Capitolo 8 Una sorpresa sgradita

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Rogers aveva portato qualche capo d'abbigliamento ed oggetto personale nell'appartamento di Rafflesia. Stavano bene insieme, affiatati su tutto. Trascorrevano una vita molto semplice, senza velleità modaiole e social. Per l'uomo, un lontano ricordo che non rimpiangeva affatto. E non gli mancava nemmeno Brooklyn. Anche perché ci andava spessissimo, la Tyler al seguito; a trovare Bucky, a giocare a biliardo al pub ed alla tavola calda.

Allo S.H.I.E.L.D. si interfacciavano coi colleghi, con estrema serenità. Sembravano contenti della loro relazione, nessuno escluso. Era una cosa normale e Tony si era fatto una ragione che il Capitano avesse trasgredito la famigerata regola di far sesso con le colleghe. Erano fidanzati, era molto diverso.

'Steve, caspiterina, la tuta per pilotare non mi entra quasi più. Ho fatto fatica a chiudere la lampo, mi stai facendo mangiare troppa torta al limone. Da oggi a pranzo solo carote, almeno per me, tu sei sempre in forma smagliante!' la ragazza si lamentò, sconfortata.

'È la ginnastica che faccio a letto con te, puledrina. Brucio tutte le calorie che ingurgito! Sei sempre bellissima, anche con un paio di chili in più, anzi meglio...dai, andiamo...a che ti dedichi? Avvitamento?'.

'Sì, qualcuno. Vuoi venire?'.

'Devo parlare con Stark, passerò ad osservarti da terra! Ciao, Tenente!' le diede un bacio e scappò via.

L'aveva osservata...pensò sarebbe morto di un colpo, quando, nel secondo giro a testa in giù, della vite, il Quinjet aveva perso quota, in maniera repentina...gli si era serrato un grido in gola...panico vero e proprio. Non poteva fare nulla da lì per lei, nessuno avrebbe potuto, neanche Iron Man, ci sarebbe voluto troppo tempo e si trattava di attimi; si stava per schiantare, a qualche chilometro dalla base. La vide riprendere altitudine e, evidentemente, il controllo del velivolo, tornando, immediata, nell'hangar.

Rogers si precipitò alla scaletta da dove Rafflesia scese, pallidissima, una mano sullo stomaco 'Ho delle fitte, sono tanto dolorose...stavo per precipitare, maledizione!' si lamentava.

I colleghi erano accorsi, Tony in testa.

'Hai mangiato qualcosa che ti ha fatto male? Oppure hai il ciclo?' Banner indagò.

'No, veramente il contrario, ho un ciclo molto irregolare. Però mi fa male all'altezza delle ovaie. Sai, Bruce, ho dei problemi e mi hanno detto che potrei entrare in menopausa precoce, forse sarà quello' fu laconica, in fondo era un medico e un amico, non si era vergognata a confidarlo.

'Ti segue un bravo ginecologo?' l'altro si informò.

'Sì...'.

'Meglio se lo chiami o ti fai visitare, giusto per un controllo' le suggerì.

Il Capitano era così in apprensione che insistette a farle prendere un appuntamento, per quella stessa giornata, e volle accompagnarla.

L'aspettava, in sala d'attesa.

'Rafflesia, in effetti l'aumento di peso e le fitte potrebbero essere sintomi di un problema ovarico. Ti vorrei prescrivere delle analisi. Facciamo, comunque, un'ecografia per toglierci il pensiero. Mettiti sul lettino' il suo medico era scrupoloso. Lei ubbidì, posizionandosi supina ed alzando la maglia. Il dottore passò la sonda sulla sua pancia, col gel che ne aiutava lo scorrimento.

L'uomo, analizzando le immagini del monitor, emise una risatina 'Cara, menopausa proprio no; sai, in casi come i tuoi, una gravidanza è rarissima, una su un milione e quella è la tua...sei incinta! Congratulazioni! Faccio entrare il tuo ragazzo?' le chiese, dolcemente.

La Tyler annuì, sconvolta, guardando l'ecografo.

L'infermiera avvertì il Capitano che era richiesta la sua presenza, facendolo accomodare. Titubante, si avvicinò 'Che succede? Non stai bene?' Era molto preoccupato.

Rafflesia gli tese la mano 'Amore, è incredibile, un miracolo...aspettiamo un bambino!' aveva una felicità in viso, intensa, profonda, gli occhi blu più ardenti e luminosi; non l'aveva mai vista così.

Lui si ghiacciò, invece. Immobile, teso, nervoso.

'Il vostro bambino è perfetto. Sano come un pesce, a quello che vedo. È di circa quattro mesi ed è un maschietto. Moltissimi auguri!' il ginecologo, entusiasta, ne mostrava le parti del corpo. Un essere umano in miniatura. Bellissimo, pensò, Rafflesia, nell'attimo in cui il Capitano le lasciò la mano ed uscì dalla stanza.

Gli mancava l'aria, non riusciva a respirare. Si sedette su una seggiola in saletta, la testa pesante. Fissava il pavimento, attonito. La donna lo trovò ancora così, venti minuti dopo.

'Tutto ok?' domandò, mettendoglisi accanto.

'Insomma...' che poteva dirle?

'Cos'hai?'.

'Non lo so...' non era vero e lei lo capì.

'Lo so io, Steve...Non lo vuoi, questo bambino...' mormorò, un'unica lacrima dall'occhio destro ed un dolore sordo e straziante nel cuore, nel momento più bello della sua esistenza.

***

Le aveva giurato non fosse così, tornando a casa in taxi. Nemmeno per troppo tempo e con troppo sforzo. Aveva blaterato qualche amenità. Era presto. Si conoscevano da poco. Non era adatto a fare il padre. Le parvero le cavolate sparate da una persona superficiale, quasi fosse riapparso il donnaiolo che non voleva impegni a lungo termine.

Quella sera, rientrati dalla visita, aveva parlato solo lei.

'Steve, lo abbiamo concepito a maggio, ovvero la notte della scommessa a biliardo. Non è incredibile?'.

No, era un macello, non incredibile.

'Potrò volare, fin quando mi sentirò e fare l'amore fino al parto. Insomma, avremo una vita normale'.

Beh...normale...la mia puledrina sexy diventerà una vacca...di normale non c'è nulla.

'Ho pensato che potremmo sistemare casa di mio papà ed andarci a vivere...che ne dici?'.

Non dico niente, dici tutto tu...non stai mai zitta, stasera! 'Dico che vado a letto, mi hai fatto venire un mal di testa atroce, con queste chiacchiere...' si diresse in camera, senza nemmeno aver cenato e senza averla baciata.

Fece finta di dormire, quando lei si coricò e non la cercò. La prima notte da quando stavano insieme, in cui non avevano fatto l'amore...che amarezza, rifletté il Tenente, tentando di riposare.

***

'Congratulazioni! Una notizia splendida! Questo è un regalino per voi, si usa e hai passato il terzo mese, per cui si può!' Bruce, gli altri Avengers alle spalle, le andò incontro e le porse un pacchetto. Strizzò l'occhio a Steve, con un sorriso a trentasette denti, non a trentadue.

'Grazie...' mormorò la Tyler, a pezzi. La giornata era iniziata molto male. Una litigata pazzesca con Rogers, che aveva voluto prendesse un taxi, per andare alla base, rifiutandosi, categoricamente, di farla salire sulla moto.

Si era alterata a sua volta, fino al giorno precedente l'aveva fatto, cosa cambiava? Per di più, ad un suo approccio affettuoso, si era voltato dall'altra parte, nel letto, per alzarsi a fare colazione, il secondo successivo.

I colleghi erano stati così gentili ed aprì il pacchetto, estraendo il loro pensiero: un paio di scarpine da neonato di Capitan America! Avrebbe trovato il tutto delizioso, se Steve non fosse diventato verde di bile. Aveva preso le scarpine e le aveva rimirate a lungo, commentando 'Sono ridicole...buttale via, non voglio più vederle'. Si era diretto verso la palestra come nulla fosse, gli amici rimasti male dell'assurda reazione.

Bucky in testa 'Vuoi che ci parli io?'.

'Se pensi serva...' il Tenente non era più sicura di nulla 'E' fuori di sé, da quando ha saputo che sono incinta...stamattina mi ha detto che non vuole che piloti il Quinjet. Credevo fosse preoccupato per le mie condizioni, invece sostiene che potrei mettervi in pericolo. Comunque, sono in ottima salute e l'altitudine non reca danni al feto, per cui, se per voi e Tony non ci sono problemi, rimarrei in servizio...'. Quella sul lavoro era stata la ciliegina sulla torta, delle spiacevolezze uscite dalla bocca di Rogers.

'Certo, purché non ti strapazzi e ti chiarisci con Cap. La forza della nostra squadra è stata sempre l'affiatamento, anche da quando sei arrivata tu' Sam riassunse l'opinione di tutti.

'Ci proverò!' gli confermò le proprie buone intenzioni.

***

Chiarire proprio no. Peggiorare, semmai. Il Capitano la evitava, come la peste. Al lavoro spariva. Pranzava per conto suo e la questione dell'aereo era rimasta irrisolta. Rafflesia continuava a recarsi allo S.H.I.E.L.D., di solito con un libro da leggere. Non aveva quasi nulla da fare.

A casa, si parlavano il minimo indispensabile.

Una sera sbottò 'Steve, che ti passa per la testa? Dimmelo, mi stai facendo soffrire come un cane...'.

'Non ho niente...'.

'Non è vero, stai mentendo...se non vuoi il bambino, bisogna che ne parliamo...'.

'Perché te ne libereresti, se non lo volessi?' le domandò, duro come la pietra.

La uccise, con quella frase, forse voleva uccidere pure il loro piccolo, il frutto del loro amore e la sua unica possibilità di diventare mamma. Iniziò a piangere, come una fontana.

Lui si urtò. Le solite lacrime delle donnette che vogliono farti fare quello che hanno in mente, convincerti a cambiare idea, aprendo i rubinetti. Uscì di casa, sbattendo la porta, senza una parola.

Poiché, passate tre ore, non era ritornato, ed aveva spento il cellulare, il Tenente fu costretta a chiamare James. 'Il tuo amico se ne è andato. Credo di sapere dove sia, ma ho bisogno che mi accompagni, perché non voglio più parlarci'. Il Soldato d'Inverno la raggiunse, appena possibile, in taxi.

La Tyler si fece portare a Brooklyn, al parco dove avevano consumato la cena, la sera della partita di baseball.

C'era la moto del Capitano, parcheggiata all'entrata e lui, seduto al solito tavolino, che guardava scorrere il fiume. Si voltò, udendo la frenata dell'auto gialla, fermatasi davanti l'ingresso. Intravedendo Rafflesia e James, nella vettura, alzò gli occhi al cielo. Mai un momento per stare da solo, con i propri pensieri! E quella donna, che lo tormentava, si era fatta scortare da Bucky; chissà cosa temeva?!

La guardò dare un bacio sulla guancia a Barnes e fare a lui un cenno di saluto, intanto che il collega scendeva dal taxi. Lo aveva fissato, con gli occhi lucidi, delusa, avvilita, prima che l'auto ripartisse. Gli parve, stranamente, un addio...

'Ciao, Steve!' l'amico provò ad essere naturale.

'Sempre fra le scatole, Barnes!'.

'Rafflesia era preoccupata per te. Ha capito che eri venuto qui. Crede che la sua presenza ti disturbi, in questo momento e mi ha chiesto di parlarti. Che diamine succede?'.

'Ha ragione, non la sopporto più' lo gridò, quasi.

'Hai fatto l'impossibile per mettertici insieme, ti ha perdonato quando ti sei comportato malissimo, e eravate tanto felici. Credevo volessi solo lei!' controbatté Buck.

'Infatti, solo lei, mica il moccioso!' quello era il punto.

'Non vuoi il bambino? Sei serio?' era allibito.

