// Capitolo 4 //

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L'altro giorno sono venuti gli zii a farci visita.

Gli zii vivono lontano lontano, quindi non li vediamo spesso.

Shinji è il loro unico figlio ed è di sette anni più grande di me. La sua uniforme da liceale è fighissima.

Era già a casa nostra quando sono arrivato, Nica mi aveva accompagnato a casa e lui mi ha aperto.

Quando io e lei ci siamo salutati, lui mi ha chiesto se era la mia ragazza e io l'ho guardato strano.

"Significa che è una a cui vuoi veramente bene, Sho."

Mi sono fissato le scarpe in silenzio, cercando le parole giuste che mi avevano insegnato di recente a scuola.

"Immagino tu possa chiamarla così."

/-/

Quella sera gli avevo proposto di darci gli username di Snapchat.

Snapchat ha un fascino incompreso, dannazione.

Fu stata la prima volta in cui un ragazzo ha installato Snapchat per una ragazza che guarda caso sono io.

A dirlo sembra incredibilmente stupida come cosa, ma mi ha fatto sorridere e non nascondo nemmeno il fatto.

Ridei al suo "aspe come funziona" e al suo "non ridere, complichi le cose ulteriormente" dal tono monotono.

Il cellulare mi vibrò nella mano e lo schermo s'illuminò.

Flymetothemoonandletmeplayamo ti ha aggiunto ai suoi amici! Mandagli un saluto!

"Vorrei essere Will Smith soltanto per farti capire quanto sono confusa attualmente" inarcai le sopracciglia.

"Tranquilla, anche ci sono vagonate di memes su Will Smith riesco a leggerti gli interrogativi in faccia"

Poi schioccò, aggiungendo un "non ci stava tutta la strofa" leggermente deluso.

Una lampadina si accese improvvisamente nella mia testa.

"Frank Sinatra?"

"Frank Sinatra."

"Oooh adoro Frank Sinatra!!"

"Nessuno ascolta più Frank Sinatra adesso, sei stata ben educata."

"Lo credo anch'io."

Passammo la notte a mandarci selfie stupidi, o almeno io gli mandavo selfie stupidi, non sono certa che lui facesse lo stesso ma accompagnava sempre con dei "tI sTaI fOrSe pReNdEnDo gIoCo dI mE???" o dei "👁️👄👁️".

Fu così per numerose notti.

//

"E' tutto per oggi, ricordatevi che avete ancora due settimane di tempo. A domani, ragazzi."

Mi alzai giusto per unirmi agli altri in un pigro inchino fatto pure male, ma ero veramente stanca.

Ero rimasta sveglia fino a tardi per aiutare i miei fratelli con i compiti dato che hanno un abilità di concentrazione paragonabile a quella di una mosca.

Mi lamentai a voce bassa, decidendo di scalciare per la frustrazione mentre la mia faccia tornava a schiantarsi sulla superficie fredda del banco.

Accesi il cellulare solo per osservare la schermata della chat con Moon, che si era svuotata stamattina dopo aver visualizzato il suo selfie del buongiorno.

Non sapevo cosa me lo faceva credere, ma avevo il sentore che dietro quella macchia sfocata si celasse un sorriso stupendo.

Lasciai sfuggire un altro lamento dalla nota infantile.

"Detesto non riuscire a vedere i volti" mi dissi.

Di colpo mi sentii un dito picchiettare sulla spalla.

Spingendomi su con le mani dondolai sulla sedia, sbuffando.

"Shomiiii che c'è non ho voglia di uscire oggiii-"

Smisi di allungare le parole quando notai che chi mi aveva fatta alzare indossava un gakuran, e che quindi non era decisamente Shoko.

"Sono Todoroki" disse senza scomporsi troppo.

Io invece tentai di ricompormi il meglio possibile, dato che sembravo star letteralmente morendo sulla sedia.

"Todoroki-kun!" sorrisi, forse un po' troppo.

"E' così difficile distinguere le persone a scuola..."

"Volevo chiederti quando sei libera per preparare quella presentazione di scienze. L'altro giorno ti ho mandato un messaggio ma suppongo tu non l'abbia ancora letto" fece.

Lo fissai un attimo.

Non come una povera innamorata, ma come una povera ignorante confusa.

"Presentazione? Quale presentazione?" ripetei.

Avevo passato le ultime lezioni a stare tutt'altro che attenta, ma non me n'ero mai resa conto di quanto fossi rimasta con la testa fra le nuvole (o sopra i quaderni a dormire, dipende un po' dalla situazione).

"Quella su un argomento a piacere tra quelli affrontati finora. Quella che dovremo fare a coppie."

"Coppie?"

"Coppie."

Se avesse potuto, la mia testa avrebbe iniziato a fumare.

"E... quando ci hanno dato la consegna?"

"Quasi una settimana fa."

Todoroki non sembrava nemmeno infastidito dal mio non sapere un assoluto nulla su tutto ciò, ma io stavo tipo morendo dentro.

"Domani puoi? Magari possiamo andare a lavorare al cafè qua vicino dopo la scuola... " proposi.

Lui annuì, alzando in seguito una mano per salutarmi ed avviarsi.

Mi schiaffai una mano sulla faccia per assicurarmi di non star sognando.

Avevo appena vinto un appuntamento-studio senza fare assolutamente nulla.

E non stavo sognando.

Rimasi con quell'espressione ancora incredula fino a quando non uscii dall'aula.

Allora la mia faccia si contorse in un'espressione di terrore come Shoko mi apparve davanti.

"SHOMI!" la rimproverai, provando a tirare un pugno in testa ma finendo con la mano a vuoto per come si scansò.

"Oho? Guarda guarda com'è emozionata la mia bambina per il suo primo appuntamento!" batté le mani.

"Quella più emozionata sembri tu" borbottai, assicurandomi che nella nostra aula non fosse rimasto più nessuno.

"E poi non è un vero è proprio appuntamento, lo sappiamo entrambe" ridei, perché l'entusiasmo della mia migliore amica superava il triste fatto che di per sé non era proprio un appuntamento.

"Non sarà uno di quei soliti incontri da fantasia da ragazzina innamorata, ma l'hai pur sempre chiamato 'appuntamento'! Vengo a casa tua e ti aiuto a scegliere i vestiti!"

"Shomi, ci andremo direttamente dopo la scuola. Non avrò il tempo di cambiarmi, e non avrebbe nemmeno senso" le feci notare, implicando uno spegnimento temporaneo di tutta quella... gioia.

"La prossima volta sarà meglio che tu non gli dia appuntamento subito dopo la scuola, [T/n]!" mi puntò un dito contro, facendolo poi girare intorno alla mia faccia. "Avrò pure da truccarti, insomma! Ci vorrà del tempo!"

Roteai gli occhi con un mezzo sorriso. "E' un incontro per preparare un compito scolastico, non un appuntamento di Tinder" feci con voce ovvia, incamminandomi verso l'uscita.

La sentii sussultare, in quel modo finto e drammatico che tanto amava fare. "Scusami? Ci sarà il tuo lui! Non puoi almeno fare qualcosa alla faccia prima di venire a scuola?"

"Suona un sacco come un insulto. E poi cos'è tutta questa fissa per i trucchi?"

"Dico solo che con un po' di trucco faresti veramente colpo!"

"E non tutto quello che esce dalla tua bocca è attendibile."

"Considero tale affermazione come un attacco alla mia persona."

"Quanti attacchi conti?"

"Da parte tua ventisette solo questo mese."

"Ed in totale?"

"Ventisette."

//

"SORELLONA, POTRESTI CORTESEMENTE SBRIGARTI E LIBERARE IL DANNATO BAGNO?!"

"UFFA PERO' SOTA, VAI NELL'ALTRO BAGNO!"

"C'E' PA' CHE FA LA DUE."

"MA DIO MIO E' COLPA TUA CHE TI SVEGLI SEMPRE TROPPO TARDI!"

"VAFFANCU-"

"AMORE DI MAMMA, FINISCI QUELLO CHE VOLEVI DIRE E TI ARRIVANO."

"E MA CHE DUE COniglietti assolutamente adorabili che hai disegnato, Jun."

"Fratellone, sono farfalle."

Feci una smorfia davanti allo specchio, ringraziando mia madre per avermi concesso l'utilizzo della chiave del bagno.

Quando ero piccola entrava sempre quando più le faceva comodo, e mi faceva sempre sentire un sacco a disagio.

Osservai il mio riflesso nello specchio, l'unico volto che ancora riuscivo a riconoscere.

Sistemai per l'ennesima volta i capelli, passando un ultimo colpo di spazzola.

"Così dovrebbe andare" sorrisi a me stessa, stirando con la mano eventuali pieghe sulla mia uniforme.

 Aprii la porta di scatto, facendo inavvertitamente cadere Sota all'indietro per lo spavento.

Mi fiondai in camera per prendere la cartella ed il cellulare, scendendo poi le scale in tutta fretta ed indossare le scarpe di volata.

Salutai tutti a gran voce dalla porta di casa, non aspettando neanche una risposta per uscire.

Ero veramente impaziente.

Saremmo stati solo io e lui.

E beh, i libri di scienze.

Sulla via per la scuola incontrai Shomi.

Aveva passato l'intero tragitto casa-scuola a parlarmi di tutti i possibili scenari in cui avrebbe potuto sfociare l'incontro con Todoroki e a farmi la predica per non essermi messa neanche un filo di trucco.

"Andiamo, chi si metterebbe l'ombretto per realizzare una presentazione di scienze?"

"Uh, tutti??"

"No, assolutamente no. Forse tu, perché tu ti trucchi pure per andare a fare la spesa."

"E che c'è di male scusa?"

"Secondo me ti trucchi così tanto che quando avrai trent'anni la tua faccia inizierà già a raggrinzirsi..."

"Questo lo dici tu. A trent'anni sembrerò una perfetta diciannovenne!"

"Questo lo dici tu."

"Cattiva."

Curiosamente, durante le lezioni sono stata più attenta rispetto al solito.

Forse non volevo mostrarmi di nuovo distratta agli occhi del ragazzo con cui avrei dovuto lavorare in seguito. Probabilmente era così.

Ogni tanto ricevevo messaggi dalla mia migliore amica.

Stickers stupidi e selfie storti, principalmente.

Occasionalmente ridevo divertita, quando le smorfie mi prendevano di sorpresa e non riuscivo a trattenermi.

Uno di questi però mi spiazzò particolarmente.

"Secondo te a cosa starà pensando? Al vostro appuntamento? Hihi" era il messaggio che precedeva una foto di Todoroki che, in mezzo ai banchi delle ultime file guardava fuori dalla finestra con la guancia appoggiata alla mano stretta a pugno.

Sorrisi inconsciamente.

Non potevo vedere la sua espressione, ma sentivo che doveva essere adorabile.

Il volto mi si colorò di una leggera tinta rosa.

Nascosi il cellulare nuovamente sotto l'astuccio, scrivendo una risposta con la punta dell'indice che si spostava su diversi punti dello schermo.

"Probabilmente ha voglia di soba lol".

//

Quando suonava la campanella che segnava l'ora del pranzo, io e Shomi eravamo due di quelle pochissime persone che scelgono di non mangiare in mensa.

La mia amica si avvicinò al mio posto e prese in prestito la sedia di Furade, il ragazzo che sedeva davanti a me, per sedersi dall'altro lato del mio banco.

"Crocchette?" domandò lei non appena scoperchiai il mio bento.

"Indovinato. Tu invece?" risposi, indecisa se iniziare con le crocchette o con le verdure.

"Onigiri con pollo" sventolò davanti alla mia faccia la busta che riconobbi essere marchiata con il logo del conbini vicino a casa sua.

"Ancora? Ma non mangi mai nulla di diverso?" schioccai la lingua. "Dovresti variare."

Lei sbuffò, lasciandosi cadere sullo schienale della sedia con veramente poca eleganza. Sapevo che nella nostra scuola Shoko era conosciuta dal faccino carino accompagnato da un atteggiamento non altrettanto carino.

Per certe persone era troppo... sfacciata.

"Ieri erano onigiri con gambero!"

"Tanta fatica fare un bento?"

"Non c'è mai il tempo!"

"Se non fino a tardi lo avresti."

Lei mi squadrò da capo a piedi.

Cioè, per quanto le era concesso visto che eravamo sedute ad un tavolino.

"Tu non sei nella posizione di criticarmi, signorina Vado-A-Letto-Alle-Tre!"

"Solo una volta alla settimana. Non mi concedo di superare l'una e mezza le altre notti."

Lei mi diede un'ultima occhiataccia per poi scuotere la testa ed iniziare a scartare i suoi onigiri dalla pellicola trasparente.

Mandai giù un boccone ed appoggiai le bacchette sul bordo della scatoletta del pranzo.

"Hey! E' una questione diversa! Io ho dei motivi validi per andare a letto tardi, tu ti fai le unghie di un colore, ci passi l'acetone sopra e vai avanti così per due ore perché non ti soddisfa nessuna tonalità!"

"Non è colpa mia se tutti gli smalti che ho sono passati di moda, uffa! Devo assolutamente fare un salto al centro commerciale, uno di questi giorni... e tu che fai scusa prima di dormire? Sentiamo!"

Stavo per prendere un sorso del mio tè ma il suo sguardo non convinto mi ha fermata.

"Beh, non saprei, forse aiuto i miei con il negozio? E poi faccio la lezione insieme ai miei quattro fratelli più piccoli?" ricambiai lo sguardo ma con ovvietà nella voce.

"Seh, e fate la lezione fino alle due?"

"Vado a letto all'una e mezza!"

"Non è possibile che tu non faccia altro! Non è che hai altre amicizie che metti sopra di me?"

La fissai come per dire "ma che diavolo stai dicendo" ma la mia mente slittò quasi immediatamente sull'immagine dei miei scambi di messaggi notturni con Moon.

Evidentemente la mia espressione aveva lasciato trapelare qualcosa perché lei smise subito di mordere la sua polpetta di riso per guardarmi negli occhi in pieno shock.

"Quindi è così! Mi tradisci!"

"Oh andiamo Shomi! Sei la mia migliore amica! E poi è lui che mi scrive sempre tar-"

La bionda piantò entrambi i palmi sul banco e si alzò dalla sedia.

"Lui?" ripeté con un sorriso che prometteva nulla di buono.

Roteai gli occhi, sbuffando. "Non è che ogni ragazzo che incontro è un possibile fidanzato eh..."

"Esatto! Per questo non devi farti sfuggire quelli che promettono bene! Se ti scrive prima di dormire è un segno!"

La osservai mentre diceva quelle parole, la convizione brillante nei suoi occhi.

Mi lascia scappare una risata.

"Oh aspetta, mi è arrivato un messaggio..." cambiai discorso, riconoscendo la notifica di Snapchat.

Avevo veramente un sacco di amici su quella piattaforma, principalnente fan di qualche libro che piaceva anche a me o di cantanti che seguivo, ma una parte di me sperava di trovare un qualcuno di preciso.

.

Flymetothemoonandletmeplayamo ti ha mandato uno Snap!

.

"Chi è chi è?! Il ragazzo delle tre del mattino?!" provò a sbirciare Shoko, ma io mi feci indietro per non mostrarle nulla.

"E perché dovrei dirtelo? Poi non mi lasceresti più in pace!" replicai, concedendole solo una linguaccia.

Nello Snap di Moon c'era una foto di un albero solo, scosso leggermente dal vento. Probabilmente era seduto ad una finestra.

Il messaggio diceva "... I love you, baby, and if it's quite alright...".

Sapevo che Shomi mi stava tenendo il broncio. Lo sentivo dal tono della sua voce, mentre mi dava ditate sulla guancia per attirare la mia attenzione.

" Stai sorridendo troppo per un semplice messaggio. Sei sospetta" commentò.

Cliccai sull'icona in basso per scattare a mia volta uno Snap.

Una smorfia accompagnata da un "... I need you, baby, to warm the lonely night...".

La risposta non tardò ad arrivare.

Un altro selfie, un'altra macchia un po' sfocata.

Un altro forse sorriso insieme ad una mano con il segno della vittoria.

" Trust me when I say that I'll gladly warm your night" diceva.

Tentai di reprimere un secondo sorrisetto divertito, fallendo.

Mi sforzai di mandargli un selfie decente questa volta, per non riempirgli il rullino di espressioni stupide.

Non avevo ancora capito se Moon aveva notato che quando prendeva uno screenshot delle mie foto me lo segnalava.

Sotto le labbra ancora sporche di riso il mio messaggio diceva "non me la ricordavo così, ma ha un suono interessante".


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