Ottobre 1659 pt. 3

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Erano passate alcune ore da quando i colloqui erano iniziati e presumibilmente erano già finiti da un pezzo. Vincenzo ingannava l'attesa con la consapevolezza di un imminente ritorno a casa, alle faccende di commercio e di amministrazione familiare. Si era trattato sicuramente di una svista o forse il buon Gianfrancesco degli Orsi vegliava dall'alto sull'ultima discendente – Maria Maddalena, che aspettava a casa senza avere notizie – e aveva impedito che in quella occasione la sua stirpe passasse inosservata. Ma sarebbe stata l'ultima manifestazione a corte di un nome che era stato tanto riverito un tempo.

La porticina si aprì e la fila ben ordinata delle bambine scivolò fuori dietro al ciambellano. Quando la porta si richiuse, le bambine si portarono al centro della stanza: se la mattina erano state circa trenta, ora se ne contava una ventina. Le dieci assenti erano state ritenute idonee dagli esaminatori e avrebbero preso il posto di damigelle da compagnia a corte. Vincenzo trafficava stoffe ed aveva scelto lui, con l'occhio dell'intenditore, quelle con cui era stato confezionato l'abito della figlia. In un primo momento imputò alla stanchezza il fatto di non riuscire a ritrovare, da lontano, il colore blu cobalto di quel fine velluto francese. Si avvicinò, aprendosi la strada tra le madri che prendevano per mano ciascuna la propria bambina, una volta caduta la speranza di un privilegio così ambito. Ma quando fu lì non poté fare a meno di constatare che Galatea non era nel numero. Si guardò attorno, chiamò il suo nome, percorse la sala in lungo e in largo e chiese ai paggi di guardia alle porte intarsiate se avessero visto la sua bambina uscire accompagnata da qualcun altro o magari da sola, nella confusione. La risposta fu sempre negativa e le sue ricerche non diedero frutti. Tornò indietro nel salone ormai quasi deserto e riconobbe il ciambellano. Lo fermò e gli parlò schiettamente: «E' possibile che mia figlia si sia smarrita lungo la strada?» domandò di getto, senza nemmeno presentarsi.

«Chi siete, per cortesia?» ribatté il ciambellano, fremendo per l'implicita accusa di disattenzione.

«Sono Vincenzo Farinacci, padre di Galatea, la bambina con il vestito blu...»

«Vi sbagliate, signore, vostra figlia non si è affatto persa: è stata trattenuta insieme alle altre prescelte. E ora, vi prego, lasciate che mi congedi. Ho fretta di proseguire con le pratiche del caso»

«E io cosa posso fare? Posso vedere mia figlia?»

Il ciambellano si stava già allontanando, ma si voltò per rispondere: «Domani, signore, non oggi!»

Vincenzo faticò ad accettare l'inaspettatanotizia. Corse in città a cercare un alloggio per la notte e, una volta chel'ebbe trovato, riversò la gioia e la speranza che di colpo aveva riempitotutto il suo spirito in una lunga lettera; la lettera che sua moglie avrebbeletto tre o quattro giorni dopo e che avrebbe contagiato anche lei con la gioiae la speranza.    

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