7. Do you wanna be reckless?

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Un grido si eleva alto all'interno del vecchio veicolo, spezzando il silenzio: lui.
Il folle sconosciuto sporge il capo fuori dal finestrino e, con un'insensata voglia di farsi sentire dal resto del mondo, grida con tutto il coraggio e la spensieratezza che è riuscito a racimolare tra le membra.
«Sai, Amaranta? Non pensavo di voler ringraziare una ragazza così distante e diversa da me.» Mi sorride, mostrando una vaga fossetta sulla guancia sinistra.
«In che senso?» gli chiedo.

Lui sorride ancora, stirando la pelle del viso.
«Accadono cose strane nella vita.»

E la conversazione rimane così: immobile, sussurrata ed eterea nell'attimo che presto diventa passato, raggomitolandosi alle nostre spalle. Non so bene cosa intenda con la frase appena pronunciata, ma va bene così.

Passano alcuni minuti, le labbra sono sigillate, e lo sconosciuto si schiarisce la gola, preparandosi a parlare di nuovo.
«Bene, adesso dobbiamo festeggiare la nostra ennesima fuga ben riuscita, non pensi anche tu?» mormora col vento tra i capelli e una gomma insipida contro il palato.

Annuisco.

«Conosci un negozio di tatuaggi qui vicino?» gli chiedo.

Il desiderio nascosto nel fitto dei miei muscoli decide di farsi avanti, arrampicandosi su per la gola e sgusciando come una sentenza dannatamente naturale.
Tengo gli occhi incollati sulla strada, ma so che lui mi sta guardando con la fronte corrucciata e le sopracciglia aggrottate.
Credo sia una delle reazioni che lo caratterizzano; l'ho già vista più di una volta mimetizzarsi tra l'ambra della sua pelle e il ciuffo scomposto che gli sfiora le sopracciglia.
«Aspetta, vuoi farti un tatuaggio?»

«Mh, sì. Hai qualcosa da dire in contrario?» lo stuzzico con un mezzo sorriso.

«Assolutamente no. Come puoi ben vedere» commenta indicandosi e gonfiando il petto «Sono molto favorevole ai tatuaggi.»

«Diciamo che lo avevo intuito. Comunque, città nelle vicinanze che possa soddisfare il mio bisogno di marchiare la mia pelle per sempre?»
Lui sembra pensarci un po' su, rimanendo in silenzio e probabilmente sfiorandosi il mento con fare riflessivo.
«Dovrebbe esserci Fargo.» asserisce infine.
Spingo il piede sull'acceleratore e stringo le dita attorno alla pelle del volante, fino a sentirle vuote, fino a non sentirle vive.
«Dove?»

«Destra.»

La campanella del piccolo negozio tintinna, liberando armoniose onde sonore che giungono e sfiorano le nostre orecchie tese, pronte ad accogliere un saluto o un qualsiasi tipo di ricevimento.
Assottiglio gli occhi curiosi e inizio a guardarmi intorno con attenzione: l'ambiente adibito a negozio è molto piccolo, confortevole, pieno di quadri attaccati alle pareti e numerosi ghirigori sulle porte in legno scuro. Sul fondo di una poltrona consumata giace stravaccato il corpo di un uomo anziano, mezzo addormentato; dalla folta chioma grigia spuntano alcuni ramoscelli di fieno, donando al corpo mastodontico - nonostante l'età - un'aria docile che mi porta involontariamente a sorridere.
«Hank, che cosa stai facendo?! La devi smettere di dormire nella sala d'aspetto oppure spaventerai i clienti!» grida un altro, affacciandosi dal vecchio bancone disposto sulla parete opposta.

«E smettila di scocciarmi, Phil! Ti sei dimenticato che sono io quello che ti paga da bere ogni maledetta sera?» pronuncia a stento, strascicando la S un po' più del dovuto. Phil gli rivolge uno sguardo minaccioso ma privo di ulteriori commenti, mettendo fine al battibecco che era sul punto di nascere.

«Buonasera ragazzi, di cosa avete bisogno?» il cinquantenne dalla corporatura esile ci rivolge un sorriso sdentato e un gesto morbido, invitandoci a fare qualche passo in avanti.
Lo sconosciuto, invece, rimasto in silenzio fino a questo momento, mi stringe la maglietta sottile, sussurrando un "sei proprio sicura di voler rimanere qui? Io non penso sia un posto molto affidabile"
Annuisco.
«Secondo me sono simpatici.» E le gambe iniziano a muoversi contro il mio stesso volere, raggiungendo il bancone scuro sul quale, dopo pochi secondi, appoggio i gomiti leggermente screpolati.

«Voglio un tatuaggio. È possibile farlo adesso?»

L'ometto ossuto sgrana gli occhi con evidente sorpresa.
«Abbiamo i soldi e poco tempo a disposizione, quindi se non è possibile andiamo in un altro negozio.» Mi affretto ad aggiungere, assumendo una posizione che dovrebbe, almeno nella mia testa, richiamare l'attenzione maschile all'interno della stanza.
Percepisco lo sguardo dello sconosciuto farsi più pressane, curioso, col desiderio di esplorarmi in una manciata di secondi. Lo ignoro, percependo il brio dell'adrenalina che mi scorre nelle vene.

«E sentiamo, che tipo di tatuaggio vorrebbe questa bella ragazza?» Una voce che non riconosco.

Mi volto in direzione del piccolo corridoio sulla destra, incrociando lo sguardo di una figura pallida, un sorriso malizioso in volto e i muscoli tonici ricoperti di tatuaggi.

Forse, per la prima volta in tutta la mia vita, l'universo ha davvero qualcosa di buono in serbo per me.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro