Capitolo 14: I peccati capitali

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Shatter me - Lindsey Stirling feat Lzzy Hale


«Liberati Hope e poi ricordati di chi ti ha aiutata a spezzare queste catene.» la voce era accattivante e suadente.

Non ero in me, sentivo le sue parole come un eco lontano e distante ma chiare nella mia mente. La sua voce era un indice di dove dovessi andare mentre la musica saliva d'intensità, in un graffiante crescendo. Graffi che sentivo quasi nella mia stessa carne, come se qualcosa dentro di me stesse scavando con le dita per uscire. Sentivo il mio corpo come se si stesse distruggendo e rinascendo.

Poi quell'energia e le emozioni che spintonavano dentro di me esplosero, letteralmente.

Era come raggiungere l'apice del piacere nel miglior atto fisico mai fatto e al contempo fu come se il mio corpo si squarciasse dall'interno. Era come se mi passasse attraverso un fulmine e il dolore successivo fu altrettanto devastante tanto da farmi urlare.

Le gambe cedettero, il violino cadde ed il cristallo al mio collo si spaccò, diventando scuro e opaco. Stavo perdendo conoscenza. Per fortuna c'era lui a sorreggermi.

Senza dire una parola mi prese delicatamente tra le braccia portandomi poi nella camera degli ospiti per farmi stendere.

Ero stordita e tremante con il respiro affannato, i sensi completamente offuscati. Non riuscivo ancora a capire nulla. Avevo la mente annebbiata e mi sembrava di essere stata svuotata di ogni mia energia.

«Tra non molto ti sentirai meglio Hope, sta tranquilla.» mi adagiò sul letto dalle lenzuola in seta nera che avevo visto poco prima e che avevano aveva solleticato la mia fantasia erotica.

Mi spostò i capelli dal viso in una carezza, quasi con dolcezza. «Adesso riposati e per qualunque cosa mi trovi in salotto.» la sua voce era calda e rassicurante, era orgoglioso di me ed anche io lo ero.

«Che cosa è successo?» Domandai aprendo gli occhi cercando i suoi.

«Hai suonato il miglior pezzo della tua vita.» mi accarezzò il viso. «Ora sei esausta ma le energie torneranno e ti spiegherò tutto.»

Stavo piangendo ancora ma annuì alle sue parole, chiudendo nuovamente gli occhi. Mi sentivo completamente sfinita. Lo sentivo accarezzarmi e cullarmi per aiutarmi a calmarmi e rilassarmi. «Mi prenderò cura di te. Dormi serena.»

Dopo pochi istanti stavo già dormendo come un sasso. Riposai per quella che mi sembrò un'eternità, anche se avevo dormito solo per poche ore, visto che al mio risveglio era ancora notte. Mi tirai su a sedere e mi passai una mano sul volto, stancamente. Mi sentivo ancora distrutta e stordita ma non quanto lo ero stata quando mi ero addormentata.

Avevo in mente le parole di Low e, appena razionalizzai, ricordai tutto quello che era successo. Dalla mia fuga all'arrivo nel suo palazzo al pezzo che avevamo suonato assieme, prima di farlo da sola. Ero nella camera degli ospiti, ancora vestita con il lungo abito da sera nero che mi lasciava le spalle scoperte e con una coperta addosso. Lui doveva essere nel salotto, dove avevamo suonato.

Mi alzai, faticando a muovermi, ancora stordita e confusa, con i muscoli intorpiditi dallo sforzo che avevo sostenuto. Mi tenni addosso la coperta andando verso la sala, dove sapevo lo avrei trovato.

Era lì, di spalle. Guardava fuori dalle gigantesche finestre. Potevo vedere il suo riflesso serio ed elegante sulla vetrata.

«Low?» Domandai avanzando verso di lui. «Per quanto ho dormito?»

«Poche ore. Come mai ti sei già alzata?» si voltò ad osservarmi.

«Perché sarei dovuta restare a letto?» Domandai avvicinandomi.

«Mi eri sembrata piuttosto provata dopo la tua straordinaria esibizione, ma mi fa piacere che ti sia già svegliata.» se ne stava lì, fermo e serio come al solito.

«Che cosa è successo? Perché mi hai detto che mi avresti spiegato? È stato tutto assurdo... Quello che ho provato...»

«Che cosa hai provato?» mi chiese avvicinandosi.

«Come se si spezzasse qualcosa. Mi sentivo diversa. Era come se non avessi controllo di me stessa.»

«È esattamente quello che è successo.» confermò fermandosi di fronte a me.

«Ovvero cosa? Mi sento strana ma non capisco.» osservai perplessa. «È stata la musica a farmi quell'effetto o sei stato tu?»

«Io ti ho fatto solo da guida, hai fatto tutto da sola. Eri confusa ma la musica ti ha aiutato a ritrovare te stessa.» fissò gli occhi grigi nei miei.

Abbassai lo sguardo. Quegli occhi tornavano a farmi girare la testa.

«Sono confusa anche adesso. Non mi sento di aver chiarito qualcosa.»

Poggiò una mano sul mio viso per farmi voltare verso di lui. «Perché continui a rifiutare quello che senti e pensi, per questo ti senti in questo modo.»

«In che senso lo rifiuto?» Dissi rabbrividendo al suo tocco. «Tutto quello che sta succedendo è irreale, un sogno. Da quando tu sei comparso la mia vita è stata stravolta.»

«Se credi sia un sogno perché hai così tanta paura? Nei sogni ci si può lasciare andare.» scese con la mano sul collo.

«Perché credo che ci sia fin troppa realtà e non so cosa sia vero e cosa non lo sia. Ho paura che se mi lasciassi andare soffrirei soltanto.» dissi fissandolo e prendendo un grosso respiro.

«Non puoi saperlo se non provi. Magari ti sbagli e questa è la strada per essere felice e avere quello che vuoi.» si avvicinò al mio orecchio. «Tutto quello che vuoi.»

«Che cosa vuoi tu da me davvero? Perché mi stai aiutando? Chi sei?»

Avevo mille domande per la testa ma lui mi stordiva e mi inebriava allo stesso tempo. Da quando ero rientrata in quella sala avevo avvertito di nuovo quel profumo bellissimo e frastornante. La mia testa stava tornando ad essere leggera e di nuovo la mia mente mi suggeriva immagini lascive che mi facevano desiderare un contatto fisico tra noi. Guidata dalla forte scarica erotica che mi stava attraversando dalle labbra al ventre, poggiai le mani sulle sue spalle, tanto per sorreggermi quanto per il folle desiderio di toccarlo, lasciando cadere la coperta a terra.

Mi passò una mano dietro alla schiena con la scusa di sorreggermi ma con il chiaro intento di stringermi a sé. «Voglio farti capire chi sei e cosa puoi diventare.»

«E che cosa sono?» Domandai sempre più con meno controllo, come se ormai la sua vicinanza cancellasse ogni cosa.

«Un essere molto speciale.» si era avvicinato molto. «Chiudi gli occhi, Hope e concentrati di nuovo su quel senso di libertà.»

Lo ascoltai e lo feci, non potevo e non volevo negargli niente. Chiusi gli occhi e cercai di concentrarmi solo su ciò che lui mi stava dicendo, allontanando il resto. Neanche mi accorsi che il pensiero di Luke stava diventando sempre più distante.

«Libera la tua natura.» era con me, mi teneva stretta ad un passo dalle mie labbra.

«Come devo fare?» Sussurrai sulle sue labbra sempre ad occhi chiusi stringendo le dita su di lui.

«Concentrati sull'energia che ti scorre dentro, cercala, trovala e veicolala. Concentrala nel punto sulla schiena dove c'è la mia mano.» la spostò appena in una carezza che mi fece formicolare la pelle. Mi sentivo di nuovo stordita dal desiderio.

Poggiai la testa sulla sua spalla chiudendo gli occhi e cercando di concentrarmi. Ero assuefatta dal desiderio, più di quanto fossi mai stata. Avevo sempre voluto Luke e ora mi trovavo a desiderare tremendamente l'uomo a cui mi stavo aggrappando. Digrignai i denti, tra la confusione e quel misto di sensazioni che non sentivo mie. Cercai di sentire la sua mano sulla mia pelle e concentrarmi su quel punto.

Sentire quelle dita accarezzarmi la schiena era qualcosa di incredibile, mi facevano desiderare fossero più audaci.

«Concentrati, Hope.» la sua voce era così suadente. Poggiò le labbra alla base del collo facendomi rabbrividire.

«Mi è difficile. Non mi riconosco. I miei pensieri... Ciò che desidero, è come se non mi appartenessero.» Dissi aggrappandomi a lui ancora di più, ad un passo dal limite, sforzandomi di fare quanto chiedeva piuttosto che infilargli le dita sotto la camicia ed accarezzare la sua pelle calda.

Cercai di distogliere la mente da questi pensieri e di concentrarmi su quella luce di cui mi aveva parlato, su quella scarica di energia che sentivo salire dal centro dello stomaco e raggiungere le estremità. La schiena mi formicolava e sentivo una strana tensione accumularsi in quella zona. «Brava, Hope, un ultimo sforzo.»

Il pizzicorio divenne sempre più intenso fino a che non riuscì più a resistergli. Fu doloroso, ma al tempo stesso non lo fu affatto, una sensazione strana, indescrivibile che mi fece inarcare. Dalla schiena mi spuntò qualcosa, qualcosa di enorme e gigantesco e quanto mai assurdo.

Lui non lasciò la presa su di me ma lo vidi tirare su un angolo della bocca soddisfatto. Gli avevo artigliato le spalle ed ero diventata rigida nel sentire quelle cose che mi erano spuntate dalla schiena. Sgranai gli occhi e socchiusi leggermente le labbra per lo stupore, percependo ogni fibra del mio corpo connessa con quella nuova appendice, come se fosse sempre stata una parte di me.

Non ebbi il coraggio di voltarmi, completamente nel panico e cercando lo sguardo di Low come per volermi assicurare che fosse reale. Mi accarezzò il viso guardando soddisfatto le mie ali per poi mostrarmi finalmente le sue, in un unico gesto fluido e naturale, nere come quelle di un corvo, enormi, maestose, lucide, bellissime. In quell'istante mi resi conto che ci fosse una connessione strana tra noi che non capivo fino in fondo.

