XXXXVIII. ADDIO... ?

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Dorina continuava ad andare avanti e indietro per la stanza. Poteva dire di aver consumato il pavimento a furia di camminare. Non sapeva se Kaas sarebbe arrivato. Era più probabile di no. Si morse l'interno della guancia. Il corpo le tremava. Forse le stava tornando la febbre. Si lasciò cadere sul davanzale e sbirciò fuori. Era buio, ma alcune ombre sembravano muoversi. Che scherzi faceva la vista! Appoggiò una mano sul vetro gelido e... aguzzò la vista. Sembrava che ci fosse una persona intenta a muoversi furtiva. Forse...

-Dori-  

Sobbalzò. I muscoli le divennero di marmo. Kaas era dietro di lei. Ne sentiva la presenza. La pelle le bruciava. La testa le girava. Il respiro le mancava. Non si mosse. Immobile come una statua. Poi si voltò. Lentamente. L'abito le volteggiò intorno. Ne aveva scelto uno bello. In pizzo, seta e taffetà. Lo aveva fatto per lui. Ne lesse l'effetto nei suoi occhi. Il modo in cui sgranò lo sguardo grigio. Dorina sorrise, il coraggio che le vibrava sotto la pelle. Afferrò i lembi dell'abito. Si avvicinò a Kaas. Il cuore le batteva all'impazzata. Non si fermò fino a quando non fu a un soffio da lui. Lo guardò negli occhi. –Perché vuoi andartene?- bene, la voce era dura proprio nel punto giusto.

-Chi... Nicalla, te lo ha detto Nicalla- sbuffò –nulla è al sicuro se lei lo sa-

-Nicalla è fatta così- si strinse nelle spalle –dovresti conoscerla- il tono le s'inclinò un po' –perché te ne vai?-

Kaas sospirò. –Non è come credi... -

-Cosa devo credere? Che vuoi evitarmi?-

-No, io...-

-Kaas, sii sincero- avrebbe voluto afferrarlo per le spalle e scuoterlo fino a quando la verità non fosse tornata alla luce.

-Come posso stare qua con te? Come posso vederti giorno dopo giorno? Come posso sopportare la tua presenza vicino a me quando non posso nemmeno toccarti?-

-Tu non vuoi toccarmi- singhiozzò Dorina.

-Come puoi dire che non voglio? Io passerei tutto il tempo a toccarti, non fare altro che toccarti!- gemette.

-Dimostramelo, resta qua con me-

-I tuoi genitori non vogliono-

-Non m'importa nulla, sposiamoci di nascosto- erano parole cariche di disperazione.

Kaas scosse la testa. –Non funzionerà, lo sai meglio di me, non può funzionare, i tuoi genitori non vorranno- le sue mani però gli afferrarono la vita. La strinse forte. Dorina si sciolse. I muscoli, le ossa, i tendini. Tutto divenne liquido. Accolse il bacio di lui sulle sue labbra tremanti.

Baci, strette, sospiri. Tutto si mischiò in un turbinio. Lui la sollevò, come se fosse leggera quanto una piuma. Gli si abbandonò contro. Una creatura di carta e sogni, così si sentiva. Lui la faceva sentire così. Affondò ogni pensiero nei suoi baci. Scivolarono insieme nel letto. Lei si avvinghiò a lui con le gambe, le braccia, l'anima. Rotolarono. Corpo contro corpo. Entrambi sapeva della linea invisibile che si allungava tra di loro. Una linea che non avrebbero dovuto superare per nessuna ragione. Si baciarono, si strinsero, si sussurrarono parole. Senza lasciarsi. Non potevano lasciarsi. Non potevano andare oltre. Erano costretti a stare così, come sospesi sul nulla.

-Non te ne andare-

Kaas scosse la testa, i suoi capelli che ricadevano su di lei, che si mischiavano ai suoi. –Devo andare, non posso fare altro- gemette.

Dorina singhiozzò. –Resta, ti prego, resta-

Kaas sospirò, le premette le labbra contro le sue, la strinse. –Non posso, lo sai-

-Allora portami con te!- esclamò.
Kaas s'irrigidì. Dorina seppe di aver parlato troppo. Decise però di continuare. Qualcosa dentro di lei si muoveva, si contorceva, la feriva. Doveva parlare.

-Scappiamo insieme, via da qua, via da tutto questo, verrò dove vorrai tu, dovunque tu desidererai... basta stare con te, basta passare il tempo con te- tremava come se avesse avuto la febbre. Si strinse di più a lui.

-No, Dori, no- un gemito. Si sciolse dalla stretta. –Non posso portarti con me, non ti condannerei mai a una simile vita-

-Non sarebbe una condanna- singhiozzò.

-Sì, sarebbe una vita in fuga- la lasciò e si sollevò dal letto, i capelli in disordine, gli occhi arrossati, le labbra socchiuse, tremanti, fatte per baciare ed essere baciate.

-Non m'importa- ed era sincera. Non le importava di dover fuggire sempre. L'importante era stare con lui.
Kaas non l'ascoltò. Si tirò indietro. Fece qualche passo. Era un effetto delle ombre oppure stava tremando? Possibile che soffrisse come lei?

-Aspetta, Kaas- allungò una mano, restò sospesa in aria e...

-Lo faccio per te, Dorina, per te... - e uscì. La porta sbatté. Dorina rimase sola, il cuore in gola, le lacrime che le scivolavano lungo le guance. Il rumore della porta che si chiudeva rimbombava nella sua mente. Come un'eco.

Dorina pianse. Le lacrime scivolarono bollenti sulle sue guance. Si piegò avanti, il dolore che la percorreva come un veleno. Voleva solo lasciarsi cadere a terra.


Adesso

Nicalla la scrutava come in attesa di una nuova mossa. Dorina non si mosse. Il cuore le frullava nel petto. L'aria le accarezzava la pelle.

-Che vuoi fare?- chiese l'amica. -Lui partirà a breve-

-Meglio, se ne vada- dirlo le costò fatica.

-Come se non te ne importasse nulla-

-Ma è così!- Dorina strinse i pugni.

-Bugiarda!- Nicalla incrociò le braccia.

-Non sono bugiarda!- strinse i denti.

-Inganni te stessa se lo credi-

Dorina fece una smorfia. -Cosa dovrei fare?- qualcosa le scaldava il petto. Rabbia, comprese. Avrebbe voluto ridere. Sua madre disprezzava la rabbia. Le aveva insegnato che una signora non si arrabbia. Mai. Eppure lei la sentiva vibrare nel suo corpo.

-Correre da lui, è l'unica soluzione possibile... prima che sia troppo tardi-
Correre da lui. Non poteva. Non voleva che lui credesse che...

Che cosa poi? Lo amava, lui amava lei. O almeno lo sperava. Non ragionò. Dorina corse, corse, corse. Il respiro le mancava. Le sembrava di essere la protagonista di un romanzetto rosa.
Nicalla le urlò qualcosa, ma Dorina non si fermò ad ascoltare. Non c'era tempo, ogni secondo era prezioso. Sapeva che non sarebbe mai arrivata in tempo alla stazione, non senza un'automobile, oppure...

Si diresse verso le stalle. I cavalli se ne stavano lì, come in attesa del suo arrivo. Ne scelse uno. Non aveva mai cavalcato senza sella, ma c'è sempre una prima volta. Si spinse su. L'animale nitrì. Dorina gli accarezzò il fianco.

-Su, piccolo, dobbiamo farcela, non arrenderti-

Il cavallo nitrì di nuovo. Lei salì e cominciò la corsa.

Il treno fuggiva davanti a lei. Lanciò un grido e si fermò, le gambe molli. Se n'era andato. Fu come essere sommersa dal ghiaccio. Un paio di persone che attendevano il treno successivo, la guardarono. Dorina decise che doveva spostarsi. Barcollò, si voltò, sbatté contro qualcosa. No, non qualcosa. Qualcuno.

Lui era lì. Imponente, glaciale, perfetto. Indossava una camicia e un paio di pantaloni neri.
 
-Kaas-

-Mi cercavi?- un pizzico di sarcasmo.

-Non dovevi essere sul treno?- le parole quasi non le uscivano di bocca. E tremava. Tanto forte.

-Sono sceso... ti dispiace?- aggrottò la fronte.

-Sceso?- gemette. Non capiva.

-Altrimenti non sarei davanti a te-

-Perché sei sceso?- il coraggio le scivolava via.

-Perché... per lo stesso motivo per tu sei qui-

Il cuore perse un battito. -Vuoi dire... -

-C'è una chiesetta qui vicino, potremmo sposarci, che ne dici?- fissò a terra.

-Sposarci?- diceva sul serio?

-I tuoi genitori saranno furiosi, ma a quel punto, beh, non c'importerà, giusto? Noi due contro il mondo, che dici? Si può fare?- un sorriso incerto gli ballava sulle labbra -Penso che sia l'unico modo, se ci sposassimo, beh, potremmo stare insieme-

-Sì, sì, sì- urlò Dorina. Non poteva crederci. Avrebbe voluto saltare per la gioia. -Sbrighiamoci, non vorrei che tu ci ripensassi-

Kaas la fissò, il viso una maschera di pietra, poi scoppiò in una risata che la riscaldò. -Sì, meglio sbrigarci- le prese le mani.  -Abbiamo bisogno di un paio di testimoni-

-Nicalla e Amadeo-

-Amadeo? Ma è il tuo mancato marito!- una risata.

-Credi che sia di cattivo gusto?-

-Forse... beh, Ludovico sarebbe meglio, ma voglio che decida tu-

-Vada per Ludovico- impazziva per la gioia. L'importante era sposarlo.

-Scelta saggia- la baciò. Un bacio che le fece dimenticare ogni cosa. Indugiarono, labbra che s'intrecciano a labbra, fino quando le gambe di lei tremarono. -E possiamo sempre chiedere ad Amadeo di fare da padrino al nostro primogenito-

Dorina avvampò. -Parliamo già di figli?-

-Non dovremmo?- aggrottò la fronte.

-E se fosse una femminuccia?- le guance le bruciavano.

-Amadea suona male-

-Hilda o Nicalla-

-Hilda?-

-Lei... - poteva raccontargli la verità? -È morta a causa mia- tirò su con il naso. Era il momento della verità. -L'idea è stata mia... volevo uscire dal collegio, volevo fare un giro nel villaggio... Hilda è venuta con me... è caduta mentre scendevamo dalla finestra- ricordava il dolore nei suoi occhi. Un dolore appuntito come una lama.

-Ehi, piccola- Kaas la strinse e lei affondò il viso nella sua spalla. -Va tutto bene- e rimasero stretti. Due statue in mezzo alla stazione. Anzi. Una statua. Loro erano un'unica cosa.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro