11 ~ La macchina infernale

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Intanto Wild, al Castello dalle Guglie Infuocate, stava riposando nella sua gabbia, pensando a tutto ciò che aveva perso: la sua casa, la sua famiglia, i suoi amici... Uggiolava, non la smetteva di piangere, pensando alla perduta libertà e alla speranza ormai quasi inesistente.

Rimuginava sul suo passato, su come i suoi genitori l'avessero abbandonato al fine di proteggerlo. Immagini sfocate dei loro musi bianchi puntinati di nero e le ultime parole che gli avevano rivolto erano gli unici, miseri ricordi che aveva di loro. Non rimembrava neanche i loro nomi. In fondo, quel giorno lontano lui aveva solo due mesi. Non era colpa sua se l'oblio si era portato con sé gran parte della memoria precedente quell'evento.

Ripensò alla gioia che aveva provato nel momento in cui aveva visto che sulla sua schiena cominciavano a crescere le ali. Allora aveva cinque lune. Ora che ne aveva sette, doveva già dire addio a tutto ciò che aveva ottenuto nel corso del tempo? No. Non poteva pensarci.

~•~•~

I mostri contavano i giorni prima del banchetto. Sapevano che il dalmatino non era l'unico in quella grotta. Con lui c'erano altre creature, ma non sapevano come trovarle.

"Potrebbe esserci molto utile questo cane. Infatti, con il suo aiuto, sarà molto più semplice ritrovare i suoi misteriosi compagni di viaggio" diceva Scarlett, con disprezzo e guardando l'innocuo cane in gabbia.

Ma lui non si lasciava convincere: "Non vi aiuterò mai! Il Regno dei Venti è la mia casa, e voi non riuscirete ad impadronirvene!".

I malvagi, però, possedevano un terribile strumento di morte: la macchina torturatrice. Era una enorme scatola di ferro, nella quale vi era un tubo lungo e tortuoso dove venivano inseriti i malcapitati. I poverini scivolavano lungo un campo minato. Le lame laceravano la loro pelle e le frecce partivano da fori laterali, iniettando sostanze dolorose nei loro corpi. Inoltre gli sventurati, quando uscivano all'esterno, morivano all'istante. Quasi ci fosse un portale che bloccava i battiti cardiaci, un portale di cui nessun cane dei venti conosceva l'esistenza. Come fossero riusciti a realizzare un arnese così terribile rimase un mistero a cui nessuno seppe trovare una risposta.

Già molti cani erano finiti al suo interno e avevano perso la vita tra atroci dolori. Alcuni anche sotto gli occhi di Wild, che li guardava tremando. E poi neanche li mangiavano. Per i mostri era più un divertimento. Nascondevano i loro corpi in una cantina ghignando e tornavano a fissare Wild.

Storm lo minacciava continuamente di mettere in funzione la macchina infernale e di infilarlo al suo interno. Il cucciolo, impaurito più che mai, attendeva l'arrivo dei compagni, augurandosi che facessero in fretta.

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