Capitolo 16: Caduta

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The upside - Lindsey Stirling


Avevo delle ali, le sentivo sulla schiena come se fossero un arto del mio stesso corpo appena spuntato dal nulla. Eppure, nonostante le avessi solo da pochi minuti, era come se le avessi sempre avute.

L'uomo che mi stava baciando con trasporto e desiderio le aveva a sua volta ma nere, lucide e bellissime.

Ancora non me ne capacitavo e nella mia mente c'era solo foschia e confusione, come se qualcosa mi imponesse di non pensare, di non razionalizzare ciò che stesse succedendo.

Il mio corpo si muoveva praticamente da solo, ma non la mia mente, che cercava di tornare lucida in tutti i modi possibili.

Quello che fino a qualche ora prima era stato il mio maestro di violino, mi piegò leggermente all'indietro, baciandomi con foga. Mi spinse delicatamente per farmi indietreggiare, incurante degli oggetti che tiravo a terra urtandoli con le ali.

Sentii cadere bicchieri e altre cose, mentre indietreggiavo con lui che ancora mi stringeva a sé. Non stavo ragionando, semplicemente seguivo il mero istinto, istinto che peraltro mi portava ad assecondare la lussuria che sentivo crescere in me a dismisura.

Solo quando varcammo la porta della camera da letto iniziai a capire cosa stesse succedendo.

Solo in quell'istante la mia mente ebbe un guizzo di lucidità e cercai di ritrarmi da lui, spostando il viso e spingendolo appena, come a volermi liberare di quell'abbraccio.

Lui mi guardò confuso per un attimo, come se non si aspettasse da me quella reazione.

«Ti voglio Hope... e sento che anche tu lo vuoi... sii mia...» sussurrò seducente al mio orecchio, provando a riprendere il controllo.

«No... Non posso!» risposi cercando di scansarlo di nuovo, anche se con fatica. Mi era decisamente difficile dopo quanto accaduto.

«Dimentica tutti quelli che ti hanno usata e ingannata per i loro scopi.» provò a baciarmi ancora.

Avere un pensiero su cui concentrarmi mi aiutò a riacquistare la lucidità necessaria a spingerlo via con più decisione. «Luke non mi ha ingannata! Anzi! Ha cercato di dirmi la verità, e invece ho sbagliato io ad andarmene!» risposi secca.

«Non ti ha ingannata, dici? Per quanti anni ha omesso di dirti della tua e della sua natura? Per quanto ha finto di essere tuo amico o tuo amante? Tu lo sai chi è Luke davvero?» mi guardò seriamente, senza indietreggiare di un millimetro.

«No! Probabilmente come te nasconde la sua vera identità!» dissi cercando di allontanarmi da lui.

Mi continuava a fare uno strano effetto, sebbene da quando avessi le ali fossi decisamente più consapevole e padrona di me stessa, meno influenzata dagli istinti e dalle passioni primordiali che si erano impossessate di me al mio arrivo. La sua vicinanza mi annebbiava ancora la mente e mi faceva provare sensazioni che ero piuttosto sicura non fossero le mie, ma che almeno adesso riuscivo a tenere a bada con maggiore facilità.

«Ma ci tiene. Quello che ha fatto è stato per proteggermi. Mi ama ed io amo lui!»

«O così ti ha fatto credere.» replicò freddamente. Mi lasciò andare e si allontanò di qualche passo, conscio anche lui di non poter più sfruttare l'effetto che mi faceva. «Luke è un angelo, così come i tuoi finti amichetti. Hanno ricevuto l'ordine dall'alto di tenerti nascosta e al sicuro. Tutto quello che hanno fatto è stato per obbedire a quell'ordine.»

