Nuova Roma

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Marte,

data marziana 1 gennaio 16, ore 20:35

Nuova Roma, regione amministrativa di Tharsis

Uffici della Sicurezza Planetaria


L'ufficio del capitano era arredato nella maniera spartana che mi aspettavo da un'organizzazione come la MPS, a metà strada fra un corpo di polizia e un contingente militare.

La scritta "Mars Planetary Security" campeggiava sul muro dietro la scrivania del capitano, semplice e spoglia eccezion fatta per un computer, un proiettore olografico e una targhetta con sopra scritti nome e grado: "Cpt. Thierry Gerard". L'unico lusso presente nell'ufficio era una libreria in mogano, di ovvia importazione terrestre, le cui mensole erano ricolme di libri: ad un'occhiata veloce, vidi perlopiù titoli di storia e geopolitica.

Personalmente, preferivo leggere libri digitali: occupavano meno spazio.

Il capitano, seduto in una comoda poltrona che stonava con il resto dell'arredamento, teneva in mano una copia di "L'eruzione dello Yellowstone nel 2080: studio della catastrofe." Lo avevo letto tempo addietro: era una discreta, seppur un po' scontata analisi della correlazione fra l'eruzione del supervulcano e l'instabilità geopolitica del ventiduesimo secolo. Notai l'autografo dell'autore in copertina: doveva essere un'edizione molto cara.

Il capitano, notandomi, posò il libro sulla scrivania. «Benvenuto a Nuova Roma, maggiore.» mi disse. «Anche se mi rincresce che lei non possa vedere la città in un momento migliore.»

«Concordo, ma non sono qui per una gita in ogni caso. Come sa, il mio obiettivo è aiutarvi a fare luce su questi "Fantasmi".»

Il capitano corrugò la fronte. «Il suo aiuto è il benvenuto, ma non è necessario, maggiore. Stiamo indagando, e sono certo che li troveremo: nessuno può nascondersi per sempre.»

«Si sbaglia, capitano. Per quanto ne sapete, i colpevoli potrebbero perfino aver già lasciato il pianeta.»

Il capitano abbassò lo sguardo. «Come lei sa, il comando centrale è molto preoccupato.» lo incalzai. «Temono che la MPS non sia più in grado di garantire la sicurezza di Marte.»

«La MPS ha garantito la sicurezza di Marte per trecento anni, maggiore Faraday! Non ci dia degli incompetenti!» esclamò lui adirandosi.

«Si calmi, capitano.» risposi pacatamente. «Devo ricordarle che, secondo la Convenzione Coloniale del 2493, le forze armate planetarie rispondono all'autorità del Comando Centrale? Abbiamo tutto il diritto di disporre della MPS come preferiamo.»

Gerard si sedette, passandosi una mano tremante sulla fronte. Con gli uomini come lui, ribadire la propria superiorità di grado funzionava sempre.

«Adesso, mi dica con calma per quale motivo non siete ancora riusciti a trovare questi Fantasmi.» chiesi.

Il capitano sospirò. «Nessuno ha visto o sentito nulla, maggiore. Sembra esattamente di star dando la caccia ad un fantasma: non ci sono testimoni, e i filmati della videosorveglianza si sono dimostrati altrettanto inutili. Chiunque sia stato, ha coperto molto bene le sue tracce.»

Forse per l'MPS, pensai, ma io ero fatto di tutt'altra pasta.

«Mi prepari un dossier con tutto quello che avete sui casi, e me lo faccia avere il prima possibile.» ordinai. «Da adesso, la MPS risponderà direttamente a me.»

«Le farò avere tutto entro domattina via mail.» disse con rassegnazione Gerard; esitò un momento, poi aggiunse: «Cerchi di capire, maggiore, in tutta la nostra storia non abbiamo mai avuto a che fare con un crimine che non si fosse praticamente risolto da solo!»

«Ha sentito parlare della rivolta lunare, capitano?»

«Ma certo.» rispose lui, confuso dal mio apparente divagare. «Era su tutti i notiziari anche qui su Marte: i separatisti avevano catturato la base Armstrong e tenuto il personale in ostaggio. Se ricordo bene, il Comando ha risolto la crisi inviando una squadra a liberarli.»

«Ero io a guidare quella squadra, capitano. Quel giorno, quei terroristi hanno scoperto il trattamento che l'Alleanza riserva ai suoi nemici.» dissi, uscendo dall'ufficio. «Presto, toccherà a questi Fantasmi.»

Uscito dal quartier generale, mi diressi verso la stazione ferroviaria con l'intenzione di raggiungere Elise, ma venni nuovamente fermato, questa volta dal tenente Mann.

«Maggiore Faraday, un secondo.» disse.

«Purché sia veloce, tenente.» concessi, piuttosto seccato. «Vorrei tornare da mia figlia.»

