7- Un altro bacio

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26 febbraio

Emilia amava la pasticceria Gerla. Quando era piccola suo padre la portava lì tutte le domeniche e il sapore della buonissima cioccolata calda con panna con cui era solita fare merenda le era ormai familiare.

"Mi dispiace per la disavventura di ieri" disse Andrea, gustando l'ultimo sorso di cioccolata.

Emilia gli aveva raccontato delle molestie subite e si era scaldata parecchio. "Un nervoso, ti giuro, ma io dico, perché voi uomini non sapete accettare un no?".

Il ragazzo scoppiò a ridere. "Ci sentiamo feriti nel nostro orgoglio maschile".

"Siete dei cazzo di animali, ammettilo".

"Certo, anzi, ti do ragione". Allargò le braccia sulla spalliera del divanetto. Ogni mobile all'interno del locale ricreava un'accogliente e raffinata atmosfera anni '30. "Se una tipa non ci sta, basta, bisogna lasciar perdere. A prescindere che poi non so con quale sfacciataggine un ultra trentenne possa provarci con delle ragazzine".

"Infatti". Emilia trangugiò l'ultimo sorso di cioccolata e la sua gola emise un rumore gutturale.

Il ragazzo la osservò per alcuni istanti, ridendo.

"Che c'è?".

Egli sorrise divertito. "Ti sono cresciuti i baffi".

Emilia alzò gli occhi al cielo e si pulì le labbra con un fazzoletto. "Che simpatico".

"Lo so" rispose lui, sornione. "Dove lo trovi uno più simpatico di me?".

"Hai ragione, come te nessuno mai".

Restarono ancora un po' nel bar, parlando di scuola, amici, esperienze divertenti. Nonostante lo conoscesse poco, Emilia si sentiva al sicuro con Andrea. Era tenero e simpatico e riusciva a trasmetterle una serenità che non era solita sperimentare.

"Che dici, ci facciamo un giro al Valentino?".

La ragazza accettò la proposta con un sorriso. "Volentieri".

Battibeccarono su chi dovesse pagare il conto. Emilia sosteneva di doversi scusare per avergli detto che bacia male, Andrea per averle effettivamente dato un pessimo bacio. Alla fine ognuno pagò la propria parte.

Nonostante gli alberi fossero spogli, il parco del Valentino riusciva a conservare la propria magia, con la sua aria fresca e i sentieri graziosi. Camminarono per un po', costeggiando il fiume. Coppie, persone che facevano jogging e famiglie affollavano il sentiero.

"Ti fidi di me?".

"Se me lo dici con questo tono da maniaco, no" rispose Emilia, rude.

Andrea scoppiò a ridere. "Dai, scema, voglio mostrarti un posto carino".

La ragazza sospirò, rivolgendogli un'occhiata scettica. "Va bene, però sappi che, se mi anneghi nel Po, ho dei testimoni che sanno che siamo usciti insieme".

"Cavolo, hai scoperto il mio piano".

Camminarono per alcuni minuti, poi Andrea si fermò di colpo. Indicò dei cespugli e invitò Emilia a seguirlo.

"Ok, adesso mi stai facendo paura sul serio".

"Hai detto che ti saresti fidata".

"Non è vero, ho detto che ci sono dei testimoni in caso tu mi uccida".

Il ragazzo scosse il capo, facendosi strada tra gli arbusti. Emilia gli stava alle calcagna.

"Oh, wow".

Oltre i cespugli comparve una scaletta in pietra, con i gradini smussati coperti di muschio, che conduceva a una piccola baia affacciata sul fiume.

"Come hai scoperto questo posto?" domandò Emilia, sedendosi su un masso. Erano a pochi metri dal passeggio, eppure sembrava che fossero stati catapultati in un luogo perso nel nulla, lontano da tutto il resto.

"Eh, non si può dire, è un segreto".

Il ragazzo le si sedette di fronte, su un'altra pietra.

"Dai, ora sono curiosa".

Andrea scosse il capo. "È inutile che insisti, non ti dico niente".

Emilia si ammutolì per alcuni istanti. La natura aveva rapito la sua attenzione, deconcentrandola dal discorso, e quel silenzio diede al ragazzo l'illusione che ella avesse desistito. L'acqua del fiume sembrava non muoversi, ma, se ci soffermava ad osservare i rami di un salice, che ricadevano sull'acqua inermi, ci si accorgeva di quanto forti fossero le correnti che li muovevano. Per Emilia quell'immagine era ipnotica.

"Non ci sei venuto con qualche tua ex, vero?".

Andrea scoppiò a ridere e scosse il capo. "Ma sei tremenda, oh".

"Guarda, piuttosto inventati una bugia, ma ti prego, non lasciarmi con questa curiosità addosso".

Il ragazzo si ipnotizzò di fronte alla stessa immagine che aveva incantato Emilia. "Tranquilla, questo luogo non c'entra niente con la mia ex".

"Quindi c'è stata qualcuna". Emilia sorrise e si sporse nella sua direzione, curiosa. "Quanto tempo fa?".

Andrea alzò gli occhi al cielo, contando a mente. "Un annetto, più o meno. Sì, ci siamo lasciati che era fine marzo".

"Mi dispiace. Ci sei stato male?".

"Ah, ti dispiace pure" rispose Andrea, ridendo. "Dai, a nessuno dispiace per gli ex degli altri".

Emilia rise di gusto. "Ma perché pensi che io sia così stronza? Mi dispiace davvero, immagino che non sia bello lasciarsi con qualcuno".

Il ragazzo tentennò. "Ti dirò, per me è stato in qualche modo liberatorio. Non negherò mai quello che ho provato, né di aver vissuto dei momenti stupendi con lei, solo che è arrivato un punto in cui abbiamo capito di non avere nulla in comune e che proseguire non ci avrebbe resi felici".

Emilia fu rassicurata da quel discorso. Non le interessava conoscere i dettagli della relazione, le bastava sapere che Andrea fosse abbastanza maturo, e buono, da non sentire il bisogno rinnegare una storia passata e sputare veleno sulla sua ex solo perché era finita.

"È un discorso molto maturo il tuo, lo apprezzo".

"Io a lei porto rispetto come persona, non mi permetterei mai di parlare male alle sue spalle. Comunque quando dico queste cose solitamente le ragazze si spaventano, hanno paura che io le stia ancora sotto".

Emilia rise e scosse il capo. "Viviamo in una società strana. Dove tutte le ex sono puttane e devono essere odiate per forza".

"Eh, è il patriarcato".

"Bravo, stai già imparando".

Risero di gusto, scambiandosi delle occhiate tenere e complici.

"Tu invece?" domandò Andrea.

Emilia scosse il capo, come se quel gesto potesse scacciare la realtà dei sentimenti che aveva provato fino a poco tempo fa per Federico del Boca. "Nessuna storia, solo tempo perso dietro a persone che non hanno mai saputo della mia esistenza. Patetico, non credi?".

"In realtà no".

"Mi sento una sfigata assurda" aggiunse la ragazza, ridendo sprezzante. "Sono in quarta superiore e non ho avuto nessuna esperienza. Vedo i miei coetanei fare sesso quando e come vogliono e io invece non sono nemmeno capace di dare un bacio decentemente".

Si aspettava che Andrea ridesse, invece egli la guardò serio. "Ognuno ha i suoi tempi, Emilia. È questa società del cazzo a metterci fretta su tutto, ma io lo trovo malato. Cosa c'è di male se uno fa esperienze prima o dopo, o se non ne fa proprio?".

Emilia non sembrava convinta. "Razionalmente ti do ragione, il problema è che mi sento sempre l'unica diversa, l'unica indietro, una bambina".

"Vuoi sapere una cosa?".

La ragazza annuì.

"Uno dei motivi che ha portato alla rottura tra me e la mia ex è stato che lei voleva a tutti i costi fare sesso, mentre io non mi sentivo ancora pronto. Avevamo due modi di considerare la sessualità diversi, ma non per questo uno dei due era sbagliato".

Emilia fu stupita da quel discorso. I retaggi machisti della cultura in cui aveva sempre vissuto la avevano portata a dare per scontato che Andrea avesse già fatto sesso e le parve assurdo che egli avesse volontariamente deciso di non farlo, nonostante le insistenze dell'ex fidanzata.

"Ti ho lasciata senza parole, eh?" domandò Andrea, ridendo.

"No, cioè, sì" rispose Emilia, imbarazzata. "Mi stai facendo sbattere la testa contro tutte le convinzioni sbagliate che ho ed è un po' traumatico".

"Beh, so che sembra brutto dirlo, ma ne sono felice".

Emilia fece spallucce, come una bambina rimproverata per aver espresso un pensiero stupido. Non era solito per lei rimanere in silenzio, eppure non riusciva a dire nulla.

"Dai, su". Il ragazzo si alzò dal masso su cui era seduto e si avvicinò per abbracciarla. Le accarezzò la nuca e lasciò scorrere le dita tra i suoi capelli. "Che dici, andiamo a casa?".

Emilia si lasciò coccolare, la testa appoggiata sul petto del ragazzo e le gambe avvinghiate alla sua vita. "Va bene".

Restarono abbracciati per alcuni minuti, ristorandosi l'uno nel calore emesso dal corpo dell'altra.

"Andiamo?".

Emilia annuì, ma non diede segno di volersi divincolare.

"Quando sei pronta dimmelo tu".

"Anche ora" rispose la ragazza. "Però prima vorrei tanto un altro bacio".

Spazio autrice

Ciao lettori, grazie mille per aver letto questo capitolo. Finalmente Emilia e Andrea hanno avuto un appuntamento tranquillo, senza disagi e figuracce, e hanno anche avuto modo di confidarsi a vicenda alcuni pensieri ed esperienze più intime. Come procederà la loro storia?

Vi avverto: il prossimo capitolo riserverà una sorpresa, un ritorno sulle scene molto atteso. Non voglio anticiparvi nulla, perciò... Stay tuned!

Un abbraccio❤️

Baby Rose

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