37. She's back

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Le persone che Roger ha contattato si sono mosse subito, perlustrando la città alla ricerca di informazioni, a volte collaborando con Eva. Non sono riusciti a scoprire molto di più di quello che Eva sa. Siamo tutti sull'attenti da un paio di giorni e le mie crisi di nervi cominciano a toccare livelli davvero pericolosi. Ci sono stati dei momenti nei quali Zoe ha arrivata di corsa a casa per calmarmi mentre Roger mi guardava impotente.

L'ultima si sarebbe potuta paragonare alle tazzine in casa di Sybil che volteggiavano. Accucciata in un angolo del soggiorno, con la testa tra le mani, nella speranza di tornare a respirare. La notte prima sono riuscita ad arrivare ben oltre l'arrivo della ragazza nella radura. Assistere alla sua morte, così violenta, con Cagliostro ad assistere impotente, è stato troppo e la continua assenza di informazioni su Jessica mi hanno fatto crollare.

L'arrivo di Zoe è stato, come sempre, proverbiale.

Oggi è leggermente meglio anche perché sta per arrivare mia nipote e la cosa mi mette di buon umore. Sistemare la casa in modo da nascondere tutto quello che di magico c'è è un'impresa. In fondo, ho un appartamento piccolo e non molti nascondigli. Roger ha portato uno scatolone per mettere dentro tutto quello che non posso nascondere in modo da portarlo a casa sua. Mentre sistema il soggiorno, ed io la cucina, mi balena in mente l'idea che forse sarebbe più comodo trovare un posto per entrambi abbastanza grande per contenere tutte le nostre cose. Ragionandoci sopra, è davvero strano avere due case quando lui dorme tutte le sue notti da me e, nell'armadio, ormai ci sono anche i suoi vestiti.

Mi fermo e lascio lo straccio sui fornelli, mi giro e lo fisso un attimo. Lui e la sua maglietta bianca con le maniche risvoltate, come se fosse in un film degli anni cinquanta, i pantaloni leggeri e i Rayban agganciati alla tasca posteriore dei pantaloni. Mi viene da sorridere perché, davvero, non credo di poter valutare questa opzione. Ma, immaginarci insieme anche in una casa tutta nostra, non è davvero una brutta cosa.

Apro la bocca un pochino per rendere partecipe anche lui di questo pensiero ma la richiudo subito prima di dar potere alle corde vocali. Non ancora. Non è ancora il momento. Con questa immagine che si caratterizza di una nuovi dettagli, torno a sistemare la cucina. Non ancora.

*

Seduta in un bar, con un caffè freddo davanti a me, faccio scorrere svogliatamente le ultime mail di lavoro. Roger mi ha, quasi letteralmente, buttata fuori di casa con la scusa del devi rilassarti. Tra le tante mail di eventi della città ne scorgo una che cattura la mia attenzione. La leggo velocemente e noto, con una punta di dispiacere, che Will ha ottenuto il trasferimento a Cambridge. Crane starà festeggiando come al solito, a lui non è mai piaciuto Will. Questo vuol dire che si trasferirà anche dall'appartamento. Dalle labbra mi esce un sospiro di sollievo che non capisco da dove arrivi. Se devo analizzare tutto quello che è successo in questi mesi, bisogna ammettere che non ha fatto nulla di male. A parte mentire. Su sua moglie.

Concludo di leggere la mail per vedere se ci sono informazioni che mi riguardano personalmente e, non vedendo niente di interessante, chiudo tutto.

Nonostante il cielo nuvoloso, la temperatura non da tregua a noi poveri umani. Cerco di distrarmi chiudendo un secondo gli occhi e cercando di percepire un piccolo soffio di brezza che, per mia sfortuna, non ha voglia di uscire.

"Continuo a non capire cosa ci trovino in te." spalanco gli occhi immediatamente e, di fronte a me, senza che mi ne accorgessi, una cascata di capelli rossi si è seduta sulla sedia libera del tavolino. Jessica, elegante ma diversamente da Eva, si sporge leggermente su tavolino per potermi osservare meglio. Un attimo dopo, un cameriere con un sorriso smagliante disegnato sulle labbra, arriva da noi con un bicchiere di liquido ambrato. Lo appoggia e poi rimane fermo, in attesa di qualcosa. Jessica, con un movimento fluido della mano, lo manda via ma il suo sorriso ammaliato non svanisce.

Mi ricompongo e cerco di premere più che posso sulla cicatrice sul palmo della mano, sperando che Zoe sia in zona, senta e corra qua. Non sono pronta ad affrontarla. Non in pubblico.

"Cosa vuoi?" una domanda meno stupida non poteva proprio uscirmi fuori. Mentalmente mi do un leggero scappelloto sulla testa da sola. Non sono mai stata brava a gestire questo tipo di situazione. Perché, diciamocelo, chi si è mai trovato di fronte al vampiro che vuole farti fuori con un bicchiere che vi divide. Ecco, nessuno.

"Capire perché Eva si è intromessa. Cosa sei per lei?"

Decido, stupidamente, di non risponderle e continuare a fare pressione sulla cicatrice. Ho ancora la speranza che Zoe senta qualcosa ma comincio a dubitare che non farà in tempo ad arrivare fin qui.

"Ehi tu, rossa, cosa vuoi?" Alle mie spalle, la voce di Zoe arrivo forte e chiara. Una massa di lunghe treccine si siede accanto a me, protendendosi verso Jessica. "Ah, ma quindi è lei Jessica?" mi guarda come se la cosa fosse stata più grande di quello che effettivamente è. Stravaccata sulla sedia, Zoe comincia a rigirarsi una treccina tra le dita fissando la vampira che, nel frattempo, irrigidisce la mandibola.

La maschera di disapprovazione di Jessica muta in poco tempo in un viso disteso e un piccolo sorriso sornione nasce sulla sue labbra carnose. Prende il bicchiere tra le mani, ne saggia il bordo per poi bere un lungo sorso.

"E tu sei la strega dei sigilli." non si dicono nient'altro e questa cosa comincia seriamente a mettermi a disagio. Non percepivo pericolo fino a quando non è arrivata Zoe. Ora, la tensione si può vedere benissimo. "Bene...ho un altro giocattolo da usare."

Non mi escono parole dalle labbra ma le mani si irrigidiscono e un forte vento comincia a soffiare su tutta la piccola piazzetta. La gente, presa alla sprovvista, cerca di trattenere gli oggetti prossimi a loro e non bar cadere bicchieri e tazzine dai tavoli. Nessuna di noi si muove se non per un movimento impercettibile della mano di Zoe verso le mie. Le stringe ma non per calmarmi, anzi, tramite quel piccolo contatto, oltre alla folata di vento, vedo Jessica portarsi le mani alle tempie in preda ad una fitta di dolore. Per un paio di secondi rimane lì, dolorante, fino a quando Zoe, con ancora la mano intrecciata alle mie, non decide di far smettere il dolore ed io, come in accordo, riesco a far calare il vento.

"Nel caso non si fosse capito, noi non siamo i tuoi giocattoli." il tono di voce di Zoe è minaccioso mentre si sistema meglio sulla sedia.

Jessica, ormai tornata al suo solito sguardo, beve l'ultimo sorso di liquore.

"Invece lo siete." lascia il tavolino con un movimento fluido e troppo rapido perché un essere umano la possa notare.

*

Zoe mi ha riaccompagnata immediatamente a casa, ha persino provato a chiamare Roger ma l'ho fermata perché era alla stazione ad aspettare Mackenna. Ho mandato lui così avrei avuto il tempo di finire le ultime cose prima del suo arrivo. L'incontro con Jessica non era previsto e nemmeno l'appostamento di mia cugina in casa mia.

Ora, in una cucina che assomiglia più all'antro di Strega Salamandra, ci sono un gran numero di boccettine con pozioni e fogli con incantesimi di protezione che non so nemmeno se possano veramente servire a qualcosa.

Zoe mi ha relegata in soggiorno, sul divano ad aspettare che Roger e Mackenna. Non so stare in attesa senza fare assolutamente nulla ma mi sento inutile. Non so ancora abbastanza per poter fare qualcosa da sola. Zoe mi ha fatto capire che finché non avrò padronanza completa della mia magia è meglio che ci sia lei ad aiutarmi.

Sono talmente agitata che comincio a camminare avanti e indietro per il soggiorno alla ricerca di aria. Mi sento veramente inutile e questa sensazione aggrava le altre. Fortunatamente vengo distratta dallo squillo del telefono. Roger.

"Ehi! Tutto a posto?"

"Sì, credo. Senti mi fai una cortesia? Guardi a che ora Mackenna sarà qui?" non faccio molto caso alla domanda e mi posiziono davanti al frigorifero dove avevo appesa la copia del biglietto di mia nipote.

"Dieci minuti fa. Ci sono problemi?"

"Il treno è arrivato ma lei no." il telefono mi cade dalla mano e cade a terra. Io, invece, sono immobile davanti al frigorifero e Zoe mi raggiunge subito.

"Cosa succede?" non sentendo la mia risposta, raccoglie il telefono e comincia a parlare con Roger. Chiude la telefonata e poi mi strattona per farmi rinsavire. "Adesso chiamiamo Sally e tua madre."

*

Zoe mi ha fatta sedere sul divano e da allora non apro bocca. Non posso credere che Mackenna sia sparita. Mi sento male solo a pensarci. Non ho il coraggio di chiamare Harry e dirglielo. Non posso farlo.

Roger è tornato a casa immediatamente ed è rimasto al mio fianco fino ad ora ma non riesco a muovermi. Ha provato a parlarmi ma Zoe lo ha fermato.

"Non ti ascolterà." lo ha avvertito mentre distribuiva le candele sul pavimento. L'incantesimo di proiezione per chiamare Sally e mia madre richiede molta concentrazione.

Mentre da luce agli stoppini, il campanello della porta suona. Una sensazione famigliare mi ridesta dai miei pensieri e, di scatto, corro alla porta. Oltre il legno, Eva, in un tubino nero incorniciato da un filo leggero dorato e, ai suoi piedi, Cagliostro.

"Sei tornato." come se non ci fosse stato un momento di crisi, si avvicina e si fa prendere in braccio. Non parlo con nessun altro. Con in braccio il gatto, torno al mio posto sul divano. Eva, non si stupisce del mio comportamento. Entra in casa con un suono di tacchi alti e, con la sua eleganza si siede sul tavolo della cucina. Roger, non aspettandosi di vederla qui, è inquieto ma Zoe lo tranquillizza.

"Ho saputo della bambina...l'ha presa Jessica."

A questa frase, scatto in piedi e Cagliostro scende dai cuscini per stare al mio fianco.

"Cosa vuol dire?"

"Non so altro....i miei la stanno cercando. La troveranno." la risolutezza con cui dice queste poche parole mi rende meno nervosa ma non tranquilla. Cagliostro non si stacca dal mio fianco e, anzi, si avvicina ancora e si struscia leggermente. Roger mi raggiunge dall'altro lato della stanza ma il gatto non lo lascia passare. Soffia contro di lui senza che Roger abbia fatto qualcosa. Questo è un comportamento strano. Lo prendo in braccio e mi chiudo in camera mia. Sussurro un mi dispiace che sa molto poco di dispiacere.

Seduti sul letto, tra le lenzuola fresche di lavanda, lo fisso e Calgiostro non è da meno. Mi osserva. Forse nota dei leggeri cambiamenti nel mio viso. Sicuramente io li ho notati. Le notti passate a fare sogni che lasciano la sensazione di un incubo non hanno aiutato la mia pelle.

Con titubanza, muove una zampa verso di me, la ritrae e poi la riavvicina fino a toccare il mio palmo, aperto sulle lenzuola, in attesa. Vivere questo genere di situazione è strano per noi. Non siamo mai arrivati a questo punto. Nemmeno quando è arrivato.

Non mi muovo per lasciare che torni a prendere confidenza con me. Osservarlo compiere gli stessi gesti che faceva quando eravamo solo noi due mi rende felice. Mi è mancato. Con non poca fatica, finalmente, si arrampica fino a fronteggiarmi e annusarmi il viso. Le mani corrono ad accarezzare il morbido pelo nero e le sue fusa riempiono le mie orecchie.

"Mi sei mancato." lui non risponde, eppure so che può farlo. È già accaduto. Quella sera al Magnolia.

Due piccoli colpi alla porta mi ridestano. Dietro il legno, la testa di Zoe sbuca e ci avverte che sta preparando l'incantesimo per chiamare Sally ed Emma. Con uno sguardo tenero ci lascia ancora un attimo prima di tornare in soggiorno e poter organizzare un piano.

COMMENTO DELL'AUTRICE:  

BUON NATALE! Anche se è sera e ormai, spero per voi, il grande pranzo è terminato. Vi faccio gli auguri in un modo molto particolare! Con un nuovo capitolo! 

Spero vi piaccia. 

Buone Feste! - Liz

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