Capitolo 23

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Natalie 



Ogni cosa cessa di esistere, non sento più alcun rumore e neanche il calore della mano di Tobias. I miei occhi sono accecati da un avvolgente luce bianca, ma non ho paura, l'unica cosa che mi tormenta è il pensiero di dove potrebbe essere lui. 

Procedo disperatamente a tentoni alla sua ricerca, il cuore comincia a martellarmi nel petto. 

Apro la bocca come per urlare il suo nome, ma non esce neanche un flebile suono. Tutto è ovattato intorno a me, il panico mi assale insieme a una strana sensazione di torpore in tutto il corpo. 

Mi porto le mani alla gola in cerca di aria, i miei polmoni sembrano schiacciati da un enorme peso. 

Cerco di non perdere il controllo, chiudo gli occhi e focalizzo nella mente il mio obiettivo. Devo trovare Tobias e uscire da questo strano posto, non posso permettermi di disperarmi.

Sento una potente energia nel petto che si propaga per tutto il mio corpo, è come un fuoco che arde dentro di me: è il mio dono! 

D'un tratto comincio a sentire uno strano bip, dapprima lontano poi si fa sempre più intenso. Un pungente odore di disinfettante misto a qualcosa di floreale invade le mie narici, sento un tocco leggero alla mano: è una sensazione familiare, piacevole. 

Improvvisamente è come riemergere dopo essere stati a lungo sott'acqua, sento freddo. Apro gli occhi e vedo una figura sfocata di fronte a me. Boccheggio in cerca d'aria che pian piano riempie i miei polmoni.

Il mio cuore galoppa, ogni sensazione finalmente arriva più chiara e non sento più quello strano torpore. Forse sono uscita da quel posto terribile. 

Cominciò a distinguere il viso di Chandra contratto in un espressione preoccupata è chinata verso di me. 

«Nat, che succede! Respira, tesoro, calmati. Fai respiri profondi.»

Sono sdraiata in un letto d'ospedale, sento le ruvide lenzuola a contatto con la mia pelle. Mi aggrappo alla sua mano tesa e istintivamente mi metto a sedere. 

La luce del sole, che entra da una finestra accanto al letto, provoca un grande fastidio ai miei occhi.  Avevo dimenticato il piacevole calore sulla pelle che donano i raggi del sole, mi beo di questa sensazione, sono viva! 

Un lieve sorriso affiora sulle mie labbra, ma subito si spegne quando il mio pensiero và a Tobias. 

Chandra si getta tra le mie braccia stringendomi forte. 

«Oddio ti sei svegliata! Sapevo che ce l'avresti fatta, tu sei una guerriera!» La sua testa è posata sulla mia spalla, sento le sue lacrime scivolare su di essa. 

La stringo a me accarezzandole i morbidi capelli rossi, ma sento il filo della flebo che tira il mio braccio. Il nostro abbraccio si scioglie e la guardo meglio: il suo viso è stanco e gli occhi sono gonfi e arrossati.

Con molta fatica cerco di parlare, ma ho la bocca impastata e ne esce solo un flebile suono, la gola brucia terribilmente. 

Chandra sembra capire e mi porge un bicchiere d'acqua che bevo a piccoli sorsi, anche solo reggerlo mi provoca dolore alle braccia. La sensazione dell'acqua che scende giù per la gola mi dona sollievo. 

Mentre bevo scorgo uno strano simbolo sul dorso della mia mano, sembra tracciato con un pennarello scuro. Lei nota dove si è soffermato il mio sguardo. 

«Tranquilla, tesoro, questa è algiz, la runa della protezione. Ho cercato di aiutarti come mi era possibile, non potevo lasciarti sola, dovevo proteggerti in qualche modo.» Mentre lo dice prende delicatamente dalle mie mani il bicchiere per posarlo sul comodino vicino alla testiera del letto. 

Anche se è una cosa piuttosto strana non posso fare a meno di sentirmi grata verso la mia amica, è rimasta al mio fianco cercando di darmi una mano nonostante non sapesse cosa stava succedendo. 

«Devo correre a chiamare tuo padre, deve assolutamente sapere che ti sei svegliata!» esclama sorridendo. 

Si volta per andare verso l'uscita della stanza, ma mi aggrappo disperatamente al suo braccio. 

«No aspetta! Dov'è Tobias? Ti prego dimmi che sta bene!» dico con un filo di voce, travolta dalla preoccupazione. Non sento nulla, non sento più le sue emozioni è come se fosse tutto bloccato. Lei abbassa la testa rabbuiandosi in volto. 

Nel frattempo mio padre entra trafelato nella stanza. Si precipita da me dando uno sguardo veloce al monitor che si trova alla mia destra, collegato a dei fili che finiscono appiccicati al mio braccio.

I suoi occhi sono arrossati, specchio di una sensazione d'angoscia che non l'ha ancora abbandonato.  Quando mi stringe tra le braccia percepisco il suo lieve sollievo.

«Ho temuto di essere rimasto solo. Che tu te ne fossi andata, come…»  Sento tutto il dolore che fa tremare la sua voce e solo in quel momento mi rendo conto di avergli fatto rivivere il momento peggiore della sua vita. Quando la mamma ci ha lasciati.

«Papà, scusami. È accaduto tutto così in fretta.» Lo guardo dritto negli occhi. Ha un'espressione così tesa, profonde occhiaie solcano il suo volto, come se non dormisse da tempo. È persino spettinato, ha l'aria poco curata e non l'ho mai visto così. 

«Come ti senti? Sei stata in coma per quattro giorni…» 

«Come? Per favore, papà, dimmi come sta Tobias, ti prego.» Sono incredula, ma devo sapere come sta. Dove si trova? Perché non è qui con me? Perché tutto tace? 

L'ansia mi opprime come un macigno mentre mille domande affollano i miei pensieri. 

«Quella notte quando sono arrivato qui stava morendo. Purtroppo l'emorragia cerebrale che aveva si stava espandendo», abbassa lo sguardo, incapace di sostenere l'intensità nei miei occhi, «mentre lo operavo sei stata portata qui, ma non mi hanno avvisato per non compromettere l'intervento. Durante l'operazione il suo cuore si è fermato e purtroppo contemporaneamente anche il tuo.» Una lacrima scivola sul suo viso e deglutisce vistosamente. 

Gli occhi mi bruciano, non riesco a crederci, sento una dolorosa morsa allo stomaco. Vederlo così fragile, così addolorato, solo per colpa mia, mi fa sentire male come mai prima.

Si china verso di me e riprende a parlare: «Nessuno capiva cosa ti stesse succedendo, il vostro cuore si è fermato per poi ripartire dopo un minuto circa. L'intervento è durato nove ore, nel frattempo tu sei stata intubata perché hai avuto complicazioni respiratorie», mi stringe la mano e prosegue, «ora Tobias è fuori pericolo, ma non si è ancora svegliato, si trova qui nel reparto di terapia intensiva.»

Solo Dio sà quanto mi sento sollevata alle sue parole, ma allo stesso tempo turbata. Perché non si è ancora svegliato? Che sta succedendo? 

«Natalie, so dove sei stata non serve che tu mi dica nulla, ma hai corso un grave pericolo.»

«Papà ti assicuro che non era mia intenzione! Volevo solo salvarlo… e non sapevo come fare, avevo paura che…»

«E non hai pensato a te, Natalie? Non hai pensato a come mi sarei sentito io? La sola idea di perderti…», prende un respiro tremante, «Potevi morire!», esclama iniziando a sfogare tutta la sua rabbia, «Non sei stata lì come semplice ospite, tu hai camminato tra i dannati.»

Poso lo sguardo sulle mie braccia e ritrovo gli stessi segni che avevo in quell'orribile posto: grossi lividi violacei ricoprono i miei avambracci, riesco a distinguere le impronte di quella pazza con la carrozzina.

Scosto il lenzuolo dalle mie gambe e trovo una fasciatura pulita sul ginocchio.  Allora è vero… Potevo morire. Ma lo rifarei mille volte se questo servisse a far svegliare Tobias. 

«Dovevo salvarlo, papà, non potevo lasciarlo lì! Non hai idea di come sia quel posto infernale.»

«Purtroppo so com'è, quello di cui tu invece non sei a conoscenza è del disastro che hai combinato.» La sua espressione si indurisce per poi continuare, «Hai strappato un anima alla morte! Hai cambiato il corso degli eventi, Natalie.»

«È stata mamma a guidarmi, mi ha condotta fino a lui. Come può essere sbagliato ciò che ho fatto? L'ho vista laggiù, è venuta fino a lì per proteggerci… Ci ha salvati entrambi.»

