7. Tre domande

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Sono seduta sul pavimento del soggiorno e leggo i miei appunti di Restauro. Forse leggere non è il termine esatto visto che sono ferma sulla stessa pagina da circa quarantacinque minuti.

Nella mia mente rivivo gli avvenimenti della sera precedente, percependo un senso di umiliazione alla bocca dello stomaco ogni volta che penso all'espressione sul volto di Elia. Non è la prima volta che un ragazzo mi si avvicina, ma ieri non ero preparata; mi ha colto di sorpresa.

Un leggero pulsare alle tempie mi fa ricordare della sbornia con cui sono tornata a casa. Io e Mel abbiamo continuato a bere sotto la supervisione di Noa che ha preferito fermarsi al secondo giro. Ricordo che ha provato a parlarmi quando siamo saliti in macchina, però sono riuscita a liquidare la discussione fingendo un forte mal di testa.

Non sono pronta. Non riesco a parlarne neanche con il mio migliore amico.

Emetto un profondo respiro e provo davvero a concentrarmi sul testo.
Afferro il libro dalla copertina marrone e sottolineo per la quarta volta il paragrafo delle volte a concrezione. Diversi minuti dopo, mentre ripeto sdraiata per terra con il volume poggiato sul ventre, suona il campanello.

«Carla, puoi aprire? È un mio amico!» urla Mattia dalla sua stanza.

«Perché non alzi il culo e vieni ad aprire tu? Sto studiando» ribatto senza il timore che l'individuo dietro la porta mi senta. I pannelli fono-isolanti che mio padre ha fatto inserire durante i lavori sono davvero prestanti.

«Carla, apri la porta!» mi ordina mentre lo sento uscire dalla sua camera per poi richiudere una seconda porta, forse quella del bagno.

Sbuffando, mi alzo in piedi e mi avvicino all'ingresso con il libro sottobraccio. Osservo il mio riflesso allo specchio, notando il mio chignon disordinato e la tuta grigia scialba, ma non ci presto molta attenzione. Prima di aprire la porta, mi stampo in faccia un bel sorriso di benvenuto e afferro il pomello di ottone.

Quando l'anta si apre, vedo due occhi nocciola che mi guardano divertiti e il libro scivola dalla mia presa, provocando un rumore sordo appena arriva sul pavimento.

Il mio sorriso scompare e rimango a fissare l'ospite di mio fratello con un'espressione sbalordita. Lui si limita a stare dritto davanti a me con un atteggiamento rilassato che incrementa il mio turbamento.

«C-cosa ci fai tu qui?» balbetto mentre faccio un passo indietro.

Forse è un'allucinazione della mia mente diabolica e contorta: sto perdendo la ragione.

Lui socchiude le labbra, ma Mattia si precipita davanti a me, occludendomi la vista.

«Ehi, Elia! Sono contento che tu sia riuscito a venire. Non stare lì impalato, entra.» Lo accoglie in casa mentre mi lancia un'occhiata strana, probabilmente perché ho lasciato il suo amico sulla veranda senza farlo accomodare.

Il nuovo arrivato si volta nella mia direzione e si china per raccogliere il mio libro che ancora giace a terra dimenticato. Me lo porge, facendomi un piccolo sorriso e io lo prendo, cercando di non fargli notare la mia mano tremante.

«Ti presento mia sorella Carla. Carla, lui è Elia, un nuovo compagno di nuoto. Ha deciso di cambiare squadra finalmente» dichiara mio fratello.

Sto per dire a Mattia che ho già avuto il piacere di conoscerlo, ma Elia mi anticipa.

«Piacere, Carla, io sono Elia.» Si avvicina, allungando il braccio verso di me.

Sposto il mio sguardo perplesso dal suo viso a quello di mio fratello prima di stringere la sua mano con la mia, decidendo di stare al suo gioco.

«Piacere» affermo con un tono dalle mille sfaccettature.

Lui mi lancia un'ultima occhiata, spostando il suo sguardo sul mio corpo e notando il mio abbigliamento.

Vorrei scomparire seduta stante.

Lo fisso di rimando cercando di mantenere un tono decoroso fino a quando segue mio fratello al piano superiore, lasciandomi qui, sul tappeto del soggiorno, con le braccia a penzoloni e lo stomaco in tumulto.

*

Cammino avanti indietro per il salotto come un animale in gabbia mentre mordicchio le pellicine delle mie dita per scaricare la tensione. Mattia ed Elia sono nella camera di mio fratello da circa due ore e io non riesco a tranquillizzarmi. I miei libri giacciono sul divano, ma studiare è al momento l'ultimo dei miei pensieri.

Mia madre, quando è tornata a casa, lo ha persino invitato a pranzo qui, incurante del sangue che mi ribolliva, e chi mi ribolle tutt'ora, nelle vene. Nervosa, mi dirigo in cucina in direzione del frigorifero per trovare qualcosa di commestibile da mettere sotto i denti. Apro lo sportello e trovo due carote già pelate. Ne afferro una e la addento con più forza del dovuto.

Mi volto verso mia madre e la osservo muoversi tra i fornelli. Il piano di lavoro è confusionario come al solito; non riesco a capire neanche che cosa stia preparando.

«Hai bisogno di una mano?» le chiedo dopo aver ingoiato.

«Sì, sbuccia le uova. Sono sull'isola.»

Cammino verso di lei e mi sporgo oltre la sua spalla per scorgere il contenuto del pentolone che ha appena spento: è ragù.

«Pasta al forno, lasagne o cannelloni?» domando, iniziando a togliere la buccia rosata.

«Il mio cavallo di battaglia, ovviamente. Abbiamo un ospite.»

«A proposito... lo conoscevi già?»

Si gira e mi rivolge un sorriso malizioso.

«Non ti fare delle idee assurde, mamma. È solo una domanda» affermo mentre prendo una scodella dalla credenza alla mia destra.

«Ti sei anche cambiata i vestiti... Comunque, no, purtroppo. L'ho solo intravisto a qualche gara.»

Annuisco un po' delusa. Non può essere un caso se negli ultimi giorni me lo ritrovo sempre tra i piedi. Con tutte le domande che mi frullano in testa, ho paura mi possa venire un esaurimento. Non riesco a credere che lui sia qui, a casa mia.

Dopo pochi minuti, la porta della cucina si apre e Mattia ed Elia ci raggiungono. Loro due e mia madre iniziano a parlare allegramente del più e del meno; io rimango in silenzio con il viso sempre fisso sulla bacinella davanti a me, anche se con la coda dell'occhio riesco a scorgere la figura di Elia nel lato opposto a dove mi trovo.

Mentre prepariamo il condimento dei cannelloni, mia madre si accorge che manca il formaggio.

«Non si preoccupi, Signora Amato, vado a comprarlo io. Non ci metterò molto» si offre Elia in maniera educata.

«Ti ringrazio, caro! Porta Carla con te così potrà indicarti quale usiamo» ribatte lei con un tono allegro e soddisfatto, quasi come avesse architettato tutto per farci rimanere da soli.

Guardo mia madre con sguardo minaccioso mentre stritolo l'uovo che ho in mano, ma lei è troppo indaffarata per accorgersene... anzi, no: sta evitando di proposito i miei occhi.

Vedo il nostro ospite lanciarmi un'occhiata prima di avviarsi verso la zona di ingresso. Mi avvicino al lavandino per sciacquarmi le mani, pensando a un piano per evitare la catastrofe imminente.

«Mattia, tu vieni con noi, no?» domando come ultima ancora di salvataggio.

Mio fratello, intento a mangiare una fetta di prosciutto, non ha neanche il tempo di rispondere che sento la voce di mia madre affermare: «No. Lui deve restare qui ad aiutarmi.»

Mi avvicino a lei per asciugarmi le mani nello strofinaccio sul bancone. «Questa me la paghi» le sussurro nell'orecchio in modo tale che mio fratello non mi senta e chieda spiegazioni.

Mi precipito in soggiorno con passo pesante e vedo Elia appoggiato allo stipite della porta aperta con le mani dentro le tasche dei suoi jeans chiari.

«Pronta?» mi chiede con voce tranquilla.

Io annuisco con il capo e afferro il giubbotto prima di seguirlo fuori di casa. Salgo sulla sua auto senza sapere bene come comportarmi o cosa dirgli. Gli lancio delle fugaci occhiate e noto la sua espressione rilassata; sono io quella in subbuglio in attesa di una spiegazione.

Lui non dice niente e io faccio altrettanto, interrompendo il silenzio solo quando gli indico la strada. Parcheggia l'auto vicino all'ingresso del supermercato ed entriamo all'interno. Lo osservo mentre attraversiamo il reparto della frutta per raggiungere quello dei formaggi. Sembra fuori posto in un ambiente comune come questo.

Prendo un profondo respiro e decido di parlare. «Non credi di dovermi dare delle spiegazioni?» gli domando mentre prendo due confezioni di besciamella dallo scaffale.

«Su cosa?»

«Stai scherzando, vero?»

Lui mi guarda con un sopracciglio inarcato e un sorrisino sulle labbra.

«No, non c'è molto da spiegare. Sono un compagno di squadra di tuo fratello, cosa c'è da capire?»

«Mi vuoi fare credere che ti ho incontrato all'università e ieri in discoteca solo per pura coincidenza?»

«Proprio così. Coincidenze» afferma prima che le sue labbra si inarchino ancora verso l'alto.

Si sta divertendo a prendermi per i fondelli.

Lo scruto infastidita per poi avviarmi verso la cassa numero cinque con passo spedito.

«Ciao, Carla! Come stai?» mi saluta la solita cassiera del sabato, unico giorno in cui sono io a venire al supermercato.

«Bene, Maria» le dico sorridendo mentre lei ricambia la mia espressione, enfatizzando le guance tinte di un colore rosa pastello.

La vedo spostare gli occhi alla mia sinistra e io mi mordo il labbro con la speranza che non faccia nessun commento come suo solito: è parecchio sfacciata.

«Figliola, è il tuo ragazzo?» mi chiede lei con un tono basso, ma sono sicura che lui ha sentito.

«Assolutamente no. È un amico di Mattia» affermo mentre le porgo il contante.

«Certo, ricevuto» ribatte lei gongolante. Non riesco a capire perché nessuno vuole credermi.

Alzo gli occhi al cielo mentre sento una risata soffocata alle mie spalle. Mi chiedo cosa ci trovi di divertente in tutta questa storia. Prendo il sacchetto che Maria mi sta porgendo e la saluto prima di uscire. Elia apre l'auto e io salgo nel sedile del passeggero, posizionando la busta tra le gambe.

Lo scruto mentre avvia la macchina e una nuova risatina risuona nell'abitacolo.

«Perché continui a sghignazzare?» gli domando perplessa e infastidita.

«Oh, niente» afferma continuando a sorridere mentre effettua la retromarcia.

Rispetto agli incontri precedenti, oggi mi sembra più solare. Forse soffre di bipolarismo.

Intreccio nervosa le dita, titubante se parlare della sera precedente o meno. «Perché hai detto di conoscermi ieri? Io non ti avevo mai visto fino a tre giorni fa» gli domando, incapace di trattenermi ancora.

«Sei passata alla fase dell'interrogatorio» ribatte mentre è intento a girare il volante verso sinistra.

«Darmi delle spiegazioni credo sia il minimo» affermo nel tentativo di sfruttare questo suo momento loquace.

Lui sembra rifletterci e poi dice: «Solo tre domande, ma anche tu devi rispondere sinceramente alle mie richieste.»

Mi mordo l'interno della guancia. Di sicuro mi chiederà della mia reazione strana di ieri. «Affare fatto» borbotto, osservando il suo profilo. Avrei trovato il modo per eludere la domanda. «Inizi tu o comincio io?»

«Prima le signore» afferma con un tono a modo suo galante.

