27. Summertime Sadness

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Le lancette dell'orologio segnano le quattro del pomeriggio. Davanti a me, l'ultimo ragazzo da interrogare. Siccome sono stanca, decido di fargli delle domande semplici. Mentre lui risponde, un po' teso, annoto le domande che gli ho fatto e il suo corso di laurea. Anche se sta parlando, decido di fermarlo. Fondamentalmente perché sono davvero stanca. Non perché stia andando male. Gli faccio notare il voto che ho deciso di dargli e poi lo congedo. Sul suo volto nasce un sorriso di sollievo. Lascio il biglietto sulla scrivania di Charles, impilato in ordine, e poi lo saluto senza disturbarlo. Raccolgo le mie cose ed esco, abbastanza svelta, dall'aula. Tiro un sospiro di sollievo. Finalmente è finita. Giustamente, tutti i ragazzi hanno preferito iscriversi e presentarsi a questo appello. Pensare che ho interrogato venti persone, con una misera pausa pranzo nel mezzo, mi fa sentire un leone. Percorro il corridoio e passo davanti ad un'aula dove si stanno tenendo gli esami di letteratura latina. Loro sono decisamente messi peggio di noi. Con sicurezza continueranno l'esame anche domani.

Il cortile del campus di storia è inondato dalla luce calda del sole. L'estate è arrivata e non sta risparmiando nessuno. Nemmeno in biblioteca il caldo ci da un po di pace. Nonostante il sistema di condizionatori, il caldo riesce a raggiungerci. Guardo ancora l'orologio per capire quanto tempo ho a disposizione per controllare un file di inventario. Decisamente troppo poco. In ogni caso devo comunque andare in biblioteca a timbrare il mio cartellino. Quando decideranno di digitalizzare tutto il processo, sicuramente, saremo già tutti morti.

Persino salire le scale settecentesche, che odio alla follia, diventa più difficile del normale. Il caldo rallenta e appesantisce ogni minimo movimento. Sto bramando l'aria condizionata della reception come fossi in un deserto e volessi dell'acqua. Finalmente riesco ad arrivare alla porta d'ingresso ma mmi blocco subito. Dietro ai vetri, Roger. Sta discutendo con Sybil che cerca di mantenere la calma. In modo del tutto apparente visto che la povera matita che sta stringendo tra le dita sta per spaccarsi in mille pezzi. Mi faccio coraggio e apro la porta.

"Ciao Sybil!" - lei, preso alla sprovvista, fa cadere la matita che aveva nelle mani.

"Liz...non ti aspettavo così presto!" -la raccoglie e cerca di comportarsi nel modo più naturale possibile. Anche se, sento che è un po' a disagio.

"Presto?! Sono le quattro passate ed ho interrogato venti ragazzi. Sono distrutta"

Roger si volta verso di me e rimane immobile. Forse alla ricerca di qualcosa.

"Ciao Roger" - lui non dice nulla. Si ricompone e, con un cenno della testa, esce dalla biblioteca, passandomi affianco.

Il rumore della porta che si chiude alle mie spalle mi ricorda che devo tornare a respirare. Sybil mi guarda con affetto e mi abbraccia calorosamente. Ci stacchiamo dopo pochi minuti così che possa timbrare e dare un'occhiata alle mail che sono arrivate e per chiedere come si è comportate Crane.

*

Non sono abituata a fare le docce fredde ma questo caldo mi sta facendo uscire di testa. Ho bisogno di sentire il fresco dell'acqua sulla pelle. Anche perché, se avessi fatto il contrario sarei uscita più appiccicosa di come ci sono entrata. Ho acceso una candela alla lavanda. A quello non sono riuscita a rinunciare. Mi calma il suo profumo. Cagliostro aspetta paziente che esca dalla doccia per potersi divertire con l'acqua che rimane nel piatto. Solo il mio gatto si diverte con l'acqua. Forse non è davvero un gatto. Mi avvolgo in un asciugamano e cerco di asciugarmi come meglio posso, senza muovermi troppo. Non voglio dover tornare sotto l'acqua. Mi siedo sul bordo della vasca e prendo il barattolo di olio leggero. A questi rituali non so se riuscire a rinunciare tanto facilmente.

Con ancora le mani unte, cerco di indossare la tuta di lino che avevo abbandonato sul letto quando sento il campanello suonare.

"Arrivo!" - mi sento scivolosa e il rischio di cadere rovinosamente a terra è decisamente elevato.

Dall'altra parte, Zoe sta trattenendo le risate e trattiene anche delle buste di carta.

"Cosa ci fai qui?! Cos'è tutta questa roba?!" - mi scansa per appoggiare le buste sul tavolo e correre dal gatto per riempirlo di baci. Immergo il naso dentro la carta e il profumo di cucina cinese mi invade. Dovrò farmi un'altra doccia.

"Non guardarmi così, bambola. Tu ed io dobbiamo parlare" - mi fulmina con lo sguardo giusto un secondo perché la sua attenzione viene catalizzata dal gatto. Mentre loro si scambiano profonde coccole, apparecchio con il poco che ci serve il tavolino in soggiorno.

Quando finisco di sistemare anche l'ultima scatoletta mi rendo conto che non ce la faremo mai a mangiare tutto quel cibo. Il tavolino straripa di cinese. Probabilmente Zoe ha svaligiato la gastronomia in vista di una conversazione di un certo tipo. La guardo e lei alza le mani imbarazzata. Vorrei solo sapere dove vorrà andare a parare. Forse riguarda quello che è successo l'altra sera al Magnolia. O forse riguarda quello che ho detto negli ultimi giorni. In un flash mi rendo conto che Zoe non ha idea di quello che è successo a casa mia. Non sa di Jessica e il patto di protezione con Eva. Forse non sa nemmeno che conosco Eva.

"Sai, dovresti smettere di assentarti. Così ti perdi tutto il cibo" - Zoe si destreggia tra i ravioli e giocare con Cagliostro.

"Eh...ah, scusa. Quindi...di che cosa volevi parlare?" - cerco di distrarmi infilzando un raviolo. Improvvisamente mi si è chiuso lo stomaco.

"Ah, sì giusto. No, dico, ma dove cavolo hai imparato a fare quella cosa?"

"Cosa?" - comincio ad innervosirmi.

"Li hai scaraventati! Come hai fatto?!" - Zoe comincia ad animarsi.

"Ad essere onesta...non ne ho ideaa!" - mi viene naturale sospirare. M sento come se mi fossi tolta un grosso pesa dalle spalle. In realtà, pensavo che andasse a finire molto diversamente - "Ho solo sentito la voglia di far uscire tutto quello che avevo dentro. Come se fossi un palloncino che sta per scoppiare"

"Qualsiasi cosa fosse, li hai presi a pedate nel culo!" - alza una mano cosicché possa batterle il cinque - "Eh brava la mia cuginetta...tanto buona e gentile ma..."

"Smettila!" - ci mettiamo a ridere come due bambine mentre cerchiamo di finire il cibo e far giocare il gatto.

"Ah, Sybil mi ha chiesto se poi li raggiungiamo al Nelson. Non ho ben capito che tipo di serata c'è"

"Non importa. Certo che ci andiamo! Ora però, cerchiamo di finire il più possibile questo cibo....ma hai svaligiato la gastronomia?"

"Senti...questo gatto deve essere nutrito" - cerca di giustificarsi usando Cagliostro che la guarda con circospezione. Per fortuna, non capisce appieno quello che ha detto Zoe. Almeno spero.

*

Siamo così piene che non abbiamo nemmeno il coraggio di alzarci dal divano. Abbiamo aperto tutte le finestre perché il caldo ha raggiunto, davvero, temperature anomale per Oxford. I telegiornali non fanno altro che avvertire la gente di non uscire nelle ore più calde.

I minuti scorrono lentamente e nella mia mente si fa strada una domanda che, ogni tanto, fa capolino dalla visita di Jessica. Incantesimo di protezione. Essendo ancora inesperta, non conosco tutti gli incantesimi. Spero solo che ne esista una che possa collegare me e Zoe e, all'occorrenza, sentire quando l'altra è nei guai. Mi faccio delle remore nel fare questa domanda. Non so nemmeno quale possa essere la risposta a una mia domanda del genere. Non dovrei nemmeno farmi così tanti problemi. Il massimo che può succedere è una risata. Prendo coraggio e mi sollevo leggermente dal divano. Zoe, intanto, sta tartassando Cagliostro di coccole e baci.

"Senti...per caso, esiste un incantesimo di protezione?" - lo sguardo di Zoe rimane fisso sul gatto. Piega solamente la testa.

"Protezione di che tipo?"

"Tipo...se dovesse succedermi qualcosa, tu lo sentiresti come se accadesse a te" -si gira verso di me e i suoi occhi brillano di curiosità.

"Cosa hai fatto?" -mi si avvicina e mi punta contro l'indice.

"Nulla...chiedevo soltanto"

"Comunque...è magia di sangue. Roba potente e pericolosa. Molto pericolosa"

"Ah..ok" - nella mente si crea l'incantesimo e il motivo per cui voglio farlo. All'improvviso, mi si parano davanti le dita di Zoe che schioccano per attirare l'attenzione.

"Svegliati bambola!"

"Cosa?...Sì, ci sono" - non sembro per nulla convincente.

"Tu hai dei problemi. Oltre ai tuoi uomini. Cosa succede?" - mi si avvicina, in modo da accarezzarmi i capelli e portarmeli dietro l'orecchio. Una sensazione di serenità mi pervade.

"E' successa una cosa quando sono tornata a casa, l'altro giorno..." -deglutisco rumorosamente e Cagliostro si sistema meglio sulle mie gambe.

"Cosa?" - guardo Zoe e mi viene spontaneo raccontarle tutto. Sputo fuori tutto quello che mi passa per il cervello. Oltre ai problemi con Will e Roger, bisogna aggiungere il tentativo di Jessica di farmi fuori, il salvataggio e proposta di Eva. Quando pronuncio il nome dell'anziana vampira, per poco, Zoe non soffoca - "Ragazza, tu sì che sai come non annoiarti!"

"Già" - mi esce un po' a denti stretti perché, davvero, non lo faccio apposta.

"Senti, questa tua situazione sta peggiorando sempre di più da quando sai e vedi..." - si alza di scatto e si dirige a passo svelto verso la cucina - "tu hai bisogno di una protezione e se quello che mi hai detto su questa...com'è che si chiama?"

"Jessica"

"Ecco, se questa stronza ti vuole fuori dai giochi forse è meglio se siamo entrambe a guardarci le spalle" -si guarda intorno e prende in mano un coltello.

"Cosa vuoi fare con quello?!" - lo indico abbastanza impaurita. Non so cosa stia facendo. Mi fa cenno di raggiungerla e, titubante, lo faccio. Mi prende a forza la mano. Ferisce una dei suoi palmi e poi il mio. Il mio sangue, il tuo sangue, il nostro sangue. Congiunge le mani ferite e pronuncia l'ultima parte dell'incantesimo.

"Sicura che funzioni? Non dovrebbe esserci, che ne so....una folata di vento?"

"Non siamo in Harry Potter. Ora, fammi il piacere, mettiti addosso qualcosa di sexy e usciamo" - lo dice con un tono stizzito e mi spinge verso la camera.

*

Dopo una mezz'ora buona alla ricerca della gonna perfetta, perfetta per Zoe, siamo riuscite ad arrivare al Nelson. Il locale, nonostante le vacanze estive siano alle porte, è stranamente pieno di ragazzi. Al bancone, James spilla birra a profusione e Sybil fa avanti e indietro con i clienti. Nella sala a sinistra, Jacob si sta divertendo, e sta facendo divertire il pubblico, con una serie di cover di band indie-folk. Zoe mi trascina ad un tavolo e mi lascia lì mentre si procura da bere.

Cerco di sistemarmi la minigonna di pelle come meglio posso. Intorno a noi, la musica aleggia sulla folla. Zoe torna con una bicchierini da shot e una sguardo troppo furbo per farmi credere che questa sarà una serata innocua.

"Bevi!" - mi mette davanti il bicchierino e aspetta che lo finisca. Il liquore scende leggero nella gola. Solo in fondo sento una nota strana. Qualcosa di dolce con una punta di piccante.

"Zoe...cos'hai fatto?" - alza le mani in segno di resa e, subito dopo, beve il suo.

Zoe continua a farsi portare vassoi con dei drink da Sybil che, dopo il terzo, comincia a preoccuparsi. Nel frattempo, con la musica ancora alta e i ragazzi che non smettono di arrivare, ci raggiungono anche gli altri del gruppo. Sheala, non appena mi vede con un drink in mano, comincia a farmi domande sui miei uomini. In un momento di distrazione, mi faccio trascinare tra la folla da Sheala. Bisogna ammettere che, per quanto sia a pelle insopportabile, Jacob se la cava a cantare. La sua voce rude e gutturale riesce a riunire tutti in un'unica dimensione. Con tutto l'alcool che ho in circolo, cominciare a ballare mi sembra una scelta dovuta ed obbligata. Per un momento che mi sembra interminabile, mi sento leggera. Senza l'angoscia di sapere che Jessica potrebbe attaccarmi, senza il pensiero di Roger. O di Will. Libera di divertirmi in una normale serata al pub con gli amici. Una di quelle serate che erano solite prima di tutto questo mondo magico.

Dopo aver cantato a squarcia gola ho bisogno di qualcosa di fresco. Arrivo al bancone con fatica. Il locale è davvero pieno di gente questa sera. Mi appoggio al legno e cerco di farmi vedere da James che, sfortunatamente per me, sta parlando con un cliente. Cerco di sporgere la testa per vedere se posso interromperli ma una mano fredda si appoggia sulla mia spalla.

"Buonasera" - Eva, in tutto il suo mortale splendore, mi sorride. Tra le mani stringe una busta di carta.

"Buonasera" - cerco di articolare come meglio posso le parole. L'alcool che mi ha fatto bere Zoe sta dando i suoi frutti. La testa è pesante e la bocca è impastata.

"Vedo che sei impegnata...non ti tratterò"

"Cosa succede?" - sul suo viso pallido fa capolino un sorriso. Appoggia la busta sul bancone e ne estrae due fotografie.

"Ho saputo che l'altra sera tu e tua cugina vi siate divertite al Magnolia..." - mentre lei parla con calma, i bicchieri dietro di noi cominciano a tremare leggermente. Non mi sento tranquilla a parlare di quello che è successo. Di quello che ho fatto. - "Rilassati" - le sue mani si appoggiano candidamente sulle mie braccia e cerca di calmarmi.

"Cosa? Come?"

"Oh, andiamo....ormai dovrai aver capito che ti tengo sotto sorveglianza. Comunque, non so qui per farti una ramanzina. Anzi, dovrei farti i complimenti. Mi hanno detto che li hai stesi per bene"

Continuo a deglutire rumorosamente. Distolgo lo sguardo da Eva un attimo. In lontananza, Zoe mi osserva preoccupata. Le faccio cenno di non muoversi e le sorrido. Ricomincio a respirare in maniera corretta e i bicchieri non tremano più.

"Ho solo bisogno di una tua conferma" - gira le fotografie ed io cerco di mantenere più controllo che posso - "Sono questi due quelli che vi hanno aggredite?"

Li osservo bene. Non ho dubbi. Quei volti non me li scorderò tanto facilmente. Annuisco ed Eva fa immediatamente sparire le immagini.

"Molto bene...Ora ti lascio a quell'affascinante ragazzo" - stranita mi guardo intorno senza notare nessuno. Allora, Eva indica dietro di me. Alle mie spalle, Roger mi sta fissando intensamente. Sul suo viso un misto di disapprovazione e curiosità. Nello stesso momento, James si para davanti a me con un drink. 

*

"Roger!"

Lo sto rincorrendo da un po' ormai. Non so nemmeno dove sta andando. So solo che non mi risponde e non si ferma ogni volta che urlo il suo nome. È uscito come una furia dal Nelson quando ho provato a salutarlo. Non lo capisco. Non capisco questo suo atteggiamento.

"Roger! Fermati!" - lo chiamo un'altra volta ma lui non si ferma.