Per un attimo il suo viso sembra entrare in confusione. Ma dura meno di un secondo, «Non metto in dubbio le tue azioni, Natalie», dice con più calma, «Ma per permettervi di tornare si è creato un varco tra quella dimensione e la nostra, nessuno può sapere cosa vi siete trascinati dietro.»

Sto per ribattere, ma una voce gracchiante al autoportante comincia a parlare: "Il dottor Hamilton è richiesto nella sala otto".

«Ora devo andare, Natalie. Approfondiremo il discorso più tardi. Tu riposati.» 

Mentre si volta per andare esclamo: «Aspetta, papà, voglio vedere Tobias. In che stanza si trova?» Lui si volta stringendo gli occhi in uno sguardo furente, le piccole rughe che gli si sono formate ai lati degli occhi lo dimostrano palesemente. 

«Come tuo medico ti vieto di alzarti da quel letto, Natalie. Devi rimetterti in forze e fare un check up completo, voglio assicurarmi che tu stia bene. Forse non ti è chiaro che stavi per morire!»

Sputando con rabbia queste ultime parole esce dalla stanza chiudendo la porta dietro di sé. Benissimo ecco il solito Richard. 

Sospiro, per niente felice della sua decisione. Ma in fondo non posso biasimarlo. Non ho idea del dolore che ha provato.

Abbasso lo sguardo sulle gambe ancora scoperte osservando la fasciatura, faccio scorrere delicatamente un dito su di essa, ora è tutto così reale. Socchiudo gli occhi e mi torna alla mente l'immagine di Tobias che si prende cura delle mie ferite, il suo tocco delicato, ma allo stesso tempo deciso. Poi arrivano i flash del nostro bacio, tutta quella passione, il desiderio. Non era un bacio qualsiasi non ho mai provato emozioni così forti… La mia anima è spinta verso la sua come fosse una calamita invisibile, è un desiderio che va oltre la semplice carne. 

Sento le guance avvampare a quel pensiero, e porto istintivamente la mano alle labbra come se sentissi ancora il suo tocco. 

Alzo lo sguardo e incrocio gli occhi curiosi di Chandra che studiano il mio comportamento, avevo dimenticato che fosse qui. Ha un grande sorriso in volto che la illumina ed è arrossita anche lei, sicuramente avrà intuito qualcosa sui miei pensieri. Questa ragazza è dotata di un empatia impressionante. 

«Mi devi assolutamente raccontare cosa è successo con Tobias!» dice in un urletto stridulo. «Okay puoi anche tralasciare i dettagli disgustosi di quel postaccio… Ma voglio sapere tutto su voi due!»

Arrossendo ancora di più sto per aprire bocca, ma lei riprende subito a parlare, come in preda a una crisi isterica.
 Saltella per la stanza, come una bimba di cinque anni, urlando entusiasta. 

«Oddio che bello, è nata una nuova coppia! Che ship assurda! Devo assolutamente trovarvi un nome… che ne dici di Natytob? No, vero non funziona, allora Tobylie! Oddio che bello! Adoro!»

«Chandra, calmati! Sì ci siamo baciati, ma non è successo nulla di più eravamo praticamente all'inferno…»

«Dai racconta ti prego!»

«Ci siamo salvati a vicenda, da soli non saremo mai sopravvissuti. È stata dura, abbiamo parlato, si è preso cura delle mie ferite e poi…» 

«È poi è successo! Com'è stato?» Sembra una bambina da quanto è curiosa ed emozionata. 

«È stato incredibile… Era successo anche alla festa di beneficenza, ma lui era un fantasma e non c'era stato un vero e proprio bacio.» Arrossisco e nascondo il viso tra le mani per l'imbarazzo. 

Non capisco cosa mi stia succedendo non sono mai stata così. Sono sempre stata molto cinica e mai mi sono fatta prendere da qualcuno in questo modo, mi sono sempre crogiolata nella mia corazza. 

Improvvisamente una scarica, come una scossa mi attraversa il petto, il mio corpo viene scosso da una miriade di brividi.

Sento come se mi fossi liberata da un enorme peso al petto, come se finalmente potessi respirare per davvero a pieni polmoni. Il battito del mio cuore accelera sempre di più, non è possibile… 

Porto una mano al petto e Chandra mi guarda sbigottita con gli occhi sbarrati. 

«Tesoro tutto bene? Cos'hai?»

Oddio… Si è svegliato, lo sento. 

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