8. Il foglio

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Dazai

Ho preso il pullman sbagliato per tornare e sono finito nella via della casa famiglia dove vivevo fino a due giorni fa. Chi occuperà il mio letto? Saranno sollevati a non avermi più tra i piedi? Torno sui miei passi e questa volta prendo l'autobus giusto.

Apro il cancelletto del mini giardino, se così si può definire questo strazio di piante morte,  e noto seduta in un angolo Blue...no aspetta, come si chiama? Mentre cerco di ricordare il nome mi avvicino.

«Osamu ciao!» esordisce lei con un sorriso e la voce squillante.

Aki, si chiama Aki «Ciao» osservo il cavalletto con appoggiato un quadro, lei intuisce la domanda che volevo porgli e mi anticipa.

«Sto terminando il lavoro per il diploma, faccio arte» con la mano fa cenno di avvicinarmi.

Mi posiziono dietro di lei e resto a fissare il dipinto a bocca aperta.

Blue. La prima cosa che colpisce osservandolo è il colore che copre l'intera tela. In basso si scurisce fino a diventare nero mentre man mano che la visione sale verso l'alto diventa sempre più chiaro fino a brillare come se la luce invadesse l'Oceano. Meduse evanescenti di ogni forma e dimensione creano un cono intorno ad una piccola figura che cerca di risalire in superfice. Vedo i muscoli tesi, il volto a cui sfuggono alcune bolle, lo sguardo determinato e spaventato allo stesso tempo. Come ha fatto a creare un'espressione così viva su tela? Non ho fiato, non riesco a distogliere gli occhi dall'opera.

«Ti piace?»

Annuisco non ritrovando più la voce. La ragazza nuda che nuota verso la luce è Aki ma potrebbe essere chiunque, le forme femminili sono nascoste alla perfezione dal movimento. Potrebbe essere sia una donna che un uomo. Potrei essere persino io.

«Rinascita. Questo è il titolo» appoggia il pennello sul bordo del cavalletto e indica con la mano sporca di colore il foglio che stringo ancora tra le mani. Non sono riuscito a metterlo in cartella, in qualche modo mi sembrava sbagliato mischiare la vita dello studente con quella di un lavoratore.

«Ti hanno dato la lista per l'alternanza scuola lavoro? Significa che hai bei voti se te lo puoi permettere poco prima degli esami»

Sembra un complimento detto da lei e arrossisco ricercando in me le parole «Si, devo sceglierne uno»

«Io ho già iniziato un paio di giorni fa, da un tatuatore che conosceva le mie opere» mi prende il foglio dalle mani e legge i nominativi dei part time. 

«Ti conosceva già?» inizio a giocare con la felpa, per tranquillizzarmi, è da tanto che qualcuno non parla così con me. Non voglio che smetta.

«Si, sono arrivata qui un paio di mesi fa e avevo bisogno di soldi. L'unica cosa che so fare è dipingere quindi ho chiesto in giro se qualcuno poteva esporre i miei quadri con l'intento di venderli. Sai di solito i bar o i ristoranti lo fanno, i quadri arredano il locale e offrono possibilità agli artisti di farsi conoscere. Quelli del bar all'angolo non sono stati molto cortesi ma quando sono entrata nel suo negozio lui si è illuminato nel vedermi. Ha detto che gli ho ricordato la sua gioventù e ora espone i miei quadri e riesce persino a venderli!» sorride felice. Aki la luce del quadro l'ha già raggiunta.

Abbassa nuovamente lo sguardo sulla lista e indica un nome «loro sono carini, hanno anche comprato un mio quadro ed appeso in negozio» indica una cartoleria.

«Forse potrei iniziare con loro» la cartoleria si chiama Azkaban come la prigione per maghi di Harry Potter.

Aki annuisce «Digli tranquillamente che alloggi al Centro, sono amici di  Oda»

Mi restituisce il foglio e riprende a dipingere, rimango ad osservala. Quella luce improvvisamente mi sembra più vicina.


Chuuya

Non avevo intuito che la scuola fosse così vicina al Centro, dieci minuti a piedi. Se non avessi beccato quel deficiente di Pietro sarei tornato prima. Mi massaggio la mandibola, questa volta ha mirato bene il coglione, mi verrà sicuramente un livido. Se voglio nascondere che ho fatto rissa a scuola è meglio se mi fiondo in cucina a cercare del ghiaccio, tanto la nonnina non sarà già qui a spadellare per la cena.

Apro il cancelletto e vedo il cerbiatto in un angolo del giardino morto in compagnia di Aki. Non mi hanno notato talmente sono assorti. Gli occhi del cerbiatto sono grandi e luminosi, è per via del dipinto? 

Lei parla di qualcosa che non comprendo e poi accenna al fatto che ha buoni voti. Vero, lui è il primo della classe, sicuro. Come ho fatto a non pensarci? Stringe tra le mani un foglio ma dubito che sia quello inutile della scelta orientativa. Ha lasciato che lei lo prendesse e ora gioca con il bordo della felpa, dovrebbe avere una manica più lunga dell'altra visto quanto tira tutte le volte.

Un lavoro. Ecco cos'è quel foglio. Se voglio ottenere qualcosa dal mastino devo migliorare i miei voti. La ragazza ha ripreso a dipingere ma il cerbiatto non si muove, rimane ad osservarla.

Mi muovo verso di loro «Ehi!» attiro l'attenzione di entrambi. Aki mi saluta con un cenno e sorride mentre il cerbiatto fa un passo indietro, non posso permettergli di fuggire.

«Ho sentito che sei bravo a scuola» mi fissa con gli occhi spalancati dal terrore, questo pensa davvero che voglia spaccargli il naso? Ma è serio? Beh, insomma... all'inizio non mi sarebbe dispiaciuto ma ora... ora mi serve «ho bisogno che mi aiuti in alcune materie»

Aki rimane col pennello sollevato ed emette un fischio «wow questo da te non me l'aspettavo»

Il cerbiatto non capisce cosa ho appena detto «Ehi Bambi sei sordo? Ti ho chiesto aiuto per i compiti»

«D-da me?» balbetta mordendosi il labbro.

«Si, credo che tu sia l'unico Sheldon Cooper* del Centro»

Aki scoppia in una sonora risata.

Bambi continua a fissarmi interdetto «Non sono intelligente come lui»

«Non importa, hai bei voti no? Allora vuoi aiutarmi sì o no?»

Le iridi non brillano più come prima, il suo sguardo è sospettoso e sta sicuramente vagliando i pro e i contro della risposta da darmi.

«Ok» sospira alla fine


***

* protagonista di Big Bang Theory

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