《I bet on losing dogs 》Haydée Yronwood

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Nota: Non so effettivamente come sia venuta questa one-shot, premetto che la trama doveva essere completamente differente ma non sono riuscitx a resistere. Premetto che questa OS non è ambientata negli eventi della role, dato che ancora la figlia di Hay è viva, ma ad una sorta di What if.

Ho pensato: ''Perchè non scrivere la reazione di Lady Martell alla possibile morte della figlia?" ed è uscito fuori questo.

Solitamente per i racconti preferisco scriverli in seconda persona, ma questa volta non potevo assolutamente resistere.

Ringrazio @weepiangel per avermi prestato Edgar, che sarà presente anche nelle prossime OS con Hay.

XOXOCorvy


*



Rammentava perfetta il giorno in cui aveva udito per la prima volta il pianto della sua bambina, era stato un travaglio lungo e doloroso.

Le doglie erano iniziate verso la tarda mattinata ed erano terminate nel pieno della notte, riempiendo Lancia del Sole di gioia.

La prima cosa che Haydée aveva fatto, era stata stringere fra le braccia la sua secondogenita: La sua bambina era perfetta, non aveva nulla che non andasse.

Si era soffermata ad osservare il suo visino per qualche istante, sua figlia era veramente meravigliosa: Aveva un viso rotondo, dolce, caratterizzato da due guance morbide e rosee.

I suoi tratti erano delicati, angelici, quasi non le sembrava nemmeno vero di poter finalmente stringere sua figlia fra le proprie braccia.

L'aveva cullata per ore, stringendola fra le proprie braccia e tenendola stretta al proprio petto.

Non aveva permesso a quasi nessuno di avvicinarsi, se non a suo figlio maggiore, Kiran, e ad Edgar, il suo adorato fratello gemello.

Più passavano i giorni, più la bellezza della sua bambina aumentava: Ogni volta, Lia sembrava star diventando sempre più simile a lei.

Il suo sorriso luminoso era capace di far allontanare via ogni cattivo pensiero dalla mente di Lady Martell, ad Haydée bastava solamente che i suoi figli fossero felici.

Desiderava solamente che i suoi figli fossero al sicuro.

Ma gli dèi non sembravano voler accogliere la richiesta della donna ed ecco che, in un batter d'occhio, il figlio del re Folle entrò nella sua vita.

Suo figlio Kiran era stato crudelmente assassinato, le fiamme del drago del principe Targaryen avevano tolto la vita di suo figlio.

Di Kiran, del suo dolce bambino, non era rimasto più nulla: Se non le sue ceneri.

Perché? Perché proprio suo figlio? Cosa aveva fatto di male quel povero ragazzo?
Quale peccato poteva aver commesso una persona così buona come lui per meritarsi una fine come quella?

Haydée quel giorno aveva pianto.

Aveva consumato tutte le sue lacrime.

Suo figlio era morto.

E lei non era stata in grado di proteggerlo.

Che razza di madre è una che non sa difendere i propri figli? L'aveva lasciato solo, aveva permesso al suo orgoglio di prendersi gli ultimi suoi istanti con suo figlio.

Il suo bambino non sarebbe più ritornato.

Chissà quanto doveva essere spaventato, si trovava in una terra straniera che non aveva mai visto prima, lontano da casa e in balìa di un folle.

Haydée aveva già perso due figli.

Non intendeva perdere anche Liadan, se non era riuscita a proteggere suo figlio, almeno avrebbe provato a farlo con lei.

Liadan.

La parte migliore di lei, quella che i suoi genitori avevano soffocato con le loro stupide aspettative, quella che la Yronwood aveva celato per anni.

Aveva sempre desiderato il meglio per i suoi figli, proprio come ogni altra madre.

Aveva fatto di tutto pur di renderli felici, solo gli dèi sapevano quello che la donna aveva dovuto sopportare in ventidue anni di matrimonio.

Tutti erano pronti per giudicarla per qualsiasi cosa, nessuno si metteva mai nei suoi panni: Le puntavano il dito contro, come se fosse stata lei l'assassina dei suoi stessi figli.

Qualsiasi disgrazia all'interno di Lancia del Sole, era unicamente colpa sua.

Era sempre e solo colpa sua.

Se solo Elia e i suoi figli non fossero stati assassinati durante la ribellione, le cose per Haydée sarebbero state nettamente differenti.

Elia era buona e cercava sempre un modo per aiutarla.

Era la sua spalla.

La sua migliore amica.

La sua luce.

Il suo sole.

Elia era tutto per Haydée Yronwood.

Elia era il suo mondo.

Ma quel bastardo di Rhaegar Targaryen aveva dovuto mettere in pericolo la vita di sua moglie e per cosa poi? Per una stupida profezia? Una maledetta leggenda che si aggirava per secoli nella corte dei Targaryen.

Che patetico.

Sulle mani di Rhaegar Targaryen scorreva non solo il sangue della sua umile e dolce sposa, ma anche quello dei suoi stessi figli.

Aveva condannato Rhaenys ed Aegon ad un destino ben peggiore della vergogna o della povertà, li aveva abbandonati ad un folle e quel folle li aveva gettati nella gabbia dei leoni.

La Yronwood non poteva provare altro se non disgusto verso il principe.