«Allora, perché hai detto di conoscermi?»

«Vieni a ogni campionato regionale di nuoto per vedere tuo fratello da più o meno cinque o quattro anni. Ti ho vista sempre intenta a leggere qualche libro quando non gareggia Mattia» mi risponde, rimanendo concentrato sulla guida.

Sta dicendo la verità. Adoro vedere mio fratello nuotare, ma le gare durano quattro o più giorni e io non posso togliere così tanto tempo allo studio.

«Ora tocca a me. Come mai studi ingegneria e non sei una ballerina?»

«Come mai questa domanda?»

«Ieri sera ti ho vista ballare e ne ho avuto la conferma, ma è dal tuo portamento che ho capito.»

Neanche i miei amici sono riusciti a capirlo. «Ho preferito seguire un futuro più sicuro inscrivendomi all'università» rispondo con una mezza verità... che però non appartiene a me.

Lui mi lancia uno sguardo dubbioso, tuttavia decide di non approfondire e io gliene sono grata.

«Perché ti trovavi nella mia facoltà l'altro giorno?»

«Mi piace studiare nel tuo dipartimento, quando si trova posto ovviamente» afferma mentre ruota lo sterzo per girare a destra.

«Perché... tu frequenti l'università?» replico un po' confusa. Credevo che fosse un musicista dopo lo spettacolo che ho visto ieri sera.

«È la tua terza domanda?» mi chiede, guardandomi con i suoi occhi nocciola mentre siamo fermi a un semaforo rosso.

Ho mille domande da porgli, però la mia curiosità è al massimo. «Sì, voglio saperlo.»

«Studio Chimica» dichiara con un tono deciso in cui vi scorgo anche un accenno di orgoglio.

Mi ritrovo a spalancare gli occhi per la sorpresa. Non me lo sarei mai immaginato. Rimango in silenzio e lui mi lancia delle occhiate veloci. Vedendo la mia espressione stupita, le sue guance diventano leggermente rosate. Non credevo possibile che un ragazzo come lui potesse provare imbarazzo.

«Per caso il ragazzo biondo con cui vai in giro è il tuo ragazzo?» mi chiede nel tentativo di riportare la conversazione su un territorio a lui più consono.

«Chi? Noa? Magari» affermo ridendo mentre la sua espressione si aggrotta leggermente. «È il mio migliore amico e il nostro rapporto rimarrà sempre tale.»

Il suo volto si distende e spunta un sorriso autentico sulle sue labbra, facendomi notare una piccola fossetta sulla guancia destra. Giunti a casa, scendo dalla macchina ed estraggo le chiavi dalla tasca del giubbotto, ma quando arrivo sulla veranda mi accorgo che la porta è già socchiusa.

«Carla.»

Mi volto verso Elia e lo trovo fermo sul primo gradino.

«Vuoi uscire con me?»

Io rimango ammutolita per la sorpresa e lui continua: «Non sarà un appuntamento, ma una semplice uscita. Dove vuoi tu.»

Lo fisso senza dire nulla. La mia loquacità è fuggita di nuovo.

«Uscirebbe molto volentieri con te» afferma la voce di mia madre dietro la porta di ingresso.

«Mamma!» esclamo mentre spalanco l'anta con le guance che mi vanno a fuoco per l'umiliazione. Non posso credere che lo abbia fatto davvero.

«Ero solo venuta ad accogliervi» dice con un'espressione innocente. «Adesso torno in cucina, dove terrò occupato tuo fratello.»

Mentre si dilegua, Elia ridacchia alle mie spalle.

«Tua madre mi è molto simpatica.»

«Credo che la cosa sia reciproca» borbotto mentre incrocio le braccia al petto.

«Allora? Accetti?»

Mi mordo il labbro nervosa e maledico mia madre per la sua bocca larga. «Una semplice escursione sull'Etna. Niente di più.»

Sul suo volto compare un ampio sorriso, così sincero che quasi mi fa sollevare gli angoli della bocca. Quasi.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro