34. Un turbine d'emozioni

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Sento un dolore pungente alla bocca dello stomaco che quasi non mi fa respirare. So perfettamente cos'è: panico.

Ma che cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo?

Osservo Elia seduto sulla sedia a capotavola vicino alla portafinestra, dove usualmente c'è mio padre. Il suo sguardo da stupito diventa pian piano ardente, così tanto che ho paura possa incenerirmi da un momento all'altro. Mi giro verso Enea e lui mi mostra la sua maschera preferita: l'indifferenza.

Cosa diamine dovrei dire?

Guardo mia madre con occhi imploranti e lei, che fortunatamente mi conosce come le sue tasche, prende subito la parola.

«Enea! Ma che bella sorpresa averti qui con noi. Nessuno mi ha avvertita, ma io cucino sempre abbondantemente. C'è cibo per tutti» afferma lei con tono allegro.

«Oh, signora, non si preoccupi. Oggi è la giornata delle sorprese» ribatte lui, avvicinandosi al tavolo e scostando la sedia davanti a mio fratello, il quale, per la cronaca, non ha smesso di guardarlo minaccioso da quando ha attraversato la soglia.

«Forza, Carla, siediti qui di fronte a me.» Melissa, dopo aver ritrovato un po' di lucidità, mi sprona a muovermi.

Buon per lei perché io ancora penso di essere in un incubo. Qualcuno mi svegli!

Con passo lento per via del mio corpo intorpidito, mi siedo nel posto indicatomi dalla mia collega e con timore riporto lentamente lo sguardo su Elia seduto alla mia destra. Ha i pugni chiusi sul tavolo e noto che il colore della pelle attorno alle nocche diventa sempre più bianca. Sta sfogando la sua energia per non esplodere qui davanti a tutti.

«Allora, Enea, come va con la tua band?» sento domandare a mia madre, ma non presto particolare attenzione alla risposta che riceve.

«Posso spiegarti» sussurro in modo tale che mi possa sentire solo Elia.

Lui mi guarda con freddezza. «Non ora.» Si gira verso Melissa e si inserisce nella discussione tra lei e mio fratello.

Guardo le persone nella stanza come se non fossi veramente lì. Come se stessi guardando la scena da un universo parallelo.

Nonostante siano tutti qui per festeggiare il mio compleanno, vengo esclusa dalle conversazioni e forse è meglio così perché ho bisogno di elaborare un piano e di riacquistare un po' di controllo. Spremo la mia stupida testa affinché possa trovare una soluzione, tuttavia alla fine deduco che l'unica cosa che mi può salvare è una bacchetta magica.

Mia madre serve a tavola tutti i miei piatti preferiti di cui, però, non riesco quasi a percepire il sapore. Sento soltanto le orecchie fischiare e spero con tutta me stessa di non svenire... o forse no. Forse se sto male avranno pietà di me?

Arriva il momento della torta e tutti i presenti sono costretti a riportare l'attenzione sulla sottoscritta. Mia madre la posiziona davanti a me e, come di consueto, inserisce un'unica candela rosa.

«Forza, ragazzi, è il momento delle foto» afferma lei, prendendo la macchina fotografica poggiata sull'isola della cucina.

Ho sempre adorato la sua passione per la fotografia, ma al momento vorrei fare scomparire quel dispositivo davanti ai miei occhi. Non ho bisogno di foto che mi ricordino questo momento. È già ben impresso nella mia mente e lo rimarrà per il resto dei miei giorni.

«Inizio io!» esclama Melissa, posizionandosi di fianco a me e stringendomi a sé con le braccia.

Faccio il sorriso a trentadue denti più finto della storia. Evviva la felicità!

«Sei nei guai» mi sussurra all'orecchio prima di allontanarsi.

Già, grazie per l'informazione. Non me ne sono accorta.

Si avvicina mio fratello e mi avvolge con il suo braccio sinistro, poggiandolo sulle mie spalle. Il flash mi fa bruciare gli occhi.

«Non combinare guai» borbotta allontanandosi.

Non combinare guai? Sono già nei guai se non te ne sei accorto, intelligentone!

Enea mi raggiunge con passo sicuro e si accosta al mio lato sinistro.

«Vieni, fratellino, sicuramente Carla ci vuole nella stessa foto.» Usa il tono più falso che io gli abbia mai sentito.

Capisco che è il suo modo per farmela pagare. Anzi, credo che questo sia solo l'inizio. Spero che Elia non lo assecondi, ma, ovviamente, quest'ultimo si posiziona dal lato opposto.

«Eccoti un bel souvenir» dice Enea con tono basso per schernirmi.

Aspetto che anche Elia aggiunga qualcosa per darmi il colpo di grazia, ma rimane semplicemente in silenzio, il che è ancora peggio per certi versi.

Mia madre ci mostra un sorriso tirato e mi guarda con uno sguardo compassionevole prima di immortalare la situazione più imbarazzante di tutta la mia esistenza.

«Bene, adesso esprimi un desiderio.» Si volta per prendere l'accendino poggiato sul ripiano dell'isola e accende la candelina.

Osservo la fiammella con uno sguardo disperato e le dita che mi tremano leggermente. Ci sarebbero tante cose da desiderare, ma al momento voglio solo uscire illesa da questa serata catastrofica. Soffio con impeto e quando la candela si spegne si sente un battito di mani cadenzato. Solo mia madre e Melissa mi applaudono con vigore, mentre gli uomini presenti vorrebbero fare tutto tranne che congratularsi con me.

Speravo che almeno il giorno del mio compleanno potessi trascorrere una serata piacevole, soprattutto grazie all'assenza di mio padre. Ora più che mai sono felice che non ci sia; non avrei tollerato anche lui in questa situazione. Sarei uscita scappando dalla porta di ingresso senza pensarci due volte.

Mangiamo la torta che riceve dagli invitati i migliori apprezzamenti e subito dopo mia madre mi porge due regali. Apro prima il regalo di Melissa e tengo per ultimo quello di Elia. Scarto la confezione gialla fosforescente e trovo la confezione di un paio di cuffiette wireless.

«Ho pensato che ti potessero servire per andare a correre visto che il tuo mp3 non funziona bene dopo la caduta.»

Le sorrido. «Grazie, sono perfette.»

Ci guardiamo negli occhi e i miei diventano automaticamente lucidi perché non riesco più a tollerare questa situazione. Si scosta dietro le spalle di mio fratello e mi mima di far un bel respiro.

Chiudo le palpebre e lo eseguo prima di osservare il pacco rosso. Ho paura ad aprirlo perché, conoscendolo, non è un regalo comprato su due piedi. Non mi merito nulla da parte sua.

Tolgo la carta con una presa instabile, tanto che sono costretta ad appoggiarlo sul tavolo per non farlo cadere a terra. Estraggo la scatolina blu contenuta all'interno con mani tremanti e sollevo il coperchio con il cuore in tumulto. È un braccialetto con due ciondoli: una squadretta e una matita, simboli del mio percorso di studi.

Paradossale come la collana di Enea mi ricordi il mio passato e il suo regalo il mio futuro.

Alzo lo sguardo e ringrazio Elia con una voce che non riconosco nemmeno io talmente è insicura. Molto probabilmente se non ci fosse stata mia madre non me lo avrebbe neanche dato. Lui fa un cenno con la testa senza guardarmi negli occhi. È disgustato da me.

«Allora, ragazzi, adesso è meglio che vada a letto. È stata una giornata impegnativa oggi» afferma mia mamma, alzandosi dalla sedia.

Sapevo che questo momento sarebbe arrivato, ma io non sono per niente pronta ad affrontarlo. Vorrei andare via con lei e andarmi a nascondere sotto le coperte, ma mi impongo di rimanere qui ad affrontare le mie responsabilità. Saluta tutti e mi dà un bacio sulla guancia prima di uscire dalla stanza.

Scende un silenzio assordante che mi soffoca. Sono io quella che deve dare una spiegazione, eppure rimango immobile mentre ancora tengo tra le mani il braccialetto.

È Mattia a intervenire per primo. «Carla, ma che accidenti...» inizia a dire, però viene interrotto subito da Melissa.

«Quello che vuole dire tuo fratello, è che noi stiamo andando via» sibila tra i denti lei mentre lo guarda con aria minacciosa.

Lui sbuffa e scosta la sedia rumorosamente. Lancia un'occhiata minatoria a tutti i presenti prima di alzarsi ed uscire, sbattendo la porta.

La mia amica lo segue, ma si ferma vicino all'uscio. «Ragazzi, tolgo il disturbo. Se le succede qualcosa di male, farò da testimone contro voi due.» Mi lancia uno sguardo veloce per rincuorarmi prima di lasciare la stanza.

Ma dove vai? Ti prego torna qui!

Porto i miei occhi sui gemelli dopo aver richiamato tutto il mio coraggio: non posso fuggire. Elia è seduto ancora sulla sedia a capotavola e tiene la testa tra le mani, mentre Enea sta camminando lentamente verso l'isola.

Si ferma, afferra una mela dal vassoio e si gira verso di me. «Sai che ti dico? Non ho neanche intenzione di ascoltarti» sentenzia e con passo deciso esce dalla cucina, mordendo il frutto con fare disinvolto, totalmente indifferente della situazione.

Cosa dovrei fare... seguirlo?

«Che fai? Non lo segui?» domanda Elia in tono monocorde come se mi avesse letto nella mente.

Mi giro verso di lui che si è alzato e guarda fuori dalla portafinestra.

«Io...» inizio a dire con voce tremante, «preferisco prima chiarire con te.»

Non so neanche io cosa sto dicendo, ma una volta pronunciate queste parole percepisco che è la strada giusta da seguire.

«Ah, vuoi parlare con me? Ne sei proprio sicura? Forse hai sbagliato gemello» sbotta, voltandosi nella mia direzione.

Non l'ho mai visto così nervoso e dall'espressione furente che leggo nelle sue iridi deduco che non ha ancora finito il suo sfogo.

«Mentre io cercavo d'inserirmi pian piano nella tua vita... Anzi no, dopo che tu mi hai permesso di entrare nella tua vita, nel frattempo frequentavi mio fratello?» Utilizza un tono infervorato, ma scorgo anche una nota di profonda delusione. «Sai, la tua faccia da angioletto mi ha proprio ingannato.»

Stringo il bracciale tra le mie mani con maggiore intensità prima di lasciarlo sul tavolo. Ha ragione ad essere arrabbiato, ma in questa stanza non solo io mi sono comportata in modo sleale.

«Sai, forse se non mi avessi ingannato oggi non ci troveremo in questa situazione.»

«Ti ho chiesto scusa mille volte da quando lo hai scoperto, ho fatto di tutto per farmi perdonare e farti capire che ci tenevo a te.»

Il verbo coniugato al passato mi spezza il respiro.

«Tu, invece, non hai giustificazioni, specialmente dopo la mia confessione su Enea e Valeria. Come hai potuto agire così? Che motivo c'era di frequentare anche lui? Non ti bastavo solo io?»

Stringo i pugni per contenere i miei sentimenti, ma invano. «Non so chi dei due mi piaccia!» esclamo di getto, incapace di trattenermi ancora.

Oh, merda, ma che problemi ho?

Il fuoco intenso dei suoi occhi si spegne lentamente, sostituito da una tempesta che mi fa percepire solo pura sofferenza. Una tristezza che riesco ad avvertire fin dentro le ossa. Il suo dolore è il mio.

«Non lo sai...» sussurra, facendo un passo indietro.

«Vorrei dirti con tutto il mio cuore che non è la verità, però non posso perché lo è. Ma voglio che tu mi ascolti» lo imploro con tono disperato mentre annullo la distanza tra noi.

Lui distoglie il suo sguardo dal mio, probabilmente perché non riesce neanche a guardarmi in faccia. Afferro il suo viso tra le mie mani e lo volto nella mia direzione, dopo una leggera resistenza da parte sua.

Il respiro mi rimane mozzato in gola e mi mordo il labbro inferiore per non scoppiare a piangere quando vedo i suoi occhi lucidi.

«Elia, ascoltami, ti prego. Io non pensavo a voi come due entità distinte quando vi ho conosciuti. Sto cercando di fare pace con il mio cervello, con i miei sentimenti, e credimi che tutta questa situazione sta logorando anche me.»

«Quindi la migliore soluzione che ti è venuta in mente è quella di uscire con entrambi?» mi chiede con un sussurro che quasi non odo per via del tono basso.

«Sto cercando di capire chi voi siate in realtà.»

«Non potremmo essere più diversi. Non dovrebbe essere molto difficile capirlo per te.»

Come faccio a controbattere? Semplice, non posso farlo perché seguendo un ragionamento logico ha ragione, ma qui è tutto molto lontano dalla razionalità.

«Toglimi una curiosità. Hai mai baciato Enea prima che scoprissi la verità?»

Lo guardo fisso negli occhi e, per quanto mi faccia male farlo, annuisco, mentre una lacrima mi scivola lungo la guancia. Non posso mentirgli ancora.

«Almeno dimmi che hai baciato solo me dopo» mormora quasi implorando.

Faccio scivolare le mani dal suo viso e abbasso lo sguardo mentre scuoto la testa. Sono una persona orribile. Mi merito tutta l'infelicità di questo mondo.

Non lo posso vedere, ma percepisco il suo cuore spezzarsi. Si discosta e si avvia verso la porta.

«Elia, io...»

«Ti prego, non dire niente o potrei essere io a dire qualcosa di cui potrei pentirmi.»

Con queste parole chiude la porta alle sue spalle, lasciandomi sola come merito.

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