«Avevo capito che qualcosa non quadrava. Questo non esclude che lui, a me, ci tenga.» dissi guardandolo e spostandomi ancora di più da lui. «Luke lo conosco da tutta la vita. Te da meno di due mesi. Non posso fidarmi di loro, figurati di te. Ma almeno so che mi vogliono tenere al sicuro.» dissi con il respiro corto. «Poi... Resta il fatto che io amo lui e non sono il tipo da lanciarmi tra le braccia di un altro solo perché mi ha fatto spuntare le ali!»

«Il tuo angelo non ti ama e loro non ti vogliono bene. Eseguono solo gli ordini. E se gli ordini dovessero cambiare non ci penseranno un attimo ad eseguirli. L'ho già visto succedere molte volte. Per loro sei solo l'incarnazione di un orrendo peccato, un abominio che non dovrebbe esistere, per loro non conti niente. Persino il tuo prezioso Luke, se dovesse trovarsi a scegliere tra te e le sue ali non sarebbero certo queste che sceglierebbe di sacrificare.» spiegò impassibile, con un tono agghiacciante. «Scommetto anche che non ti hanno mai detto che i loro ordini comprendono anche la tua morte, o meglio la tua cancellazione. Presto o tardi ti avrebbero consegnata all'arcangelo Michele, come hanno fatto con tutti i tuoi predecessori, per i quali non sono arrivato in tempo. E sai cosa ti avrebbe fatto Michele? Qualcosa di peggiore della morte, ti avrebbe cancellata, ti avrebbe trapassata con la sua spada di fuoco e tu, semplicemente, avresti smesso di esistere.»

«Ti sbagli!» Gridai quasi scuotendo la testa. «Non è assolutamente vero! Tu piuttosto, che cosa vuoi? Perché mi hai cercata? È vero quello che dicono... loro?» mi faceva strano pensare ai miei amici come a degli angeli custodi, per quanto mi fossero sempre rimasti vicino. «Sei davvero il mietitore che loro dicono tu sia?» ormai era ovvio che tutto quello che mi avessero raccontato al momento della mia fuga fosse reale.

«Sono quello che ti ha aiutata a capire chi sei davvero. Sono un angelo caduto.» mi spiegò. «E piuttosto che sapere che sei stata con me i tuoi amici ti uccideranno.»

«Io non sono stata con te.» scossi il capo. «Luke non mi farebbe mai del male!»

Ma lo dicevo più per me stessa che per lui. Effettivamente non avevo idea di come Luke avrebbe potuto reagire nel vedermi con Low. Non era chi credevo, non avevo la più pallida idea di chi fosse colui che si spacciava per il mio ragazzo, così come coloro che si fingevano miei amici. Quanto c'era di vero in tutto quello che in quegli anni mi avevano detto o in quello che avevano fatto per me? Low aveva finto di essere il mio maestro ed un critico musicale e loro? Cosa avevano finto di essere loro?

«Lui forse no, ma l'apostolo non è di quest'avviso.» osservò lui, assottigliando lo sguardo per poi darmi le spalle, allontanandosi di qualche passo. «Gli angeli non possono stare con altri angeli o con esseri umani, per coloro che violano la legge di Dio c'è una punizione: le sue ali verranno recise e sarà obbligato a trascorrere tutto il resto dell'eternità fuori dai cancelli del Paradiso e dell'Inferno, per sempre sospeso in un limbo. Luke non rinuncerà alle sue ali per te e comunque gli altri tre non glielo permetterebbero. Ti ha fatto credere che ti amasse solo per tenerti legata a sé ed evitare che io ti avessi, ma ha sempre saputo che era una relazione impossibile e che presto o tardi avrebbe dovuto consegnarti al tuo boia.» spiegò con voce e sguardo taglienti e affilati come rasoi.

Sbiancai a quella spiegazione e scossi il capo. «Non è vero. Mi stai mentendo!» Ma ormai il dubbio si era insinuato in me. Quello che diceva era reale e possibile. Respiravo pesantemente con il mondo che piano piano si sfaldava sotto ai miei piedi. Scossi il capo cercando di ragionare. «Non verrò con te. Comunque sia la verità non voglio farlo. Anche se Luke non mi amasse... Io amo lui.» l'unica cosa reale a cui potevo aggrapparmi in quel momento di confusione e smarrimento erano i miei sentimenti, quelli erano autentici.

«Non sei obbligata a venire a letto con me.» spiegò, lanciandomi un'occhiata. «Anche se non mi dispiacerebbe, ma non è questo il mio compito.»

«E quale sarebbe il tuo compito?» domandai incerta e titubante.

«Evitare che tu cada in mano agli angeli, quindi evitare che ti uccidano per liberare la tua anima pura o che ti cancellino.» mi rispose, anche se quello che aveva appena espresso suonava davvero male.

«Che cosa vogliono gli angeli da me?» domandai impallidendo ancora di più.

«Dopo la morte per gli esseri umani c'è l'Inferno o il Paradiso. Per gli angeli è diverso. Se uccidi un angelo con un'arma mortale lo rimandi solo al punto di partenza, ma se lo trafiggi con un'arma ultraterrena lo puoi cancellare dall'esistenza. Niente Paradiso né Inferno, solo un grande, immenso, nulla.» chiarì, mentre recuperava due bicchieri di liquore. «Tu sei un ibrido per cui racchiudi in te limiti e potenzialità di entrambe le specie. Come gli esseri umani puoi morire e andare o in Paradiso come angelo, o all'Inferno come caduta, ma esattamente come gli angeli puoi essere cancellata. La tua vita terrena, a differenza di quella mia o di Luke, è limitata. Presto o tardi morirai e ti presenterai davanti ai cancelli dorati o al nero cancello.» mi spiegò con assoluta calma. «Gli angeli hanno una visione un po' particolare dei Nephilim, non gradiscono che un abominio, la prova vivente dei loro peccati, vada a bussare alla dimora dell'onnipotente, quindi se ne sbarazzano prima che possa succedere.»

«Ah!» riuscii solo a rispondere dopo quella spiegazione, palesemente sotto shock. Ci misi qualche attimo prima di riprendere le mie facoltà mentali. «Ma tu che cosa c'entri in tutto questo?» domandai con una certa ansia nella voce.

«Io sono dell'altra fazione, te l'ho detto, sono un caduto.» rispose, mettendo in mostra le immense ali nere. «Aiuto la Dea degli inferi con un progetto. Mi chiamano "il mietitore". Il mio compito è trovare quelli come te ed evitare che vengano cancellati. Anche Kora, come te è figlia di un angelo, e non gradisce il trattamento che quelli in Paradiso riservano ai suoi simili. Tu non hai ancora scelto la tua fazione per cui, al momento, non hai alleati e tutti vogliono ucciderti, sono qui per offrirti il mio aiuto.»

Si mise di fronte a me tendendomi il bicchiere. Vide che ero in difficoltà con quelle cose che mi spuntavano dalla schiena, non sapendo come liberarmene. «Per farle sparire basta concentrarsi un po'. È meno complicato del farle apparire la prima volta.» fece sparire le sue come dimostrazione.

Strinsi appena le labbra concentrandomi per farle scomparire, nonostante quello che avesse fatto o detto, mi resi conto che non mi riusciva così difficile fidarmi di lui.

«Mi stai dicendo che devo scegliere una fazione? E se non volessi farlo? Non ho mai creduto a queste cose!»

«Scegliendo una fazione avrai degli alleati, sempre che tu non scelga la luce. Ma se diventerai una caduta Kora ti proteggerà.» Spiegò, ritirando il bicchiere, vedendo che non lo accettavo. «La tua fazione dipende dal colore delle tue ali.» era gentile sebbene distaccato.

«Non posso fare una scelta simile. E in base a cosa poi?» domandai in ansia.

«Non devi farla adesso. Resta un po' con me e poi valuterai tu stessa, Hope.» tornò ad avvicinarsi per accarezzarmi il viso. Sembrava dicesse la verità, che tutto quello che avesse fatto fino a quel momento fosse unicamente per aiutare la mia causa. Eppure mi domandavo, a quel punto, cosa fosse vero e cosa invece non lo fosse. Non riuscivo a capire di chi potessi ancora fidarmi.

Quale era la verità? Chi mi aveva mentito e chi invece era stato sincero? Non riuscivo a trovare una risposta.

Proprio in quel momento fecero irruzione tre infuriatissimi angeli con le sembianze dei miei amici ma sporchi, sudati, laceri e feriti. Nonostante fossi sconvolta un po' da tutto, non ci misi molto a rendermi conto che Matt mancasse all'appello.

«Toglile le mani di dosso!» tuonò Luke. Sembrava una furia, con una spada di luce tra le mani, ma a differenza di Joan e Mark senza ali.

Quella visione fu decisamente shoccante. Sapevo cosa fossero, ma vederli in quello stato, dopo tutti gli anni trascorsi insieme, era decisamente un altro discorso.

Low sembrò sorpreso, sebbene la sua espressione non fosse cambiata di molto. «Cosa ci fate voi qui?» domando, con tutta probabilità non aspettandosi di vederli piombare nel suo attico. Era già la seconda volta nel giro di pochi minuti che le cose non sembrassero andare secondo le sue aspettative.

«Luke!» dissi sgranando gli occhi e senza poter fare a meno di sorridere come una sciocca. Era venuto a prendermi, a salvarmi. Mi dimenticai all'istante di Low, delle sue parole e di quello che aveva detto e di ciò che era successo.

Il mio cuore aveva risposto a tutti i dubbi e le domande che mi stavano tormentando. Non importava se avesse avuto le ali o le corna o la coda, o se in quell'esatto momento stesse stringendo nella mano una spada fatta di luce. Lui era il mio Luke, il ragazzo che da sempre amavo e che, nonostante il mio comportamento e la mia fuga, si era precipitato a salvarmi affrontando chissà quali pericoli, ed io lo amavo, lo amavo con tutta me stessa. Letteralmente mi lanciai verso di lui desiderando solo e unicamente di trovare riparo le sue braccia.

Lui mi accolse, passandomi un braccio intorno alle spalle tirandomi a sé, spostandomi appena un po' di lato per impedirmi di coprirgli la visuale. Mi mise una mano dietro alla testa baciandomi la fronte. «Hope, stai bene?» continuava a tenere la spada tesa davanti a sé contro il mietitore, senza smettere di tenerlo d'occhio.

Questi ci osservava senza battere ciglio, quasi divertito. «Luke, ci rivediamo ancora, quanta sfacciataggine venire fin dentro il mio palazzo.» disse affilato, facendo riapparire sul viso il suo sorriso sarcastico.

Io lo ignorai, ormai sentendomi al sicuro. «Sto bene!» risposi a quello che avevo scoperto essere il mio angelo custode. «Mi dispiace!»

«Ne parliamo dopo, piccola, adesso cerchiamo di portare a casa la pelle.» cercò di spostarmi dietro di sé per proteggermi.

«Dove sono le tue splendide e maestose ali bianche, Luke? Non le mostri alla tua fidanzata?» lo provocò Low serafico, senza scomporsi.

In risposta lui serrò la mascella e strinse la presa sulla strana arma che impugnava.

«Andiamo via Luke!» lo chiamai io afferrandolo per un braccio. «Portami via!»

«Già, fammi capire come avete intenzione di uscire di qui. Sotto di voi è pieno di demoni, è già un mistero il come abbiate fatto ad arrivare fi qui, e davanti a voi ci sono io. Dubito seriamente che ti butterai dalla finestra volando via come un uccellino.» sghignazzò mentre si riempiva un bicchiere di liquore, buttandolo giù in un unico sorso, come se la nostra presenza fosse di poca importanza. «Ma immagino che tu avessi un piano quando hai fatto irruzione nel mio palazzo.» osservò, tornando a guardarci, assottigliando lo sguardo. Dava l'idea di un grosso felino che aspettasse solo che la preda si muovesse.

«Luke, che facciamo?» chiese Joan ad un tesissimo e furentissimo capo. C'era un'aria strana tra loro e l'assenza di Matt mi metteva ansia.

Luke sembrava non avere affatto un piano, tergiversava, respirando pesantemente e tenendo labbra e pugni serrati.

Chiunque fosse lì dentro era un demone e Luke era venuto fin lì sopra per recuperarmi nonostante tutto, pur sapendo di non avere via di fuga e di essere in netto svantaggio numerico

Non potevamo scendere né salire e di fronte a noi avevamo Low che sembrava calmo e tranquillo come se nulla fosse, sicuro di averci in pugno.

Mi strinsi al ragazzo che avevo di fronte, incerta su cosa fare. Ero un angelo solo da pochi minuti, non potevo certo affrontare un mietitore o un esercito di demoni. Non potevo aiutarli in alcun modo, in quel momento ero solo e unicamente di intralcio.

«Se necessario ti affronterò!» rispose Luke al mietitore, ignorando momentaneamente noi altri. Non c'era scelta, anche se avesse deciso di affrontare i demoni avremmo avuto lui alle calcagna.

«Interessante.» meditò il mietitore in risposta. «Sai bene che non siete al mio livello e che sei vivo solo perché trovavo la cosa divertente.»

Mise a posto bottiglia e bicchiere con una calma spaventosa. «Un altro al mio posto vi avrebbe offerto la libertà in cambio della ragazza, ma non sono quel tipo di persona. Se siete stati così stupidi da salire fin qui sopra, allora meritate di certo il destino che vi attende. Inoltre credo che la vostra morte possa essere piuttosto utile a farla cadere.» osservò, puntando gli occhi su di me, mentre in risposta io impallidivo sempre di più, sentendo le forze mancarmi.

«Aspetta!» mormorai incerta, spostandomi un po' di fianco al mio angelo. «Ci deve essere qualcosa per evitare tutto questo.» non avevo nessuna intenzione di vederli combattere.

«Non ci sono soluzioni! Fatti da parte, Hope!» ringhiò Luke, mettendo il braccio davanti a me. «Facciamola finita mietitore. Questa volta non riuscirai ad averla!»

«Come vuoi mezz'angelo. Se non mostri le tue ali sarà ancora più semplice liberarmi di te.» ribatté Low, tornando di nuovo a mostrate quelle meravigliose e maestose ali nere.

Guardai preoccupata Joan e Mark, non sapendo cosa fare, notando che loro, così come Luke, sembravano piuttosto malconci.

«Che cosa facciamo?» chiesi loro sperando avessero la situazione sotto controllo.

Mark rivolse un'occhiataccia a me e Joan. Era molto diverso dal ragazzo che avevo conosciuto e a cui mi ero affezionata, non riuscivo a mettere da parte le insinuazioni del mietitore sul suo conto.

Joan distolse lo sguardo, restandosene lì con la testa abbassata mentre lui, vedendoci indifese e vulnerabili, si dirigeva alla porta per fermare i demoni, senza dire una parola, quasi preferisse affrontare loro che avere a che fare con noi.

«Proteggi Hope!» ordinò Luke alla mia amica. «Se le cose dovessero andare male portala in salvo.»

«Se?» sghignazzò il mietitore facendo apparire la spada nera. «Non ti conviene scappare, Hope.» disse spostando lo sguardo su di me.

«Joan... Che facciamo?» insistetti. «Luke ha possibilità di sconfiggerlo?» domandai in ansia. «E dove è Matt?»

«Per come stanno le cose... nessuna.» rispose lei, senza darmi però nessuna notizia alla mia richiesta di sapere dove fosse Matt.

Intanto Luke si lanciò contro Low, senza aspettare neanche un minuto oltre. Il tempo non era proprio dalla nostra parte.

Il mietitore dal suo canto respinse tutti i suoi attacchi senza versare una goccia di sudore. Era più riposato e non aveva ferite, inoltre la sua sicurezza faceva intuire che fosse davvero più forte del suo avversario.

Mark stava difendendo la porta dai demoni che si stavano riversando dalle scale, a frotte, e Joan badava a me. C'era qualcosa di strano, di diverso in loro. Negli occhi del ragazzone c'era una strana rabbia, quasi un odio che non gli avevo mai visto prima, lui sempre sorridente e giocherellone. Joan, sempre così sicura di sé, sembrava invece completamente distrutta, spenta.

«No! Non posso lasciarglielo fare!» dissi con il respiro accelerato. «Dobbiamo fermarli!» insistetti osservando la ragazza. Non potevo perdere Luke, non ne avevo intenzione. Non ora che sapevo la verità. «Come si attiva quella spada di luce?» le chiesi ricevendo in cambio uno sguardo vacuo e confuso, come se faticasse a mettere a fuoco le mie parole. Non capivo come potesse essere così atterrita in un momento simile, non che non fosse comprensibile, solo non me lo aspettavo da un soldato celeste messo appositamente al mio fianco per farmi da scorta.

«Non dire sciocchezze, ti faresti solo ammazzare e non sono questi gli ordini!» proprio come aveva detto Low. «Dobbiamo tenerti al sicuro. Luke e Mark sanno che non usciranno di qui, lo sapevano da quando siamo entrati. Stanno prendendo tempo per permetterci di allontanarci di qui.» spiegò gelida, afferrandomi per il braccio per poi cercare di trascinarmi via. Anche lei sembrava terribilmente diversa.

«No!» Mi fermai strattonando il braccio per liberarmi dalla sua presa. «Non Lascio Luke qui! Scordatelo! Non ne ho nessuna intenzione!» dissi indietreggiando. «Si può saper cosa vi prende?»

Low mi aveva spiegato come far apparire le ali e come nasconderle. Forse far apparire una spada di luce o qualcosa di similare sarebbe stato lo stesso e comunque non avevo nulla da perdere provandoci.

Indietreggiai guardando la mano destra e stringendola a pugno e cercai di canalizzare li l'energia, più o meno con la stessa intensità, e nello stesso modo con il quale avevo fatto apparire le ali.

Non era semplice far apparire la spada di luce e non mi riuscii subito, ma il principio era in effetti lo stesso e dopo qualche tentativo riuscii a materializzarla.

«Che intendi fare?! Questo non è un gioco, le loro armi cancellano dall'esistenza e tu non sei capace di combattere. Andiamo via!» Insistette Joan.
Mark era stato superato, nonostante fosse davvero molto bravo, e i demoni puntavano dritti su noi. Lei mi spintonò, lontano dalla lama nera brandita da una di quelle creature, facendomi cadere e frapponendosi fra me e loro, cercando di respingerli.

Erano troppi, i ragazzi non avevano speranza, li avrebbero massacrati.

«E dove vorresti andare?» le urlai per sovrastare la confusione, cercando di alzarmi. Faceva sempre più fatica, presto i demoni l'avrebbero soggiogata e non riuscivo più a vedere Mark. «Non posso restare qui a fare niente! Posso combattere lo stesso!» urlai, voltandomi poi a guardare in direzione di Luke e Low, con il cuore in gola per la preoccupazione.

Erano veloci e furiosi ma Luke era una spanna sotto Low, se non di più, ed era evidente che il mietitore non stesse facendo sul serio. Era solo questione di tempo, prima che Low si stufasse di giocare con lui e lo trafiggesse, portandomelo via per sempre.

