Capitolo 43

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Hogwards, Scozia, 30 Gennaio 2006

Anche se sapeva benissimo che si trattava solo di una copia, Severus appoggiò con estrema delicatezza il diario sul tavolino, davanti alla poltrona che era solito occupare la sera per correggere i compiti degli alunni, leggere o affogare nelle proprie miserie.

Prima di accomodarsi si versò un bicchiere di whisky incendiario. Aveva preso a consumarne un paio ogni sera, prima di andare a letto, da quando quella che non osava nemmeno chiamare "relazione" con Hermione era finita.

Quella quantità non era sufficiente a ubriacarlo, né a riempire il vuoto che si sentiva dentro, ma riusciva a dargli un temporaneo calore e un senso di effimero, costruito benessere che gli erano in qualche misura di consolazione.

Hermione Granger aveva smantellato il muro di anestetizzata apatia che si era costruito, e ora gli rimaneva solo un'esistenza dolorante, incapace di tornare sui binari precedenti. E lui la odiava, così come odiava quel maledetto di Harry Potter.

Chissà, magari si stavano facendo delle grasse risate insieme, alle sue spalle.

A quel pensiero, le dita si contrassero attorno al bicchiere, così forte che gli si sbiancarono le nocche e poi, con un grido di rabbia, lo scagliò contro lo stipite del camino. Lì il vetro si infranse in un'esplosione di schegge e schizzi di liquore e lui restò a guardarli spargersi tutt'intorno, ansimando.

Non tollerava di essere di nuovo l'oggetto di prese in giro.

Non tollerava di essere...

Solo.

Lo sguardo gli corse al diario e, con l'occhio della mente, tornò alla notte di Capodanno, alla presenza di Lily così vicina, così tangibile. Lei gli aveva detto che doveva lasciarla andare, ma lui... come poteva, ora che era chiaro che Hermione non era mai stata sua?

Aveva bisogno di qualcosa cui aggrapparsi, come un naufrago in balia dei flutti.

Si lasciò cadere di schianto sulla poltrona e prese il quaderno.

Caro diario, non so perché ho deciso di prendere questa abitudine babbana, cominciava, però ormai siamo qui, io te e una penna autoinchiostrante. Non so neanche se riuscirò a scrivere con regolarità, non sono costante e inflessibile come Sev, ma ci proverò.

Severus sorrise, ricordando la Lily quindicenne. Si mise più comodo e si versò un altro bicchiere di whisky.

Il sorriso gli morì a breve sulle labbra, man mano che proseguiva nella lettura e gli venivano riportati alla mente tutti gli episodi di bullismo che aveva subito.

Non era tanto la descrizione dei fatti, quanto il modo che Lily aveva di parlare di lui: l'amico d'infanzia un po' sfigato, un po' troppo serioso, un po' troppo... altezzoso.

A più riprese, trovò scritte considerazioni come: "se Severus fosse più accomodante e si sforzasse di più di essere come gli altri, non avrebbe tutti i problemi che ha". Come se fosse stato lui, la causa di quel che subiva, e non gli altri e la loro crudeltà.

Tutto il piacere provato nell'iniziare la lettura era svanito e lui aveva già il cuore pesante, quando arrivò all'episodio in cui la chiamava sanguemarcio. Nel diario, lei gli dava dello stronzo, dell'idiota, dell'ingrato, diceva che non lo voleva più vedere e che uno come lui non aveva altro possibile destino che rimanere per sempre solo.

Beh? Non era stata profetica?

In una delle annotazioni dei giorni successivi, diceva che Pandora Morgan aveva tentato di convincerla a non dare peso a quell'unico insulto, a cercare di capire la sua situazione, il suo punto di vista. Lily le aveva risposto che non l'avrebbe mai e poi mai perdonato, che non c'era niente da capire e che Severus era mille volte peggio di Potter.

In quella stessa annotazione, Lily ammetteva di sapere che Severus era innamorato di lei, ma non l'aveva mai ritenuto alla sua altezza. Severus non aveva mai avuto nessuna possibilità, perché non era bello, perché non aveva amici. Perché era quasi impossibile capirlo e difficile sopportarlo per via del suo carattere caustico.

Lui l'aveva immaginato, ma vederlo nero su bianco... faceva ancora più male di quanto avrebbe mai pensato.

I suoi occhi umidi si posarono sulla frase successiva.

"Prima che si rivelasse così stronzo, lo tenevo come amico perché mi faceva pena. Perché pensavo che anche qualcuno antipatico e rompiscatole come lui dovesse avere almeno una persona vicina, ma ora..."

Severus chiuse di scatto il diario, mentre il suo cuore si spezzava un'altra volta.

Perfino l'amicizia con lei, quell'unico ricordo positivo della sua infanzia e della sua adolescenza, la luce che l'aveva fatto sopravvivere fino a quel momento, era stata un'illusione?

Cercò di dirsi che Lily era solo una ragazzina ferita, quando aveva scritto quelle cose, che forse non erano nemmeno vere, che quello che gli aveva detto la sua visione di Capodanno le smentiva... ma era stata poi vera, quella visione? O si era immaginato tutto?

Non riuscì a contrastare l'ondata di dolore che lo invase da capo a piedi, facendolo tremare.

Posò il diario: non aveva la forza di leggere oltre, di scoprire altre parole crudeli nei suoi confronti o di vedere dipanarsi la storia tra l'amore della sua vita e il suo acerrimo nemico di allora... di vedersi sbattuto in faccia tutto ciò che non aveva mai avuto e che mai avrebbe potuto avere.

Fu in quel momento che prese la decisione definitiva.

Se la donna che aveva amato più di ogni altro essere vivente non l'aveva mai considerato nemmeno un vero e proprio amico, se quell'unica altra che era parsa interessarsi a lui aveva avuto da sempre gli occhi su un altro, pensò mentre una stanchezza antica gli calava sulle ossa... allora forse si trattava semplicemente del fatto che lui non era in grado di scegliere le donne di cui infatuarsi. Era quindi opportuno affidare al Ministero il compito di trovargli una moglie.


** Breve ma intenso... e prometto che mi farò perdonare più avanti. **

https://youtu.be/Fo20ULtWI0Q

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