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Cloe

 Il tempo scorre inesorabile mentre mi trovo tra i fornelli della cucina, immersa nei profumi accoglienti della cena che sto preparando. Bob è al mio fianco, la sua presenza è un faro di conforto in mezzo alla frenesia quotidiana. Mentre taglio le verdure con gesti rapidi e precisi, sento l'aria diventare carica di elettricità.

Improvvise fitte di dolore mi scuotono, costringendomi a interrompere il mio lavoro. Bob, sempre vigile, alza lo sguardo dal giornale e mi guarda con occhi preoccupati.

«Cloe, tutto apposto?»

Chiede, il timbro della sua voce vibrante di preoccupazione.

Scuoto la testa, stringendo leggermente le labbra.

«Mi si sono rotte le acque».

Annuncio, cercando di nascondere il timore che mi avvolge. Il suo sguardo segue il mio, posandosi sulla pozzanghera sul pavimento. Un lieve brivido di apprensione attraversa il suo volto mentre si prepara freneticamente per il viaggio in ospedale.

«Bob, devi rimanere calmo».

I suoi occhi incontrano i miei, carichi di determinazione e amore, e annuisce con fermezza, cercando di mascherare l'agitazione che lo pervade.

Il tragitto verso l'ospedale è stato un susseguirsi di emozioni contrastanti. Ansia e trepidazione si sono mescolate alla gioia e all'euforia di questo momento così speciale. Mentre attraversiamo le strade illuminate dalle luci della città, Bob chiama gli amici, informandoli che il momento tanto atteso è finalmente arrivato. Le loro voci al telefono sono un sostegno vitale in mezzo alla tempesta di emozioni che mi travolge.

Una volta giunti in ospedale, l'atmosfera cambia, diventando densa e carica di aspettativa. Bob lascia Ophelia con Reyna e Monroe, mentre tiene la mia mano con forza, cercando di trasmettermi tutto il suo amore e sostegno in quei momenti di dolore acuto.

Le contrazioni si intensificano, e io urlo di dolore, cercando conforto nella presenza rassicurante di Bob. L'ostetrica ci incoraggia con parole gentili, cercando di alleviare il nostro disagio con la sua presenza premurosa e professionale.

«Dai. Cloe, sei forte, ce la puoi fare».

Mi dice Bob, con gli occhi pieni di amore e preoccupazione.

«Ti amo, Bob».

Rispondo tra un'onda di dolore e l'altra, cercando di trovare la forza nel suo sostegno incondizionato.

Dopo dodici lunghe ore di travaglio, il pianto dolce di nostra figlia riempie finalmente la stanza, portando con sé un'ondata di gioia travolgente.

L'ostetrica mi porge la piccola avvolta in un morbido panno rosa. I miei occhi si riempiono di lacrime di gioia mentre tengo tra le braccia il nostro piccolo miracolo. La guardo con amore, osservando i suoi piccoli lineamenti perfetti, il suo respiro leggero e regolare, e mi perdo in quell'attimo d'intimità senza precedenti. Con un gesto delicato, le sfioro la guancia, sentendo la morbidezza della sua pelle appena nata. È incredibile come qualcosa di così piccolo e fragile possa riempire i nostri cuori di tanto amore e meraviglia.

Poi, con un sorriso emozionato, porgo la nostra bambina a Bob.

«Guarda chi è qui, amore».

Dico, la voce impastata dall'emozione.

«La nostra piccola principessa».

Bob mi guarda con gli occhi lucidi, i suoi lineamenti trasudano amore e gratitudine. Con le mani tremanti ma amorevoli, accoglie la nostra bambina tra le braccia, come se fosse il più grande tesoro del mondo.

«Benvenuta, piccola Marie».

Sussurra Bob, con voce roca dall'emozione. I suoi occhi si riempiono di lacrime mentre guarda il visino della nostra bambina con amore infinito.

«Sei così perfetta».  

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