30. Ti va una tazza di tè?

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"Senti, forellino, lancia una monetina ed esegui."

Il corpo, evanescente, di Sally riempie il salotto. Subito dopo il messaggio di Ezra, sono corsa a casa e ho evocato mia nonna. Roger mi ha detto tutto. Ero così arrabbiata che ho chiamato l'unica persona che può farmi capire cosa fare. Anche in materie che non le appartengono visto l'altra metà della famiglia nascosta.

Ho raccolto tutte le candele che avevo in casa, disposte in un cerchio, accese e formulato l'incantesimo di proiezione. È uno di quelli potenti e mi devo sbrigare. Alla comparsa del primo fringuello dovrò interrompere il contatto.

"No, dico, ti sembra un metodo adulto?" - sconsolata, mi lascia cadere sulla sedia del tavolo.

"Beh, con me ha funzionato."

"E i risultati si sono visti!"

Persino Cargliostro la guarda male. Persino lui riconosce quando Sally dice cose assurde. Mi viene da ridere.

"Bene, ridi. Era ora!" - nonna si accomodo sul divano. - "Ora, mi hai chiamata per avere una risposta. Scommetto che sai già quello che devi fare."

"Lo so?" - lo so? Dubito fortemente di sapere cosa fare. In questo periodo a mala pena so cosa preparare per cena figuriamoci risolvere un triangolo amoroso e liberarmi di una pazza vampire secolare che mi vuole morta.

Un tonfo ci fa sobbalzare entrambe. Un fringuello dal petto rosso, picchietta il becco sul vetro della finestra. Sappiamo cosa vuol dire. Sally si alza dal cuscino e si stiracchia le braccia.

"Bene, fiorellino, il mio tempo è finito. Risolvi i tuoi pasticci e poi vieni a farti una bevuta."

"Nonna!" - al solo sentire quel nome, Sally alza un dito nella mia direzione e, quando lo fa, le sorrido mentre sparisce come un fantasma.

Ora sono di nuovo da sola. Io ed i miei problemi. Cagliostro salta sul tavolo della cucina e si avvicina alla mia mano, leccandola. Mi nasce un sorriso spontaneo sulle labbra. Il mio gatto. Lo prendo in braccio e comincio ad oscillare come se sentissi una musica che è solo nella mia testa. Ballo con il gatto tra le braccia per tutto il salotto.

"Tu ci sei sempre, no?"

In risposta, Calgiostro, gira il muso verso di me e miagola. Lo lascio andare e scelgo un disco. Questa è una di quelle sere in cui solo un buon vinile può aiutare a rilassarsi. Faccio scorrere le dita sulla carta sottile delle confezione. Un grande classico. Luis Armstrong. Quando ero piccola, mia padre era solito mettere uno dei suoi dischi preferiti la domenica sera. Abbracciava da dietro mia madre, le sussurrava qualcosa che la faceva ridere e il minuto dopo, erano al centro del salotto, abbracciati e ballare.

Lascio che la musica si sparga per la casa e le sue note arrivino alle miei orecchie. I miei piedi si muovono da soli sul pavimento. Il vestito gira come giro io. Cagliostro mi fissa con il muso inclinato.

Continuo così per tutta la canzone. Finestre aperte per il caldo e levetta del volume al massimo. Così, almeno, i miei vicini non si possono lamentare per la pessima musica.

Lo schermo del telefono, abbandonato sul tavolino davanti al divano, si illumina. Mi ero dimenticata di mettere la suoneria. Il nome mi fa fermare per rispondere.

*

Ho lasciato ad Ezra il suo solito thè per il mal di testa. La prossima volta lo porto dal medico.

Sulla via del ritorno, con un bicchiere da asporto tra le mani, mi perdo tra le vetrine dei negozi. Non ho mai il tempo per comprare qualcosa che non sia cibo o libri. Le strade, in questo caldo pomeriggio, sono piene di ragazzi in vacanza e i tavolini dei bar ricoperti da bicchieri con ghiaccio e bevande fresche.

Decido di passare a La Libellula perché ho bisogno di un posto tranquillo e perché ho bisogno di vedere Holly. Indaffarata come sempre, si destreggia tra i nuovi scatoloni e il riordino degli scaffali. Un lungo abbraccio e un caffè dopo ci ritroviamo a ridere e raccontarci quello che ci siamo perse.

"Tu come stai Liz?"

Questa domanda mi prende in contropiede. Non so proprio come rispondere. Vorrei dirle tutto ma non me la sento.

"Bene" - bene è quello che si dice quando non sai cosa dire. Quando quello che provi è troppo intenso da non riuscire a gestire. Quando non vuoi che la gente vada oltre. Bene è un'ottima maschera. Holly non si merita tutto questo ma se comincio a parlare della mia vita sentimentale, la magia è una componente che non posso nominare. Troppi segreti.

La contro domanda scatta in automatico e il suo bene è lo stesso. Lo vedo che qualcosa non va. Non del tutto. Ma non indago. Sappiamo entrambe che quando sarà il momento ne parleremo. Sappiamo che non siamo ancora pronte. Un sorso di caffè e torniamo con il sorriso. Come sempre.

*

Ho lasciato Holly davanti al portone di casa sua e me ne vado in giro senza veramente guardarmi intorno. Per inerzia cammino con le cuffie e le canzoni di una playlist di Spotify. Non ricordo il nome. Penso di averla scelta nella sezione mantieni l'atmosfera.

Tra le mani un libro che Holly mi ha prestato. L'ennesimo. Cammino ma non ho voglia di tornare a casa.

Un tocco leggero e fermo mi copre la spalla. Un sussulto e un piccolo salto dopo, davanti a me compare Roger. Rimango ferma, a riprendere fiato. Le persone non si devono presentare alle spalle.

"Ciao." un timido saluto dalle sue labbra e un sospiro pesante dalle mie, ancora spaventata.

"Ciao."

Il suo sguardo incrocia il mio per breve istante. La sua figura è piccola, di fronte a me. Un fugace sguardo di sottecchi e lo vedo riprendere la sua figura fiera. Distende le spalle coperte da una maglietta a maniche corte. Arrotolate come gli attori anni '50. Una mano tra i capelli per mascherare forse l' imbarazzo. Sicuramente il mio.

"Come stai?" ancora quella domanda. Ma lui non è come Holly. Lui vuole dire altro.

"Bene." forse mi esce troppo mellifluo ma lui non si scompone. Anzi, le sue spalle si rizzano.

"Vado al punto..." ora i suoi occhi sono legati ai miei. Ancora arrabbiata per quello che ha detto. Ancora ferita per la sua mancanza di fiducia. "Mi dispiace."

Un sospiro esausto mi esce dalle labbra. Non me lo aspettavo. Pensavo che avrebbe tenuto il muso per settimane. Dev deve avergli fatto una lavata di capo. Riesco quasi a immaginarlo.

"Ti dispiace." un sussurro il mio per cercare di registrare. "Per cosa esattamente? Per la scenata? Per non avermi detto nulla? Per cosa?"

"Liz..." in mezzo alla strada, ci siamo solo noi. Roger che mi guarda e prova ad essere calmo. Io ancora con un auricolare nelle orecchie. "mi dispiace per l'altra sera."

Questa volta è un respiro sconsolato. Una leggera brezza si intromette. Un piccolo colpo di vento fa volare i miei capelli e si insinua sotto la sua maglietta. Le guance si imporporano a scorgere un piccolo accenno di pelle appena sopra la cintura di pelle. Distolgo lo sguardo alla ricerca di parole. Alla ricerca di aria.

"Io...io non so cosa ti sia preso. Prendersela in quel modo! Senza sapere nulla."

Il ruvido dei mattoni torna sulla schiena. La rabbia che avevo provato.

"Tu non sai con chi stavi parlando."

"Tu che ne sai?" lo incalzo. Improvvisamente spaesato, si volta anche lui. In cerca di parole. "So chi è Eva."

I suoi occhi interrogativi sono puntati su di me. Lunga storia. Mi ritrovo, in mezzo ad una via, a riassumere come meglio posso. È un'amica di mia nonna. Non credo di averlo convinto a sufficienza. Probabilmente farà le sue ricerche e quando i fatti mi daranno ragione, allora mi crederà. La frustrazione sale e sale mi ad inondarmi la gola. Come un veleno.

"Solo per quello ti dispiace?" tirare la corda è una cosa che mi viene naturale ma saperla gestire è tutt'altra cosa. In una regata fare finire la barca contro gli avversari.

Si spazientisce ed io mi intristisco. Non sta migliorando. Rimaniamo fermi, uno contro l'altro ma anche le nostre parole. Immobili.

La tasca dei jeans vibra e la mano corre allo schermo illuminato. Ezra. 

*

Ho percorso il corridoio cinque volte prima di riuscire a fermare un medico che mi sapesse dire qualcosa. Lavanda gastrica.

La mano di Roger si è subito posata sulla mia schiena. Un gesto intimo. Il dottore non è riuscito a darmi più informazioni di così. È corso verso un'altra emergenza lasciandomi con la notizia di nuove analisi e di chiamare qualcuno. Roger lo ha ringraziato al posto mio.

