Chapter 3

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Vindy rinvenne dopo qualche ora dall'accaduto, in un luogo a lei completamente estraneo: le alte pareti a volta creavano un'atmosfera surreale e passata allo stesso tempo, mentre intorno a lei c'erano varie file di letti, tutti quanti decorati da delicate lenzuola bianco latte.

Le immagini di ciò che era accaduto precedentemente erano un turbinio irrefrenabile nella sua mente: il lupo mannaro che la stava inseguendo e la stradina laterale in cui si era fermata.

I tentativi di far passare l'attenzione del lupo mannaro da lei a se stesso, in modo tale da giocare sul suo egocentrismo.

Il mal di testa che l'aveva colpita all'improvviso.

La possibilità di fuggire, subito dopo avergli inflitto il colpo basso di cui aveva bisogno.

L'arrivo dello sconosciuto, colui che aveva mandato a monte qualsiasi cosa o piano la ragazza avesse in mente di fare.

La perdita di sensi.

Vindy si alzò lentamente a sedere, sussultando non appena ebbe guardato verso la sua destra: il ragazzo estraneo, che aveva visto a malapena prima di svenire, era comodamente posto sul letto vicino al suo, lo sguardo serio e abbastanza preoccupato.

I capelli biondi e luminosi erano lunghi circa fino alle orecchie, le labbra carnose e piene erano leggermente semichiuse e le occhiaie decoravano un viso giovane, probabilmente di qualche anno più grande di lei.

Furono però gli occhi a catturare la sua attenzione: erano dorati, brillavano con una tale intensità da dare la percezione di emanare una luce propria, due perle dorate incastonate in un viso stanco e leggermente confuso.

«Scusa, non volevo spaventarti» disse sotto voce lui, allungando in avanti le braccia con cautela. «Stavo solo aspettando che ti svegliassi.»

Lo sguardo della giovane andò al vestiario: indossava una tenuta nera, pareva essere quasi un uniforme o comunque qualcosa del genere, mentre le braccia nude e il collo erano coperti da strani simboli di forme diverse, simili a tatuaggi.

Vindy, tuttavia, sapeva benissimo che sulla sua pelle non c'era niente di paragonabile a un semplice disegno impresso nell'epidermide.

Quei simboli avevano ognuno un significato ben preciso, con un nome ciascuno che lei non era riuscita mai nel corso della sua esistenza a imparare completamente a memoria.

Rune era il termine affibbiato a quei complessi e importanti intrecci che decoravano la pelle dell'altro, conferendogli dei poteri non umanamente possibili.

«Oh, vedi, queste sono-» iniziò a spiegare lui notando l'attenzione che la giovane vi stava dedicando, ma non fece in tempo a finire che lei lo interruppe completando con: «Rune».

Lui rimase sorpreso dalla risposta e la certezza con cui lei aveva parlato, si sentiva che sapeva benissimo che cosa stava dicendo.

Come faceva la ragazza a saperlo? Poteva esserci arrivata per intuizione o fantasia, ma gliene sarebbe servita molta in quel caso, tutti i mondani li avevano sempre scambiati per dei comunissimi tatuaggi.

In che modo lei era arrivata alle Rune?

«Sei uno Shadowhunter, vero?»

Quell'affermazione da parte dell'altra lo spiazzò completamente, lasciandolo senza parole.

Vindy lesse mille emozioni sul viso contratto di lui, dallo stupore al turbamento.

«Beh, lo sei anche tu se riesci a vedermi. Se ho potuto portarti qua dentro è perché anche tu sei una Nephilim, in più hai la Runa della Vista» rispose il giovane, scuotendo la testa e cercando di autoconvincersi delle proprie convinzioni, considerandole come uniche risposte ai mille dubbi che gli stavano affollando la mente.

«No, non lo sono» replicò lei, porgendosi verso l'altro. «Sono un'Angelic Guardian, è diverso» aggiunse dopo un paio di secondi di silenzio, sforzando un sorriso gentile.

Se lei era a conoscenza dell'esistenza degli Shadowhunters, anche loro dovevano sapere degli Angelic Guardians, no?

In fondo combattevano e collaboravano insieme da ormai tre secoli, era impossibile che lui non sapesse niente di loro.

«Una che cosa?» Ribatté confuso il ragazzo, sbattendo gli occhi incredulo mentre cercava di ragionare e seguire il discorso dell'altra.

«Davvero non sai cosa sono?» Una piccola risata scappò dalle labbra di Vindy, incredula per ciò che stava scoprendo, nel contempo che il misterioso biondo di fronte a lei scuoteva la testa per l'ennesima volta in meno di cinque minuti.

I Nephilim non erano a conoscenza della presenza degli Angelic Guardians?

Nessuno li aveva informati che, al loro fianco nella continua ed estenuante caccia ai demoni presenti sulla terra, c'erano dei mondani nelle cui vene e arterie scorreva sangue angelico e demoniaco insieme?

Creati e forgiati appositamente perché, la missione affidata dall'angelo Raziel in persona chissà quanti anni prima a Stephen Nephilim, potesse essere rispettata e mai messa da parte?

La giovane mise le gambe fuori dal letto, sfiorando con i piedi il gelido pavimento di quella che dedusse fosse l'infermeria dell'Istituto, luogo in cui di sicuro era stata portata dopo la sua perdita di sensi.

Ce l'aveva fatta, era riuscita ad arrivare nell'imponente struttura, il suo obiettivo principale; non era andato tutto secondo i suoi piani ma almeno era riuscita nel suo scopo, era quella la cosa fondamentale.

La giovane allungò una mano verso le braccia nude dell'altro, sfiorando delicatamente le rune che sembravano rincorrersi l'una con l'altra.

Lui non si ritrasse, anzi osservò attentamente i gesti e il volto della ragazza, tentando di capire quali fossero le sue intenzioni: sembrava innocua, per questo si costrinse a non sottrarsi dal suo tocco leggero.

Vindy era veramente attratta da quelle linee nere, tranne la sottospecie di marchio che aveva sulla mano destra non era mai riuscita a vedere da vicino una Runa, si era limitata a vederle solo sui libri di testo a casa.

Ne riconobbe una che in teoria aveva lo scopo di guarire, poco sopra un piccolo ematoma quasi impercettibile a occhio nudo; molto probabilmente se l'era fatta da poco, dato che si trattava di un marchio temporaneo.

Passò gli occhi blu dall'arto superiore al viso leggermente spigoloso del ragazzo, osservando le sue iridi dorate.

Ci si sarebbe perso chiunque al suo interno talmente erano profonde, nonostante la chiarezza e la luminosità che le contraddistingueva.

«Non ti hanno mai parlato di noi, vero?» Disse alla fine Vindy, sorridendo in modo dolce.

«Ero convinto che fossi anche tu una Shadowhunter, vedi un po'» rispose lui ridendo, scrollando le spalle.

«Forse è il momento di parlare un po', allora» concluse lei, consapevole che sarebbe stato un pomeriggio abbastanza lungo per entrambi.

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