Capitolo 24

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Natalie




Cerco di raccogliere tutte le mie forze per alzarmi dal letto, ma le gambe sembrano non voler collaborare. Chandra, agitata, si piazza davanti a me mentre mi alzo a sedere sul bordo del letto. 

«Tesoro, che succede? Tuo padre ha detto che non puoi alzarti. Cerca di riposare, calmati.» dice cercando di farmi sdraiare nuovamente. 

«No, non posso, devo vederlo! Lo sento, Chandra, qualcosa è cambiato!» guardo dritta negli occhi la mia amica, nella speranza che possa comprendere tutta la mia decisione. 

Di colpo sento aprire la porta; mi volto e vedo un'infermiera robusta dall'aria stizzita venire verso di noi. 

«Cosa ci fa seduta? Deve assolutamente riposare!» dice prendendomi le gambe con poca delicatezza per poi farmi sdraiare nuovamente.
La lascio fare senza protestare perché so che in ogni caso sarebbe inutile. Sicuramente mio padre l'avrà mandata ad assicurarsi che io riposi, quell'uomo è così testardo... 
Si volta verso Chandra, «L'orario di vista è terminato, se vuole può tornare questa sera. La signorina Hamilton, deve assolutamente riposare.» dice con un tono che non ammette repliche. 

Chandra mi abbraccia delicatamente sussurrando: «Ti prego: riposa e non fare cavolate. Ci vediamo stasera.» 
La vedo allontanarsi accompagnata dall'infermiera e prima di chiudere la porta mi lancia un ultimo sguardo supplichevole. 

Il mio cuore nel frattempo non accenna a rallentare e di certo non resterò qui con le mani in mano. Lo sento, è come una flebile sensazione di calore nel petto: lui si sta svegliando, ne sono sicura. 

Con molta fatica mi alzo dal letto, ma devo aggrapparmici perché tutto comincia a girare e mi sento le gambe come se fossero di gelatina per quanto sono debole.

Cerco di fare respiri profondi e mi appello a tutto il mio autocontrollo per non cadere a terra. Il filo della flebo tira fastidiosamente e presa dalla rabbia lo sfilò dolorosamente dal mio braccio. Lo sento formicolare, sembra quasi addormentato e dal punto dove ho tirato via l'ago esce un rivolo di sangue. 

A piccoli passi mi dirigo verso la porta, ormai mi sono quasi abituata a stare in piedi e le vertigini si sono attenuate. Il forte mal di testa però non accenna a diminuire, tutto intorno a me sembra ovattato. 

Mentre mi affaccio al corridoio per accertarmi che non ci sia nessuna infermiera all'orizzonte, mi rendo conto che non so dove andare.

 Presa dallo sconforto osservo il lungo corridoio semideserto e i flash di ciò che è successo nel "Limbo" si ripresentano davanti ai miei occhi: scorgo l'ascensore e le immagini raccapriccianti di quel mostro mi si parano davanti agli occhi, lui che si dimena, la corda che si tende… Cerco di scacciare via quei ricordi con tutte le mie forze per trovare un po' di lucidità. Non sembra neanche lo stesso posto, eppure è il medesimo ospedale. 

Ma certo! so dove si trova la stanza di Tobias! ci sono già stata anche se in un'altra dimensione. 

Mi dirigo decisa nella parte opposta all'ascensore, appoggiandomi saldamente al corrimano che costeggia il corridoio per non cadere. Mi sento così debole, ma non posso mollare, devo andare da lui. 

Finalmente trovo la sua stanza… la porta è socchiusa, la spingo per entrare e lui è lì nel suo letto. Un senso di sollievo si fa largo nel mio petto. Il mio cuore comincia a battere freneticamente quando il mio sguardo si posa su di lui: sembra sia addormentato, ma le sue palpebre sono tremolanti come se stesse sognando. 

Dio, quanto ho desiderato che arrivasse questo momento. Mi scappa una lacrima che scivola lungo la mia guancia. Quando si tratta di lui mi sento incapace di trattenere le emozioni, come se fossi un fiume in piena. Tutto questo mi fa sentire così vulnerabile, per me non è mai stato facile esporre i miei sentimenti così e questo, per certi versi, mi causa un gran timore. Mi avvicino lentamente a piccoli passi, anche se senza un appoggio faccio ancora fatica a reggermi in piedi. 

