29 - Addio

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Yin e Yang, maschio e femmina,

forte e debole, rigido e tenero, cielo e terra, luce e oscurità,

freddo e calore, bene e male...

l'interazione di principi opposti

costituisce l'universo.

– Confucio –

Lucy

Stasera siamo a cena da Karin; ci sono anche Nash e Markus, abbiamo ordinato la pizza a domicilio.

Vogliamo guardare un film, e sta a noi ragazze scegliere il genere. Conoscendo Karin, sarà qualcosa di romantico.

Nash mi passa a prendere a casa, suona il campanello e mia madre apre la porta. Li sbircio dall'alto delle scale per vedere che reazione hanno a questo primo incontro; mia madre è brava a far sentire a proprio agio gli sconosciuti.

«Piacere, sono Marie, la madre di Lucy» si presenta, sorridendogli dolcemente, come solo mia madre sa fare.

Lui ricambia, mostrando i suoi denti perfetti, e le porge la mano con sicurezza. «Buonasera, signora. Sono Nash, un compagno di scuola di sua figlia.»

La vedo con un'aria soddisfatta e orgogliosa in viso, come se fosse fiera di me. Capisco, così, che deve avergli fatto una buona impressione. Non appena scendo, infatti, lo sguardo ammiccante che mi riserva conferma la mia tesi.

Prendo Nash sottobraccio e saluto mamma con la mano, uscendo.

«Carina tua madre!» afferma lui, affabile, una volta allontanati da casa.

«Vuoi provarci con lei?» scherzo, alzando un sopracciglio, facendo una finta espressione innervosita, e incrociando le braccia al petto con altrettanto irreale disappunto.

«No, ma adesso so da chi hai preso la bellezza e la dolcezza!» ammette senza vergogna, facendomi una dolce carezza sul viso.

Poggio la testa sulla sua spalla mentre attendiamo l'autobus e abbandono la guancia sul suo petto immergendomici con il naso per farmi scalfire dal suo profumo così intenso; abbiamo deciso insieme di usare le automobili il meno possibile, per evitare ulteriore inquinamento, e io non ho una bicicletta, quindi...

Saliamo sul mezzo e ci sediamo subito ai primi posti a destra, dietro l'autista. Alla fermata giusta scendiamo e c'incamminiamo verso casa di Karin. Suoniamo al campanello e quello che vediamo appena la porta si apre ci lascia a bocca aperta: Markus e Karin si tengono per mano.

Io e Nash ci guardiamo con occhi strabuzzati e scrolliamo le spalle. Non ci aspettavamo che lei si facesse di nuovo sfiorare da lui; è una piacevole sorpresa.

«Ciao, ragazzi!» Markus dà una pacca sulla spalla al suo amico e due baci sulla guancia a me, mentre Karin ci avvolge le braccia al collo, in un abbraccio a tre; finché non si aggiunge anche Markus e lo trasforma in un abbraccio di gruppo. Ci dirigiamo tutti e quattro verso il salone: una stanza molto grande con tre divani grigi dai cuscini molto comodi, posizionati di fronte a un'enorme tv, al muro c'è una grande libreria ricolma di libri di sua madre, per lo più letteratura inglese, americana e francese.«Avete scelto il film?» ci chiede Markus

Io e la mia amica ci guardiamo, poi lei prorompe in una risata ironica.

«Harry ti presento Sally», asserisce a voce alta, guardando i ragazzi con aria maliziosa. «Lo dedichiamo a Malek e Moon.»

Le sorrido, perché è davvero buffa quando è compiaciuta delle sue idee. Qualcuno suona alla porta e Nash corre urlando: «Sono le pizze!»; ha ancora i calzini addosso e riesce a slittare con velocità sul pavimento parquet. Appena torna con i cartoni quadrati, le mangiamo, mentre guardiamo la televisione. A metà film, Markus si addormenta con la testa poggiata sulle gambe di Karin, lui ha un pochino di pomodoro all'angolo della bocca, lei gli accarezza i capelli e la testa con movimenti morbidi. Nash mi stringe la mano, coccolandola e posandoci sopra le labbra carnose in un bacio, il suo respiro mi sfiora la pelle, poi si gira verso di me e gli occhi gli si illuminano di una luce stellare. La loro bellezza mi lascia sempre senza fiato.

Mi scosta una ciocca di capelli dall'orecchio e mi sussurra: «Andiamo?»

«Dove?»

«A casa mia...» questa risposta mi fa stringere le viscere perché capisco a cosa stia alludendo.

«Perché?» domando, incerta.

«Voglio averti tutta per me.» Il mio cuore fa le capriole ed è in tumulto.

Lo guardo, sbalordita, ma l'espressione che mi restituisce mi spinge subito ad annuire. Ci alziamo in piedi e salutiamo Karin, mentre Markus continua a dormire.

«Già andate?» domanda lei, sconfortata.

«Sì, sono molto stanca» mento.

La mia amica increspa la fronte e successivamente mi guarda intensamente e capisce. «Oh, certo. Divertitevi, piccioncini

Ci mettiamo tutti e tre a ridere e Nash le fa la linguaccia. Ci avviamo a casa sua con un taxi, dal momento che si è fatto tardi e i mezzi passano più raramente.

Arrivati a destinazione, lui apre la porta, e noi ci dirigiamo subito in camera sua, al primo piano. Durante il tragitto, scrivo a mia madre che rimango a dormire da Karin. La mano libera è stretta in quella di Nash: non l'ha lasciata neanche sul taxi.

Ci tuffiamo sul suo letto il più silenziosamente possibile, per non svegliare i suoi genitori. Lui si alza un momento per girare il cartello che ha appeso alla maniglia della porta; lo cambia da verde a rosso.

«Così non si azzarderanno a entrare» ammicca verso di me, mentre intrappola un angolo del labbro inferiore sotto gli incisivi.

Con sua madre e suo padre lui parla di tutto, è come se mi conoscessero già. Il sesso in quella casa non è un tabù, ne parlano senza problemi, quindi non si meraviglieranno di vedermi domani mattina a colazione. Un po' mi mette soggezione conoscerli, e anche sapere che si immaginano esattamente cosa succede tra me e il loro figlio quando siamo chiusi nella sua camera, ma so anche che sono molto alla mano, da ciò che mi ha raccontato Nash.

Un sorriso gli modella le labbra, è felice; mi sbottona la camicetta verde bosco e passa il naso sul mio collo, poi nei capelli, cercando d'incamerare il maggior numero di profumi. Io, dal canto mio, non riesco a respirare. Si lecca lascivamente il labbro inferiore. «Lucy, mi farai impazzire prima o poi» sussurra sulla mia pelle.

«Ohhh, no! Come farò a sopravvivere?» rispondo in un finto tono melodrammatico.

«Sono sincero.» Mi fissa negli occhi, trafiggendoli e raggiungendo attraverso le pupille la mia anima.

«Lo so. Anche io.»

Ridiamo entrambi.

«Sei una monella che mi prende in giro!» Finge di mordermi il braccio.

«Giusto un pochino» gli faccio la linguaccia.

Però dopo un attimo lui si fa serio, e mi accarezza la guancia con un dito. «Come ti senti, Lucy?» mi chiede.

«A cosa ti riferisci?» all'improvviso io non sto più ridendo.

«A te, al tuo problema. Avete scoperto altro con lo psicologo?»

Nash

Vedo la luce nei suoi occhi cambiare e un'espressione confusa deformarle il viso. Capisco all'istante: Moon è tornata.

Moon

Luce.

Malek, o Nash, si trova di fronte a me, a un palmo dal mio viso. Lo scruto con attenzione per capire chi sia.

«Moon?» mi domanda.

«Sì...» annuisco. «Nash?»

Fa un cenno di assenso col capo e si stacca un po' da me per lasciarmi spazio.

Non incontro Malek da una settimana, lo so perché vedo il calendario appeso con il giorno di oggi cerchiato. Le nostre collisioni non avvengono più con tanta facilità. Quando esiste lui, io non ci sono, e viceversa. È come se l'universo voglia tenerci separati. E lui mi manca così tanto...

«Moon, compari sempre di meno, è come se la tua luce si stia affievolendo. Stai... scomparendo.»

«Me ne sto rendendo conto, ma son so perché» dico, con voce rotta. Non voglio sparire.

«Credo sia perché Lucy stia facendo terapia per la vostra scissione...»

«E se io non volessi?» rincaro la dose.

«Non penso tu possa farci qualcosa. Lucy è la personalità originaria e ha diritto di vivere.»

Ha diritto di vivere. «Anche io...» inizio a dire, ma scoppio in lacrime.

Lui si riavvicina per abbracciarmi stretta e io nascondo il viso nella sua spalla.

