31. And i will shallow my pride

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Il vapore sullo specchio nasconde la faccia stravolta che ho assunto nelle ultime ore. Tornare a casa per respirare un attimo è stato un sollievo. Non sarei riuscita a resistere altro tempo dentro quei corridoi.

Ora, nel tepore del bagno, dopo una lunga doccia calda, riesco a respirare meglio. Pulisco il vetro e l'immagine che lo specchio mi restituisce è quella di una Liz sconvolta dagli eventi e stanca. Sotto agli occhi, delle profonde occhiaie bluastre. La pelle del viso è spenta. Mi tocco cercando, invano, di ridarle quella lucentezza che aveva fino a ieri.

Troppe cose sono successe e il mio fisico ne ha accumulato il peso. Sospiro sapendo già che dovrò tornare in ospedale e aspettare qualsiasi notizia. Ezra dorme nel suo letto ma gli esami continuano. Nessuno sa spiegarsi come sia successo. Ho fornito la lista delle erbe del thè. Persino i dottori non si spiegano come sia possibile.

Il mio sguardo si sposta al mobiletto di vimini accanto al lavabo. Spero che il telefono si illumini. Che Eva mi chiami e mi dica che non sono stata io. Che per sbaglio non ho messo nessuna erba velenosa. Ma il telefono non squilla ed io rimango nell'angoscia.

Oltre la porta, Roger sta aspettando che esca. Che mostri di essere ancora viva. Le lancette dell'orologio si spostano sulle 16. Mi rendo conto di essere in bagno da due ore. Non mi ero accorta dello scorrere del tempo.

Ho lasciato fuori dalla porta anche Cagliostro. Era pronto a seguirmi ma ho preferito restare veramente sola. Mi ha guardata storto e infelice. Sospetto che sia fuori a fissare il legno, con la codina scodinzolante, in attesa.

Prendo un respiro profondo e mi avvolgo nell'accappatoio.

*

Il soggiorno è stranamente silenzioso. Roger si è addormentato sul divano e non me la sento di svegliarlo. Ha insistito per volermi accompagnare e restare con me. Facendo il meno rumore possibile, metto in infusione una tisana rilassante alla melissa e mi chiudo la porta della camera dietro.

Questa volta non lascio il gatto fuori. Lo prendo in braccio, attenta a non rovesciare la tisana per terra, e lo appoggio sul letto. Passiamo il restante pomeriggio tra il lenzuolo fresco, l'aria calda proveniente dalla finestra aperta e una tisana bollente tra le mani. Cagliostro non miagola. Si accoccola al mio fianco e mi accompagna verso il sonno con le sue fusa. Un suono basso e rilassante.

Una leggera brezza sposta le tende di lino che avevo messo a inizio mese e la mia stanza si trasforma in una nave con le vele spiegate.

Mi lascio cullare dalle fusa e dalla brezza. Chiudo gli occhi un attimo e la stanchezza prende il sopravvento.

Con la testa pesante apro gli occhi. La sensazione di aver dormito pochi secondi. La sveglia sul comodino segna le nove di sera. Dovevo essere davvero stanca. Il mal di testa si manifesta con una fitta alla fronte. La sensazione di essermi dimenticata qualcosa.

Mi rigiro nel letto alla ricerca di Cagliostro ma non lo trovo. Un piccolo fascio di luce proveniente dalla porta suggerisce che sia uscito dalla stanza. Dall'altra parte, un flebile rumore di pentole e stoviglie.

Mi fermo allo stipite della porta. In cucina, Roger, osservato dal gatto, sta preparando la cena. Si aggira tra i fornelli sapendo dove reperire tutto il necessario. La maglietta abbandonata fuori dai jeans e uno strofinaccio su una spalla. Deve aver fatto anche la spesa perché l'ultima volta che avevo controllato il frigorifero era vuoto.

Il profumo di cucina messicana arriva fino alle mie narici e apre lo stomaco che si palesa con un forte gorgoglio da portarmi le mani all'addome. Cagliostro si accorge di un cambiamento e trotterella verso di me per strusciarsi contro la gamba. Mi sei mancato anche tu.

"Ti sei svegliata." - Roger si è bloccato in mezzo alla cucina. I suoi occhi percorrono la mia figura dalla testa ai piedi. Con particolare preoccupazione per il mio viso. Non c'è alcun cenno della passione che scorgevo quando era un frequentatore assiduo di questa piccola casa.

"Stai cucinando." mi avvicino lentamente e annuso estasiata la padella piena zeppa di verdure. Roger mi lascia spazio e non cerca di toccarmi. "Hai fatto la spesa."

Annuisce e cerca di accampare delle scuse per poi rassegnarsi all'evidenza. Avresti ordinato le peggio cose. E ha perfettamente ragione. Avrei chiamato l'ormai ossessione di Zoe e mia e mi sarei fatta portare uno di tutto.

Il grosso tavolo è apparecchiato per due. Ha anche rabboccato l'acqua al vaso. I fiori adesso hanno un aspetto più sano. Faccio scorrere le dita sulle posate e i piatti.

"Hai fame?" me lo chiede nel più gentile dei toni. A distanza, si appoggia al piano e mi osserva. Non c'è bisogno che dica nulla perché il mio stomaco, ancora una volta, risponde al mio posto. "Cambiati e mangiamo."

*

Siamo sdraiati sul letto da un'ora, a guardarci e basta. La cena l'ho divorata con fame. Roger mi ha guardata tutto il tempo, per un momento ho pensato di avere il condimento spalmato sul viso. Non ha fatto domande, si è preso cura di me. Mentre cenavamo, ho notato che non solo aveva fatto la spesa ma aveva anche messo in ordine il soggiorno.

"Mi dici che succede?" il tono basso di Roger mi riporta nel letto. Si tiene a distanza ma è come se fosse sopra di me con la sua imponente figura. Di tutto succede.

"Da dove comincio?" mi alzo controvoglia. Ai piedi, Cagliostro muove il muso per incoraggiarmi a parlare. Vedendomi ancora in difficoltà, si avvicina e si accoccola sopra le gambe. "La tua pazza ex mi ha aggredita in casa, mi ha rincorso per strada. Poi la ex della tua ex mmi ha salvata e mi sta aiutando."

Roger struzza gli occhi e mi raggiunge. È confuso. Avrei potuto dirla diversamente ma non avrei saputo come.

"E' per questo che la vampira ti gira attorno?" annuisco e aspetto. Tra le mani un gatto che sta gonfiando il pelo per prepararsi a qualsiasi sfuriata di Roger.

Rimaniamo altri minuti in un silenzio che per me ha tutto dell'imbarazzo. Non so cosa fare e dire d'altro.

"Me lo avresti mai detto?"

"Probabilmente no." anzi, sicuramente non lo avrei fatto. La spiegazione che gli fornisco è il ricordo della sfuriata in mezzo alla strada. Il suo sguardo si rabbuia. Si appoggia alla testiera del letto e guarda fisso davanti a sé.

*

"Sicura di stare bene?"

"Tranquilla Zoe. Sto bene." Zoe mi ha chiamata per assicurarsi che stessi bene. Che no mi fosse successo nulla.

"Glielo hai detto?" Roger, ancora nel letto insieme a me, sfoglia distrattamente un libro che avevo abbandonato sul comodino, ripromettendomi di leggerlo.

"Sì." dall'altra parte un silenzio di comprensione. Sa che se avrò bisogno la chiamerò. Riaggancia dopo avermi detto che sarebbe passata in ospedale quando ci sarei stata anch'io. Per evitare che una perfetta sconosciuta vada a fare visita ad un paziente.

Fuori dalla finestra, le luci di Oxford creano strani giochi sui muri della stanza. Non ci siamo mossi dal letto. Non ne ho la forza. Roger ha insistito per rimanere fino a domani. Ti accompagno in ospedale. Sarebbe stato inutile discutere anche su questo.

Non ha preso molto bene la storia di Eva e ancora meno quella di Jessica.

"Mi dispiace." lo dice sussurrando. Un soffio caldo. Mi giro per guardarlo, per capire a cosa si riferisce con queste scuse. "Mi dispiace. Ho pensato solo a me e non a cosa potesse essere successo. Non ti ho chiesto nulla."

Gli accarezzo una guancia, con delicatezza, spostandogli un pochino quel ciuffo scuro di capelli.

"Lo so."

Copre la mia mano sulla sua guancia. La pende tra le sue e deposita un leggero bacio sopra.

"Cos'hai intenzione di fare ora?"

"Niente." le nostre dita si intrecciano. Mi accoccolo su di lui e rimango così, a sentire il suo respiro all'orecchio. "Aspetto che Eva mi chiami. Sta indagando."

"Ok....che ne dici se, adesso, ce ne restassimo così?" si sporge per prender il lenzuolo in fondo al letto e ci avvolgiamo. Depone un piccolo bacio a fior di labbra e rimaniamo abbracciati. In mezzo alle lenzuola, il leggero venticello dalla finestre e le luci di Oxford.

In questo calore, le palpebre si fanno pesanti e la stanchezza torna a farla da padrone. 

Nel silenzio della stanza, la vibrazione di un telefono mi ridesta. Mi sporgo per vedere da dove arriva. Sul comodino, lo schermo del mio telefono è illuminato. Lo sblocco, Eva. Per un momento sono tentata da tenere per me il contenuto ma poi ci ripenso. Mostro a Roger il messaggio e decidiamo che non possiamo fare proprio nulla in questo momento. Solo tornare nel letto e restare così ancora un po'. 

COMMENTO DELL'AUTRICE

Ciao a tutti! Questa settimana, complice il pieno autunno che ha investito il mio paese e casa mia (vedi tutte le candele che ho bruciato e le mille tazze di tè caldo), abbiamo un capitolo molto lento. In un unico luogo e in un unico giorno. Mi serviva per rallentare le cose, per far capire a me e a Liz cosa stesse succedendo. Dove ci sta portando questa storia. Per far quadrare le storie, sopratutto quella di Liz e Roger. 

Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Liberi di commentare anche se non vi ha ispirato molto. Sono sempre contenta di avere un vostro feedback. 

Alla prossima settimana. 

- Liz

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro