22.Crack

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Dazai

Ieri Noemi non si è presentata a cena, pulire la cucina per lei è un appuntamento fisso, qualcosa a cui non sembrava voler rinunciare, come se passare lo straccio in quella stanza desse significato alla sua esistenza.

Busso alla porta della camera sperando che Lucy sia già uscita. Non vorrei che fosse successo qualcosa di irreparabile,  quando l'ho vista sulle scale era molto scossa, forse non dovevo ignorare le mie sensazioni e parlarne subito con Oda.

Attendo davanti alla porta chiusa, magari è uscita presto.

No. Ho già ignorato una volta questo presentimento.

Scendo le scale di corsa e mi fermo col fiatone davanti ad un'altra porta chiusa. Busso.

«Avanti» risponde una voce rauca.

Entro titubante col cuore che batte forte «Scusami se disturbo»

Oda alza gli occhi dalle carte sparpagliate sulla scrivania e mi fissa stupito «dimmi, è successo qualcosa?»

Chiudo la porta dietro di me «è per Noemi, temo non stia bene e non sono certo che sia in camera. Magari è uscita e sto commettendo un errore. Non che voglia farmi gli affari suoi ma ultimamente è parecchio triste e io...» faccio un grande respiro e deglutisco rumorosamente «e io conosco lo sguardo di chi vuole farla finita»

Oda si alza di colpo facendo cadere la sedia, apre un cassetto ed estrae un mazzo di chiavi enorme «vieni controlliamo subito»

Lo seguo correndo su per le scale. Bussa alla porta.

«Noemi sei in camera?» appoggia l'orecchio.

Cerca tra le chiavi e ne estrae una, apre la porta e si volta pallido verso di me «chiama l'ambulanza!»

Chuuya

Niente, nemmeno questo colloquio è andato bene. Finalmente nella mia vita ho qualcuno che non voglio assolutamente perdere eppure sembra che tutto remi contro.

Se voglio trovare un lavoro per restare con Bambi devo rinunciare ai due imbecilli del bar. Se non rinuncio a loro perdo Bambi, è sicuro, non ho nulla da offrirgli. Perché dovrebbe restare con uno come me.

Questa vita non mi ha dato nulla, non ho avuto una famiglia, non ho avuto un posto sicuro in cui stare e degli amici veri finché non ho incontrato queste tre perle rare e non voglio perderli! Possibile che non riesca nemmeno a tenermi strette le uniche persone che mi sono care in questo mondo di merda?

Tiro un calcio ad un sasso che rimbalza fino a picchiare contro il ferro del cancello del Centro, una macchina accosta proprio mentre lo apro per entrare,  scorgo scendere due tacchi vertiginosi che rimangono in bilico sul marciapiede.

«Grazie per la colazione» una familiare voce suadente saluta il guidatore. Il tempo di chiudere la portiera che lui è già svanito all'orizzonte. Una fluente chioma bionda  resta ferma con la mano alzata anche se dell'auto non si vedono più nemmeno gli scarichi nell'aria.

«Oh Chuuya sei tu» la voce torna ad essere sgraziata e impertinente come la ricordavo. Lucy indossa un tubino nero e al braccio ha una borsa Gucci, nulla che possa permettersi.

«Ciao» cerco di distanziarla aumentando il passo ma nonostante i trampoli riesce a starmi dietro.

«Come va? Sei riuscito a trovare casa?» intuisce che non riceverà alcuna risposta e cambia tattica «e se ti dicessi che conosco un posto dove cercano un nuovo dipendente e offrono anche vitto e alloggio?»

Inchiodo. Lei si ferma accanto a me e sorride, quelle labbra rosse ricordano IT. Non devo fidarmi di una come lei, lo so, ma tra due giorni escono i risultati del concorso e non ho ancora trovato nulla, rischio di perdere Bambi per sempre.

«Parla ti ascolto»

Nei suoi occhi appare un luccichio sinistro ma preferisco ignorarlo.

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