Come poteva un padre abbandonare i suoi stessi figli? Ella pur di riavere i suoi piccini era pronta anche a stringere un patto col diavolo, sarebbe stata pronta anche a strapparsi il cuore dal petto per i suoi bambini.

Rhaegar Targaryen era patetico.

Ma del resto la donna non doveva esserne sorpresa, il suo stesso padre l'aveva fatta maritare pur sapendo quanto fosse debole e fragile il corpo di sua figlia, ella a Westeros non poteva che essere paragonata ad una bestia da macello.

Erano tutti uguali.

Tutti quanti.

E l'ennesimo uomo, le aveva strappato un'altra persona importante.

<<Liadan...piccola mia >> mormorò la donna con la voce rotta dal dolore, anche questa volta Haydée aveva fallito come madre, aveva infranto quella promessa che si era fatta molti anni prima.

La sua povera bambina era stata barbaramente uccisa, avevano strappato via anche la sua vita.

Le avevano sottratto tutto: I suoi figli, la sua amata Elia, i piccoli ed innocenti Rhaenys ed Aegon, suo suocero.

Adesso, cosa le rimaneva?

Per quale motivo doveva continuare a combattere? A vivere? Non aveva più nulla per farlo.

Avvicinó debolmente la mano verso il corpo senza vita della figlia, accarezzando amorevolmente il viso angelico della sua bambina.

Perché gli Dèi si stavano divertendo a farla soffrire in quel modo? Perché le avevano tolto i suoi cari? Per quale assurdo motivo le erano stati strappati via i suoi figli? Li aveva persi tutti e tre e non aveva potuto far nulla per salvarli dal loro destino.

Il più giovane era morto dentro il suo ventre, il più grande era stato ridotto in genere e ora anche Liadan, la sua dolce Liadan, l'aveva abbandonata.

<<Amore mio, ti prego svegliati...apri gli occhi!> le sue gambe erano percosse da forti tremori, che rendevano la figura della Lady instabile, più fragile.

Il suo respiro era affannato, corto, proprio come se i suoi polmoni non fossero più capaci di sostenere il suo corpo, procurandole dolore.

Chiuse per un attimo gli occhi.

Si sentiva morire.

<<Mi dispiace, piccola, non sono stata in grato di proteggervi. Io avrei dovuto essere lì, sarei dovuta morire io.. >> le parole della corvina erano confuse ma al tempo stesso si riusciva a percepire il dolore che stava provando: Era lacerante, straziante, sentiva il proprio petto restringersi sempre di più, quasi sino a soffocarla.

Il corpo della donna tremava per la disperazione, non riusciva più a contenere tutta l'amarezza che si portava dentro.
Aveva accettato di non contare nulla per i suoi genitori, di non essere altro che un peso per la sua famiglia, uno stupido problema di cui sbarazzarsi immediatamente, aveva compreso di non valere nulla agli occhi di sua sorella, di non essere nemmeno così importante per suo marito.

Aveva perdonato tutto quello che Doran le aveva fatto in tutti quegli anni di matrimonio.

Ma questo, evidentemente, non bastava.

Era stata privata di ogni singola cosa, eppure quegli ingrati degli dèi non sembravano essere contenti.


In preda al panico o forse alla rabbia, iniziò a scuotere il corpo della figlia, urlando con tutto il fiato che aveva in gola il nome della sua secondogenita.

Si stava illudendo: Liadan non sarebbe più tornata da sua madre e dai suoi fratellastri, oramai della piccola principessa non rimaneva nulla se non il suo dolce ricordo.


Nascose il viso fra le mani, scoppiando in un pianto liberatorio.

Era furiosa.

Amareggiata.

Esausta.

Non voleva più soffrire.

Si sentiva vuota, non aveva più alcun motivo per andare avanti.

Poco dopo, una mano si posò sulla spalla della vedova.

La donna alzò lo sguardo, i suoi occhi vuoti e affranti si posarono sulla figura di suo fratello.

Le iridi dorate di Edgar ardevano di rabbia, la donna conosceva perfettamente il suo gemello, fra i due non vi erano praticamente segreti.

Erano legati e non solo dal sangue, ma dall'odio verso coloro che avevano inflitto dolore alla loro famiglia.

<<Non temere sorella, i nostri nemici pagheranno per ciò che ci hanno fatto>> l'uomo prese la mano della Lady, stringendola con forza, guardandola dritto negli occhi.

Avrebbero iniziato a giocare anche loro.

E questa volta senza alcuna paura, semplicemente perché non avevano più nulla da perdere.

Da quel giorno in poi, la vendetta sarebbe stata il loro unico obiettivo.

La clemenza e la pietà erano per i deboli.

Gli assassini della sua bambina non meritavano misericordia, solo una morte disonorevole, lenta e dolorosa.

<<Un figlio per un figlio>> disse la dorniana liberandosi dalla presa del fratello, era pronta per sacrificare ogni singolo bambino innocente pur di gustarsi finalmente la sua vendetta.

Avrebbe inflitto il suo stesso dolore a tutti i suoi nemici, nessuno sarebbe scampato alla rabbia di una madre addolorata.

Haydèe Ariadne Yronwood avrebbe trascinato tutti quanti all'inferno.

Nessuno escluso.

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