Parte 7 - L'ISOLA DEL TERRORE

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"Almeno stavolta non mi sono preso un pruno nel culo", pensai.

Definirlo porto sarebbe stata un'offesa all'intelligenza umana. La lunga passerella in vecchio e consunto legno divideva le bettole piene di bifolchi ruttanti che le frequentavano, dalle carrette galleggianti ormeggiate al molo. L'espressione di ZhurQui tradiva un'aria meditabonda.

<<Ma... secondo voi era arrabbiato?>>

<<Ma no, che dici!>> rispose l'elfo ironico, <<Quella ragnatela di capillari rossi che gli si era formata attorno agli occhi sarà stata sicuramente un effetto della congiuntivite!>>

<<Bastava chiedere, avevo il collirio!>> e si incamminò a passo sicuro seguito dai nostri sguardi sbigottiti.

Si fermò poco dopo, a osservare un'imbarcazione dove c'era un certo fervore di preparativi, come se si stessero appropinquando a partire a momenti. Quando vidi la targhetta sulla poppa in bella evidenza, tirata a lucido e in rilievo, iniziarono a venirmi i primi sospetti accompagnati da una sensazione di urticante disagio esistenziale: "LA DEH".

I dubbi si trasformarono in forti sospetti quando iniziai a sentire le voci dei marinai a bordo:

<<Boia deh>>

<<Oh budello, deh!>>

<<Deh! Ma fai caa!>>

In un minuto contai all'incirca centoventi "Deh!" e un'ottantina di "Boia!". I sospetti infine si trasformarono in certezze quando vidi il capitano della nave in completino amaranto, infradito e calzettoni leopardati, che appena si accorse che lo stavo osservando esclamò:

<<Belli vero? È l'ultima moda, deh!>>

"Voglio morì." pensai

Prima vengo strappato con la forza dalla finale di Champions, poi mi trovo di fronte un'imbarcazione di marinai che parlano livornese.

"Voglio morì! Anche soffrendo, ma voglio morì!"

<<Dobbiamo salire>>, mi intimò l'elfo.

<<No! Voi salite! Io mi lego un'ancora al collo e piuttosto mi faccio violentare da uno squalo in calore!>>, esplosi esasperato da quell'assurda situazione.

<<Non puoi sottrarti>> rimarcò.

<<E nemmeno addizionarmi o dividermi, se è per questo. Voglio solo morì!>>

Ormai i lucciconi agli occhi stavano avendo la meglio, e stavo perdendo anche le ultime briciole di dignità. Spok e ZhurQui mi presero per le ascelle, trascinandomi dentro quell'orrendità galleggiante.

<<Deh ragazzi, via che si parte!>> continuò il capitano, al quale seguirono i commenti dei marinai appena si accorsero della nostra presenza sul ponte:

<<Boia, da dove siete usciti, dalla sagra del viso di 'ulo?!>>

<<Deh, il mio culo e la vostra faccia...che match sarebbe!>>

<<Potessi vi ricaerei in Groenlandia, deh!>>

Continuarono a trascinarmi per il ponte, nonostante cercassi di fare perno con i talloni e frenare la loro convinta avanzata. Arrivati a prua, mi lasciarono. L'elfo si pose di fronte a me per evitare qualsiasi tentativo di fuga da parte mia, squadrandomi con sguardo severo. ZhurQui tendeva l'orecchio interessato ad ascoltare ancora i loro irrispettosi commenti.

<<Però tutto sommato sono simpatici!>> esclamò improvvisamente.

<<Sì! Come una martellata sul pollice!>> risposi di rimando, udendo a mia volta i loro perculamenti.

Ormai avevo imparato il loro dialetto, praticamente privo di punteggiatura. Un "deh" secco e veloce sostituiva la virgola, un "deh" più lento e prolungato prendeva il posto dei due punti e del punto e virgola; era la loro pausa di riflessione. Un "deh" deciso e potente sostituiva il punto esclamativo. Speravo ardentemente dentro di me che quel viaggio fosse breve.

All'interno dell'imbarcazione tutto era pitturato di amaranto e i vessilli della città di Livorno sventolavano fieri e autoritari.

Poteva andare peggio? Sì...

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