A forza di indietreggiare per sottrarci ai demoni, io e Joan eravamo arrivate vicino alla grande terrazza, ma era un vicolo cieco, presto saremmo state circondate e senza scampo.

«Non dirmi che mi dirai di buttarmi e volare!» gridai a Joan mentre respiravo a fatica per via dell'ansia.

Volevo andare ad aiutare Luke. Ero terrorizzata che da un momento all'altro Low lo trafiggesse. Ero talmente preoccupata per lui da non rendermi conto del pericolo che io stessa stessi correndo in quel momento.

Mi sarei sentita morire e solo allora razionalizzai quanto Low avesse ragione, dopotutto neppure io sapevo come avrei reagito nel perderlo per sempre.

Non avevo mai avuto nessun altro nella mia vita tranne loro e, sebbene mi avessero sempre mentito, ormai quel ragazzo che stava combattendo ferocemente era quanto di più caro avessi al mondo.

«Non sei in grado di volare da sola. Cadresti di sotto!» intervenne Joan, allontanando i miei pensieri e riportandomi alla realtà. Lei respinse alcuni demoni, riuscendo a rispondermi, ma quelli tornavano all'attacco senza darle tregua e costringendoci a indietreggiare sempre di più su quella terrazza all'ultimo piano del grattacielo. Quei demoni presto sarebbero arrivati e Dio solo sapeva cosa mi avrebbero fatto.

Luke era stato colpito dall'elsa della spada di Low ed era finito a terra, Mark era accerchiato ed anche Joan. In un istante mi resi conto che non c'era più nessuno a proteggermi. Quei mostri erano un'infinità e si stavano riversando tutti stranamente contro di me.

Cercai di tenerli lontani con la spada di luce, per quanto potessi, vista la mia inesperienza. Più che altro tracciavo fendenti a vuoto. Non sarei mai riuscita a parare o contrattaccare, mi stavo solo limitando ad indietreggiare, agitando la spada nella speranza che non si avvicinassero abbastanza da colpirmi.

Ma non capivo perché quelle cose si accanissero contro di me. Se il mietitore mi aveva portato fin lì dicendomi di volermi salvare dalla cancellazione allora perché cercavano di uccidermi?

Uno di loro mi colpì facendomi cadere la spada, che si dissolse appena toccò terra. Non potevo far altro che indietreggiare fin dove fosse stato possibile. Joan e Mark cercavano di avvicinarsi a me falciando demoni, ma erano lontani, dannatamente troppo lontani. Li sentivo urlare il mio nome, cercano di sovrastare la confusione, con le loro voci che si perdevano in quella bolgia infernale.

Non sarebbero mai riusciti a raggiungermi in tempo, mi avrebbero buttata di sotto prima del loro arrivo.

«LUKE!» gridai nel panico, non sapendo che altro fare. Sollevai le braccia davanti al volto in un istintivo tentativo di proteggermi dai loro attacchi.

Lui sentì la mia voce nonostante il caos e perse la concentrazione quanto bastava perché Low lo ferisse al braccio, prima che il suo avversario riuscisse a schivarlo. Si lanciò sul mietitore riuscendo a ferirlo ad un'ala mentre faceva spuntare le sue.

Non riuscii a vederle perché i demoni si lanciarono su di me, e nel tentativo di evitare la spada demoniaca persi l'equilibrio e caddi di sotto.

Cercai di aprire le mie di ali e sentii l'aria impattare sulla loro struttura piumata, segno che ci ero riuscita.

Ma, una cosa era farle apparire e un'altra era volare. Stavo cadendo senza riuscire a fermarmi.

Il panico però ebbe la meglio sulla razionalità, impedendomi di pensare a un modo per potermi cavare fuori dai guai.

Stavo cadendo velocissima, vedendo la strada sotto di me avvicinarsi a velocità inaudita.

Chiusi gli occhi preparandomi all'impatto, ormai convinta della fine.

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