Autunno 1660

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Di ritorno dalla campagna, Galatea si ritrovò immersa nell'aria frizzante della capitale: frizzante certo di movimento, non di profumi gradevoli e insetti ronzanti. Fortunatamente, le mura del palazzo erano abbastanza spesse da separare i propri abitanti dagli odori insalubri delle strade cittadine. Il giardino conservava ancora mazzi di fiori di mille colori, ma erano fiori finti al confronto di quelli che crescevano nel campo a maggese che aveva lasciato una manciata di giorni prima, quando era salita sulla carrozza che l'avrebbe riportata alla sua nuova casa. Erano passate solo poche ore dal suo arrivo e già Galatea sentiva la mancanza di ciò che si era lasciata alle spalle: suo padre, sua madre, la nonna e i fratellini... e i fiori, le api e anche il selciato della strada che l'aveva fatta sognare durante il viaggio. Sognare, certo, perché in un primo momento non aveva contenuto l'euforia di tornare a corte e ogni sosta le pesava, perché si frapponeva tra lei e la sua meta. Ora si scopriva scontenta, come se l'aspettativa fosse stata tradita dalla realtà. Eppure non era cambiato nulla, perché le corti cambiano molto lentamente e la vita è sempre uguale. Non faticò, per questo, a inserirsi di nuovo nel ritmo che scandiva come un orologio precisissimo le attività a palazzo. Aveva atteso qualcosa che era risultato poi scontato: stessi soprammobili di ceramica, stessi intarsi e stucchi... Cosa aveva sperato di trovare? Quale novità aveva atteso? Non sapeva nemmeno rispondersi.

Ciò che le diede più gioia fu rivedere Bice: era diventata una sua carissima amica, più cara ancora di Aura e di Tessa, le due damigelle con cui all'inizio aveva legato di più. Bice era arrivata qualche giorno prima con i capelli che sapevano ancora di mare, perché la sua famiglia aveva possedimenti vicino alla costa occidentale e la brezza marina soffiava fin nei loro possedimenti.

E certamente i sorrisi, i baci e le carezze di Elisabetta scacciarono buona parte delle riserve di Galatea: la duchessina le ripeteva ad ogni occasione che aveva sofferto per la sua assenza e che non avrebbe lasciato passare giorno senza trascorrere un po' di tempo con lei. Galatea si gonfiava di gioia per tale predilezione; Elisabetta era beneducata, e non mancava di rivolgersi alle altre damigelle con uguale dolcezza, dispensando buffetti sulle guance paffute. Ma era impossibile non notare che la simpatia che nutriva per la figlia del mercante di stoffe era particolarmente forte.

Era ormai autunno quando Elisabetta cedette ad alcune pressioni e si presentò un giorno accompagnata. La accompagnava sua sorella minore, Eleonora, che aveva compiuto quello stesso mese di ottobre i suoi undici anni. Da ciò che si diceva, Eleonora era la più capricciosa delle figlie del duca: il suo carattere era molto diverso da quello della sorella maggiore e dove quella era amabile e docile questa era viziata e talvolta persino scontrosa, quando non veniva accontentata. Solo suo padre avrebbe potuto avere l'autorità di contraddirla, ma ciò capitava tanto di rado che la ragazzina, crescendo, aveva maturato di sé un'immagine alquanto sproporzionata rispetto alla realtà. Si vedeva importante, centrale, imprescindibile nella vita di chiunque mettesse piede a corte, dal primo ministro del duca all'ultimo degli stallieri. E pur di non sentire strillare la sua voce acuta, tutti preferivano assecondare la sua concezione di sé. Ma né Galatea né nessun'altra tra le damigelle della duchessina grande - così chiamavano Elisabetta per distinguerla dalle sorelline - avrebbero mai potuto sospettare quale fastidio avrebbe accompagnato le loro esistenze da quel momento.

«Come sapete, piccole care, questa è la duchessina Eleonora - la presentò Elisabetta, benché non ce ne fosse alcun bisogno - Non ha ancora diritto a un seguito di damigelle e passa le giornate tutta sola. Mi ha pregato di permetterle di frequentare i nostri incontri e io ho ritenuto giusto acconsentire. Perciò, da oggi in avanti, siate avvezze all'idea che non sarò più sola qui con voi. Avete acquistato oggi un'altra sorella, che promette di essere per voi una buona sorella maggiore»

Le damigelle, ingenuamente, annuirono; la duchessina piccina storse il naso, passandole in rassegna tutte quante, una per una.

«I tuoi capelli non mi piacciono molto, dovresti pettinarli finché diventeranno belli come i miei» disse poi, cercando di domare il suo consueto tono brusco per piegarlo ai modi della gentilezza. La piccola Aura, riccia di natura, e orgogliosa fino a un attimo prima delle sue ciocche arruffate, si accarezzò la testa abbassando gli occhi. Le altre ammutolirono all'istante, esitando a guardare nella direzione della loro compagna.

«E tu - continuò Eleonora, puntando il dito verso Galatea - Sei tu la figlia di mercante?»

Galatea scambiò un rapidissimo sguardo con Elisabetta, che la incoraggiò.

«Sì, Vostra Altezza, sono io»

«Strano. Credevo che da vicino si sarebbe visto meglio» osservò Eleonora, passando a un tono del tutto privo di interesse.

«Visto cosa, Vostra Grazia?» domandò Galatea, irrigidendosi.

«Che sei la figlia di mercante» sibilò Eleonora, volgendo il viso in direzione di Tessa.

«Tu invece - disse con tono squillante - Credo di averti già visto quest'estate al palazzo di campagna, a una festa di mio padre»

Tessa annuì a fatica con la gola secca, stentando a controllare le proprie mani nervose.

«Sono contenta che tu sia qui, Tessa - concluse Eleonora, porgendole la mano - Mi piace il colore dei tuoi occhi»

Galatea rialzò in quel momento lo sguardo eincontrò quello di Tessa, che si era voltata a cercare qualche tipo disostegno. Non riusciva a credere che la duchessina le avesse rivolto uncomplimento, soprattutto rivolto ai suoi occhi, che non avevano nulla diparticolare. Erano un comunissimo color castano, senza venature, senzasfumature di nessun tipo. Anche a Galatea il complimento suonò come il pretestoper dire qualcosa di carino quando non se ne troverebbe altro modo se noninventando. Guardò ancora Elisabetta e la vide scocciata per la prima volta dalgiorno in cui l'aveva conosciuta.



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Angolo Autrice

Siamo già al capitolo numero 10! Vi ringrazio perché vedo che seguite assiduamente la storia... Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate! :)

Lasciatemi un commento in questa prima tappa dell'opera: consigli, idee, pareri sono tutti ben accetti! :) :) :)

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