17.Adesso che si fa?

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Dazai

Questi sono gli ultimi giorni che passerò in cartoleria, il mio stage tra una settimana sarà terminato e ancora non ho idea di che fare. Guardare gli annunci di lavoro è deprimente: vogliono ragazzi giovani con esperienza e gratis. Ho bisogno di certezze e soldi se voglio affittare un appartamento. 

Ieri in televisione un politico, cambiano faccia ma ripetono sempre le stesse vuote parole, sosteneva che i giovani devono fare la gavetta e non pretendere subito di guadagnare. Certo, tutto è possibile se hai mamma e papà che ti mantengono altrimenti senza soldi non mangi e soprattutto finisci per strada solo come un cane randagio.

Sfoglio il quotidiano che mi ha lasciato Franco prima di scendere in magazzino, gli unici annunci interessanti sono quelli dei centri commerciali. Offrono un contratto di tre mesi, meglio di nulla. 

Prendo una caramella dal contenitore vicino alla cassa e rimango ad osservare i passanti che camminano veloci sul marciapiede, un cane si ferma ad annusare il nostro zerbino. Per fortuna se ne va senza lasciare alcun segno sgradito.

I libri dei compiti delle vacanze sono stati consegnati, la cartoleria si avvia verso la chiusura d'agosto e le uniche presenze che appaiono ogni tanto sono le mamme in cerca dei libri scolastici per il nuovo anno. 

Un uomo si avvicina alla porta, ritiro il quotidiano prima che il campanello suoni. Con mia sorpresa mi ritrovo faccia a faccia col professor Ade.

«Eccolo il nostro diplomato!» sorride «sono qui a portarti buone notizie!»

«Salve prof»

«Ora non sono più il tuo professore, puoi chiamarmi Marco e darmi del tu»

Rimango stordito da questo improvviso cambiamento, non ho ancora realizzato che a settembre non siederò più dietro a un banco.

«Comunque dicevo: sono qui per una bella notizia! Il Ministero dell'Istruzione quest'anno ha deciso di premiare i diplomati meritevoli con un voucher di 500 euro»

«Mi...mi daranno dei soldi per il voto?» balbetto incredulo.

«Esatto! E non è tutto. So che credi di non riuscire a continuare i tuoi studi ma hai diritto ad una borsa di studio per l'università e io vorrei che provassi a...»

«Prof...no Marco, ho bisogno di lavorare per vivere. Non ho nessuno che pensi a me e nemmeno una casa. Non posso...» cerco di terminare il discorso ma vengo nuovamente interrotto.

«Sapevo già che avresti risposto così, allora» prende lo zaino che teneva sulle spalle e sparpaglia dei dépliant sul bancone, tra le mani invece trattiene un foglio «sono le università che offrono corsi serali e on line, ho fatto una selezione delle migliori» alza lo sguardo dai fogli per posarlo dritto nei miei occhi «questa invece è la domanda per partecipare al concorso di bibliotecario del comune, contratto tempo indeterminato»

Non riesco a trovare le parole da dire, fisso incredulo tutti quei fogli e infine riesco solo a balbettare con gli occhi umidi un "grazie" fiacco.

Il prof Ade, no Marco, si illumina dalla gioia e inizia a riempirmi di consigli su come procedere.

Respiro a fatica.


Chuuya

Non voglio perdere il lavoro al bar, nonostante siano due perfetti imbecilli mi trovo bene in loro compagnia. Vorrei qualcosa da fare durante il giorno ma sembra impossibile incastrare gli orari. 

Ieri ho fatto un colloquio presso un bar del centro commerciale, avrei dovuto lavorare solo tre giorni a settimana ma potrei capitare nel turno che termina alle 10 di sera e questo è un problema. Scrollo la bacheca degli annunci sperando in un colpo di fortuna. 

Fa un caldo pazzesco, persino gli scalini all'ombra scottano. Forse ho fortuna e nel freezer  posso trovare un ghiacciolo, rientro diretto alla cucina e rimango qualche secondo fermo all'ingresso aspettando che la vista si abitui alla penombra. 

Ho l'impressione di non essere solo.

Intravedo una figura ritrarsi e correre su per le scale. Noemi, sono certo che fosse lei. Non che voglia farmi i cazzi suoi ma quella ragazza deve avere grossi problemi e credo che in qualche modo sia colpevole la sua compagna di stanza. Avrebbe bisogno di aiuto, questo è certo, ma ha paura di me quindi nemmeno ci provo a parlarle, sarebbe solo tempo perso e ho già i miei di problemi a cui pensare.

Sento già il sapore fresco della menta sulla lingua ed entro in cucina canticchiando e quasi mi strozzo nel vedere miss bionda seduta al tavolo. Ecco lei proprio non avrei voluto incrociarla, soprattutto nello stato in cui è ora. Non capisco se è strafatta o ubriaca, posa su di me due occhi spenti e sento lo stomaco che si contrae. Ho nausea. Probabilmente anche la stronza che mi ha messo al mondo aveva quello sguardo. Non voglio pensarci. Arretro di un passo.

«Ah! Il nostro bel ragazzone» sbiascica «vieni qui a farmi compagnia, oggi la vita non va come vorrei. Anzi non gira mai per il verso giusto e tutto va sempre a puttane! Ahahahaha o forse la puttana sono io!»  la sua risata riecheggia tra le pareti, è gelida e contiene il seme della pazzia. Faccio un altro passo indietro.

Lei nasconde il viso tra le mani e non smette di ridere.

Esco di corsa in corridoio e non mi fermo finché non sono in strada e non vedo più l'edificio del Centro.

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