Capitolo 54: Dear God

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"Dear God" - Avenged Sevenfold

«Mark e Joan non stanno affatto bene, a dire il vero,» spiegò Hope scuotendo il capo «e non credo affatto che ti ucciderebbero appena ti avessero davanti. Sono cambiate molte cose da quando sei diventato un caduto» aggiunse infine scuotendo il capo. «Per me questa guerra non ha senso, soprattutto perché chi ci rimetterà maggiormente sarà l'umanità e non credo che Dio resterà a guardare.»

«Non se ne resterà certo a guardare mentre assaltiamo casa sua, è ovvio, ma, Hope, non credere che lui farà qualcosa per gli esseri umani. Ha mandato il diluvio, la peste, le piaghe... non ha problemi a veder morire umani» le confidò a labbra strette. «Per come stanno le cose io e te verremmo cancellati e non è giusto. Nessuno di noi ha scelto di nascere così e non per questo la nostra vita vale di meno. Io sono gay, forse non avrò mai una famiglia, ma se fossi stato etero e mi fossi innamorato di un'umana non avrei potuto stare con lei né avere un figlio. Hope, le cose devono cambiare e non c'è altra soluzione se non far cadere il Paradiso stesso.» Strinse le labbra; nonostante si fosse schierato non era semplice per lui scendere in guerra contro quella che era stata la sua famiglia per millenni.

«Questo è tutto sbagliato, Matt, ma non per colpa di Dio, non è colpa sua se sei quello che sei, né se io sono una Nephilim. La scelta è solo nostra, le regole sono fatte dagli angeli secondo una legge che nessuno di noi ha mai sentito dalla bocca del creatore» ribatttè lei infervorata. «Michele è mio padre, Matt, il braccio destro di Dio ha avuto una figlia con un'umana, eppure a lui non succederà nulla e io verrò cancellata. Se davvero quello che dice Dio è vero perché Michele non è stato punito? Perché non è stato incenerito o fatto cadere all'Inferno?» Scosse il capo con decisione.

«Se questo è vero, allora perché non ha mai fermato la spada infuocata di tuo padre? Hai idea di quanti Nephilim siano stati uccisi? No, peggio, cancellati. Dov'era Dio? Quando quelli come me venivano estinti o quelli che volevano salvare i Nephilim venivano privati delle ali, Dio dov'era?» Aveva un'immensa tristezza nello sguardo. «Se Michele dovesse trovarti, credi davvero che Dio lo fermerà?»

«No. Davvero non capisci, Matt? Michele mi ucciderà se dovesse trovarmi, ovviamente, ma a decidere della mia vita e della mia morte in quell'occasione sarà solo lui. Perché tu, come me, come tutti quanti, hai comunque libero arbitrio. Se non lo avessimo avuto, ogni volta che fosse nato un Nephilim, Dio avrebbe punito l'angelo per evitare che succedesse di nuovo.»

«Hope... libero arbitrio significa essere liberi di scegliere e accettare poi le conseguenze delle proprie azioni. Dio ci ha creati e poi ha scaricato la responsabilità sugli angeli. Gli angeli agiscono incuranti delle conseguenze che non arrivano mai e quelli come noi scontano la pena per una scelta che non hanno mai fatto. Dio ha finto di darci il libero arbitrio, Kora può darcelo sul serio. Tu non hai scelto di essere figlia di un angelo, Michele sì e invece tu vieni punita e lui no e questo non è giusto.» Non sembrava essere propenso a perdonare Dio.

«E se trovassimo L'Altissimo e provassimo a parlargli? Se chiedessimo a lui se le cose stanno davvero così, se un Nephilim e un angelo gay meritano di morire?» gli chiesi io. «E se la sua risposta fosse affermativa? Cosa farai? Ti opporrai al creatore? Da solo? O lascerai che la cancelli e che tagli le tue ali per averglielo chiesto?» Nonostante fosse caduto, aveva paura di Dio, come tutti gli altri angeli.