Appena sono al suo fianco il suo profumo invade i miei sensi e mi sento già meglio. Ha la testa fasciata a causa dell'intervento, ma è ugualmente bellissimo. Un'ematoma bluastro gli ricopre parte del volto: come me, anche lui si è portato dietro i segni dolorosi di ciò che abbiamo affrontato insieme. 

Ripenso a come si è battuto per proteggermi e a quanto ha rischiato. Sono talmente emozionata e felice che non mi sembra vero di essere finalmente davanti a lui. Delicatamente accarezzo la sua guancia, con attenzione, come per paura di fargli male. 

Solo il semplice contatto con lui mi fa venire la pelle d'oca, una miriade di brividi percorrono il mio corpo. Mi chino su di lui e faccio ciò che mi viene più naturale: lo abbraccio. Il contatto con la sua pelle mi dona sollievo: è lenitivo, e mi trasmette un enorme senso di benessere. 

Non sono abituata a vederlo così calmo e rilassato: di solito è un gran rompi scatole e non perde occasione per fare battute di dubbio gusto, ma ha un cuore così buono e ha sofferto così tanto.

Mi avvicino al suo orecchio: il suo profumo riempie l'aria come il più dolce e intenso degli aromi.

«Tobias, ti prego svegliati. Sono qui per te come ti avevo promesso, ora non ti lascerò più andare», un'altra lacrima inevitabilmente mi sfugge andandosi a posare sulla sua spalla, «non farmi spaventare, io…» lo sento sussultare e mi scosto.

Si è svegliato! I miei occhi si incatenato ai suoi, ma c'è qualcosa che non va… Sento come una morsa che mi stringe il petto, il suo sguardo è confuso, spaventato, il suo corpo è in tensione. 

«Ciao piccola… Scusa, ma chi sei tu? Dove mi trovo?» dice frastornato. 

Indietreggio come se avessi appena preso uno schiaffo in pieno volto «No, Tobias, ti prego non prendermi in giro! Non è il momento di scherzare. Per favore, dimmi che è uno scherzo.» dico faticando a immettere aria nei polmoni che bruciano dolorosamente. 

Deve essere per forza un brutto scherzo, non si possono cancellare improvvisamente dei sentimenti, lui non può avermi dimenticata, non dopo tutto quello che abbiamo affrontato insieme. Un barlume di speranza è ancora acceso in me: lo guardo cercando di trasmettergli tutto il mio affetto e allo stesso tempo il dolore per ciò che mi sta facendo. 

«Fidati che una ragazza come te non la dimenticherei», dice con la bocca impastata e un mezzo sorriso, «ma possiamo rimediare, dimmi il tuo nome, o almeno dove ci troviamo.» sento il mio cuore perdere un battito, come se si spezzasse in mille pezzi. 

Indietreggio, ormai quasi incapace di respirare dallo shock, copiose lacrime solcano il mio viso. Cado in ginocchio ormai senza forze, distrutta dal dolore... non è possibile che non si ricordi nulla. Non può essersi dimenticato tutto quello che è successo, tra noi c'è un legame, io lo sento e fa fottutamente male. 

«Tobias, ti prego… Non puoi esserti scordato tutto così!» esclamo scossa dal pianto, ormai le forze mi stanno abbandonando, la testa mi pulsa dolorosamente. 

«Natalie, cosa ci fai qui? Che ti è successo?» Sento una voce familiare alla mia destra. Alzo lo sguardo e vedo Chris che si sta chinando verso di me, intento ad aiutarmi. Ma le mie gambe cedono, tutto ricomincia a girare e lui prontamente mi sorregge prendendomi in braccio. 

Questo è un incubo, non ho la forza di affrontarlo, mi sento lacerata nell'anima. 
Con la morte nel cuore, le mie ultime forze mi abbandonano, diventa tutto buio e freddo intorno a me…

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