!» Benjamin fece il giro del tavolo, riuscendo a contrapporsi fra loro.
«Non è così che risolveremo la faccenda! Ho detto niente di stupido e insensato...»

Ma Matthias non diede segno di averlo sentito: mosso da un impeto incontrollato, afferrò Elijah per il colletto strattonandolo contro la parete alle sue spalle, così forte da far vibrare i mobili vicini.
Nei suoi occhi, la rabbia spiccava come una fiamma ardente.
«Non ti permetto di parlare così! Mi hai capito?!» sbraitò.

Elijah rise, dapprima, traballando di poco; poi si raddrizzò, trasformando il suo finto sorriso in qualcosa di più malvagio. Accecato dall'ira, sferrò un destro così forte da atterrare Matthias in un colpo solo. Le nocche presero a pulsare, il dolore tentò di sopraffarlo ma non si fermò.

«Siete impazziti! Che cazzo fate!» Ethan si piazzò difronte a Elijah, tentando di bloccare la sua stazza d'acciaio; voleva impedirgli di accanirsi contro Matthias, di compiere gesti sconsiderati, ma il suo tentativo servì a poco.

Elijah lo spinse via, fino a farlo sbattere contro la poltrona alle sue spalle.
Era fuori di sé.

Con lentezza si avvicinò a Matthias, piantando un ginocchio sul suo petto; l'uomo boccheggiò in cerca d'aria, gli occhi sgranati, disorientati a causa del dolore bruciante, il labbro spaccato e zuppo dal sangue colante, tremolava appena. Elijah si piegò vicino a lui, affinché potesse sentire ogni sua dannata parola.

«Sei sempre stato così buono, così magnanimo e indulgente, così fastidiosamente comprensivo. Il tuo dannato moralismo mi da il voltastomaco, mi fa schifo! Un uomo perspicace e intelligente come te, che non riesce a distinguere un tradimento da un dannato tranello, tsz! Che idiozia. Ti facevo furbo sai? Meno rincoglionito. Evidentemente mi sbagliavo, in realtà mi sbagliavo su tante, tante cose...» sogghignò amareggiato.
«Ma non commetterò lo stesso errore, sai?»

Matthias emise un gemito acuto quando Elijah rafforzò la presa. Non riusciva a respirare.

«Niente missione di recupero, fratello. E se mi farai ripetere, ti sbatto fuori!» sibilò con rabbia.

Gravò su di lui ancora un istante, poi, sospirando, si rialzò fino a liberare il suo petto. Con nonchalance prese a sistemarsi le maniche della camicia, guardandolo dall'alto verso il basso.
«Ti conviene non farmi incazzare.»

Matthias si portò una mano alla gola, boccheggiando in cerca d'aria: sentiva la testa girare, vorticare fuori controllo e uno strano sapore acre in bocca. Indietreggiò fino a mettersi a carponi, pronto a scattare in piedi e ad affrontarlo.

Ma Elijah stava abbandonando l'ufficio.
Ora sì che ne aveva abbastanza!

Matthias sputò un rivolo di sangue, osservando le sue spalle contratte.
«E se nelle foto ci fosse stata Isabel?» ruggì a voce alta, in modo da farsi sentire.
«Cosa avresti fatto? L'avresti abbandonata lì? L'avresti insultata? Umiliata? Uhm?»

Silenzio.
Elijah interruppe il suo passo.

«Rispondi codardo!» Matthias barcollò, in procinto di cadere ancora, ma Benjamin riuscì a sorreggerlo.
«Conosciamo tutti la risposta, non è vero? Cos'è Brooke non te la puoi scopare quindi vale meno?!»

Ancora silenzio.
Elijah strinse le nocche, talmente forte che i suoi pugni divennero violacei. Le sue spalle si alzavano e abbassavano copiose. Doveva uscire. Questo doveva fare.
Non lasciarsi provocare e abbandonare la stanza.

Non riusciva a ragionare, avrebbe rischiato di colpirlo ancora. E magari avrebbe colpito anche Ethan, che accorso vicino a Matthias, lo fissava in modo strano, con aria preoccupata. Nessuno in quella stanza si sarebbe mai aspettato un epilogo simile, ma avrebbero dovuto accettarlo. Quella era la nuova realtà adesso.

Una che vedeva Elijah, voltare le spalle all'unica ragione che lo aveva tenuto in vita fino a quel momento. Il dolore provocato da quello squarcio sarebbe stato incancellabile; abbandonare Brooke era la cosa più difficile che avesse mai fatto in vita sua, ma...
Non si sentiva pronto a riaccoglierla.
La odiava, così intensamente che avrebbe potuto ucciderla. Avrebbe potuto uccidere chiunque in quel momento.

I suoi passi pesanti avanzarono fino a oltrepassare l'uscio della stanza. Aveva bisogno di respirare, di trovare pace in qualche modo o avrebbe distrutto l'intera villa.

E sapeva esattamente dove andare.

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