«Non tema, sarò rapido.» rispose Mann, portandosi davanti a me. «Volevo solo farle sapere che non tutti nella MPS sono restii al cambiamento quanto Gerard. Vede, molti nostri agenti pensano che in seguito a questo... intoppo, il Comando voglia sbarazzarsi di noi, sostituire la MPS.»

«E lei cosa pensa, tenente?»

Mann sorrise cordialmente. «Penso solo che noi della MPS stiamo effettivamente facendo un pessimo lavoro, e che forse un maggiore interessamento da parte del Comando Centrale gioverà a tutti.»

«E lei giustamente immagina che il comando centrale sarà generoso con chi ha dimostrato la sua utilità, vero?»

Il sorriso del tenente si spense, rapidamente come era apparso.

Avevo visto molti uomini come lui: arrivisti, che fiutavano l'opportunità di ingraziarsi i propri superiori per trarne beneficio. Non era un tipo di persona che mi piacesse molto.

«Adesso mi scusi, tenente, ma vorrei vedere il mio nuovo appartamento.» dissi, e mi allontanai senza attendere una risposta. Qualsiasi altra cosa Mann volesse dirmi, non mi interessava.

Mentre mi dirigevo verso la più vicina stazione ferroviaria, situata nella piazza principale della città, venni superato da uno stuolo di turisti che, accalcandosi e vociando, seguiva un'esperta guida turistica.

Una volta che i turisti giunsero davanti alla piazza, la guida li richiamò all'ordine e iniziò a spiegare loro cosa stessero guardando. Incuriosito, mi fermai ad ascoltare.

«Adesso ci troviamo davanti a Piazza Perseverance.» spiegò la guida. «È stata battezzata così in onore di uno dei Mars Rover della NASA, che ha battuto la superficie del pianeta secoli fa, molto tempo prima che arrivassero i primi astronauti. L'alta torre quadrangolare che vedete al centro è il palazzo del governo, la Torre Ingenuity: porta il nome del primo drone-elicottero ad essersi alzato in volo su Marte, portato insieme al rover Perseverance.»

La guida aspettò qualche secondo per dare il tempo a tutti di scattare qualche foto, dopodiché riprese la spiegazione.

«Come vedete, Piazza Perseverance è interamente lastricata e a pianta circolare; qui si uniscono le quattro principali linee ferroviarie, che dividono a croce la città: i binari girano intorno alla piazza collegando le quattro linee fra loro. Attorno alla piazza, potete vedere una serie di megastrutture disposte a cerchio, che compone il centro cittadino di Nuova Roma: fra di esse ci sono il Quartier Generale della MPS, il Centro Ospedaliero Spirit, che è il principale ospedale della città, l'Impianto Multifunzione di Intrattenimento e infine i vari uffici della burocrazia e dell'amministrazione cittadina. Complessivamente, il centro cittadino misura poco più di sei chilometri di diametro. Tutto intorno, la zona residenziale disegna un quadrato dai lati lunghi trenta chilometri: la maggior parte dei suoi abitanti lavora nel centro, o nelle strutture ospedaliere e di sicurezza secondarie sparse in tutta la città. Ogni città marziana realizzata dopo l'abbattimento delle cupole atmosferiche è stata progettata secondo questo criterio, e ciascuna differisce dalle altre solo per piccoli dettagli.»

La mia attenzione venne distolta dalla vibrazione del tablet: prendendolo e aprendo lo schermo pieghevole vidi la notifica di un messaggio da Elise.

[20:43] ELISE: Sono arrivata a casa.

[20:44] Io ho appena finito, arrivo fra poco.

In realtà non avevo affatto finito: mi aspettava una serata intera di lavoro.

Arrivato a casa, controllai per prima cosa il computer "speciale" che mi aveva preparato l'Intelligence: usandolo, potevo comunicare direttamente con il Q.G. a Montréal, ma solo ed esclusivamente con loro. Viceversa, il loro computer gemello poteva comunicare solo con il mio: ero comunque limitato dal tempo necessario a percorrere lo spazio interplanetario, ma nessuno avrebbe potuto intercettarci.

Il direttore Miller mi aveva inviato un messaggio, chiedendomi rapporto. Lo aggiornai, e passai il resto della sera a leggere l'intero fascicolo inviatomi dal capitano Gerard.

Decisi di occuparmi prima di Da Silva, perché viveva vicino a Nuova Roma: von Trips poteva aspettare ancora un po'.

Fu un lavoro estremamente noioso, reso ancora più insopportabile dal fatto che il fascicolo consistesse prevalentemente di ridicoli dettagli sulla vita personale della signorina Da Silva, ma dopotutto qualsiasi cosa poteva essere un indizio.

Il mio lavoro venne misericordiosamente interrotto da Elise, che a notte fonda entrò nel mio studio.

«Papà, sei rinchiuso lì dentro da ore. Perché non vieni fuori? Al telescopio si vede la Terra.» disse.

Guardai l'ora: il computer segnava le 24:18. Rimasi momentaneamente interdetto, prima di ricordare che su Marte un giorno durasse poco più di ventiquattro ore e mezza.

Esitai solo un momento, poi chiusi il file e appoggiai il tablet sulla scrivania: era effettivamente tardi, la mia investigazione poteva attendere fino al mattino seguente.

Uscii dallo studio e attraversai il corridoio che portava al terrazzo della casa. Elise mi aveva spiegato che, come tutte le case del pianeta, era una semplice struttura realizzata in regolite, la "sabbia" che ricopriva Marte, la Luna e molti altri corpi celesti. Un tempo era un pericolo per gli abitanti di Marte, in quanto molto tagliente e per questo dannosa se inalata, come quella lunare; per fortuna, con il passare degli anni la pioggia e la nuova atmosfera l'avevano levigata e resa innocua.

Adesso era usata per ottenere composti anche più resistenti del cemento, più che sufficienti su Marte, dove l'attività sismica è assente.

Sul terrazzo, Elise stava osservando il cielo con un telescopio amatoriale, che aveva comprato prima di partire dalla Terra. «In caso mi venisse nostalgia di casa.» aveva detto.

«Allora, hai trovato la Terra?» le chiesi.

«No. Pensavo di averla vista cinque minuti fa, ma era Mercurio, o forse Venere.» mi rispose, chiaramente delusa.

«Sarebbe stato molto più facile vederla al tramonto.»

Elise scrutò il cielo ancora per qualche minuto.

«Lo scudo magnetico si vede?» le chiesi.

«Non di notte.» rispose lei sbuffando. «Resta fisso fra Marte e il Sole, è visibile dall'altra parte del pianeta in questo momento.»

Lo Scudo Orbitale Marziano: avevo letto qualcosa a riguardo su Storia del Pianeta Rosso, ma ovviamente non ne comprendevo appieno il funzionamento come Elise.

Il MOS, come viene chiamato, è per quanto ne sappia un potente satellite che emette un campo magnetico abbastanza intenso da proteggere Marte dal vento solare, in modo simile al naturale campo magnetico terrestre.

È stato realizzato in gran parte con materiali estratti dai due satelliti naturali marziani, Phobos e Deimos, e posizionato nel punto di Lagrange L1, un punto dello spazio dove l'attrazione gravitazionale del Sole e di Marte si annullano a vicenda. Ci sono voluti ben sette anni per completarlo, ed è stato attivato nel 2340.

«Eccola qui, l'ho trovata! E c'è anche la Luna! Guarda!» esclamò Elise a un tratto, facendosi da parte.

Guardando attraverso le lenti, vidi subito una sfera blu circondata da nuvole, e a poca distanza la sua ben più piccola compagna grigia. Senza telescopio, la Terra era un semplice puntino nel cielo, anche se più luminoso di molti altri.

«Peccato che si veda solo acqua. Deve essere il Pacifico.» disse Elise.

«Siamo davvero distanti da casa.» esclamai sospirando. «Sono contento che tu sia voluta venire fin qui con me, Elise.»

Lei distolse lo sguardo dal telescopio e mi sorrise. «Non potevo certo farti restare da solo su Marte per mesi e mesi. Sappiamo entrambi quanto fai pena in cucina.»

Scoppiai a ridere. Elise aveva ragione, la mia cucina era assolutamente spaventosa.

«Hai ragione, sarei nei guai se tua madre non ti avesse insegnato così bene!»

Avevo commesso un errore: Elise si adombrò subito alla menzione di sua madre.

«È così triste senza di lei.» mormorò Elise. «Non volevo restare a casa da sola.»

«Lo so, è lo stesso per me. Per questo sono contento di averti qui.»

Elise annuì senza parlare.

Spostai lo sguardo sulla sua mano destra: a prima vista sembrava normalissima, ma le sottili linee di giuntura che ne percorrevano il dorso tradivano la sua origine artificiale.

Di colpo, mi sentii in preda all'angoscia e ai sensi di colpa.

Era colpa mia se aveva perso la mano in quell'incidente. Era colpa mia se sua madre era morta: io avrei dovuto proteggerle, ma avevo fallito.

Era passato più di un anno, ma il ricordo di quel giorno ci tormentava ancora entrambi.




Spazio autore


Ben ritrovati in un nuovo spazio dell'autore! Spero che questa prima parte un po' più introduttiva non vi dispiaccia, e in ogni caso non temete, l'azione è vicina!

Anche in questo capitolo ci sono alcuni dettagli tecnici, quindi non temete di farmi domande!

Parlando invece di piccole curiosità, come viene detto nel capitolo molti dei toponomi fittizi o nomi di edifici che troverete nel romanzo sono ispirati ai vari Mars Rover o ad altre sonde spaziali inviate su Marte in passato: in questo capitolo sono citati Perseverance ( con Ingenuity ), che è ad oggi ancora attivo, e Spirit, attivo fino al 2010.

A presto!

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