I'm sorry

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Jungkook guardò dal finestrino della sua auto verso la finestra dell'ufficio di Greta, era passata mezzanotte e la luce era ancora accesa.

Erano passati 47 giorni da quella sera, e nemmeno un'ora era trascorsa senza che lui pensasse a lei, nemmeno mentre si rotolava tra le lenzuola con altre ragazze, il cui unico desiderio era quello di soddisfare lui fisicamente ed in contemporanea soddisfare il loro ego, potendo vantare un Idol nell'elenco di uomini con cui erano andare a letto.

Proprio come la ragazza che era seduta accanto a lui in quel momento, che non faceva che massaggiargli la coscia e gli domandava perché ci stessero mettendo tanto ad andare in albergo.

Quando scatto il verde ripartì allontanandosi dai suo ricordi, o almeno provandoci.

La sua rabbia era scemata dopo i primi giorni, lasciando spazio solo alla delusione ed al rimorso di come sarebbe potuta andare tra loro, se lei non avesse fatto quello che aveva fatto, se fosse stata onesta dall'inizio; non aveva parlato ai ragazzi del vero motivo dietro la loro rottura, si era limitato a dire che lei non lo amava abbastanza e che lui si era stancato di aspettare. Ma nel profondo del suo cuore invece sentiva che le cose non stavano esattamente così.

Forse lei lo amava e aveva confessato proprio per quel motivo.

Non avrebbe mai saputo la verità, perché l'orgoglio e l'amor proprio gli impedivano di correre da lei con la coda tra le gambe per perdonarla.

Tae aprì la porta della stanza di Jungkook e guardò scocciato la ragazza seminuda avvinghiata all'amico; da quando Greta era uscita dalla sua vita non aveva fatto altro che scopare e allenarsi per giorni interi; non scriveva , non disegnava, il nulla cosmico come se non volesse pensare affatto.

Quella mattina però c'era una cosa che lo avrebbe fatto pensare e parecchio.

Ed ovviamente Namjoon aveva assegnato a lui l'ingrato compito di comunicargli quella notizia che nel giro di poche ore era già comparsa ovunque.

Greta osservava il caos che c'era in azienda dalle vetrate del suo ufficio, come se non fosse neppure lì, come se non fosse direttamente coinvolta in quel caos.

Guardava Si Woo camminare nervosamente al telefono mentre cercava di far sparire la notizia in qualche modo.

Se solo avessero saputo che era stata proprio lei.

Lei aveva creato quello scandalo.

Lei si era messa alla berlina in quel modo.

E sempre lei aveva creato codici impossibili da sovrascrivere per sbarazzarsi di quei file.

Uscì dall'ufficio e si scontrò con gli sguardi dispiaciuti di tutti i membri del suo staff.

-vado a casa- si limitò a dire ben consapevole del fatto che fuori dalla porta ci fossero orde di giornalisti pronti a banchettare con la sua carcassa ancora calda.

I flash delle macchine fotografiche la investirono come un'onda d'urto non appena mise piede sul primo gradino e la sua guardia del corpo fece fatica a respingerli per farla salire in auto

Si fece accompagnare al suo secondo appartamento, quello che nessuno conosceva a parte Si Woo e Yoon, quello ad Hannam dong dove i ricchi come lei si nascondevano dal mondo per quanto fosse possibile.

Detestava quel posto, era così freddo, così grande per una persona sola e così lontano da lei come persona. L'aveva convinta Si-Woo a comprarlo come investimento e lei si fidava di lui, lo faceva sempre.

Mentre si chiudeva la porta dell'appartamento alle spalle si chiese se non avrebbe dovuto dargli retta anche riguardo quello che le aveva detto tempo prima sul raccontare la verità a Jungkook, sicuramente si sarebbe risparmiata un mese di pianti nel cuore della notte e di lavoro folle solo per non pensare all'elefante nella stanza.

Jungkook continuava a fissare incredulo le foto sul tablet che Tae teneva tra le mani.

Quelle foto, le conosceva, erano quelle che Greta gli aveva mandato nei mesi in cui erano stati in tour, erano intime e decisamente poco inclini a lasciare qualcosa all'immaginazione.

-non le voglio vedere, cazzo!- disse spostando il tablet di Tae.

-com'è possibile che le abbiano hackerato il cellulare? hai sempre detto che Greta era super attenta- disse Tae spegnendo lo schermo e guadandolo.

-non lo so..- rispose laconico.

-forse qualcuno di un'altra compagnia a cui ha pestato i piedi?- suppose Jimin.

-può darsi- disse Taehyung.

-vuoi scriverle?- chiese Jimin.

-e perché dovrei? non stiamo più insieme non è una mia responsabilità occuparmi di lei- disse sentendo però la freddezza delle sue parole ferirlo per primo.

-Jungkook andiamo, lo sai come ci si sente quando succedono queste cose, sono anni che noi lo affrontiamo... per lei è la prima volta- disse Jin.

-che hai detto?- domandò al maggiore come se qualcuno avesse appena acceso una luce dentro di lui.

-ho detto che noi sappiamo bene come ci si sente- gli disse nuovamente Jin.

-già.. n-noi lo sappiamo- rispose con una consapevolezza differente in quel momento, un dubbio si era insinuato tra i suoi pensieri.

-tutto bene?- chiese Jimin vedendolo stranito.

-sì... più tardi le scrivo ora siamo già in ritardo- rispose cercando di spostare l'attenzione su qualcosa che non fosse lui.

Mentre il Van dai vetri oscurati li portava alla radio per l'ennesima intervista dopo il loro comeback, il pensiero di Jungkook era fisso su un'unica cosa, ma era troppo assurda perfino da immaginare, perchè Greta avrebbe deciso di fare una cosa del genere dopo più di un mese.

Un mese in cui non gli aveva scritto, non l'aveva chiamato, nulla.

Era sparita dalla sua vita esattamente come lui le aveva chiesto prima di andarsene dal suo appartamento.

La conosceva bene, era stata lei ad installare quella app per evitare che hackerassero il suo cellulare dopo lo scandalo del suo audio alla ballerina di mesi prima.

Le occhiatacce di Namjoon lo trapassarono per tutta la durata dell'intervista, era con loro ma con la testa era lontano anni luce.

Era Greta che occupava ogni singola sinapsi del suo cervello in quel momento, era la loro ultima sera che si ripeteva a nastro nella sua testa senza fine. Le sue parole cariche di rabbia e quella porta sbattuta senza voltarsi indietro.

Quasi come se i "ti amo" che le aveva detto fossero solo parole vuote, alla stregua di frasi di circostanza.

Greta era raggomitolata sul suo divano avvolta in un plaid color cipria ed intenta a guardare l'ennesimo documentario sui serial killer, quando suonarono alla porta.

Si alzò controvoglia ed andò ad aprire.

-dimmi che non l'hai fatto davvero- le disse Yoon guardandola serio.

-Yoon...- rispose lei.

-Cazzo Greta ma che ti dice il cervello? me l'ha fatto notare Si Woo, ha riconosciuto i tuoi codici sui file che si trovano in rete- le disse mentre lei si guardava la punta dei piedi come se non sapesse cosa dire.

-era l'unico modo che avevo per chiedergli scusa- disse lei sincera.

-non avresti dovuto farlo, se ne parlerà per settimane e ti prego... non leggere niente di quello che stanno scrivendo su di te, ti prego!- le disse lui.

-non è mia intenzione farlo-

I due rimasero a guardarsi in silenzio per qualche minuto,non volevano aggiungere troppe inutili parole a quel punto, dato che sarebbero state del tutto inutili.

Greta non voleva litigare anche col suo migliore amico e Yoon dal canto suo la conosceva troppo bene, per sperare che tornasse sui suoi passi una volta presa una decisione.

-bene, ora mettiamo qualcosa sotto i denti e poi a nanna; domani ci aspetta una giornata infinita lo sai- le disse.

-chi ti ha nominato mio tutore?- fece lei sarcastica.

-Si Woo- si limitò a rispondere Yoon prima di dirigersi verso la cucina.

Greta ringraziò il cielo per il fatto che quei due fossero nella sua vita, in quel momento aveva davvero bisogno che qualcuno la tenesse d'occhio, perché era a pezzi; ed essendo la sua prima volta in quello stato, non sapeva come ricomporsi da sola.

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