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Io non vidi quello che Zant fece, una volta uscito dal palazzo, ma mi venne raccontato.

Zant uscì, e camminò per ore e ore, cercando di isolarsi da tutto e da tutti, fino a trovarsi in un luogo desolato e solitario. Non vi era un solo Twili all'orizzonte. A quel punto Zant si lasciò andare.

Gridò, con tutta la forza che aveva in corpo.

Quello che aveva sempre desiderato, distrutto! La sua possibilità di emergere, di far risplendere il Twilight, frantumata! La sua speranza di poter sposare Midna, da dimenticare!

Aveva incentrato la propria vita su quel giorno, su quel momento per cui aveva studiato, per cui si era reso d'aiuto al re in ogni occasione, per cui aveva impiegato tutti i suoi sforzi. E chi gli aveva soffiato il trono? Midna.

La ragazza che amava e che avrebbe voluto sposare sarebbe rimasta regina, e lui l'avrebbe guardata dal basso del suo essere servo, mostrandole il rispetto che uno schiavo deve al suo re.

E poi? Cosa diamine avrebbero dovuto combinare? Vivere un'insensata storia d'amore tra le mura del castello, sperando di non far scoprire a nessuno che una nobile come Midna amava un lurido servo?

Cadde sulle ginocchia, battendo i pugni a terra. Aveva sbagliato, sbagliato, sbagliato! Aveva sbagliato ad avere tutte quelle speranze, aveva sbagliato ad innamorarsi di Midna, aveva sbagliato tutto! Tutto tutto tutto!

Ecco come avrebbe passato la sua vita. Senza più un obbiettivo, fissando con eterna gelosia la donna che amava e che lo governava, e che peraltro prima o poi si sarebbe dovuta trovare marito.

Perché era finito tutto a rotoli? Perché, perché, perché?

Si odiava, aveva sbagliato tutto. Non era stato abbastanza, avrebbe potuto fare di più. Avrebbe potuto fare mille volte di più per diventare re, avrebbe potuto farcela. Se solo non fosse stato così sciocco da innamorarsi di una nobile forse non avrebbe perso tutto quel tempo dietro di lei.

Eppure sapeva che non sarebbe mai stato in grado di odiarla. Lui la amava, dopotutto era sempre la sua Midna.

Era lui, che aveva sbagliato tutto. Sì sarebbe voluto staccare la faccia. Togliersela e farsene crescere una nuova.

Sbatté la testa sulla pietra che componeva l'edificio abbandonato dove si trovava. Una, due, tre volte. Ma perché? Perché doveva esistere? Non poteva sparire dal mondo e fare un favore a sé stesso?

Tanto a quel punto non aveva più senso.

Colpì ancora la pietra, procurandosi un forte mal di testa.

Si odiava, si odiava, si odiava! Sarebbe dovuto sparire, sarebbe stato più sensato.

Aveva passato più di due decenni a lavorare a come divenire re, e all'improvviso tutto gli sfuggiva, per sempre. A quel punto, continuare non aveva alcun senso.

Ridacchiò con aria isterica, continuando a dare testate al pavimento, con forza, senza paura di farsi male.

Fu in quel momento, in quel limbo di follia e disperazione, dove le sue difese erano scoperte, dove si stava mostrando debole, il malvagio Ganondorf pronunciò le sue parole.

Zant sorrise, assuefatto dal discorso del malvagio re del regno delle ombre. Il suo dio gli aveva indicato la via che doveva compiere, il suo dio gli aveva legato addosso dei fili che non lo rendevano nulla, se non un semplice burattino di carne. Non vi era però molta differenza tra un burattino di carne e uno di legno. Entrambi sono finti, non decidono delle loro azioni.

Entrambi non sono altro che uno strumento.

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