"Cosa ci facevi con quella?" - Roger si blocca, si volta e sul viso una maschera di disapprovazione.

"Quella? Eva?" - sono stranita. Ma, dopo tutto questo, veramente c'è ancora qualcosa che mi dovrebbe stupirmi.

"La smetterai mai di frequentare certa gente?!"

"Certa gente?! Lei mi sta aiutando!" - mi sta esasperando. Non capisco dove vuole arrivare e la rabbia sta salendo.

"Come fa quella ad aiutarti?! Come fai a fidarti così ciecamente!"

Rimango immobile. Non so come rispondere. Mi sta accusando senza sapere assolutamente nulla. Non sa niente e pretende di farmi la ramanzina. Boccheggio, sperando che le parole mi escano di getto dalle labbra ma nulla. Niente. Sono stanca di litigare per questi motivi. Sono stanca di dovermi scusare per quello che faccio e per chi frequento.

"Smettila" -assomiglia più ad un sussurro quello che esce dalle mie labbra.

Vorrei dire molto altro ma le labbra di Roger si scontrano sulle mie. Un bacio famelico. Mi spinge all'indietro contro un muro. Per il colpo le nostre labbra si separano un attimo. Non ci guardiamo negli occhi. Le nostre labbra sono l'oggetto del nostro sguardo. Lui ricomincia a baciarmi ed io, impotente, lo lascio fare. Le sua mani percorrono il mio corpo, soffermandosi sul fondo schiena. Mi solleva, di modo che sia gli sia in braccio. Non so più dove finisce uno e inizia l'altro. I respiri si accorciano e delle leggere goccioline di sudore scendono lentamente sulla pelle. Potrei non fermarlo ma le sue accuse risuonano nella mia mente.

"Smettila" - cerco di staccarmi. Ma tutto quello che mi esce è un sussurro che assomiglia più a un mugugno - "SMETTILA!"

Mi stacco a forza da lui. Torno a poggiare i piedi a terra ma Roger non vuole sentire ragioni. Cerca di nuovo di baciarmi. Questa volta lo urlo e, dietro di lui, un lampione esplode. In quel momento si ravvede e pone una distanza tra di noi.

Sono stanca di sentirmi accusare da persone che non sanno quello che faccio. Sono così stanca.

"Tu...tu non sai nulla. Te ne sei andato e continui a comportarti come un bambino. Vuoi che ammetta di aver sbagliato?" - Roger si fa piccolo e cerca di nascondere il viso girandosi dal lato opposto - "Va bene...ho sbagliato. Meglio?!"

Non risponde e nemmeno mi guarda. Un altro lampione esplode, più lontano. Sono arrabbiata.

"Parla!" - sono stanca di litigare da sola.

Ma lui no dice nulla e questo non aiuta a calmarmi.

"Sono stanca di dovermi giustificare in continuazione. Quando ti sarai calmato parleremo. Fino ad allora, stammi alla larga!"

Raccolgo tutto il coraggio che mi rimane e lo lascio da solo contro quel muro. Un'incontrollata lacrima abbandona il mio occhio per percorrere le curve del mio viso. E i suoni di un temporale estivo arrivo alle orecchie in lontananza. 

COMMENTO DELL'AUTRICE⭐

Ciao a tutti! Sono tornata! Lo so, lo so. Non si fanno queste cose ma sono stati mesi intensi. Sono mesi in cui mi sono messa in discussione un sacco di volte e, devo essere onesta, mi sono chiesta dove stessi andando con questa storia. Una mattina, ascoltando una canzone, una di quelle che ascolto solo io, mi sono sentita in colpa verso i miei personaggi. Quindi, finirò questa fase della mia vita, e della vita di Liz, per poi chiudere un altro capitolo con il sorriso. 

Dove eravamo rimasti?! Troppo indietro nel tempo per ricordare. Liz sta crollando come sono crollata io. Ma le cose si risolvono. Solo che nella vita vera non c'è la magia ad aiutare. Peccatoooo! Non temete, la piccola Liz non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. Nemmeno dagli uomini della sua vita. 

Ci sentiamo presto su questi stessi schermi e su IG. Vi voglio bene, Liz. 

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