«Quello che hai appena descritto è quello che accade tra gli umani, non c'è assolutamente differenza, Matt. Il problema non è Dio, ma sono gli angeli che hanno il potere di vita e morte su tutti gli altri. Io non ho scelto di essere figlia di Michele, ma è come se avessi un padre che mi ha avuta senza volerlo e poi mi ha abbandonata per strada fregandosene di me. Questo accade anche agli esseri umani, non c'è differenza. Il problema è chi è al potere tra gli angeli e non Dio» affermò la ragazza con fervore. «Angeli e demoni mantengono l'equilibrio nel mondo. Il libero arbitrio sulla terra funziona perché c'è equilibrio tra Inferno e Paradiso. Se quell'equilibrio verrà a mancare, ci sarà solo distruzione, non si salverà niente. Gli uomini non sapranno più cosa fare e si ammazzeranno a vicenda tra loro, senza distinguere bene e male. Vincerà la legge del più forte e ci saranno solo guerre e devastazioni. Questo è quello che vuoi?» domandò accigliandosi.

«Questo è quello che c'è ora. Ci saranno nuove regole, certo, ma il bene resterà il bene e il male resterà il male, si darà solo un nuovo taglio a ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.» Si fermò a riflettere per qualche istante prima di continuare. «Perché credi che Dio sia giusto?»

«Come dovrebbe comportarsi un genitore con un figlio? Perdonargli tutto? Proteggerlo sempre o lasciare che faccia i suoi errori e le sue esperienze? Capire se suo figlio è buono o cattivo e cercare di mandarlo sulla retta via?» Scosse il capo sospirando. «Chi siamo noi per dire che Dio ha sbagliato o che sia nel giusto? Quando hai tutto questo da gestire e innumerevoli creature tutte diverse? Ogni cosa cambia a seconda del punto di vista da cui lo si osserva e io di certo non so il perché delle scelte di Dio, ma non credo affatto che lui si sia stancato della sua creazione.»

La conversazione non stava portando da nessuna parte: il piumato aveva paura di Dio e dei suoi compagni pennuti e a giusta ragione, poiché se le cose non fossero cambiate lo avrebbero cancellato.

«Cosa ne pensa Lucifero di tutto ciò? È d'accordo con i piani di Kora? Ci sarà anche lui a buttare giù i cancelli dorati e a prendere la città d'argento?» chiesi a braccia incrociate mentre la cameriera portava da mangiare a Danyal che era stranamente silenzioso.

«Non saprei, è un bel pezzo che si sono perse le sue notizie, non so neanche se sappia cosa stia succedendo» mi rispose lui buttando giù quello che restava del drink.

«E non credi che sarebbe il caso di farlo partecipe di questo progetto? Dopotutto è stato lui a volere il libero arbitrio, inoltre i cancelli dorati non sono facili da abbattere, neanche con un esercito di demoni e caduti» osservai e Dan iniziò a prestarci attenzione come se d'improvviso la questione gli interessasse qualcosa.

Matt abbassò lo sguardo, c'era qualcosa di cui era a conoscenza e che non voleva dirci.

«Andiamo, Matt, non credo che sia un segreto per nessuno come funzionino le cose all'Inferno, non siamo più nel medioevo. Cos'ha davvero tra le mani quella donna?» lo incoraggiai a parlare.

«Che cosa c'è?» domandò Hope poggiandogli una mano sulla spalla.

Matt si guardò intorno nervosamente. «Il nero trono è stato costruito per Lucifero, riconosce solo lui come padrone. Kora può occuparlo perché è sua figlia e lui non c'è, ma se dovesse tornare l'Inferno potrebbe non riconoscerla più come legittima sovrana.» Ed era lo stesso motivo per cui io stesso avrei potuto reclamarlo se fossi stato costretto, ma non era di certo la risposta alla mia domanda e questo mi confermò che il caduto ci stesse nascondendo qualcosa di davvero importante.

«E cosa accadrebbe a tutti quelli che seguono Kora o che lei ha portato all'Inferno? Se lui decidesse che non gli andate bene vi cancellerebbe?» domandò Hope accigliandosi.

«No, l'Inferno è un posto che accetta tutti, Lucifero non ci cancellerebbe né ci caccerebbe via, ma potrebbe decidere di non andare in guerra o potrebbe essere egli stesso a guidare la rivolta. Non lo sa nessuno, ma qualunque cosa decidesse, l'Inferno segue il suo re» spiegò Matt.

«L'astro del mattino, il preferito di Dio, il portatore di luce,» ripeté Danyal «il primo dei caduti, il primo a generare un Nephilim, no, non una Nephilim, la figlia di due angeli, il più grande peccato possibile.»

«Lucifero era un ribelle, ha visto l'occasione di fare dispetto a Dio e l'ha colta.» Kora parlava difficilmente di se stessa e della sua famiglia, era molto riservata su queste cose.

«Eppure, per quanto lui abbia peccato è ancora vivo. Non è stato cancellato, anzi, è sparito senza che nessuno sappia dove sia» osservò Hope pensierosa guardando Dan. «Quindi la madre di Kora è un altro angelo caduto?»

«Era» la corressi io. «È stata cancellata da tuo padre poco dopo la nascita di Kora, è morta cercando di proteggerla dalla cancellazione.»

«È stato un momento terribile in Paradiso: Lucifero era furioso, credevano di ritrovarselo con un esercito ai cancelli dorati da un momento all'altro,» spiegò Matt «ma non accadde. Lucifero tirò su il nero cancello e rese l'Inferno un regno indipendente e sicuro, con regole a parte e assolutamente vietato agli angeli.»

«Portò Kora lì e la tenne al sicuro da chiunque; neanche Dio può varcare il nero cancello, fa parte dei patti celesti.» Presi il bicchiere sul tavolo odorandone il contenuto per poi buttarlo giù.

«Ma se persino Lucifero non ha dichiarato guerra aperta arrivando ai cancelli del Paradiso, non c'è qualcosa che ci sfugge a questo punto, se neanche lui lo ha fatto?» domandò Hope alternando lo sguardo su di noi.

«Non so che dirti, Hope.» Matt fece spallucce e scosse la testa, senza tuttavia osare guardarla.

«Pensi di poter scoprire dove si trova Lucifero? Magari potremmo provare a parlargli prima che la guerra scoppi» proposi.

«Se Kora dovesse scoprirlo non la prenderebbe bene.» Matt era preoccupato.

«Allora non farti beccare.» Gli rivolsi un'occhiata di ammonimento poggiando il bicchiere vuoto.

«Provaci, Matt, per favore» gli chiese Hope tenendo la mano sulla sua spalla.

«Vedrò cosa posso fare.» Coprì la mano della sua amica con la sua e le sorrise. «Dopotutto te lo devo.»

Lei ricambiò il sorriso prima di abbracciarlo di slancio stringendolo con forza. «Mi sei mancato.»

«Ehi, vacci piano!» Sorrise lui, abbracciandola a sua volta.

«Ma che bel quadretto! Mi sono persa qualcosa?» Intervenne una voce melliflua e seducente, poteva essere solo di una certa persona.

«Kora, stavo per andare via, ero stufo di aspettarti» risposi gelido.

«Perdonami, ero piuttosto occupata. Vedo che hai fatto gli onori di casa, Matt, mentre non c'ero, mi fa piacere.» Sorrise indicando i bicchieri vuoti e strizzandomi un occhio.

Indossava un completo nero aderente che lasciava scoperta un bel po' di pelle della pancia, schiena e petto. Si accomodò a tavola vicino al suo nuovo acquisto, in modo da potermi stare di fronte.

Hope si spostò da Matt lanciandole un'occhiata prima guardare me, restando in silenzio e facendo scomparire dal volto il sorriso che aveva un attimo prima.