«Nash, io voglio vivere.» I nostri respiri si fondono e i suoi occhi incontrano i miei per una frazione di secondo. Poi abbasso lo sguardo.

Lo sento tremare e la stretta delle sue braccia si allenta; per un attimo la mia speranza si accende e alzo lo sguardo di scatto su di lui.

Malek

Luce.

Moon, o Lucy, mi sta di fronte e le lacrime le rigano le guance.

Chiedo, titubante, perché ho paura della risposta: «Moon?»

«Malek?»

«Sì» rispondiamo in coro.

«Cazzo, finalmente sei qui! Rimani con me stavolta e non te ne andare più, promettimelo.» La afferro per le spalle e la scuoto, come se questo gesto possa cambiare qualcosa.

Se ne andrà di nuovo, non sa fare altro che fuggire ed è colpa mia, le metto paura... perché io so solo allontanare le persone, nessuno vorrebbe rimanere accanto a uno stronzo come me. Sono destinato a restare solo.

Moon si avvicina a me e mi bacia sul collo, poi mi sussurra all'orecchio: «E se ti dicessi che ti desidero, stasera?»

«Pensavo ti fossi già stufata di me, ragazzina» le rispondo.

«Questa ragazzina ti vuole e sembra venga rifiutata.» Alza un sopracciglio con dissenso.

Le afferro il viso con impeto e la bacio intensamente. «Mai» pronuncio, mordicchiandole il labbro.

Sembra tutto perfetto, ma ho paura di andarmene da un momento all'altro senza sapere se la rivedrò ancora.

Quanto tempo potrebbe passare? Qualche giorno? Una settimana? Un mese? Non è sempre vero, come dice Moon, che l'attesa è piacere; a volte fa paura, terrorizza e basta. E se non dovesse più tornare? Devo restare me stesso, devo, devo, devo.

Le afferro la nuca e mi premo contro di lei, lei si spinge verso di me, passa la punta della sua lingua sul mio collo, mentre la mia mano s'infila sotto il reggiseno. La sua bocca m'invade completamente e le nostre lingue si accarezzano l'un l'altra; la mia bocca e le mie mani sono ovunque su di lei, mi alza la maglietta e mi aiuta a sfilarmela da sopra la testa. Le abbasso una coppa del reggiseno per scoprire il capezzolo, sul quale passo la mia lingua lascivamente; spalma la mano sulla mia erezione sopra i pantaloni e mi strappa un gemito; seppellisce il viso nell'incavo del mio collo, sento le guance incendiarsi perché voglio con tutto me stesso che sia mia; allaccia le braccia attorno al mio collo e inclina la testa per farsi baciare e io non aspetto un minuto di più per lasciarle dei baci umidi dietro le orecchie, sulle clavicole, sulle spalle; chiude gli occhi mentre le passo una mano tra i capelli e le mie braccia la stringono come una morsa; l'aria è densa e carica di desiderio, la camera annega nella penombra, c'è solo la luce di qualche lampione esterno che entra dalla finestra e disegna i contorni del suo viso e corpo perfetti; i nostri sguardi s'incrociano e restano impigliati. Infilo il mio ginocchio tra le sue gambe e lei lascia cadere la testa all'indietro, le strizzo la coscia in un mano e, afferrandola per le natiche la trascino su di me e sulla mia durezza: il suo corpo comincia a cedere sotto il mio tocco e comincio a sentirla ansimare. Sfiora con il naso la linea del mio mento.

«Non so quanto riuscirò a trattenermi ancora, Moon» sussurro con un filo di voce.

«Non trattenerti allora» mi sfida.

Malek

Inghiotto un groppo di saliva; i suoi occhi si posano sulle mie labbra che si incurvano in un sorriso malizioso; lo spazio tra di noi è inesistente. Sbottona i miei jeans e infila la mano nei pantaloni per arrivare al punto più caldo che si sta incendiando nella sua mano; il mio addome si contrae e una ventata di fuoco mi attraversa, mentre lei muove la mano sulla mia erezione, stuzzicando il mio glande; inserisco la mano nei suoi pantaloni e arrivo alla sua intimità bagnata; le nostre bocche non si separano mai, mentre continuiamo a farci provare piacere; le afferro una gamba sotto il ginocchio e la sollevo tra i nostri corpi, si trova sotto di me adesso e le sfioro lo zigomo con il pollice. Mi abbassa i pantaloni e poi i boxer, si alza sulle ginocchia e si gira verso di me, accovacciandosi, si abbassa con il petto e sento il suo respiro sulla punta della mia durezza, dei brividi attraversano tutto il mio corpo come pura elettricità; ci passa le labbra e la lingua lascivamente e io non penso di aver mai provato nulla di simile, mi provoca un'ondata di vertigini nella pancia, rotea la lingua attorno alla mia punta, finché non la fermo, le alzo il viso verso di me e la bacio, poi sussurro:

«Non voglio venire così, voglio essere dentro di te»

L'afferro per le natiche e la avvicino a me, premendo il suo petto perfetto contro il mio; le sfilo i pantaloni e mi metto il mio indice nella sua bocca, che, una volta umido, struscio sulla sua intimità. La sento fremere, come travolta da delle scosse; prendo una bustina quadrata azzurra dal cassetto del comodino accanto al letto e m'infilo il preservativo, le apro le gambe e mi lascio scivolare su di lei, in lei, muovendomi adagio, poi sempre più velocemente fino all'estasi senza ritorno. Sospiriamo insieme l'uno di fronte all'altra. Mi bacia a fior di labbra e poi ricominciamo.

Ci fondiamo un'altra volta come non accadeva da tempo, ed è bello, piacevole, giusto. Sono sopra di lei, con le gambe piegate ai due lati del suo corpo. Le stringo i polsi appena sopra la testa. La fisso nelle pupille e i nostri occhi si baciano.

«Moon...»

«Uhm?» Mi osserva con fare interrogativo.

«Stai bene con me?»

«Quando non fai lo stronzo, sì» sorride.

Non è questa la risposta che mi aspettavo e forse ho semplicemente sbagliato domanda.

La tocco ovunque; le accarezzo la pelle centimetro per centimetro, in tutti i punti del corpo che so la fanno impazzire di piacere. E lei geme, si inarca, trema sotto il mio tocco, e poi si libera in un lungo mugolio di beatitudine.

Colgo l'occasione per riprovare a dirle ciò che voglio sappia.

«Moon...» Il suo petto si alza e si abbassa velocemente, ancora affannato dall'eccitazione di poco prima. «Ti amo, Moon. Ti amo.»

Un sorriso dolce le compare sul viso e due lacrime di felicità le scendono lente e silenziose dagli occhi splendenti, e poi, semplicemente, il suo sguardo si appanna e torna serio e interrogativo.

Lucy

Luce.

«Nash? Che succede?» Mi sento affannata e sono tutta sudata. Percepisco uno strano formicolio provenire dal basso ventre.

«Lucy?» La delusione nella sua voce è palese.

«Sì. Malek, vero?»

«Sì, scusami, ero con Moon e be'... ci stavamo divertendo un po'.» Il suo sguardo si posa sui miei slip calati.

Mi porto le mani in faccia. «Piantala di guardarmi!» esclamo imbarazzata.

«Sai meglio di me che ho già visto tutto quello che dovevo vedere di te.»

«No. Ti sbagli, Nash lo ha fatto e tu non sei lui.»

«Lucy, smettila di scaldarti tanto, le mie labbra ti hanno baciata tante volte. Pensi che non abbia mai visto la voglia a forma di luna che hai sull'inguine?»

Non posso più replicare perché in fondo so che ha ragione, ma questo non mi impedisce di arrossire violentemente. «Ok, ma ora rivestiamoci, mi sento a disagio.»

Riluttante, anche lui si rimette tutti i vestiti. Sembra triste, ha lo sguardo perso.

«Che hai?» gli chiedo, con più dolcezza. «Per caso hai litigato di nuovo con Moon?»

Mentre cerco di prendere la mia camicetta al lato del letto, lui fa lo stesso con la sua maglietta e le nostre teste si scontrano, poi i nostri nasi si sfiorano e ci ritroviamo con le labbra lontane pochi centimetri le une dalle altre, Malek si avvicina ulteriormente e mi prende il labbro inferiore tra le labbra. Mi ritraggo indispettita.

«Ma che fai?»

«No» risponde lui a voce bassa. «Io credo... credo che se ne sia andata per sempre.» Abbassa lo sguardo sul copriletto e poi sulla sua mano.

«Perché?» corruccio la fronte e stringo i denti

«Perché è così che devono andare le cose...» per qualche secondo smetto di respirare, poi sospiro impensierita. Quest'affermazione mi provoca un turbinio nello stomaco, alzo le spalle e replico:

«No. Lei tornerà.» ci fissiamo per qualche istante, poi lui mi prende per mano e mi tira verso il bagno:

«Aspetta, ti do uno spazzolino» me lo porge, è giallo. Ci laviamo i denti e torniamo in camera, si mette al letto e alza le coperte per farmici infilare sotto. Ci culliamo a vicenda, l'uno acanto all'altra; ci coccoliamo come due amici di lunga data.

***

Una settimana dopo

Malek

«Lucy, ti prego, fai uscire Moon! Voglio rivederla almeno un'ultima volta!»

«Non posso deciderlo, lei non è qui.»

«Falla tornare, cazzo!» Sto impazzendo, non posso pensare di averla persa per sempre. Non le ho nemmeno detto addio... Non può farmi questo.

«Non posso! Lo vuoi capire?»

C'è un attimo di silenzio, in cui la guardo con rabbia; alzo la mano e le afferro il viso sotto il mento, con quella ferocia e quel dolore che fanno attorcigliare le budella. Spero per un attimo che lei possa tornare, ma inutilmente. Non verrà più, mi ha abbandonato.

Gli occhi mi pungono per le lacrime che sto trattenendo. Lacrime di dolore e rabbia. «Sei una bastarda, avresti dovuto andartene tu e non lei. Ti odio!»

Lucy si libera dalla mia stretta allontanandomi le mani con delicatezza. «No, Malek, non mi odi, perché dopotutto porto il suo cuore e il suo corpo. Non potrai mai farlo, perché sono parte di lei. Siamo state un tutt'uno per molto tempo, come lo Yin e lo Yang.» La sua voce è dolce e io mi sento un verme. «Sai, a volte manca anche a me.» Confessa con voce rotta.

«Tu l'hai uccisa» dico con voce roca; una lacrima mi scivola lungo il viso.

«Non si può uccidere ciò che non è mai esistito davvero.» Lo dice quasi con dispiacere, come se anche lei in fondo piangesse la sua scomparsa.

«E io, dopotutto, ti voglio bene, Malek» continua; «ho imparato a conoscerti. Sei lo Yin del corpo in cui ti trovi.»

«Fa male, Lucy...» dico dopo un attimo; il cuore mi affonda nello stomaco. «Fa male da morire.»

«Sì, l'amore è anche questo, ma custodiscilo, perché fa bene all'anima.»

«Come può far bene, se mi sento come se mi mancasse l'aria o fossi in astinenza da una qualche sostanza?» mi porto le mani ai capelli e scuoto la testa con violenza.

«Passerà... prima o poi...»

«L'amerò per l'eternità, lei era la ragazza della mia vita, e l'ho persa!»

«Non l'hai persa, Malek, perché...» posa una mano sul mio cuore, «perché lei è qui, dentro di te, e lo sarà per sempre.»

Le mani tremano e non resisto: le stampo un bacio sulle labbra, quelle stesse labbra che mi sono mancate per troppo tempo.

No light, no light - Florence + The Machine

No light, no light in your bright blue eyes

I never knew daylight could be so violent

A revelation in the light of day

You can't choose what stays and what fades away

***

Lucy

Passano giorni, settimane e mesi, e Moon sembra davvero essere scomparsa nel nulla.

Non ho più amnesie, ho sotto controllo tutta la mia vita; o almeno così dovrebbe essere. La mia scissione è terminata. Sono libera, finalmente.

Sono soltanto Lucy Laiden, come doveva essere fin dal principio; sono tornata una persona normale e banale, e forse il mio essere diversa mi manca un po'.

Di sicuro manca a Malek; sta molto male, e come dargli torto, ha perso l'amore della sua vita. Ma forse, chissà, lei alla fine ha trovato un corpo tutto suo in cui vivere. Voglio pensarla così.

Non potrò mai dimenticare Moon, anche se non l'ho mai davvero conosciuta; lei è stata un pezzo della mia anima per così tanti anni, che non ricordo più come si fa a essere semplicemente me stessa. Il suo ricordo non svanirà mai.

Adesso non ho più niente da nascondere, non ho più buchi di memoria, mi ricordo per filo e per segno tutto quello che dico e che faccio. Devo solo imparare a gestire la normalità della cosa. E Nash, e tutti i miei amici, mi sono vicini in questo. Anche Malek, a modo suo.

Non so di preciso cosa farò della mia vita adesso, ma di certo so che non voglio più nascondermi o avere paura di vivere.

È arrivato il momento per me, di essere solo lo Yang.

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