'Te l'ho spiegato migliaia di volte. Dopo Thanos, la mia idea era godermi la vita, divertirmi, viaggiare; quando ho conosciuto Rafflesia, ho mollato le mie storielle giornaliere con le ragazze cretine che frequentavo, credendo di poter trascorrere insieme quei momenti di serenità che sognavo...tra capo e collo, è rimasta incinta. Non ho mai usato precauzioni, sapevo delle sue difficoltà di concepimento, sennò sarei stato più attento. Ci frequentiamo da poco, è davvero presto per diventare genitori...Bucky...sono troppo giovane!' una marea di stronzate, una appresso l'altra.

'Cristo, Steve, io e te, ridendo e scherzando, abbiamo più di cent'anni ciascuno! Che razza di ragionamento è? Vostro figlio è e sarà il frutto del vostro amore...la vostra vita cambierà, sarà diversa...mica per forza in peggio!'.

'Hai visto Tony e Pepper? Prima feste, serate di gala, sempre in tiro e sorridenti...ora distrutti dalla stanchezza, a letto presto...no, non esiste!'.

'Sei completamente fuori di testa...rischi di perdere Rafflesia, con questo modo di fare, se non l'hai già persa. Mi ha detto di riferirti che non vuole che torni a casa sua, stanotte e che domani pomeriggio puoi passare a riprendere le tue cose, lei non ci sarà. Le ho chiesto se pensava fosse una parentesi momentanea, una pausa di riflessione, e non mi ha risposto. Steve, sei sicuro sia quello che desideri?' provò a farlo ragionare.

'Evidentemente è quello che vuole lei...come vedi, non era diversa dalle altre donne che ho incontrato in precedenza...' innamorato follemente e lasciato, era il suo destino. Si augurò di non patirne troppo, stavolta.

***

Steve aveva liberato l'appartamento di lei dalle proprie cose. Era tornato a Brooklyn ed alla solita solfa, una vita sotto i riflettori. Quotidiane uscite mondane, discoteche, locali e ristoranti. Foto su tabloid e social a gogo, con uno stupidissimo sorriso stampato in faccia. I giornalisti aveva dimenticato i pregressi e ci si erano ributtati a pesce!

Non rivolgeva la parola a nessuno, Avengers compresi, soprattutto da quando, a ridosso della rottura con la Tyler, aveva compreso parteggiassero per quest'ultima, con cui avevano solidarizzato al massimo.

Per di più, Tony si era imposto; alla fine di una lite furibonda, il Tenente presente, con Rogers che sbraitava da una parte e lui dall'altra, era stato molto chiaro. Fino a che non avesse avuto un parere contrario del medico, Rafflesia avrebbe continuato a volare e ad essere il primo pilota del Quinjet.

A mensa, il Capitano si sedeva ad un tavolino appartato, da solo. I colleghi tutti insieme, con la ragazza. Galanti, le portavano il vassoio, le versavano l'acqua. Li aveva visti riaccompagnarla a casa a turno, tenerle la borsa, farle regalini per il bambino. Di lui, se ne erano fregati. Non gli avevano nemmeno mai chiesto come stesse. Perfino il timido e gentile Bruce lo guardava in cagnesco. Tant'è, non aveva bisogno di nessuno di loro. Forse non era vero che fossero così amici; gli anni di convivenza lavorativa e le battaglie incredibili, spariti, di fronte ad un pancione...bah, poteri della maternità!

Rafflesia si era sentita perduta, nel momento in cui aveva lasciato Steve e per interposta persona, chiedendo a Bucky di dirglielo, al posto suo. Non era stato per mancanza di coraggio; proprio non se la sentiva di affrontarlo di nuovo, stava malissimo al solo pensiero di parlargli ancora una volta. In fondo al cuore, era ciò che aveva temuto da quando lo aveva conosciuto e si era innamorata di lui...non voleva essere un'avventura di una notte...era stata la storia di qualche mese, e finita in maniera pessima, tranne che per il bambino, il meraviglioso bambino che viveva dentro di lei, che iniziava a scalciare. Un sogno che si era realizzato, contro ogni previsione. Sentiva la mancanza di suo padre, per molti motivi diversi. Avrebbe avuto bisogno di una sua parola di conforto, sapeva sempre dirle la cosa giusta al momento giusto...provava a farsi forza, anche per lui.

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