«Come se avessi chissà cosa di così importante da fare, Low...» Sentii un'altra voce alle mie spalle, inconfondibilmente quella di Astaroth, il demone della superbia, che apparì al fianco del tavolo lanciando un'occhiata a Matt e a Kora.

«Strano, pensavo la stessa cosa di te» gli risposi acidamente.

«È un piacere vederti, Hope, chiedo scusa per il buttafuori, ma vedendovi vestiti così non vi ha riconosciuto. Matt, santi inferi, disponi che vengano dati loro degli abiti appropriati» chiese affabile la padrona di casa.

«Provvedo subito, Kora.» Matt diede un'occhiata a Hope e fece per alzarsi.

«Non siamo qui per perdere tempo con queste sciocchezze» sibilai già spazientito.

«Non hanno importanza i vestiti» intervenne anche Hope evidentemente innervosita, lanciando un'occhiata ad Astaroth che ricambiò con un sorriso arrogante quanto accattivante.

Si sedette accanto a me lanciandomi osservandomi con il solito scherno di chi crede di saperne più di tutti. «Ho beh... Ho decisamente da fare nell'ultimo periodo, più di quanto tu creda.» Sembrava particolarmente divertito e sfacciato, anche più del solito.

«Allora... cosa ci fate nel mio locale?» chiese lei sorridente mentre la cameriera ci portava da bere. Dirle che stavamo seguendo la visione di un profeta non mi sembrava il caso.

«Volevamo parlarti» le dissi, cercando di pensare in fretta.

«Tu sei davvero la dea degli Inferi?» Dan la guardava a bocca spalancata e lei lo soppesò squadrandolo dalla testa ai piedi.

«E tu chi diavolo sei?» chiese infatti in risposta.

«Un amico» rispose Hope lanciandogli un'occhiata e inarcando un sopracciglio. «Un amico affamato, giusto?»

«Altroché!» la guardava con la bava alla bocca.

«Che genere di amico?» domandò.

«Un mortale» le risposi.

«E perché si trova qui?» Era diffidente, l'oscura regina.

«Voglio fare sesso con te.» intervenne Dan, parlando come sempre a vanvera.

«Ma davvero?» Continuò a squadrarlo per poi tornare su di noi. «Perché siete qui?»

«Dan, smettila» borbottò Hope lanciandogli uno sguardo ammonitivo per poi tornare a guadare Kora. «Riguardo Luke e riguardo alla guerra, siamo qui per quello» spiegò osservandola.

«Oh, molto interessante.» Sghignazzò Astaroth, mentre ordinava anche lui da bere.

«È umano, non è colpa sua.» Tagliò corto Kora ignorando il profeta e portando la sua completa attenzione su Hope. «Bene, sono tutta orecchie.» Sorrise ammaliante.

«Vorrei sapere se Luke è stato liberato...» iniziò a dire quando il ridacchiare di Astaroth attirò l'attenzione su di sé.

«Sei curiosa di volerlo rivedere, ragazzina?» domandò il demone con sarcasmo e una punta di malizia che non mi sfuggì. «Credo che lui non veda l'ora di farlo.»

Kora sorrise complice ad Astaroth. «Libero è una parola grossa. Diciamo che stiamo cercando un punto di intesa.» Tornò quindi su Hope con un sorriso furbo che non faceva presagire nulla di buono. «Lo rivuoi?»

«C'è qualcosa che vorrei io.» Dan non si arrendeva.

«Sta zitto tu» gli tuonai nervoso per la piega che la conversazione stava prendendo.

«Non appartiene a me, voglio solo che sia libero di uscire dall'Inferno e non costretto da te a starci» insistette Hope ignorando Dan.

Astaroth intanto ridacchiava divertito. «Lui non vede l'ora di tornare da te e di riabbracciarti.»

«Ma lui non è affatto costretto a stare all'Inferno» aggiunse Kora, sorridendole, mentre dal palchetto si diffondeva la musica di una chitarra.

