29 . Fire and Smoke

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Sono così stanca che potrei addormentarmi sul tavolo. Ieri ho finito di scansionare i volumi fino a notte. Ormai il campus era chiuso. Rimanevo solo io. Io e quei maledetti volumi di orientalistica. Non conto nemmeno più le tazze di caffè. Ormai sono arrivata al punto di non ritorno. Voglio le ferie.

All'ennesimo sbadiglio decido che è ora di un altro caffè. Il solito chiosco del campus ha già la fila. Mi metto in coda ed aspetto anche se segretamente spero di non addormentarmi sul posto. Stranamente la fila si dilegua in fretta e, con il mio caffè bollente tra le mani, torno ad aggiornare la relazione.

La mia scrivania non assomiglia più quella di una bibliotecaria. Sembra che una povera disperata abbia preso possesso del tavolo. Ho fogli sparsi ovunque. La mia ossessione di avere tutto scritto prima a mano e poi trascritto a computer si sta rivelando abbastanza inutile e passabile di smarrimento fogli.

Un colpo sordo mi fa sobbalzare sul posto.

"Gesù!" - davanti a me, Crane, visibilmente irritato, a grandi falcate arriva alla reception dopo aver sbattuto la porta d'ingresso. Quando ha questo umore è meglio non chiedergli niente. Anzi, meglio addirittura non rivolgergli la parola affatto. Con lo sguardo fisso allo schermo, non mi rivolge una parola e apre dei file.

"Hai scansionato tu i volumi di orientalistica?" - la sua domanda mi arriva come una domanda retorica alle orecchie. Lui stesso me lo aveva "ordinato".

"Così mi avevi chiesto di fare." - senza togliere la concentrazione dal mio lavoro mi sale, dal fondo, la preoccupazione che qualcosa sia successo.

"Sta mattina sono andato a controllare in archivio e non ci sono più."

"COSA?!" - per poco non mi soffoco con il caffè. - "Non è possibile. Li ho rimessi al loro posto. C'era persino il guardiano." - la scomparsa di volumi così antichi e preziosi è paragonabile ad una crisi di Stato per la biblioteca. Niente sparisce da questo posto.

"Tom ha confermato tutto." - non toglie gli occhi dallo schermo. Continua a fissarlo come se avesse le risposte.

"Che si fa adesso?" - da parte mi, chiudo il pc e cerco risposta nel movimento del suo sguardo. Immobile. Non piace nemmeno a lui questa situazione.

"Si manda una comunicazione al Rettore e gli si spiega che c'è stato un furto."

"E basta? Noi non facciamo niente?" - eccolo. Lo sguardo del bibliotecario su tutte le furie. Sono una delle poche che poteva ritenersi fortunata a non averlo mai visto veramente arrabbiato. Così furioso che con uno sguardo riusciva a far tacere tutto intorno. Credevo che non lo avrei mai visto.

"No." - la sua risposta secca mi fa desistere dal chiedere altro. Mi rimetto al lavoro. In questo momento, è l'unica cosa che posso fare. Persino una parola di gentilezza potrebbe alterare ancor di più Crane.

*

Ho passato il restante turno nascosta, ad un tavolo nella sezione di linguistica. Nemmeno le addette hanno voglia di rimanere a lungo in questo posto. Voci di corridoio dicono che la professoressa Lee abbia talmente spaventato le addette che nessuno vuole lavorare in questo reparto. Lei si aggira e detta legge. Nella mente, riesco a figurarmi un incontro scontro tra lei e Crane. Sarei curiosa di vedere chi vince.

Fisso le ultime righe della relazione. Sono soddisfatta. All'improvviso, un rumore assordante mi fa coprire le orecchie. Allarme antincendio. Chiudo lo schermo e corro al piano superiore. Alla reception, Charles mi guarda senza sapere cosa stia accadendo. Dietro la porta principale, vicino alle scale, dei libri stanno bruciando. Esco di fretta e Crane è subito davanti a me con l'estintore. Spegne quelle piccole fiamme e cerca di mandare via in fretta il fumo muovendo le braccia ossessive.

Ci avviciniamo con cautela per vedere se possiamo muovere qualcosa. Senza fare più danni di quelli che sono stati fatti dalle fiamme. Fortunatamente, il fuoco non ha fatto danni irreparabili. Tra me e Crane aleggia la domanda principale. Come è potuto accadere?

Ai nostri piedi, spogli del fumo, rinvengono i volumi di orientalistica che erano scomparsi.