Mi rigiro il bicchiere di plastica mentre aspetto che mio fratello si svegli. L'infermiera che si occupa di lui mi ha spiegato che quando lo hanno portato sembrava una overdose. Mi ha fatto delle domande. Ezra non si droga.

Sono rimasta in ospedale tutta la notte. Non sono voluta tornare a casa. Ho chiamato mia madre e poi Zoe. A quest'ora, la notizia sarà arrivata anche in biblioteca.

"Sicura di non voler tornare?" Roger ha aspettato con me. Non l'ho nemmeno guardato. Mugugno una risposta e rimango seduta. Guardo, ossessivamente, l'orologio. Le lancette non si sono mosse dall'ultima volta. Ho la testa pesante ma non so dove appoggiarmi. Chiudo gli occhi un solo momento. Gli ospedali non mi piacciono. Sono freddi.

"Elizabeth!"

Dalle porte scorrevoli, mia madre mi raggiunge. Vengo trasportata in un caldo e rassicurante abbraccio. La tensione della notte lascia il posto alle lacrime che scorgano copiose. Mi accarezza i capelli cercando di tranquillizzarmi. Dovrebbe essere il contrario.

Un medico, vedendoci, si ferma e spiega a mia madre cosa è successo. Aveva bevuto un tè con delle tossine al suo interno. Questa era la causa. Il tè.

Il mio stomaco è in subbuglio. Mi aveva chiesto un tè. Mi siedo e mi tengo la testa tra le mani.

"Ho bisogno d'aria." non mi fermano ed io posso uscire dal pronto soccorso per respirare. Seduta ad un tavolino, cerco di riempirmi i polmoni e fare chiarezza. Ripenso a tutte le erbe che ho mescolato. Non era niente di diverso dal solito. La stessa miscela da anni. La ricetta è di mamma.

Mi appoggio al tavolino. La testa mi pesava troppo.

"Liz." una voce suadente mi riporta alla realtà. Seduta davanti a me, Eva. Sigaretta tra le dita e rossetto rosso perfettamente aderente alle labbra. "Ho saputo."

Guarda all'angolo del tavolo e, inaspettatamente, Cagliostro è ai suoi piedi. Mi viene vicino e si struscia. Lo prendo in braccio per nascondere il naso tra il suo pelo.

"Non so cosa sia successo." le lacrime arrivano agli occhi e mi impediscono la vista. Eva, con la sua eleganza contraddistinta, mi porge un fazzoletto di tessuto. Estratto dalla sua borsetta di pelle.

"Non farti prendere dal panico. Raccontami cosa è successo." le spiego minuziosamente tutte le erbe che ho messo nel tè. Di averlo portato di persona ad Ezra e poi di essermene andata.

Cagliostro sposta il muso andando incontro alle mie labbra e poi si ritrae subito. Miagola e cerca di nascondersi nell'incavo del collo. La sua morbidezza mi consola.

Eva mi prende una mano. Cercando anche lei di consolarmi. I suoi occhi sono di comprensione.

"Non disperare. Scrivimi l'indirizzo di tuo fratello e faccio controllare." - dalla borsa estrai una piccola agenda nera accompagnata da una penna stilografica. Lascio il gatto sul tavolino mentre, con cura, le trascrivo l'indirizzo. "Appena so qualcosa ti contatterò."

Annuisco tornando a coccolare Cagliostro. Eva ci osserva e il suo sguardo è lontano.

"Sai, hai un gatto molto intelligente e sensibile."

"Come?"

"E' venuto da me, ieri sera. Miagolava come un pazzo. Poi, questa mattina, mi ha portata qui."

Il suo musino torna ad annusarmi il naso.

"Vedo che non posso esserti utile. Mi faccio sentire. Cerca di stare tranquilla. E riposati, assomigli a me più di quanto desideri." come è arrivata, se ne và. Cagliostro si agita tra le mie braccia.

"Anche tu dovresti tornare a casa. Vai." lascio a terra il gatto e so che troverà la strada di casa. Un profondo respiro e poi torno da mia madre. Avrà bisogno di me. 

COMMENTO DELL'AUTRICE⭐

Ciao a tutti! Questo è un capitolo con un altro piccolo pezzetto che ci porterà verso la fine. Abbiamo imparato a conoscere Ezra come uno strano fotografo freelance ma finire addirittura in ospedale! Ha messo sotto pressione la nostra Liz. E Roger non ha decisamente aiutato.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. IL prossimo avrà un ritmo più lento, spero. Sto ascoltando solo musica lenta per mettermi nel mood giusto.
Ci vediamo settimana prossima. Magari non nello stesso orario, o forse sì. Lasciatemelo nei commenti quale preferite.

-Liz

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