Impallidii guardando quel maestoso piumaggio per poi tornare ad osservarlo. Nella mia mente c'era solo caos.

«Allora è vero?» mormorai con un filo di voce.

«Adesso sì.» mi rispose solamente, per poi avvicinarsi a me per baciarmi.

Ero scossa, per non dire sconvolta tanto da lasciarlo fare senza tirarmi indietro. Ero soggiogata da lui, eppure avevo ancora qualcosa che mi frenava, qualcosa che mi gridava che fosse tutto sbagliato, ma lui non ebbe la minima esitazione. Mi strinse forte e mi baciò. Un bacio intenso, passionale, peccaminoso, che faceva presagire la sua intenzione di andare ben oltre, un bacio stordente da cui non potevo e non volevo sottrarmi.

Lui dischiuse le sue ali per poi avvolgerle intorno a noi, chiaro segno che non fosse intenzionato a lasciarmi andare. Ormai mi considerava completamente in suo potere.


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«Ma guarda che carini!» dissi a metà tra il sarcastico e il disgustato guardando nello specchio infernale. «La bambina si è fatta spuntare le ali! Mi chiedo cosa stiano facendo quei tre mentecatti e perché non siano lì a rompere le uova nel paniere al mio adorato Low.» passai la mano sullo specchio e le fiamme infernali cambiarono la scena. «I pennuti hanno trovato il covo del mietitore, evidentemente non sono così stupidi come sembrano.» sghignazzai divertita dallo spettacolo che si preannunciava.

Ovviamente quei quattro si erano accorti quasi subito della fuga della piccola e dolce ragazzina e non ci avrebbero messo niente a riprenderla se non avessi fatto sorvegliare quell'insulsa casetta dai miei fidi demoni. Appena lei era uscita, un drappello di mezze calzette demoniache aveva fatto irruzione per tenerli occupati. I miei ragazzi l'avevano quasi ghermita, quando sfortunatamente quella ragazzina era entrata nella zona del mietitore. Anche lui doveva aver tenuto d'occhio la casa ed anche dopo aver finto di ripartire in auto non aveva smesso di starle appresso fintanto che lei non era entrata nel grattacielo.

Nonostante fossero dei buoni a nulla, i quattro pennuti si erano liberati abbastanza in fretta dei demoni, riuscendo infine a raggiungerla. Adesso se ne stavano davanti all'ingresso, indecisi sull'entrare o meno. Forse gli serviva un piccolo invito.

«L'energia angelica veniva da qui.» osservò Luke, il bell'angelo quasi caduto. Era andato a riprendersi la sua amata, che cosa romantica. Se solo avesse saputo che adesso se ne stava tra le braccia del mio mietitore...

«Luke sai come la penso, dobbiamo farla finita prima che sia tardi.»

Mark, l'apostolo, l'evangelista, lo sciocco paladino di Dio. Mi piaceva la sua idea. Se l'avessero cancellata loro per me non mi sarei neanche dovuta sporcare le mani.

«No! Non ti permetterò di ucciderla!» rispose Luke, ovviamente contrario all'idea. Aveva tutta l'aria di essere il capo lì in mezzo.

Sciocco! Non poteva salvarla. Anche se non fossi stata io, o il mio mietitore o uno dei miei demoni, probabilmente ci avrebbe pensato qualche angelo o lo stesso Michele.

Dopotutto non ci sarebbero state alternative. Quando un mezzo angelo moriva e ascendeva al Paradiso veniva distrutto dall'Arcangelo in persona. Lo "sterminatore di Nephilim", così era conosciuto il braccio armato di Dio. L'unica possibilità di sopravvivenza per i mezzi angeli era discendere all'Inferno per evitare di essere cancellati.

Ciò in cui aveva creduto quella sciocca ragazzina era stato da sempre solo un teatrino organizzato da quei mentecatti angelici che l'avevano protetta, rinchiudendola in una sorta di campana di vetro, impedendole di farsi una vita lontana da loro.

Motivo per il quale probabilmente lo stesso mezzo caduto si era permesso di portarsela a letto. Nessuno avrebbe resistito a Low e legarla a sé era stata un'idea geniale per impedirle di buttarsi all'istante tra le braccia del mio mietitore.

Tornai a guardare ciò che stava accadendo, concentrandomi su quel momento cruciale che non volevo assolutamente perdermi per nessuna ragione al mondo. Le cose stavano iniziando a cambiare e ben presto lo spettacolo sarebbe iniziato.

Luke entrò nella Hall con i pennuti a seguito, in borghese, con le ali ben nascoste, diretti alla reception ed armati di inutile coraggio e patetica determinazione. Gli angeli mi facevano quasi pena alle volte.

Poveri idioti! Quel palazzo era di mia proprietà per cui tutti i dipendenti erano demoni, cosa credevano di fare?!

Sapevo benissimo che i tre peccati capitali sarebbero subito andati a fermarli. Probabilmente li stavano già tenendo d'occhio.

Lo stesso guardiano, di fronte a quella che era una reception, si fermò ad osservarli con un sorriso sarcastico. «Voi che ci fate qui? Siete piuttosto lontani da casa.»

«Cercavamo quel figlio di puttana di Low!» sbottò Luke con tono affilato, aveva la lingua decisamente lunga per essere un angioletto, molto promettente. Mi domandavo quanto ci avrebbe messo a cadere. Non ci doveva voler molto, dopotutto.

«Mi dispiace!» rispose prontamente il demone con tono serafico. «Ma il mietitore in questo momento è molto occupato e non vuole essere disturbato. Pare abbia... una visita importante!» sghignazzò.

L'angelo a quelle parole gli saltò letteralmente alla gola. «Sarà meglio che tu mi dica dove si nasconde o tireremo giù ogni fetido demone mandato da quell'infernale sgualdrina.» gli abbaiò addosso in maniera davvero sexy.

«Luke, lo sai che con i demoni non si ragiona. L'unica soluzione è purificare questa feccia!» intervenne Mark, il soldatino di Dio, stupido e leale al suo Signore di cui in realtà non sapeva niente.

Il demone guardiano non fece resistenza. Rideva. Sapeva benissimo che lì dentro era pieno di alleati e loro potevano fare ben poco.

Senza contare Pruslas, Astaroth e Aamon, i principi demoni, che di sicuro stavano solo aspettando il momento migliore.

«Oh... ci sono parecchi modi per andare da Low. Vi sconsiglio l'ascensore! Credo che non sia funzionante per voi!»

Luke si spazientì, come se non tollerasse più chi avesse davanti, facendo quindi apparire la spada di luce tra le sue mani. Il demone perse all'istante il sorrisetto sprezzante, probabilmente accorgendosi del pericolo. Ma non ebbe modo di reagire che l'angelo, senza il minimo risentimento, lo trapassò da parte a parte purificandolo, cosa che mi infastidì non poco.

Dannato pennuto! Non aveva idea di quanto ci volesse ad assumere un nuovo guardiano receptionist! Assolutamente inaccettabile! Entrare in casa mia e distruggere le mie cose. Avrebbero ricevuto una lezione che difficilmente avrebbero dimenticato.

«Grazie per la dritta!» Lo schernì il capo dai capelli neri di quella patetica brigata, voltandosi poi verso i compagni. «È in cima a questo palazzo. Separiamoci!»

Gli angeli annuirono ed ognuno si diresse da una parte. Mi chiedevo se qualcuno tra loro sarebbe riuscito ad arrivare in cima. I più pericolosi erano ovviamente il moro e l'apostolo, così decisi di seguire quest'ultimo con il mio specchio. Stava andando ovviamente nella direzione nella quale avrebbe incontrato i miei adorati peccati capitali.

Speravo avessero il buon senso di separarsi anche loro tre una volta resisi conto che gli angeli avevano fatto lo stesso.

L'apostolo imboccò una delle scale che portava di sopra. Poco dopo raggiunse uno degli androni che dava ai corridoi del quinto piano.

Era ancora completamente illuminato e davanti ad una delle stanze stava poggiato Aamon, vestito con un paio di pantaloni neri ed una maglietta verde militare aderente che metteva in risalto il fisico perfetto e massiccio quanto quello dell'angelo che aveva di fronte.

Lui, che rappresentava la gola, la brama di ottenere ciò che si desidera ma non si può avere, si voltò a guardarlo, sorridendo serafico.

«Ma guarda chi si vede! Niente di meno che il grande evangelista dalle ali candide e pure. Ma che piacere!» Sghignazzò assottigliando lo sguardo.

«Togliti dal mio cammino, immondo demone!» tuonò l'apostolo, con sul volto dipinto il più totale disgusto.

Aamon rise di gusto. «Ma prego! Passa pure! Non ti sto mica fermando!» ridacchiò lui facendogli cenno di passare. «Non voglio mica impedirti la tua splendida ascesa al Paradiso! So a che cosa ambisci dopotutto!» lo provocò, continuando a sghignazzare, consapevole di avere la situazione completamente a suo vantaggio.

«Tu non sai proprio niente squallido ammasso di peccati e depravazione.» rispose lui, facendo apparire tra le mani la spada di luce, inconsapevole di star inalando le spore tossiche con cui il peccato capitale aveva saturato l'aria. Ad ogni respiro il demone penetrava sempre a più a fondo nella sua mente, imbrigliandola e togliendo i freni ai loro peccati latenti.

«Tu dici? Sono certo che il paparino la sopra sarà felice di vedere l'ottimo lavoro che tu e i tuoi amichetti avete fatto con la Nephilim!» sghignazzò. «Siete... Come dire, un team variegato!» lo provocò spostandosi dalla porta e facendo apparire, a sua volta, una spada nera, fatta di pura tenebra. «Oh non dirmi che vuoi combattere!? Sei serio?»

«Voglio chiudere definitivamente quella tua boccaccia e cancellare quella ragazza! Dio mi premierà per le vostre teste!» Rispose lui, ormai già in preda dall'effetto del demone.

Quel ragazzo mi piaceva ma era ovviamente merito dell'influenza del peccato capitale che gli stava dinanzi. Aamon aveva fiutato in lui il tentativo di reprimere la brama di potere a tutti i costi e avvistata quella flebile scintilla non aveva fatto altro che soffiarvi sopra. Più il tempo passava e più quell'innocente fiammelle andava somigliando ad uno spaventoso e devastante incendio che avrebbe finito con l'inghiottire tutto e tutti.

«Oh... Parole degne di un angelo che vuole fare bella figura con il paparino. Non vi è mai importato nulla di lei!» rise di gusto Aamon. «Un comportamento degno di chi è gentile e misericordioso! Dio ne sarà felicissimo!» scoppiò a ridere. «Una capra che corre a testa bassa senza guardare dove sta andando!» lo provocò ancora per velocizzare il processo, più lo teneva impegnato in chiacchiere e più il suo controllo su di lui aumentava.

«Sto salendo verso l'alto demone! Ed userò una scala fatta di cadaveri, di peccatori, demoni e Nephilim per arrivarci.» gridò quasi contro il mio demone, fiondandosi su di lui a spada tratta, faceva sempre più fatica a controllare la brama di potere.

Doveva provare una gran rabbia in quel momento e una gran frustrazione, la sensazione di essere sottovalutato e sminuito, la sensazione di valere di più. No, peggio, di essere l'unico detentore della ragione, di essere l'unico meritevole in mezzo a peccatori da cancellare.

Aamon schivò prontamente evitando il colpo e ridendo. Non contrattaccava, si limitava a parare gli attacchi impetuosi dell'angelo. Non voleva consumare energie, gli servivano per esercitare il suo potere. Se solo l'apostolo lo avesse capito e lo avesse obbligato a battersi sul serio forse avrebbe potuto spezzare quell'incantesimo a cui veniva sottoposto, ma lui continuava solo ad attaccare, reso prevedibile dai sentimenti nocivi che lo stavano lentamente divorando dall'interno. Ormai non era più lui.

«Ma sentilo l'apostolo! Una tale sete di potere angelico! Non ti soddisfa quello che hai! Vuoi avere di più!» sghignazzò con un'espressione divertita. «A che cosa aspiri? Non è forse peccato volere più degli altri?»

«Voglio quello che merito!» Ringhiò pieno di rabbia e frustrazione, continuando ad attaccare.

«Meriti?» rise Aamon per poi colpirlo con una ginocchiata al fianco. «Quindi quello che fai è per te stesso. Non per Dio!» continuò a provocarlo.

«È per Dio che diventerò Arcangelo! Con me al suo fianco sterminerà tutta quella squallida feccia a cui appartieni, peccatore!» Gli rispose fuori di sé, ormai completamente assoggettato, senza ormai più possibilità di capire di essere caduto nella trappola di Aamon. Lo vidi toccarsi il fianco dove era stato colpito, per poi tornare alla carica.

Il demone scoppiò a ridere. «Non sarai mai un Arcangelo! Tu vuoi solo il potere. Aspiri a qualcosa che non puoi avere. Ti fa gola...» assottigliò lo sguardo. «Ti fa gola perché non ti soddisfa ciò che hai, di certo non sei modesto.» ghignò contrattaccando.

«Sta zitto!» Lo minacciò fomentato dall'ira, colpendo ancora praticamente alla cieca. «Non puoi capire. Io sono l'unico che abbia le qualità per diventare un Arcangelo.» si stava esasperando. «Non risparmierò nessun peccatore.»

Aamon parò per poi tirargli un pugno in faccia. Ormai, anche se si stava trattenendo per utilizzare il suo potere contro il suo nemico, Mark era diventato prevedibile e privo di concentrazione, tanto che il mio demone non aveva nemmeno bisogno di fare sul serio per colpirlo senza problemi.

«Pecchi di gola quanto di superbia, insaziabile di potere! Ciò che vedo ora è persino Ira!» scoppiò a ridere. «E dimmi allora, angelo, quando anche i tuoi amichetti diventeranno peccatori ucciderai anche loro? Ucciderai Hope per prima e poi passerai a Luke? E che mi dici di Joan? O Matt?»

«Cancellerò dall'esistenza chiunque non meriti il dono della vita che Dio gli ha concesso. Ucciderò chiunque abbia voltato le spalle a nostro Signore.» era completamente accecato dal peccato del mio demone, non restava che mandarlo contro i suoi compagni.

«Molto bravo Aamon!» Esclamai soddisfatta accomodandomi meglio sul nero trono. Sapevo che quello che stavo osservando sarebbe stato davvero uno spettacolo da non perdere per nessuna ragione.

Gli angeli si credevano creature così pure, benevole, eppure bastava poco per far emergere quella che era la loro vera natura e che tanto si sforzavano di tenere repressa e far crollare i pilastri delle loro sicurezze, come un castello di carte. Erano più fragili di quanto loro stessi ammettevano, bloccati da quella che dichiaravano essere la legge divina.

Farli cadere era un compito difficile e spesso impossibile. Alcuni preferivano essere cancellati piuttosto che cedere ai propri desideri e dimostrare di essere proprio ciò a cui avevano dato la caccia per anni ed avevano tentato di distruggere in tutti i modi. Ed un esempio era proprio Mark. Probabilmente l'apostolo, quando si fosse accorto di ciò che gli era successo e di ciò che aveva detto, si sarebbe tolto la vita lui stesso. Avrebbe preferito l'oblio della cancellazione all'ammissione di essere quanto di più odiasse al mondo: un nemico del suo Dio, una vergogna per gli angeli. Non meritava le ali che portava e questa stessa consapevolezza lo avrebbe distrutto.

Decisi di cambiare prospettiva, curiosa di vedere cosa stesse combinando la ragazza del gruppo. Cambiai la scena con un solo tocco della mano sul nero specchio. Era troppo facile, non dovevo neanche scomodarmi ad ordinare ai miei scagnozzi di far loro le penne, quegli angeli si sarebbero uccisi tra di loro.

La superficie riflettente dello specchio tremolò, come fosse fatta d'acqua, e man mano che le onde si appiattivano, l'immagine diventò più chiara: Joan avanzava guardinga nel lungo corridoio del decimo piano, spada alla mano, guardandosi intorno.

Neanche si stava accorgendo di essere entrata nella zona d'azione di Pruslas, il demone della lussuria. Sapeva del suo arrivo e pertanto si era preparato a dovere saturando preventivamente con il suo potere tutta l'area in cui lei si stava addentrando, come un ragno pronto a catturare la preda nella sua ragnatela.

Lei entrò in una delle zone relax del grattacielo, provvista di bancone del bar, tavolini e divanetti, uno dei quali occupato proprio dal demone dai capelli rossi che così come i suoi fratelli vestiva il suo aspetto umano. L'aria era piacevolmente calda e profumata, le luci erano soffuse e nell'aria risuonava una musica piuttosto sensuale. Tutto lì era seduzione, come poteva mai resistere una verginella quando persino io alle volte facevo fatica a non cedere al desiderio che era capace di scatenare?

Appena scorse l'angelo, il demone della lussuria sorrise mellifluo, giocando con un calice vuoto che faceva roteare tra le dita, quasi stesse degustando dell'invisibile vino.

Era disarmato ma lei sapeva bene di non potersi fidare di un demone, per cui, nonostante le innocenti apparenze con cui all'occasione Pruslas si rivestiva, avanzò verso di lui guardinga. Era meno aggressiva del suo amichetto, forse perché particolarmente sensibile al peccato della lussuria o forse perché di carattere più mite. Anche se lei fosse stata davvero così percettiva e lussuriosa di per sé, serviva un po' di tempo perché il maleficio del demone rosso facesse effetto, facendo divampare i suoi istinti carnali più bassi, ma c'era tutto il tempo per farla crollare.

«Oh... Non mi attacchi? Sei molto meno aggressiva dei tuoi amichetti.» domandò lui con voce suadente e sorridendo affabile. «Credevo che voi cercaste di ucciderci a vista!»

«Non mi piacciono i demoni ma non sono una sciocca, non attacco senza prima valutare il mio avversario.» se ne stava ferma con la spada di luce tesa davanti a sé. Era più sveglia del bisonte alato che stava affrontando Aamon. Aveva capito che c'era sotto qualcosa, che probabilmente Pruslas le stesse tramando qualcosa, per questo era così accorta e guardinga. Non poteva immaginare che la trappola di cui aveva sospetto la stesse respirando.

«Oh! Un angelo intelligente!» rispose lui alzandosi e ridacchiando. «Sono davvero sorpreso! Di solito attaccate senza pensare! Sei un avversario interessante!» sorrise, parlando sempre con fare affabile. «Anche io non amo inutili combattimenti. Ci sono cose decisamente più piacevoli che un uomo ed una donna possono fare insieme.» ammiccò malizioso tenendole gli occhi ben incollati addosso.

«Dov'è Hope?» chiese cercando di ignorare il commento del demone mentre perdeva gradualmente la sua ostilità nei confronti di lui. Tutta colpa dell'effetto della lussuria con cui stava confondendo lentamente i suoi pensieri e stava accendendo i suoi sensi.

«Oh... Ecco, lei credo stia proprio facendo quello a cui mi stavo riferendo pocanzi. Sicuramente si sta divertendo molto più di noi.» ridacchiò mente si alzava poggiando il bicchiere e iniziando ad avvicinarsi a lei.

«Smettila con queste bugie! Hope non lo farebbe mai!» sbottò lei risentita.

Ma sentitela! Pensava che la sua amichetta fosse una santarellina!

«Ma davvero? E in che modo pensi che si sia rotto il suo sigillo e gli siano spuntate le alucce?» la prese in giro lui. «Inoltre sai... Con i giusti aiuti nessuno è in grado di resistere a determinate tentazioni!» spiegò calmo fermandosi di fronte a lei. «Davvero credi che lei non lo farebbe?»

«Non lo farebbe mai! Lei non è un'anima corrotta! L'abbiamo tirata su come l'angelo che è destinata ad essere!» manteneva la posizione di attacco, anche se con ormai poca convinzione, nessuno era in grado di resistere alla lussuria. Lentamente e inesorabilmente Pruslas avrebbe risvegliato in lei i pensieri che teneva ostinatamente repressi, così come Aamon aveva già fatto con l'apostolo e come Astaroth avrebbe fatto di lì a poco con il pulcino del gruppo. Presto avrebbe risvegliato il desiderio che tanto si ostinava a nascondere e di cui si vergognava.

«Perché, credi che gli angeli siano così puri da non provare certi desideri? Anche Luke è un angelo ma non si è trattenuto dal farla sua mi sembra. E ne sono stati entrambi felici!» ridacchiò lui passandole accanto. «Non bisogna essere corrotti per desiderare qualcuno e cedere alla tentazione.»

«Cedere alla tentazione è un peccato, demone! È contro gli insegnamenti di nostro Signore!» rispose ferma, puntandogli la spada alla gola. Ma stava iniziando a vacillare, riusciva a tenere la posizione di attacco ma non aveva abbastanza risolutezza per attaccare, sarebbe stato uno scherzo per Pruslas disarmarla.

Lui infatti rise, per nulla preoccupato. «Davvero? E che direbbe il tuo Dio nel sapere che desideri Mark?» domandò sogghignando. «O che lo sogni la notte? O che pensi a lui quando sei sola sotto le lenzuola?»

Sbarrò gli occhi per un istante cercando di riacquistare il controllo. «Non è vero!» ribadì troppo velocemente, quasi come se volesse nascondere quella verità. Il mio demone aveva fatto proprio centro. Alla bella signorina pennuta piaceva l'apostolo, uno che non ci avrebbe pensato su un attimo a farla lapidare. Come cambiavano le cose in soli duemila anni.

«Perché menti? Sbaglio o anche quello va contro il volere di Dio? Mentire o omettere le cose!» rise scuotendo il capo. «Oh beh... Voi poi lo avete sempre fatto!» osservò girandole attorno. «Non mentire a te stessa. Io sento i tuoi desideri, meglio di chiunque altro. Quante notti hai passato a pensare a lui? Alle dita leggere che suonavano i tasti...» si avvicinò a lei sempre di più «A pensare a quelle dita sul tuo corpo anziché sulla tastiera.» sussurrò portandole una mano sotto il mento. «Considerando che in più di una notte le tue stesse mani ripercorrevano il tuo corpo immaginando che fossero quelle di Mark!»

«Smettila!» gemette lei, praticamente in una supplica. Le mani le tremavano, reggeva a malapena la spada celeste. Non riuscivo a decidermi cosa fosse peggio: se il fatto che avesse dovuto reprimere la passione per così tanto tempo, se il fatto che si toccasse da sola invece di andare con lui, correndo comunque il rischio di fare arrabbiare il loro paparino o se fosse il fatto di sentirselo rinfacciare da un demone.

«Sto solo dicendo la verità!» sussurrò lui sorridendo, scivolando con le dita sul suo collo, spostandosi alle sue spalle. «Dopotutto anche Luke ha ceduto a Hope e Dio che ha fatto? Nulla.» insistette mormorando al suo orecchio. «Ha lasciato che lui la prendesse tutte le notti, lasciandosi trasportare dal piacere.» mormorò provocatorio. «Perché resistere alla tentazione quando puoi avere ciò che vuoi?» continuò calmo e con voce serafica.

«Non posso avere ciò che voglio...» sospirò lei sempre più in difficoltà, con le mani sempre meno salde sulla spada di luce e più tremanti, iniziando ad essere stordita dalla lussuria. Ancora poco e sarebbe stata in completa potere di Pruslas.

«Certo che puoi. Cosa te lo impedisce. Dio? A lui non importa niente. Si volterebbe di nuovo come ha sempre fatto.» mormorò scivolando con le mani sui suoi fianchi. «Potresti averlo, cedere alla tentazione. Lui è perfetto per te, grande e forte, uno dei migliori angeli.» sussurrò sfiorandogli il collo con le labbra. «Ti dirò di più. Lui da te vuole lo stesso. Non lo ammette ma ti desidera tanto quanto tu desideri lui.» mormorò lentamente stringendole appena i fianchi e aderendo alla sua schiena.

«Lui... mi desidera?» domandò lei incredula, lasciando cadere, a quelle parole, la spada. Pruslas era riuscito a soggiogarla, ora non restava che mandarla a morte.

«Certo. Non poteva dirtelo.» Continuò lui ridacchiando. «Va da lui. Bacialo e vedrai tu stessa la verità! Ti assicuro che ne resterai soddisfatta.»

«Baciarlo? No... non posso farlo...» cercò di divincolarsi pateticamente da Pruslas, ma non è semplice raffreddare i bollenti spiriti una volta che sono stati accesi.

Infatti lui serrò la presa su di lei passandole una mano tra i capelli spostandole il volto davanti al proprio. «Non puoi o non vuoi? Non vuoi sapere cosa si prova? Come possa essere sentire le sue labbra sulle tue? Le sue braccia che ti stringono a lui?» Domandò stringendola ancora di più. «Non lo vuoi sentire dentro di te?» domandò abbassando il tono della voce, rendendolo più lascivo e sensuale.

Lei si piegò leggermente all'indietro, poggiando la testa alla spalla di Pruslas, completamente stordita dal suo potere evocativo. «Si... lo voglio...» cercava ancora un minimo di resistere, ma ormai non c'erano speranze.

«Lascia che ti accompagni!» sussurrò lui ormai conscio della sua piccola vittoria. L'avrebbe seguita, così da mantenere attivo il suo potere e di certo voleva godersi i frutti del suo lavoro. «Puoi liberarti dei tuoi dubbi, lascia che il desiderio ti guidi, non te ne pentirai!»

«Mark...» Sussurrò lei, ormai stregata dal desiderio e senza rendersi più conto di ciò che la circondasse. Avanzava in preda alla lussuria, desiderando solo l'apostolo. Sì, sarebbe stato divertente e il mio demone lo sapeva benissimo.

L'accompagnò fino a dove Aamon e l'apostolo stavano combattendo l'uno contro l'altro, con il peccato capitale della gola che continuava a fomentare le sue ambizioni ed il suo odio. Si stavano divertendo, sia lui che Pruslas, e sul loro volto era più che evidente. Vedere entrambi gli angeli resi ciechi dal riemergere e dall'intensificarsi dei loro peccati dava loro una soddisfazione impareggiabile.

«Mark...» Joan bisbigliò appena il suo nome, ebbra delle immagini che Pruslas le suggeriva, per lo più di loro due avvinghiati e delle mani e labbra di lui che non risparmiavano neanche un centimetro della sua perfetta pelle angelica.

Il biondo la vide, insieme al mio demone rosso che le passava le mani addosso impunemente come se stesse modellando un vaso di creta.

«Joan! Toglile le mani di dosso!» si fiondò contro Pruslas ma si trovò davanti la sua amichetta, che spinta dal peccato gli gettò le braccia al collo baciandolo come fossero gli ultimi secondi della loro vita. Inutile dire che in quell'istante l'espressione dell'angelo era a dir poco sconvolta.

Pruslas sorrise soddisfatto incrociando le braccia come se fosse tutto perfettamente ovvio e normale. Aamon scoppiò a ridere a crepapelle, come se stesse assistendo ad una commedia divertente, gli mancavano solo le lacrime agli occhi. Reazione che condividevo perfettamente. Era sempre uno spettacolo vedere i piumati vittime dei loro stessi peccati sopiti.

Mark dopo il primo momento di sbandamento la spinse via. «Ma che stai facendo?! Ti sembra il momento di scherzare?!»

La ragazza lo guardò dispiaciuta per un attimo per poi tornare all'attacco gettandogli le braccia al collo e accarezzarlo. «Mark ti desidero, ti ho sempre desiderato e so che anche tu provi lo stesso per me. Ti prego, voglio fare l'amore con te, non posso più fingere, non posso più aspettare, voglio sentire e tue mani sul mio corpo e baciare le tue labbra.»

Pruslas soffocò una risatina lanciando un'occhiata al fratello che se la stava ridendo di brutto. «Complimenti Pruslas, hai fatto davvero un ottimo lavoro!» ghignò la gola tornando poi a guardare i due piumati e a sussurrare all'orecchio della sua vittima. «Coraggio, evangelista, non vorrai lasciare che questa squallida meretrice, questa peccatrice, ti porti alla rovina facendoti tagliare le ali e allontanare per sempre dal tuo sogno di diventare Arcangelo. Coraggio, dà a questa donnaccia quello che si merita, purifica i suoi peccati con il sangue!»

Mark, infatti la spinse via con forza. «Sei impazzita, donna! Non osare avvicinarti a me, empia meretrice!» si lanciò su di lei a spada tratta ma per sfortuna la piumata evitò il colpo.

«Mark ascoltami, non c'è nessun motivo per non stare insieme. Io ti desidero e anche tu mi desideri.» cercava di avvicinarsi ma la spada di lui non lo permetteva.

«Lo avevo detto a nostro Signore di non accettare una donna tra i suoi discepoli, sono serpenti infidi e tentatori!»

«Non credevo che fosse tanto facile farli cadere.» sghignazzò Pruslas.

«Sono divertenti.» Ammise il fratello.

«Mark ma cosa dici? Sono io, sono Joan, perché ti comporti così, lo so che anche tu mi ami come ti amo io. Possiamo stare insieme ed essere felici, proprio come Luke e Hope.» continuava a schivare, era molto agile ma non faceva riapparire la spada di luce, era evidente non volesse ferire il suo amore segreto.

«Non nominare quel mezzo caduto! Lo cancellerò! Cancellerò la sua depravazione e verrò premiato con il titolo di arcangelo, entrerò a far parte delle più alte sfere celesti!» continuava ad attaccare ferocemente.

«Arcangelo? Ma che stai dicendo? Si può sapere cosa ti prende?»

«Il tuo amichetto è un peccatore quanto lo sei tu, anzi peggiore. Tu stai peccando di lussuria. Lui di gola, superbia ed Ira!» rise di gusto Pruslas.

«Vuole purificare tutti i peccatori. Si sta ritenendo superiore a Dio e al suo stesso giudizio!» ghignò Aamon altrettanto divertito.

Ma ormai né l'una né l'altro davano più attenzione ai due demoni, ormai passati in sordina. Riuscivano a vedere solo chi fino a poco prima definivano amico come proprio nemico, come priorità assoluta. Mark ossessionato dal volerla uccidere per porre fine all'esistenza dell'ennesimo peccatore e Joan invece, ormai in preda alla disperazione, per non poter avere ciò che aveva da sempre desiderato e mai osato chiedere.

«Mark, io ti voglio!» fece apparire la spada di luce. «Ti sconfiggerò e poi ti avrò, dopo che ti avrò battuto dovrai riconoscere che anche tu mi vuoi allo stesso modo!» avevano finalmente iniziato a fare sul serio, era solo questione di tempo e ci saremmo definitivamente liberati di loro.

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