"Cos'è successo ?" - dalle scale arriva la voce profonda e roca del Rettore. Uomo anziano, con il viso visibilmente invecchiato e gli occhi ancora giovani e vigorosi. Un uomo alto, distinto. Al sentir la sua voce, Crane si raddrizza come un soldato all'arrivo del generale in comando.

"Rettore..." - forse per la prima volta da quando ho messo piede in questa biblioteca, assisto impotente alla mancanza di parole di Crane. Non è mai accaduto.

"Signor Crane, si è sentito l'allarme fino al mio ufficio. Cerchi di darmi una spiegazione a questo incidente, vogliamo chiamarlo così?" - il Rettore, con le mani nelle tasche dei suoi pantaloni sartoriali scuri, osserva il pavimento. Non alza mai lo sguardo verso di noi. Tutti, compresa me, capiamo però, che questo atteggiamento nasconde molto altro.

"Hanno rubato dei volumi la scorsa notte e, adesso, li abbiamo trovati in questo stato."

"Ero convinto di aver affidato la biblioteca, e l'archivio, in ottime mani. A quanto pare mi devo ricredere."

"Signore...."

"Lei è il responsabile qui, mi aspetto che faccia chiarezza." - adesso il suo sguardo è su tutti noi. Ci osserva uno ad uno. Quegli occhi sono come degli Inquisitori che hanno in mano il tuo destino. Se gli stai simpatico te la cavi, altrimenti. - "Voglio una relazione sulla mia scrivania entro sera."

"Sì Rettore." - l'anziano signore si dirige verso le scale dalle quali è comparso pochi minuti prima.

"Ah, Crane...prenderemo provvedimenti, lo sa." - Crane non dice nulla. Muove solo il capo come segno di assenso. Noi tutti, intanto, abbiamo la stessa espressione e la medesima sensazione. Il Rettore ha lanciato una velata minaccia al nostro supervisore per qualcosa che non ha commesso. Tutti lo sanno, anche il Rettore, ma nessuno può fare qualcosa.

Provo ad avvicinarmi ma in cambio ricevo solo uno sguardo truce e un sussurro.

"Trovami le riprese e spera che di non aver combinato guai." - annuisco e rimango ferma. Non mi muovo. Per quanto, a volte, sia insopportabile e mi tratti come una ragazzina priva di cervello, no mi ha mai rivolto la parola con questo tono. Mai una minaccia vera. Mai un rimprovero di questo tipo.

"Cosa state aspettando? La venuta del Signore? Muovetevi! Dentro o fuori!"

*

I corridoi sono pieni di studenti che sfruttano tutti gli spazi. Anche i più angusti. Tutto pur di trovare un po' di pace e studiare con calma. Vi invidio. Vorrei trovare anche io un posto dove rifugiarmi. Dove sfogarmi. Charles ha provato a rassicurarmi sul comportamento di Crane ma non sono ancora convinta. L'umore, nelle ore successive, è diventato pesante come il tono della sua voce. Mi ha lasciato un post it sulla scrivania con l'elenco delle mie mansioni. Non ho chiesto nulla. Nessuno si aspettava che lo facessi.

La sezione di letteratura inglese è, da sempre, il mio angolo. Il mio luogo dove poter stare tranquilla e riflettere. Appoggiata alla parete di legno scuro, intarsiato con piccole foglie e le pesanti scale che costeggiano le mensole stracolme di libri. Chiudo gli occhi solo per pochi minuti. Davanti a me rivedo tutta la scena. Ancora. La Bodleiana è controllata con i sistemi più avanzati per le biblioteche universitarie. Ci si chiede come sia possibile che dei manoscritti siano stati presi e poi mandati in fumo. Perché proprio davanti all'ingresso. Ci si chiede chi.

"Ti senti bene?" - una voce. Un uomo. Quella voce che, in determinati momenti, assomigliava a velluto. Riapro gli occhi e Will è davanti a me con un libro in mano e una leggera ruga in mezzo agli occhi.

"Vorrei..."

Mi si blocca in gola il respiro. Quel vorrei rimane lì, nell'aria. Vorrei aver fatto di più. Ma cosa. La sensazione di non aver fatto abbastanza, di non aver fatto al meglio il mio dovere mi assale. I vetri delle grandi finestre accanto a noi tremano lievemente e i miei occhi si fissano in quelli di Will. Il respiro mi blocca e le mani corrono a cercare di dare sollievo a questa sensazione di annegamento.

"Non...respiro..."

L'uomo di fronte a me si muove velocemente. Abbandona il libro sul tavolo e circonda il mio corpo con le sue braccia. Una presa salda, calda e rassicurante. Senza farsi notare, mi porta nella tromba delle scale anti panico. Scioglie l'abbraccio solo quando arriviamo al pianerottolo.

"Cosa...cosa?" - mi rigiro su me stessa un paio di volte. Non capisco perché mi abbia portata qui.

"Urla" - forse è impazzito. Forse non sa veramente cosa sta dicendo. Cosa questo potrebbe provocare. No lo so nemmeno io dannazione. - "Liz...urla!"

Se qualcuno vedesse questa scena la vedrebbe al rallentatore. Le mani corrono a coprire le orecchie e le corde vocale vibrano per far uscire tutta la frustrazione e la rabbia. La consapevolezza che, comunque, non avrei potuto fare di più. La sensazione di essere stata trattata ingiustamente anche se non si sarebbe potuto fare altrimenti. I vetri rinforzati non vibrano. Sembrano rimbalzare l'urto. Il pavimento trema, come se la terra stessa, nelle sue viscere, stesse tremando. Una crepa di forma nel muro di fronte a me. Una lunga crepa che parte dal basso e raggiunge l'alto. Non molto profonda.

Credendo di non aver fatto dei grossi danni mi ricompongo. Mi volto verso le scale e trovo Will che si massaggia il collo. Deve aver sbattuto contro degli scalini.

"Oddio! Stai bene?" - mi protendo verso di lui. Gli afferro una mano, stranamente tiepida, lo aiuto a sedersi.

"Sì, sì. Sapevo a cosa andavo incontro." - dalle labbra mi sfugge un sorriso di circostanza. Una parte di me sperava davvero che sapesse a cosa stava andando in contro. Percorro lo sguardo fino ad arrivare alla base della sua nuca, dove si sta massaggiando.

"Fammi vedere."

Sfioro la sua pelle e delicatamente muovo la mano per accertarmi che non sia successo nulla. Che non necessiti di un incantesimo di guarigione o una pozione. Fortunatamente ha solo un leggero livido che non necessita di assistenza. Una parte di me, quella ancora legata, sospira. In un angolo della mente un pensiero. Forse posso dargli comunque un unguento.

"Non hai nulla. Solo un piccolo livido." - mi sono costretta a trattenermi. A non dirgli che era più grave di quella che sembrava. Passare le dita sulla sua pelle, però, riporta alla mente sensazione che credevo di aver seppellito dopo l'ultima volta. Quel languore che si mescola al calore e avvampa sulle mie guance è sempre lì, in agguato. Indugio ancora un secondo sulla sua pelle. Così chiara e vellutata. Sui piccoli ricci rossicci che fanno capolino.

In un intreccio di dita mi ritrovo allacciata a Will. Ancora una volta. Le nostre mani intrecciate sono il fulcro di quel momento. Non siamo mai riusciti a stare così vicini senza saltarci addosso. A dire il vero, non siamo mai stati vicini e basta. Muovere lentamente le dita mi fa rendere conto che non ci siamo veramente detti nulla. Mai una parola. Solo un paio di momenti fugaci e basta. A chi può bastare veramente tutto questo. Quelle mani intrecciate hanno il sapore di non vissuto. Di possibilità. Sempre in quell'angolino si fanno strada tanti piccoli universi paralleli. Forse saremmo stati felici. O forse no. Forse saremmo stati amanti per anni o forse avrebbe divorziato subito. Me ne vengono in mente molti ma nessuno di questi corrisponde anche lontanamente alla realtà.

Il suo profumo mi arriva dritto alle narici e vengo travolta, un'altra volta, dai ricordi. Lo sento passare con i polpastrelli il contorno del mio viso, delle labbra e intrecciarsi tra i capelli. Coccolare la mia nuca con movimenti lenti. D'istinto, chiudo gli occhi.

Pochi millimetri ci separano. Solo un soffio e le nostre labbra si ritroverebbero. Un'altra volta.

*

L'orologio al mio polso segna le 16,25. Ormai Sybil dovrebbe essere già qui. Oggi aveva l'esame di geografia e so benissimo che qualcosa sarà andato storto. Quella donna non è un insegnante normale. Per evitare rimproveri inutili, le ho mandato un messaggio spiegandole cosa è successo in mattinata. Non mi ha mai risposto. Spero almeno che lo abbia letto.

"Merda!"

L'imprecazione di Sybil arriva alle mie orecchie molto prima che possa entrare nel radar di Crane. Con uno scatto decisamente non da me, la raggiungo e mi paro davanti a lei. Accenno appena un sorriso e la prendo sotto braccio. I suoi insulti molto carini ci accompagnano fino a quando non entriamo nella sala delle fotocopie.

"Ma che cazzo! Mi dici che cavolo succede?" - mi appoggio alla porta e sospiro.

"E' successa una cosa...hai letto il messaggio?" - gli occhi le si sgranano e corre a prendere il telefono. Fruga nelle tasche e, quando lo trova e vede la notifica, mi guarda con una faccia da gatto bastonato. - "Non importa. Fortuna che ti ho presa prima di Crane."

"Che c'è?"

"Hanno rubato dei volumi. Crane è su tutte le furie e tu oggi starai attaccata a me come fossimo incollate."

"Va bene che siamo amiche ma non mi sembra..."

"Fai come ti dico per una volta!" - uno scatolone piomba giù dallo scaffale con un tonfo sordo.

"Ok ok...solo, non farmi cadere cose in testa. Mi serve."

Ho trascinato Sybil con me per tutto il pomeriggio tra gli scaffali di letteratura. Abbiamo occupato la postazione e ci siamo rese disponibili di quelli che venivano a chiederci solo dei libri. Prima di raccogliere le mie cose e trasferirmi per un po', ho lasciato un altro post it a Crane con tutte le cose che avevo svolto. Specificando che i filmati della sorveglianza erano stati caricati sul suo pc. Indicando anche la cartella dove li avrebbe trovati.

Tra un ragazzo e l'altro, ho raccontato a Sybil tutto quello che era successo. Tutto tranne Will. Quello è meglio che non lo sappia.

Il pomeriggio trascorre lento e, quando le lancette, scoccano le 18 mi sorprendo a tirare un sospiro di sollievo. Chiudiamo i nostri computer, firmiamo i cartellini e siamo pronte per poter tornare a casa. Le luci si spengono mentre percorriamo i corridoi. Alla reception non c'è nessuno. Solo il guardiano che, con aria buona, ci dice che sarà lui a chiudere. Ordini del Rettore. Mi rattrista pensare che Crane possa veramente finire nei guai per questa cosa.

Fuori, davanti allo scalone, appoggiato al cornicione, Dev aspetta guardandosi intorno. Spaesato. Mi sorprende vederlo qui ma penso che stia aspettando Sybil. Mi giro verso di lei, pronta a fare una battutina ma vedo che nemmeno lei se lo aspettava. I suoi occhi hanno un velo scuro che li copre.

"Non dire nulla...non è qui per me."

"Cosa?"

Solo un cenno della testa e la vedo scomparire nella rampa. Intanto raggiungo Dev che, sempre più a disagio, si tortura le mani.

"Ciao Dev."

Cerco di farlo sentire a suo agio usando il mio tono più dolce. In risposta solo un cenno. Ancora un cenno.

"Hai bisogno di qualcosa?" - scrolla la testa e continua a guardarsi intorno. - "Sei nei guai?" - ancora uno scrollo della testa.

Mentre comincio a spazientirmi, Devo si convince a parlare.

"Sono qui per Roger."

"Cosa?"

"Senti, lui non lo sa che sono qui. È stata una mia idea." - lo vedo in difficoltà. È fuori dalla sua zona di conforto. - "Ascolta, lui è davvero dispiaciuto per quello che è successo l'altra sera. Davvero dispiaciuto."

"Va bene."

"Va bene? Quindi lo perdoni?"

"Aspetta, cosa?!" - per poco la saliva non mi và di traverso. Non ci credo. Dev è venuto qui affinché io perdonassi Roger attraverso di lui. O forse è stato Roger a mandarlo. Dev, da canto suo, mi guarda con gli occhi della speranza. - "Se vuole essere perdonato deve venire lui. Non mandare il suo amico."

Le spalle di Dev si piegano in avanti. Sconfitto, si rassegna e si abbandona sul cornicione.

"Ascolta, apprezzo che tu stia cercando di aiutare un amico ma....come fai a conoscere Roger?"

Preso ancora in contro piede, boccheggia alla ricerca di una pronta risposta che, però, non arriva.

"Non te lo ha detto?"

In quel momento, nella tasca, la vibrazione del telefono mi distrae. Sullo schermo il nome di Ezra svetta su tutti i messaggi arrivati. Apro la chat e poi chiudo tutto. Lascio Dev, scusandomi, e corro a casa. 

COMMENTO DELL'AUTRICE

Ciao a tutti! Cominciamo con una confessione. Mi ha destabilizzata più di quanto credessi la GIF iniziale. Ho un problema, pardon. Proprio non ce la faccio. 

Il livello di Drama si sta alzando. Adesso anche i furti e i piccoli incendi. E poi, quanto è puccioso Dev che cerca di far fare pace? 

Io vi ringrazio per aver letto questo capitolo e vi aspetto settimana prossima. 

Baci 

- Liz


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