Parte 6 - L'ISOLA DEL TERRORE

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<<La prima missione che dovrete affrontare è sull'Isola del Terrore, dove malvagie creature tengono imprigionato Flam-beh, Mago del fuoco, la cui energia è posseduta dal più feroce e distruttivo essere vivente che la natura abbia mai creato: un Tirannosaurus Rex. Dovete catturarlo e portarmelo ancora vivo; è nel suo cuore ancora pulsante, dove è imprigionata l'energia del mio compagno.>>

Ci guardammo tra noi con espressioni a dir poco sconcertate, sguardi persi e tendenti all'ebete, sperduti nelle lande desolate dei propri encefali. Con coraggio presi parola, cercando negli altri delle risposte. Purtroppo, da quel breve consulto ne vennero fuori dei picchi di deficienza che poche volte l'uomo ha avuto l'ardire di raggiungere.

<<Chi è che ha il coraggio di dirgli che non ci è molto chiaro circa il novantanove per cento di quello che ha detto?>> chiesi, indicandolo con lo sguardo e cercando di non farmi vedere. Non udendo alcuna risposta, cercai di spronarli in qualche modo.

<<Allora! Dai, che si fa?>>

Le pupille dello Stregone si illuminarono. Qualcosa si accese nelle profondità del vuoto cosmico che riempiva echeggiante la sua mente. Una sinapsi sopravvissuta al disastro nucleare della sua demenza, inviò un ultimo messaggio che, come una vettura briaa senza guidatore,  travolse gli ultimi e fievoli barlumi di logica.  Dandosi un'aria di importanza che sembrava il preludio della risoluzione di tutti i nostri problemi, esordì contestando il tono della mia lecita domanda:

<<Ti poni nella maniera sbagliata, straniero. Il tono è sbagliato! L'assonanza, la melodia delle tue parole, distorta! Se la riformulassimo, magari cambiando note...>>

Un attimo di silenzio, dove meditò su come proseguire il suo delirio. Mi tornò alla mente il film, "L'attimo fuggente". In quel momento, in quella frazione di tempo scandita da pochi e silenziosi secondi, mi lasciai sfuggire quell'attimo, in cui potevo porre fine al suo sproloquio con una testata.

Quello che ne seguì, fu una serie di deliranti dialoghi che cercherò di semplificare nella maniera più schematica possibile, avendo pietà e cura, della vostra stabilità mentale. Tutto avvenne in pochi, vergognosi, attimi.

<<...per esempio, potresti intanto eliminare il fa! Che Si La? Oppure, che Mi Re? Suona meglio no? Odi l'armoniosità dell'accostamento?>>

Guardai incredulo l'elfo, formulando poche parole tremanti:

<<Ma... sembra serio.>>

<<Non sembra, è serio!>> ribatté con un tono di fredda ironia.

"Diamine", pensai.

Poi richiamando tutta la pazienza di cui avevo disperando bisogno, e non ottenendo risposta, mi volta verso lo Stregone esasperato.

<<No dai, ma facciamo così! Portiamo il Mago alla Scala di Milano, e la domanda facciamogliela fare a Bocelli in si bemolle!!! Sono sicuro che apprezzerà!>>

Osservando il suo sguardo deluso, alzai le braccia in segno di resa.

<<Ok, ti riformulo la domanda: che facciamo?>>

In quel preciso istante, l'argine della logica cedette, riversando inesorabile verso i malcapitati tapini che assistettero alla conversazione, uno tsunami di deficienza del decimo grado della scala Richter.

Stregone: <<Posso comprare una vocale?>>

Elfo: <<Non c'è la domanda di riserva?>>

Stregone: <<Compro la C di cip&ciop!>>

Elfo: <<Passo>>

Stregone: <<Apro e rilancio di tre>>

Me: <<Ceck!>>

Elfo: <<Sto e vedo>>

Stregone: <<Spione!>>

Me: <<Ho perso il conto. Chi dava le carte?>>

Mago infuriato: <<IO!>>

Me: <<Vagabondo che son io...>>

Un verso animalesco del Mago risuonò come un boato dentro i nostri padiglioni auricolari. Ci voltammo tutti contemporaneamente verso di lui, che ci stava guardando con occhi torvi e uno sguardo tra il disgustato e il demoniaco.

Il silenzio dominò lo spazio circostante: un silenzio sepolcrale, quasi soffocante, che fu rotto dallo stesso Mago:

<<Un'altra parola e vi giuro, per la barba di Zeus, vi fulmino all'istante! Vi tele trasporterò al porto! Là troverete un'imbarcazione che vi porterà sull'isola, e la mappa che vi guiderà verso il vostro obiettivo! Sparite dalla mia vista!"

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