15. L'ESAME DI GUIDA

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Io e Brandon ci guardavamo soltanto, però nessuno dei due voleva chiedere scusa all'altro. Avrei tanto voluto andare a scusarmi, ma il mio orgoglio mi teneva salda alla sedia.
Stavo parlando con Louise, del più e del meno: lei, sin dall'inizio, é sempre riuscita a farmi ridere, anche in situazioni peggiori. Ogni tanto mi chiedo se lei meriti un'amica come me: io non sarei mai in grado di ricambiare tutti ciò che lei ha fatto in tutti questi anni. Sono sempre stata debole, incapace di risolvere i miei problemi da sola: al mio fianco c'è sempre stata Louise, che con il suo ottimismo, mi ha supportata, sopportata e mi é sempre stata vicino. Le vorrei tanto dire tutto ciò che sto dicendo a voi ora, ma non credo ne avrei mai il coraggio.

Dopo qualche minuto alzai lo sguardo e vidi che Brandon mi guardava, con un'aria strana, che non gli avevo mai visto. Io lo ignoro, e continuo a parlare e a ridere con la mia migliore amica. Ad un certo punto, Brandon si alza e si avvicina sempre di più verso di me. Si avvicina sempre di più, poi mi rivolge la parola:
«Joanie, puoi venire un attimo con me di là, per favore?»
«Perché? Cosa c'è?» gli risposi in maniera sgarbata, anche perché non avevo voglia di alterarmi nuovamente.
«Devo parlarti, ci vorranno 5 minuti.» mi disse lui.
Mi alzai, guardai Louise, con un'espressione che diceva chiaramente "ma cosa vuole adesso?".
Ci allontaniamo da Louise, poi lui si ferma, si gira verso di me, e mi dice:
«Senti Joanie, io volevo chiederti scusa per quello che è successo prima.» inizia, parlando come se lo stessero sfidando sull'orgoglio «Sono stato uno stronzo. Mi ha dato fastidio che quel tale ti avesse palpeggiato, ero arrabbiato e mi sono sfogato su di te.» si scusò. Io ero davvero arrabbiata, e quando mi altero, non guardo in faccia a nessuno.
«Perdonami, tra le tante persone su cui potresti sfogarti, hai scelto me?»
«Ti ho già detto che mi dispiace, ok?» insiste lui, forse si stava alterando anche lui.
«Ascoltami Brandon, se c'è una cosa che detesto é questo tipo di atteggiamenti: io ho dei sentimenti, non sono un muro. Se devi proprio sfogarti, non scegliere me come cavia, ok?» lo guardo innervosita. Stavo per voltarmi e tornarmene da Louise, ma, prima di accennare anche solo un minimo movimento, mi prende delicatamente la mano.
«Ti prego, Joanie. Ho capito che sei arrabbiata, lo capisco, mi odierei anch'io in questo momento se fossi nei tuoi panni, ma ti prego, perdonami. Non credo di essermi mai sentito così in colpa in vita mia.» concluse. Ci guardammo negli occhi per qualche secondo, poi ripresi:
«Ok, va bene.» risposi. Non potevo essere arrabbiata con lui, non per una "cazzata" come quella. Ho litigato con qualcuno per motivi peggiori.
«Allora è tutto ok?»
«Sì.» gli dissi io.
Si avvicinò e mi diede un bacio.
«Questo è per farmi perdonare.» e sorrise.
Ritornammo dagli altri e iniziammo a ballare, nessuno poteva fermarci.

Erano le 01.00 a.m.
Dovevamo ritornare. Quindi chiesi a Louise di ritornare in albergo.
«Ragazze abbiamo una proposta per voi.» ci disse Jason «volete venire a dormire da noi, nel nostro appartamento?»
«Non credo Jasmine sarà d'accordo.» dissi a Louise.
«Possiamo chiederlo.» disse Louise.
«E va bene, provaci.»
Louise mandò un messaggio alla mamma, anche se non avrebbe risposto, ma l'importante é che sa dove siamo.
Salutammo Dave e gli altri e andammo al loro appartamento.
Ero contentissima. Dormirò per la prima volta vicino a Brandon.

Arrivati lì, notai che quell'appartamento era gigantesco.
«Senti Brandon, domani a che ora hai l'esame?» chiese Jason, in quel momento non capii di cosa stavano parlando.
«Che esame?» chiesi.
«L'esame per la patente.»
«Che bello!»
«Già, finalmente.»
Comincio a pensare a cosa succederà dopo il suo esame: io e lui, in macchina, per un viaggio on the road, soli, con lui che mi tiene per mano, mentre la voce alla radio fa da sottofondo per quel romantico scenario.

Siamo tutti stanchi, direi degli zombie, quindi, andammo nelle camere.
«Louise, però non abbiamo il pigiama.» le feci notare.
«Non c'è problema.» disse Jason.
Brandon si voltò, aprì dei cassetti, da dove estrasse due tute, per noi due. Andammo a cambiarci in bagno, e una volta uscite, ci ficcammo sotto le coperte, al caldo.
Finalmente a dormire. Eravamo stanchissimi.
«Joanie, prometto che quello che è successo stasera non succederà più.» disse lui, sottovoce.
«Stai tranquillo. Buonanotte.»
Mi addormentai subito: Brandon si avvicinò a me, mi prese la mano sinistra delicatamente, mentre mi avvolse il braccio destro attorno alle spalle. Mi sentivo protetta tra le sue braccia, mi sentivo come un bimbo in fasce, cullato dalla madre, che lo ama più di qualsiasi altra cosa. Brandon mi dava questo tipo di sensazione: sapevo che mi amava, e io amavo lui. È ciò che ho sempre desiderato: un'amore vero, che non conosce limiti; degli amici onesti, che non mi pugnalino alle spalle, e con cui posso parlare di tutto.
Quella sera capii una cosa davvero importante: in una coppia si litiga, é normale che accada. Si parla, si grida, ci si spintona, si urla, ci si innervosice, ma in tutto ciò l'amore non cessa di esistere.

Quella mattina ci svegliammo alle 10.00 a.m., era un po' tardi ma dovevamo recuperare le ore di sonno.
«Buongiorno tesoro! » disse Brandon.
«Ehi amore!» gli diedi un bacio sulla guancia «ho fame, vorrei fare colazione.» aggiunsi.
«Andiamo in cucina, ti preparo qualcosa.»
«Ok, potresti fare delle frittelle.» dissi andando in bagno.
«Vedo cosa posso fare.»
Uscii dal bagno e andai in cucina. Iniziai a sentire puzza di bruciato, così mi preoccupai.
«Ma cos'è questa puzza?» chiesi entrando.
«Ho bruciato i toast.» mi rispose.
«Ma le frittelle?» chiesi guardando sulla penisola in marmo.
«Non le so fare e ti ho voluto preparare dei toast.»
Ed ecco che si alzano Jason e Louise.
«Ma che puzza!» esclamò Jason.
«Infatti!» aggiunse Louise.
«Buongiorno anche a voi.» rispose sarcastico Brandon.
«Brandon ha bruciato i toast.» dissi.
«Sei un genio!» rispose Jason.
«Ragazzi faccio le frittelle. Andatevi a sedere, ve le porto appena sono pronte.» disse Louise. «Brandon, hai fatto un casino.» sottolineò.
«Grazie, é sempre bello essere considerato lo sfigato del gruppo.»

Louise é un'ottima cuoca, proprio come i suoi genitori. Mi chiedo se un giorno sarò brava quanto lei, ma ne dubito.
Brandon, subito dopo aver fatto colazione, andò in camera a studiare per l'esame di guida.
«Questa mattina voglio studiare, devo superare l'esame.» era molto determinato.
«Ti aiuto io.»
«Non c'è bisogno!» replicò.
«Non hai capito, non te lo sto chiedendo.» dissi io, e Brandon non poté rifiutare.
Dopo un po', Louise e Jason uscirono da soli, a fare una passeggiata.
Ci chiudemmo in camera sua, prendemmo il libro degli esercizi e Brandon iniziò a leggere ad alta voce.
Se non capiva qualcosa, la rileggeva più e più volte, senza perdere la pazienza. Dopo un po' mi chiese:
«Ti stai annoiando?»
«No, assolutamente.» risposi.
«Sei sicura, ti vedo stanca.» disse.
«Non ti preoccupare, stavo solo ripensando a ieri sera, ma non importa.»
Brandon mi guardò, si sentiva evidentemente in colpa. Mi fissò intensamente, si avvicinò lentamente al mio viso, e mi diede un bacio, ma non era un bacio normale, come i nostri soliti. La situazione era diversa: lui mi prese per i fianchi e mi portò sulle sue gambe. Le sue mani mi avvolgevano, in una maniera che per me era nuova. Mi sentivo bene, non avevo nessuna preoccupazione: in quel momento c'eravamo solo io e lui. Le nostre labbra erano unite, i nostri occhi chiusi e i nostri cuori connessi.
Ad un certo punto, pensai: "non devo fargli perdere tempo, deve superare l'esame, non posso essere per lui una distrazione", per cui mi staccai a lui, lo guardai e dissi:
«Va bene, continuamo, ok?»
«Si, ok.» mi disse lui, un po' imbarazzato, ma con un mezzo sorriso in volto.
Riprese a studiare, in silenzio.
In quell'atmosfera si poteva sentire il mio cuore che batteva fortissimo per l'imbarazzo, così decisi di parlare per prima.
«Sei bravo! Secondo me passerai questo esame.»
«Speriamo.» lo abbracciai.
«Come passa in fretta il tempo!» dissi « sono già le 2:00 p.m.» aggiunsi.
«Non mettermi ansia.»
«Non ti preoccupare, fai con calma.»
Nel frattempo arrivarono Jason e Louise. Avevano comprato quattro hamburger.

«Sembrano buoni! Dove li avete presi?» chiesi.
«Abbastanza lontano da qui.» rispose Louise «ma non ricordo il nome del fastfood.» aggiunse.
Ci riunimmo in cucina per mangiare, e tra risate e chiacchiere, si fecero le 3 p.m. Brandon si andò a preparare per l'esame.
«Io comincio ad andare.» disse Brandon.
«Vengo anche io con te.» risposi.
«Va bene, ci vediamo dopo ragazzi.»
«A dopo.» risposero in coro.

Eccoci arrivati. Brandon era molto teso, cercai di tranquillizzarlo, ma era impossibile. 
Mentre eravamo nella sala d'attesa, un signore aprì la porta.
«Brandon Warlock, si accomodi.»
«Rilassati, entro anche io con te.» dissi a Brandon bisbigliando.
Usciamo ed entriamo in macchina. Io mi sedetti dietro, sul sedile posteriore, mentre l'istruttore, Mr. Cook, si mise naturalmente vicino a Brandon.
Eccolo al volante, che mette in moto la macchina.
Fatto il primo giro, Mr.Cook gli fece i complimenti.
Fece vari giri con l'auto, in maniera prudente: non sembrava per niente agitato.
«Esca dalla macchina. Devo farle i complimenti.» disse Mr. Cook rivolgendosi a Brandon che sorrideva.
«La ringrazio.»
«Tra un paio di giorni potrà venire a ritirare la patente. Arrivederci.»
«Va bene grazie, arrivederci.»

Ci dirigemmo verso l'appartamento.
«Complimenti!» gli diedi un bacio.
«Grazie amore.»
«Non vedo l'ora di fare dei giretti in macchina con te.»
«Prima mi devo comprare una macchina.» rispose ridendo.
«Giusto.» risi anche io.
Tornammo all'appartamento e raccontammo tutto a Louise e Jason: non se l'aspettavano, ma era stato davvero bravo.



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