" A lonely road, crossed another cold state line
Miles away from those I love purpose undefined
While I recall all the words you spoke to me
Can't help but wish that I was there
And where I'd love to be, oh yeah"

Iniziò a cantare la voce di un ragazzo, "Dear God" degli Avenged Sevenfold. Guardai malissimo Kora che mi restituì un innocente sorriso, questo era un colpo basso.

«Che vuol dire che lui non è costretto a stare all'Inferno?» domandò Hope allarmata, senza fare caso alla canzone.

«Tesoro, l'Inferno è regolato dai sensi di colpa. Se lui fosse un caduto potrebbe entrare e uscire a suo piacimento, ma essendo caduto solo a metà deve superare i suoi dubbi per poterne uscire, a meno che io non decida il contrario, ovviamente, e credimi, lui ha tantissimi sensi di colpa nei tuoi confronti. Tuttavia sono una persona buona e comprensiva e non sono niente affatto sorda ai problemi degli innamorati, per cui ho deciso di concedergli la possibilità di scusarsi con te per qualunque cosa creda di essere colpevole.» Kora sorrideva trionfante e intanto arrivava il ritornello della canzone.

" Dear God the only thing I ask of you is
to hold her when I'm not around,
when I'm much too far away
We all need that person
who can be true to you
But I left her when I found her
And now I wish I'd stayed
'Cause I'm lonely and I'm tired
I'm missing you again oh no
Once again"

«Kora! Questo è un colpo basso!» le ringhiai contro.

«Andiamo, sii sportivo, Low, o forse hai paura della concorrenza?» Aveva quel tono falsamente innocente che mi faceva venir voglia di strangolarla.

«In che senso scusarsi con me?» domandò Hope confusa, scuotendo il capo senza capire.

Intanto Astaroth si voltò a guardare Low. «Probabilmente sì, ha paura di perdere il nuovo giocattolo. Che farai quando perderai anche lei?» domandò con il solito sorriso accattivante e palesemente provocatorio.

Ignorai il demone, desideroso solo di sottrarmi a quel luogo. «Hope, andiamo via» le dissi io.

«Guarda, il quarto cavaliere dell'apocalisse» esclamò Dan indicando il palchetto. Chiusi gli occhi per la frustrazione, non solo stava attirando l'attenzione su chi cantava e suonava, ma anche su se stesso.

«Come scusa?» chiese infatti Kora, afferrando immediatamente la frase. «Puoi ripetere?»

Hope però aveva già voltato lo sguardo verso il punto indicato dal profeta, dove un ragazzo stava suonando, sgranando gli occhi e irrigidendosi completamente, persino impallidendo appena.

Anche Astaroth sembrava divertito e appena sentì le parole di Dan si voltò a guardarlo curioso. «Cavaliere dell'apocalisse?»

Kora ci mise un attimo a collegare gli eventi «Hai portato un profeta.» Gli occhi iniziarono a brillarle dall'avidità.

«Lascia stare Dan» le sibilai a denti stretti e stringendo i pugni, mentre lei si voltava verso di lui ignorando completamente il mio avvertimento.

«E dimmi: chi sono gli altri tre cavalieri?» chiese melliflua.

«Ti ho detto di lasciare stare Dan, non ci senti, Kora?»

Luke intanto continuava a cantare la sua canzone dedicata a Hope, mettendo in note i suoi sensi di colpa per averla lasciata sola e quanto sentisse la sua mancanza. Sollevò il viso verso di lei mentre io sentivo salirmi il sangue alla testa.

«Hope, stai bene?» Matt infatti si fece più vicino a lei preoccupato.

«Non proprio» rispose impallidendo, chiaramente scossa e sconvolta, senza riuscire a togliere gli occhi di dosso a Luke.

Era stato facile senza di lui farglielo dimenticare, ma ora che se lo stava trovando di fronte era tutt'altra storia. Non riusciva a distogliere lo sguardo da colui che per anni era stato al centro del suo mondo e del suo cuore.

Astaroth si voltò a guardarmi allargando il sorriso e altalenando la sua attenzione tra me e Hope.« Ma guarda un po'...» osservò divertito «Allora, mietitore, che intendi fare? Portarla via con la forza o lasciare che i due parlino tra loro chiarendo le loro divergenze?»

Ero furibondo e dovevo portare via sia lei che il profeta. Lo sapevo che seguire la visione di quel mentecatto non avrebbe portato a niente di buono.

«Hope, andiamo via» le chiesi cercando di trasmetterle la mia urgenza, mentre Luke finiva la canzone senza smettere di guardarla e cantarle i suoi cazzo di sentimenti.

«Vai di fretta, Low? Pensavo fossimo qui per discutere di affari?» mi disse Kora per poi tornare sulla nephilim. «Questa sera gli ho concesso una libera uscita, puoi approfittarne per parlargli, magari sapere che non ce l'hai con lui aiuterà a far passare i suoi sensi di colpa.»

Sbattei i pugni sul tavolo rovesciando i bicchieri, ormai al limite della sopportazione. «Dannazione, Kora, smettila!»

«Low... Devo parlarci comunque, non sarebbe giusto non farlo» mi rispose Hope tornando a guardarlo.

«Non è una buona idea» provai a dirle posandole una mano sul braccio.

«Vuoi obbligarla a non farlo? Hai così tanta paura? Di Sara ti fidavi di più» mi disse Kora fingendo indifferenza.

«Non ti azzardare a nominarla!»

«Quando la smetterai di darmi la colpa? Piuttosto, potrei aiutarti» la buttò lì lei.

«Non voglio il tuo aiuto! Tu non aiuti nessuno, tu fai patti che poi vanno solo a tuo vantaggio!» Luke lasciò il palchetto e posò la chitarra fermandosi sotto le scale a guardare Hope, aspettando che lo raggiungesse.

Lei ricambiò lo sguardo per poi tornare su di me brevemente, prima di distogliere nuovamente l'attenzione verso il mezzo angelo.

«Glielo devo, Low» insistette lei tornando a guardarmi. «Ho lasciato lui per venire con te, glielo devo» aggiunse alzandosi mentre Astaroth ridacchiava come se si stesse divertendo un mondo.

Non potevo trascinarla via o avrei ottenuto un effetto contrario. «Vengo con te allora.»

«Oh, andiamo, lasciagli un po' di intimità, Low, in fondo noi dobbiamo discutere di affari.» L'oscura regina mi indicò una sedia. «Da bravo, siediti e lascia che si chiariscano.»

«Devi fidarti di me» mi chiese lei poggiandomi una mano sulla mia. «Per favore, non ho nessuna intenzione di lasciarti» mi rassicurò con un mezzo sorriso tirato.

Strinsi le labbra, questa cosa non mi piaceva, ma non potevo far altro che sedermi e osservarla.

«Ecco, bravo il mio Low» mi schernì Kora. Quella donna mi trattava come fossi il suo cane ammaestrato, ma me l'avrebbe pagata, un giorno me l'avrebbe pagata.

Restai con lo sguardo torvo mentre guardavo Hope raggiungere Luke. Sentivo la rabbia in me crescere senza controllo.

«Sei preoccupato, mietitore?» sentii chiedere dal demone della superbia, mentre si spostava accanto a Kora. «Hai paura che te la porti via?»

L'oscura signora mise una mano sulla gamba del demone. «Sta buono, Astaroth, non infierire sul nostro povero mietitore, non deve essere facile per lui vedere la Nephilim tornare dal suo vero amore.»

«Tornerà da me» risposi irritato. «Piuttosto, siamo qui per parlare, vediamo di non perdere tempo.»

«Giusto, mi chiedo se alla fine di questa conversazione tu voglia ancora che lei torni da te» mi disse enigmatica. «Non ci girerò intorno, Low: voglio questa guerra e voglio vincerla e voglio che tu combatta per me come mio cavaliere della morte.»

«E se non volessi prenderne parte?» domandai serio e cupo, innervosito da quella situazione. Volevo rifarmi una vita con Hope, avere con lei quello che non avevo mai avuto e non volevo rischiare di perderlo per una stupida guerra.

«Beh, allora suppongo di doverti dare un motivo per farlo.» Sorrideva piuttosto contenta, come se avesse tutto assolutamente sotto controllo. «Magari potrei offrirti qualcosa che desideri più di qualsiasi altra cosa.»

Rimasi in silenzio osservandola attentamente e riflettendo sulle sue parole, incrociando le braccia al petto. «Che cosa mi proponi, sentiamo» domandai sarcastico pur restando serio.

«Sai, non mi è mai piaciuta la situazione che si è creata tra noi, per via di ciò che è successo a Sara, e per quanto tu ce l'abbia con me mi dispiace sul serio che tu non possa rivederla mai più. La tua anima è troppo nera per poter varcare il cancello dorato ed entrare nella città d'argento. Che peccato vero?» Iniziava a tirare fuori il nocciolo della sua offerta. «Ma se tu fossi il mio cavaliere della morte e noi riuscissimo a entrare in Paradiso, quant'anche venissimo sconfitti, potresti riprenderti Sara, sarebbe la tua unica e ultima occasione per riaverla.»

Rimasi in silenzio di fronte a quelle parole stringendo le mani a pugno. «Che hai detto?» domandai nervoso

«Mi conosci, non faccio promesse che poi non mantengo, un patto con me è vincolante da ambo le parti. Tu aiutami a buttare giù i cancelli dorati e a prendere il Paradiso e potrai riprenderti Sara. Prenderemo la sua anima trapassata e la porteremo all'Inferno dove le farò quello che è stato fatto agli evangelisti, la trasformerò in un adorabile angioletto e potrete stare insieme per sempre. Vinciamo tutti, Low. Hope torna all'Inferno con il suo Luke, tu riavrai Sara e io governerò sul Paradiso stabilendo un nuovo ordine.» Espirò estasiata al pensiero.

Mi voltai a guardare Hope, a distanza da Luke e in lacrime. Stavano parlando e la conversazione non doveva essere molto piacevole.

Scossi il capo tornando a guardare Kora. «No, non mi interessa.»

«Non essere precipitoso, Low. Sono una donna paziente, ma anche la mia pazienza ha un limite.» Diede un'occhiata ad Astaroth alzandosi. «Ti darò un po' di tempo per rifletterci, mi rendo conto che la mia offerta è stata sconvolgente e che ti serve tempo per metabolizzarla. Chiamami quando sarai pronto ad accettare» concluse, riportando l'attenzione sul profeta. «È stato un vero piacere, Danyal. Matt vi accompagnerà all'uscita quando avrete finito e non preoccupatevi per il conto, offre la casa.» Mi strizzò l'occhio e se ne andò così come era arrivata, in un turbinio di profumo e abiti succinti.

La guardai andare via osservandola rabbioso. «Cagna maledetta!» sibilai stringendo le mani sul tavolo.

«Credo di avere un'erezione...» disse Dan guardandosi i pantaloni e facendomi venire voglia di picchiarlo.

Matt lanciava occhiate preoccupate in direzione di Hope e Luke, nonostante fosse caduto restavano suoi amici.

La vista di loro due e le parole di Kora sulla possibilità di riavere Sara avevano innescato in me una serie di emozioni e pensieri controversi che si accavallavano tra di loro, sorpassandosi e occultandosi a vicenda. Volevo Hope, ma ancora più volevo Sara e per quanto l'offerta della Dea degli Inferi fosse attraente non potevo fidarmi di lei, se lo avessi fatto avrei corso il rischio di perdere tutto e non lo avrei sopportato.

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