XII

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-Ce l'abbiamo fatta- urlò Peter, stringendomi a sé e sollevandomi.

-Non è ancora finita- sussurrai –ora tocca a me-

-Non temere, riusciremo a superare anche l'ultimo ostacolo, ora che siamo insieme nessuno potrà fermarci-

In quel momento non ero più tanto sicura, perché la mia paura era davvero terribile.

-Ora dimmi: di cos'hai paura?-

Abbassai lo sguardo. –È una cosa imbarazzante-

-Con me puoi parlare di tutto-

-La mia è una paura infantile, qualcosa che non ho mai completamente superato- mi sciolsi dal suo abbraccio e mi guardai intorno. Ci trovavamo in una piccola stanza. Fiocchi natalizi erano appesi ovunque. Su un tavolo c'era un libro aperto. Mi avvicinai un attimo e riconobbi il testo: Il canto di Natale di Dickens, un racconto a tema.

-Allora, di cosa si tratta?- mi chiese lui, raggiungendomi e abbracciandomi da dietro.

-Da bambina avevo paura di un mostro, un mostro che viveva sotto il mio letto- attesi una sua possibile risposta, magari anche una risata, ma lui non disse nulla e soprattutto non rise, cosa che mi permise di proseguire con maggiore tranquillità –lo so che è sciocco, ma sono ancora certa che se allungherò le gambe fuori dal letto durante la notte quel mostro me le circonderà e mi porterà via con lui-

-Non glielo permetterò, te lo prometto- mi fece voltare –questa volta non sei sola-

Lo sapevo, ma forse non avrebbe voluto dire nulla...forse.

-Non abbiamo armi- mormorai.

Peter sorrise, il sorriso spavaldo che in lui avevo sempre amato, quel sorriso da cattivo ragazzo che mi affascinava da sempre. –Non temere, me ne procurerò una- e iniziò a guardarsi intorno.

L'osservai muoversi nella stanza, girando su se stesso, svelto e agile. Alla fine afferrò una vecchia lampada.

-Serve un'arma anche a me- dissi, avevo bisogno di difendermi.

-Hai ragione- fece un altro giro per la stanza ed alla fine prese un piccolo sopramobile. –Questo è perfetto-

-Non è troppo piccolo?- chiesi.

-Sì, ma è parecchio pesante-

Lo presi. Aveva ragione, era abbastanza pesante da fare male.

-Ce la faremo, l'importante è mantenere la calma- mi disse lui –lo sai che mi sei sempre piaciuta?-

Avvampai. –Dici sul serio?- chiesi in un sussurrò.

-Potrei mai mentire su una cosa così importante?-

-Io pensavo che tu amassi Ambra-

Lui parve sorpreso da quelle parole. –Non ho mai amato Ambra, il mio cuore è sempre stato tuo...ricordi quando facevo il tuo cavaliere da ragazzini?-

Lo ricordavo molto bene, il mio principe, il mio cavaliere dalla fulgida armatura, colui che scacciava i draghi immaginari che invadevano il giardino di casa mia.

-Io sarò sempre il tuo cavaliere- mi disse quindi aggiunse –E quando questa storia sarà finita chiederò la tua mano, sarà la prima cosa che farò, questa notte stessa-

Mi sfuggì un'esclamazione di sorpresa. –Dici sul serio?-

-Certo, voglio che tu sia mia per sempre, meglio quindi chiedere subito la tua mano, non pensi?-

Annuii e sorrisi. –Ma ora andiamo, non vorrei che l'Ombra ci raggiungesse-

-Tranquilla, io ti proteggerò sempre- disse, prendendomi la mano.

-Era quello che volevo sentirmi dire-

E dopo un ultimo bacio, proseguimmo quel folle gioco.



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