2. Il Centro

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Dazai

Sono seduto qui da quasi un ora. In questa stanzetta spoglia con due sedie sgangherate e una scrivania prodotta dall'Ikea alla sua fondazione. Margherita mi ha recapitato come un pacco indesiderato da restituire al mittente. Ma questa non è casa mia e le uniche persone con cui vorrei stare si trovano sotto metri di terra in un cimitero. 

Vorrei raggiungerli.

Sono nervoso e non faccio altro che giocare con la benda allentandola un po' troppo. Fisso l'orologio alla parete: segna le 11. A quest'ora ho educazione fisica. Non mi dispiace questo giorno di assenza. Odio andare in palestra, con la felpa muoio di caldo ma se la tolgo tutti iniziano a fissare le mie braccia e a confabulare e mi sento un fenomeno da baraccone. Indosso le bende per non mostrare i tagli. Le cicatrici sui polsi sono guarite ma ho ancora un paio di croste sulle braccia che chiamano per esser strappate via. Vorrei farlo ora. Mi darebbe stabilità. Il dolore è l'unica cosa che mi tiene ancorato a me stesso. L'unica certezza della vita.

La porta si apre cogliendomi di sorpresa. Salto sulla sedia e alzo lo sguardo su un ragazzo corrucciato che morde il labbro fino a farlo sanguinare. Impreca sottovoce. Dietro di lui appare un poliziotto che gli scompiglia il groviglio rosso che ha in testa e lo sospinge dentro. Si accomoda sulla sedia accanto alla mia e fissa quegli occhi di fuoco nei miei. 

Non respiro bene.

Chuuya

Non ci posso credere. Sono uscito da una prigione per ritrovarmi un un'altra? È questo il grande aiuto che questo scemo in divisa ha promesso? È un centro riabilitativo? Un altro ancora? Non voglio stare in mezzo a sfigati drogati. Tutti pensano che sconterò i miei ultimi giorni con una siringa nella vena completamente andato. Coglioni di merda. Avete dato per scontato il mio futuro nel momento stesso in cui sono venuto al mondo. Solo perché mia madre era una tossicodipendente non significa che lo sarò anch'io. Non sarò mai come lei. Mai.  

Kunikida mi spinge avanti fino ad una porta. La apro di malavoglia ed entro in questa stanzetta che puzza di muffa e aria stantia. Seduto davanti ad una scrivania che sfida le leggi della fisica c'è un ragazzetto tutto pelle, ossa e bende. Mi guarda con due occhi da cerbiatto e penso che potrò sbranarlo seduta stante così mi sentirò meglio. Una bella rissa. Un paio di pugni piantati bene e magari questa giornata del cazzo finirà meglio.

Lo stronzo in divisa mi arruffa i capelli e mi obbliga a sedermi. Incrocio le braccia e mi accascio svogliatamente sulla sedia. Fisso la mia preda. Purtroppo una voce dietro le spalle porta entrambi a voltarci e a perdere il contatto.

Un uomo saluta calorosamente Kunikida abbracciandolo. Borbottano tra loro come solo gli adulti possono fare e infine si siede dietro a quel catorcio di scrivania e inizia a sparare la sua sentenza.

«Ciao Ragazzi, mi chiamo Sakunosuke Oda e gestisco il Centro. Sarò onesto e diretto con voi: questo non è un asilo né una casa famiglia, è un luogo di transizione. Un anno. Avrete la vostra camera per un anno intero a partire da oggi. Non posso permettermi di mantenervi per più del tempo previsto, fuori c'è la coda di ragazzi nella vostra stessa situazione. I meno fortunati oggi sono già per strada. Dovete trovare un lavoro e un appartamento dove stare in questo tempo che vi è concesso. Qui siamo tutti volontari, non ci paga nessuno, se volete restare dovete rimboccarvi le maniche e contribuire: lavare, pulire, stirare. Vi dovete arrangiare. Per lo Stato ora voi siete maggiorenni e non ci sarà più alcun contributo. Il cibo che mangerete non è un regalo: è una donazione. Qui non arrivano soldi dalle istituzioni, viviamo grazie al buon cuore dei pochi che ci aiutano. Se portate droghe siete fuori. Se vi pestate siete fuori. Se non collaborate siete fuori. Sono stato chiaro?»

Annuisco. Il cerbiatto accanto sussurra un sì.

Il tipo tutto occhiaie e barba non fatta prende delle carte da un cassetto e allunga una biro.

Kunikida appoggia una mano sulla mia spalla. Non capisco cosa vogliono che faccia.

«Questo è il vostro contratto» Sakunosuke muove su e giù i fogli «se accettate condividerete una camera qui nel mio Centro, se rifiutate vi lasceremo andare»

Andare dove? Su una panchina della stazione? Ho altre alternative? Fisso il cerbiatto che è sbiancato totalmente. Gli trema la mano nel prendere la penna. Diligentemente mette la sua firma su quei fogli.

Vorrei urlare contro questo mondo schifoso, invece stringo i denti e mordo l'interno della guancia mentre a mia volta prendo i fogli dalla scrivania. Prima di firmare leggo il nome del mio nuovo coinquilino: Osamu Dazai.


Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro